[MI 158 Fuori concorso] Vola piano
Posted: Sat Nov 27, 2021 8:49 am
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Oltre al coro, che faceva le prove tutti i lunedì, ed era il motivo per cui si trovava lì, c'era spesso un viavai continuo, fra riunioni dei vari gruppi scout e sportivi che si allenavano in palestra. Quella sera, invece, il nulla. Si guardò intorno, lungo la strada, aspettandosi di vedere qualche altro corista in arrivo, ma intorno a sé non c'era nessuno. Anche i passanti che aveva intravisto poco prima, con la coda dell’occhio, dovevano essere rientrati nelle loro abitazioni. Era tutto come al solito, insomma, a parte l’assenza di altre persone nelle sue immediate vicinanze, tanto che per un attimo pensò di avere sbagliato ad appuntarsi la data delle prove sull’agenda, e che quella fosse la loro serata libera.
Paola infatti indossava una felpa di pile colorata, rosa e verde, un paio di pantaloni lunghi verde scuro e un paio di scarponcini marroni pesanti.
-Sai, ho approfittato della bella giornata, oggi, e sono andata a fare una gita in montagna. Ho fatto un po' tardi, così sono venuta direttamente qui, senza passare da casa.
- Oh, hai fatto proprio bene- rispose Mimma – E poi, guardati, stai davvero benissimo! Non ti vedo da così tanto tempo che mi sembra di non riconoscerti.
- Beh, lo sai, dopo tutto quello che è successo... non è poi così strano, non trovi? Eppure sono io, te lo assicuro. Canto ancora fra i contralti, molto a orecchio, sai che ho sempre fatto così. Insomma, mi arrangio.
- Che fortuna che hai! Ci hai sempre messo poco a imparare i canti nuovi, al contrario di me. Non so se ne sarò mai capace.
Guido era il marito di Paola. Anche lui era impegnato in molte attività legate all'oratorio, e con la moglie aveva fatto molti viaggi in diverse parti del mondo per attività legate alle terre di missione.
-Ah, sì – rispose Mimma con vivacità – L'hanno detto due domeniche fa a Messa. Sarei voluta andare alla presentazione del libro, ma nei giorni scorsi ero così stanca, non mi sentivo proprio bene, e non sono riuscita ad andare.
-Capisco. Ma stiamo parlando solo di me. Tu invece, che mi racconti? Come stai?
-Eh, come ti dicevo, per alcuni giorni non mi sono sentita molto bene. Sarà stato il cambio di stagione, non so. Stamattina, poi, non ti dico: ho sentito un dolore fortissimo dappertutto, che quasi non mi riuscivo ad alzare. Dopo, però, è passato tutto: per fortuna è durato poco.
All’improvviso e per la prima volta da quando si erano incontrate, gli occhi di Mimma furono offuscati da un velo di tristezza. Paola le sorrise comprensiva.
-A che pensi?
-Se entro, se oltrepasso il cancello... non potrò più uscire, vero?
-È così. Ma ti assicuro che il dolore è finito. Scivola via, come l'olio, e da qui in avanti è solo pace. Come dicono i Salmi: è come olio prezioso che scende...
- Ma io avevo ancora tante cose da fare. Doveva venire mia sorella, fra qualche settimana, a portare l'olio nuovo per tutto l'anno dalla campagna, già che siamo in argomento. E i miei nipoti? Sono ancora così piccoli! Come faranno senza di me?
Paola sorrise ancora.
-Non saranno senza di te. Non potranno vederti, certo, come Guido non può vedere me, nemmeno i miei figli, o le ragazze della comunità in Madagascar. Tu però potrai vedere tutti loro, in un modo nuovo. Nemmeno io te lo so spiegare, finchè non ne fai parte non lo puoi sapere. È un mistero, e come tale non si spiega. Devi solo passare il cancello, e cominciare questa esistenza nuova.
-Ma... come mai parli di esistenza? Nonostante come sia andata a finire, tu parli ancora di esistenza?
-Fidati, Mimma, si tratta solo di questo.
-E se non ne fossi all'altezza?
-Lo sei. Il cancello si sarebbe aperto comunque. Io ti sono solo venuta incontro. So che non te lo aspettavi, e che è successo tutto da un momento all'altro, ma chi rimane, prima o poi, troverà un senso a questa tua chiamata. E noi non saremo dimenticate, e continueremo a fare cose per chi è rimasto.
-E adesso, cosa succede? Riprendiamo a cantare? Ci sono le prove anche adesso?
-Certo! Dai, entra, ti stanno aspettando.
Mimma non disse altro. Si girò a fissare la strada un'ultima volta, poi raggiunse l'amica. Il soprano e il contralto si abbracciarono di nuovo, mentre il cancello si chiudeva alle loro spalle. Questa volta, in silenzio.
Mimma spense il motore e scese dall'automobile. Quella sera, per fortuna, aveva trovato parcheggio vicino all'entrata dell'oratorio, e meno male, perchè, anche senza controllare l'orologio, aveva la sensazione di essere in ritardo.
La strada era illuminata dalla luce lattiginosa di una sera di metà ottobre; qualche passante dall’aria frettolosa percorreva il marciapiede sul lato opposto della strada rispetto al suo, e molte luci ai piani alti delle case erano accese. Si scostò un ricciolo scuro, il solito, che le ricadeva sul lato destro della fronte e si trovò in un attimo davanti al cancello.
Per entrare in oratorio c'erano da sempre due entrate: il cosiddetto cancello di legno, ormai riservato alle attività della scuola, e il cosiddetto cancello di ferro, da cui entravano i componenti di tutti gli altri gruppi. Quando si trovò davanti a quest'ultimo, si accorse che il cancello era chiuso. Perplessa, si fermò sul marciapiede e iniziò a guardarsi attorno, con il libro dei canti sottobraccio.
-Che strano – disse a mezza voce – Ma come mai è chiuso? E dove sono tutti gli altri?Oltre al coro, che faceva le prove tutti i lunedì, ed era il motivo per cui si trovava lì, c'era spesso un viavai continuo, fra riunioni dei vari gruppi scout e sportivi che si allenavano in palestra. Quella sera, invece, il nulla. Si guardò intorno, lungo la strada, aspettandosi di vedere qualche altro corista in arrivo, ma intorno a sé non c'era nessuno. Anche i passanti che aveva intravisto poco prima, con la coda dell’occhio, dovevano essere rientrati nelle loro abitazioni. Era tutto come al solito, insomma, a parte l’assenza di altre persone nelle sue immediate vicinanze, tanto che per un attimo pensò di avere sbagliato ad appuntarsi la data delle prove sull’agenda, e che quella fosse la loro serata libera.
Mimma si voltò di nuovo verso il cancello, e finalmente qualcosa si mosse. Il meccanismo di apertura automatica entrò in funzione con il solito rumore mastodontico, e il cancello si aprì di quel tanto che bastava per far passare una persona. Non fece in tempo a entrare, però, perchè una figura si affacciò dall'altra parte. Un'amica che lei conosceva bene, alta all'incirca come lei, con i capelli chiari e lisci e un sorriso smagliante.
- Mimma!
-Paola!
-Paola!
Le due donne si abbracciarono, come non facevano da molto tempo.
-Come stai? Non ci vediamo da secoli! Ma... come sei vestita?Paola infatti indossava una felpa di pile colorata, rosa e verde, un paio di pantaloni lunghi verde scuro e un paio di scarponcini marroni pesanti.
-Sai, ho approfittato della bella giornata, oggi, e sono andata a fare una gita in montagna. Ho fatto un po' tardi, così sono venuta direttamente qui, senza passare da casa.
- Oh, hai fatto proprio bene- rispose Mimma – E poi, guardati, stai davvero benissimo! Non ti vedo da così tanto tempo che mi sembra di non riconoscerti.
- Beh, lo sai, dopo tutto quello che è successo... non è poi così strano, non trovi? Eppure sono io, te lo assicuro. Canto ancora fra i contralti, molto a orecchio, sai che ho sempre fatto così. Insomma, mi arrangio.
- Che fortuna che hai! Ci hai sempre messo poco a imparare i canti nuovi, al contrario di me. Non so se ne sarò mai capace.
Mimma fece un sospiro, ammirato più che invidioso. Era una persona che non si lasciava andare a sentimenti negativi come l'invidia, e il fatto di rivedere Paola dopo tutti quei mesi la rendeva così contenta che, per un attimo, non riuscì a pensare ad altro.
-Davvero, Paola, te lo devo proprio dire. Sarà perché sono mesi che non ci vediamo, ma sei davvero una meraviglia.
Paola sorrise in modo aperto e spontaneo. Dopo il primo abbraccio, entrambe avevano fatto qualche passo indietro ed erano rimaste a qualche metro di distanza. Mimma era ancora fuori dal cancello, mentre Paola era dall'altra parte.
-Grazie. Sarà... sono successe tante cose in questo periodo. Hai saputo che Guido ha pubblicato un libro sul rapporto tra fede e scienza? Sono così orgogliosa di lui.Guido era il marito di Paola. Anche lui era impegnato in molte attività legate all'oratorio, e con la moglie aveva fatto molti viaggi in diverse parti del mondo per attività legate alle terre di missione.
-Ah, sì – rispose Mimma con vivacità – L'hanno detto due domeniche fa a Messa. Sarei voluta andare alla presentazione del libro, ma nei giorni scorsi ero così stanca, non mi sentivo proprio bene, e non sono riuscita ad andare.
-Capisco. Ma stiamo parlando solo di me. Tu invece, che mi racconti? Come stai?
-Eh, come ti dicevo, per alcuni giorni non mi sono sentita molto bene. Sarà stato il cambio di stagione, non so. Stamattina, poi, non ti dico: ho sentito un dolore fortissimo dappertutto, che quasi non mi riuscivo ad alzare. Dopo, però, è passato tutto: per fortuna è durato poco.
All’improvviso e per la prima volta da quando si erano incontrate, gli occhi di Mimma furono offuscati da un velo di tristezza. Paola le sorrise comprensiva.
-A che pensi?
-Se entro, se oltrepasso il cancello... non potrò più uscire, vero?
-È così. Ma ti assicuro che il dolore è finito. Scivola via, come l'olio, e da qui in avanti è solo pace. Come dicono i Salmi: è come olio prezioso che scende...
- Ma io avevo ancora tante cose da fare. Doveva venire mia sorella, fra qualche settimana, a portare l'olio nuovo per tutto l'anno dalla campagna, già che siamo in argomento. E i miei nipoti? Sono ancora così piccoli! Come faranno senza di me?
Paola sorrise ancora.
-Non saranno senza di te. Non potranno vederti, certo, come Guido non può vedere me, nemmeno i miei figli, o le ragazze della comunità in Madagascar. Tu però potrai vedere tutti loro, in un modo nuovo. Nemmeno io te lo so spiegare, finchè non ne fai parte non lo puoi sapere. È un mistero, e come tale non si spiega. Devi solo passare il cancello, e cominciare questa esistenza nuova.
-Ma... come mai parli di esistenza? Nonostante come sia andata a finire, tu parli ancora di esistenza?
-Fidati, Mimma, si tratta solo di questo.
-E se non ne fossi all'altezza?
-Lo sei. Il cancello si sarebbe aperto comunque. Io ti sono solo venuta incontro. So che non te lo aspettavi, e che è successo tutto da un momento all'altro, ma chi rimane, prima o poi, troverà un senso a questa tua chiamata. E noi non saremo dimenticate, e continueremo a fare cose per chi è rimasto.
-E adesso, cosa succede? Riprendiamo a cantare? Ci sono le prove anche adesso?
-Certo! Dai, entra, ti stanno aspettando.
Mimma non disse altro. Si girò a fissare la strada un'ultima volta, poi raggiunse l'amica. Il soprano e il contralto si abbracciarono di nuovo, mentre il cancello si chiudeva alle loro spalle. Questa volta, in silenzio.