[MI158] Una stupida canzone

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Traccia di mezzanotte: Rinascita.


[MI158] Una stupida canzone


Lo sognavo ogni tanto.

Nel sogno lo incontravo in posti diversi e inaspettati.
La cosa avveniva casualmente, senza una volontà o una regola precisa.
Quella che non variava era la modalità, lui stava sempre in mezzo ad altra gente: davanti al Liceo, o in un bar affollato, nell’atrio di un cinema in attesa dello spettacolo, oppure in un capannello di gente alla fermata di un bus. Ovunque fosse c'era folla e ressa.
Io capivo che si trovava lì ancora prima di vederlo: la sua voce tra le altre era inconfondibile, allora lo cercavo tra quegli sconosciuti e finalmente lo rivedevo.
Lui non si accorgeva mai di me per primo: restavo li, a poca distanza, immobile e in silenzio a osservarlo muoversi e parlare, pieno di vita come sempre, come non era più da tempo.
Mi godevo quella visione come un regalo, mi riempiva l’animo di gioia: seguivo quei suoi gesti misurati e sicuri che conoscevo in ogni dettaglio, avvertivo la sua presenza come reale, sentivo la sensazione di vivida pienezza che aveva lasciato impressa nel mio ricordo.

Lo guardavo vivere e discorrere con altri ignaro della mia presenza: accumulavo quella vita come fossero fotogrammi di un film da conservare preziosamente, per quando il film sarebbe finito.
Allora mi facevo avanti e lo fermavo toccandogli una spalla o prendendolo per un braccio, facendolo voltare verso di me.
- Ciao “testina”! Ma, da dove salti fuori? - esclamava sorpreso e felice di vedermi.
Ci abbracciavamo con grandi pacche sulle spalle: era solido, vero, caldo e vivo: non poteva essere un sogno quello, i sogni non sono così pensavo.
La sorpresa nel ritrovarlo prendeva subito il colore di una consolazione, sentivo qualcosa scaldarmi il petto, l’emozione di un sollievo forte, di una gioia indicibile.
Non poteva essere vero, eppure Giulio era li: mi davo dei pizzichi sulle braccia per verificare di essere sveglio; facevano un male bestia, questo provava che non stessi dormendo.
Non mi domandavo come fosse potuto accadere, se la cosa fosse possibile o meno, se si trattava di un miracolo, preferivo non pensarci,
l'unica cosa che importava era che lui fosse li, che potessi parlargli, sentire la sue voce, scherzarci come avevamo sempre fatto.
Mi veniva una spiegazione: tutto ciò che avevo vissuto dall'ultima sera in cui ci eravamo salutati, era stato solo un sogno.
Un sogno stupido e credibile come sanno essere certe volte i sogni.
Quella sera avevo la febbre alta ed ero intontito di calmanti, c'era quella stronzata di canzone: “Azzurro” di Celentano - che manco mi piaceva - come un disco incantato, che continuava a girarmi in testa mentre ci dicevamo le ultime cose prima di separarci.
La canzone mi ossessionava, la febbre saliva nonostante l'antibiotico, poi forse mi ero assopito, nel delirio avevo fatto questo sogno del cazzo, un sogno che era durato mesi, dove tutto finiva in merda.

- Vado a cercare del fumo, ho voglia di una canna sta sera. - Disse, e aveva un'aria stanca, forse un po' malinconica. - Se lo trovo, forse dopo torno e ci facciamo una canna. Tu cerca di sopravvivere.

Aveva sorriso ed era uscito: fuori era già notte e c'era la neve, io pensavo a lui, al gelo della strada e tremavo nel delirio della febbre.
Poi tutti lo cercavano senza trovarlo. Le telefonate che si inseguivano fino alla notte del giorno seguente.
L'ultima il mattino di due giorni appresso, quella di sua madre, che metteva fine alla ricerca.
Tutto finiva con un pomeriggio scuro di gelo e nebbia in quel cimitero all’inglese di Torino sud.

Era stato di certo così, avevo sognato, solo un brutto sogno dovuto alla febbre, un incubo del cazzo.
Ora era finita, ero sveglio finalmente, tutto si era chiarito, e le cose tornavano al loro posto.
Gli dicevo: - Ma, se sei qui... Allora non sei...
Lui mi guardava con l'espressione interrogativa con cui si guarda un ubriaco.
- Cazzo dici? Ti sei fumato il cervello? Certo che sono qui. Dove cazzo dovrei essere? Tu invece, sei sicuro esserci del tutto?
E poi rideva canzonandomi. Quanto mi piaceva vederlo ridere nuovamente in quella maniera.
La sua risata riempiva lo spazio di calore, di ritorno alla vita.
Non me ne importava più un cazzo di sapere dove era stato, cosa fosse successo, se avevo sognato o no, sapevo solo che ora era qui, era con me, come una volta.

Poi normalmente, si parlava delle cose nostre, come se di tempo nel mezzo non ne fosse trascorso.
Facevamo come al solito una passeggiata per il centro città: in via Po all’angolo con piazza Castello, d’autunno c’era sempre un banchetto con le caldarroste.
Avevano un profumo che ricordava l’infanzia, ne acquistavamo un cartoccio ciascuno, poi le sgranocchiavamo ancora bollenti, lasciando una scia di bucce scure lungo i sottoportici. Eravamo dei veri sudicioni, senza creanza e indifferenti del decoro urbano. Ma non ce ne fregava un emerito tubo.
Si tornava ai momenti fulgidi, fatti di incosciente adolescenza e fraterna amicizia, di sfrenata voglia di fare e vivere.
A fine giornata ci si lasciava normalmente, dandoci appuntamento per il giorno dopo, salutandoci battendo un cinque o con un abbraccio affettuoso e ruvido.
Mi sentivo felice, raggiante, ripagato, come chi sia scampato a una grave malattia, o abbia terminato una lunga degenza, con l’anima colma di una rinnovata felicità.

Poi mi risvegliavo: era mattino. Ci voleva e un po’ a svuotarmi dagli strascichi del sogno.
Tornava la lucida realtà, la rabbia per averci creduto ancora una volta, il sapore di una nuova delusione.
Restava la fatica di una’altra giornata di vita da affrontare, con la pena di una salita troppo ardua.
Ricominciava quel tempo grigio, senza sogni, illusioni e miracoli.
Quella che dicevano: fosse la vita che continuava.

Re: [MI158] Una stupida canzone

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Bentornato, @Nightafter   :)

Ormai sei dei nostri, Wow! 

Mi è piaciuta, sai, questa rinascita interiore, scandita in alto dai sogni e in basso dalla realtà, di un amico perduto.
E non solo. Sei stato bravo con sintassi e punteggiatura, davvero! 

Ti sono solo sfuggiti i due punti nella frase finale, dove non dovevi metterli:  ;)
Nightafter ha scritto: Quella che dicevano: fosse la vita che continuava.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI158] Una stupida canzone

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Ciao @Nightafter ,
complimenti, il tuo racconto è scavato nel legno, nel dolore, e non è per nulla stucchevole, anzi, è sincero. Piaciuto molto il modo in cui hai scelto di narrare la storia, lo trovo appropriato.
Devo dire che, leggendo, per un attimo ho pensato che potesse essere davvero così, che il narratore si fosse sbagliato e che, dunque, l'amico fosse lì con lui, reale, sebbene gli indizi lasciassero presagire ciò che poi ci sveli nel finale. Ecco, forse il finale è l'unica parte che cambierei, rendendolo più scarno, provando a mantenere la violenza luminosa di cui è permeato il testo. Però non ho suggerimenti da darti sul come farlo, mi spiace.
Piaciuto molto
Ciao

Re: [MI158] Una stupida canzone

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ciao @Nightafter .. il tuo è un racconto di amicizia metropolitana...generalmente dovrebbero essere rilegate a precise realtà di periferia. Ma qui non è così, l'amicizia si manifesta al di sopra di tutto, mettendo in secondo piano il contesto, l'ambiente della città di Torino. Io vado spesso a Torino, e quando vi entro, mi sento come un infiltrato nelle linee nemiche... ( questioni personali).

Torino è ricca di storia e i suoi palazzi ricchi di portici, sono l'ideale per scriverci una storia, e considerata la tradizione torinese, io avrei arricchito la storia dell'amicizia dei due, alla realtà dell'industria Fiat... o ad altra realtà contestualizzata alla città. Insomma, qualcosa di più che li univa, una città, un ideale di lavoro, magari politico: Torino si prestava a questo. Diciamo che avrebbe valorizzato di più il racconto. Comunque un buon lavoro.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI158] Una stupida canzone

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Grazie @Poeta Zaza e @m.q.s. 
per  l'apprezzamento a questo breve (e assai abbozzato) racconto che ho provato a mettere giù nei limiti del tempo e del numero di battute che il contest prevede.
Devo dire che la mia partecipazione a questa formula è avvenuta per una fortunata circostanza: ovvero uno dei temi proposti coincideva con una delle idee di racconto che serbavo in mente da tempo.
In altre parole ho avuto la fortuna di cui godono gli orologi rotti: segnare almeno due volte al giorno l'ora esatta  :D

Grazie della lettura anche all'amico @bestseller2020 

Hai perfettamente ragione, la location torinese meritava maggior spazio all'interno del racconto.
Ne convengo, poiché questo può risultare a chi poco conosce dei molti racconti con cui invado gli spazi di questo forum oggi e del vecchio WD ieri.

Infatti il racconto si lega a una saga che propongo da alcuni anni con i protagonisti presenti in questa storia, tutti ambientati a Torino, al punto che la città (nella quale ho vissuto per una cinquantina d'anni) è divenuta una coprotagonista di tutti miei racconti, non ultimo anche l'horror che attualmente sto pubblicando nella seziaone dei racconti a puntate.
Nella fretta di stare all'interno dei tempi canonici di pubblicazione, questa volta mi sono contenuto ad un accenno al minimo.  (y)

Re: [MI158] Una stupida canzone

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Ciao @Nightafter 
Questo sogno ricorrente dove compare qualcuno che si è conosciuto da giovani e in modo particolare se non c'è più, mi è piaciuto e mi ha colpito per diversi motivi.
Anche io ho in mente ricordi del genere, devo dire troppi, troppi davvero, ma ancora non riesco a scriverne, anche se in passato ho accennato qualcosa sotto forma di strani racconti. Hanno fatto parte dei miei incubi e delle miriadi di notti insonni della mia vita da giovane e anche adesso che mi sono ritirato in una sorta di eremo lontano dalle frequentazioni e dai luoghi del mio vecchio mestiere di soldato mi tornano alla mente spesso.
Il tuo racconto, scritto davvero bene, mi ha fatto venire in mente la mia vita mentre lo leggevo.
Mi consigliarono di scrivere per scaricare la tensione,  ma per me tutto è sempre troppo.
Che strana, bella e complicata cosa è la vita, quando anche grazie a parole come le tue uno come me si mette a pensare. Per me pensare significa riandare ai ricordi, a quello che è stato, chiudersi in solitudine e pensare a come avrebbe potuto essere diversamente. Non credo al senno di poi, non del tutto. Credo in altre infinite possibilità che l'anima di un uomo deve avere per non impazzire di dolore.
Io non so fare critiche costruttive, ma trovo la tua scrittura decisa, definita. Si impara sempre qualcosa nel leggerti.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI158] Una stupida canzone

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Ciao @Nightafter,
Sono contenta di incontrarti al MI e con un ottimo racconto. 
Il tema è molto bello e molto vero, anche a me è capitato qualcosa di simile. Dopo che è morta mia nonna, ero ragazzina, la sognavo e nel sogno lei era ancora viva. Era così realistica quella sensazione, e così bella, che ci credevo e quando mi svegliavo e realizzavo provavo un'amara delusione. E tu hai descritto molto bene tutto ciò.
Inoltre mi è piaciuto molto come è scritto il racconto, con una scrittura semplice ma  intensa. Ottima prova!

Re: [MI158] Una stupida canzone

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Nightafter ha scritto: Mi godevo quella visione come un regalo, mi riempiva l’animo di gioia: seguivo quei suoi gesti misurati e sicuri che conoscevo in ogni dettaglio, avvertivo la sua presenza come reale, sentivo la sensazione di vivida pienezza che aveva lasciato impressa nel mio ricordo.
Ho seguito tutta la vicenda di Giulio nei tuoi racconti a puntate e mi ha sin dall'inizio coinvolto moltissimo. 
Davvero ben fatta la descrizione delle sensazioni del sogno: vivida e agghiacciante.
Nightafter ha scritto: Non mi domandavo come fosse potuto accadere, se la cosa fosse possibile o meno, se si trattava di un miracolo, preferivo non pensarci,
l'unica cosa che importava era che lui fosse li, che potessi parlargli, sentire la sue voce, scherzarci come avevamo sempre fatto.
I sogni a volte sono molto crudeli.
Nightafter ha scritto: Lui mi guardava con l'espressione interrogativa con cui si guarda un ubriaco.
- Cazzo dici? Ti sei fumato il cervello? Certo che sono qui. Dove cazzo dovrei essere? Tu invece, sei sicuro esserci del tutto?
E poi rideva canzonandomi. Quanto mi piaceva vederlo ridere nuovamente in quella maniera.
La sua risata riempiva lo spazio di calore, di ritorno alla vita.
Felice che tu abbia partecipato al tuo primo MI, @Nightafter, con un testo così vigoroso e commovente. Complimenti.
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Re: [MI158] Una stupida canzone

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Ciao @Nightafter, ehm, scusami, mi sono persa la boa o mi sbaglio? Ho letto e riletto, ma proprio non sono riuscita a trovarla. 
A parte questo, anche nel tuo caso l'idea di fondo della traccia è stata espressa molto bene, tra l'altro come una doppia rinascita: il risveglio dal sogno e il fatto di poter andare avanti nonostante la perdita dell'amico. Lo stile mi è piaciuto e mi è sembrato aderente alla situazione, asciutto, essenziale ed efficace, in bilico fra il sogno e la realtà. Per quanto riguarda l'ambientazione, credo che non sia poi così essenziale il fatto che si parli più o meno di Torino. Voglio dire, se è una città che ti è cara, fai benissimo ad ambientarla lì, ma una storia del genere può essere collocata idealmente in qualsiasi posto a noi caro e, come spesso succede nei sogni, anche in luoghi che non esistono. L'efficacia, comunque, secondo me rimane. 
A me non succede quasi mai di sognare le persone che ho perso. Mia madre, ad esempio, in quattro anni e mezzo credo di averla sognata una volta sola. Non so neanche se sia un bene o un male. Capita, semplicemente. Delle due, mi capita più spesso di sognare una persona viva e vegeta, che non vedo da un secolo e della quale ho un ricordo bellissimo (ah, l'inconscio). 
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI158] Una stupida canzone

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@Nightafter ciao!

Non ricordo cos'altro io abbia letto di tuo (controllerò), quindi non posso affermare che il tuo racconto sia stato una piacevole sorpresa (o forse, proprio per il fatto che non rammento, lo posso dire?) ma sicuramente una bellissima lettura, sì.
Non so cosa aggiungere: ho sentito il bisogno della fisicità di una anima gemella perduta e mi son svegliato solo, grazie al tuo racconto.
Grazie
Grazie del racconto e scusa la brevità di questo mio, ma in questo giro non posso far altro!

A rileggerti!
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