[MI158] Ambra e Quarzo
Posted: Sun Nov 14, 2021 8:12 pm
[MI 158] Ambra e Quarzo
Traccia di mezzogiorno: "Fuori dell'abitato di Malbork".
"Un odore di fritto aleggia ad apertura di pagina, anzi soffritto, soffritto di cipolla, un po' bruciaticcio, perché nella cipolla ci sono delle venature che diventano viola e poi brune...".
Mi chiedo quante persone avranno sfogliato questo libro di ricette, talmente usato da avere le pagine ingiallite e sbrecciate, e da avere assorbito gli odori dalle mani delle massaie.
Lo ripongo nel cassetto da cui l’ho preso, mentre la padrona della pensioncina entra in cucina.
- Buongiorno. Voleva prepararsi da solo la colazione?
- Buongiorno, signora Ludmilla. Mi scusi, ora mi siedo e aspetto.
- Come sta oggi, signor Piok? - mi chiede mentre si dà da fare ai fornelli.
Sa che mi chiamo così per via della targhetta sulla valigetta, mentre io non so neppure se il bagaglio è mio.
Le do una risposta evasiva, come dev’essere quella di uno che è stato colpito in testa e si è svegliato sul treno in arrivo alla stazione di Malbork. Il capotreno mi ha consegnato al capostazione e da lì sono finito dalla pensione di Ludmilla. Con il ghiaccio sul bernoccolo e gli occhi chiusi per ricostruire la mia situazione senza interferenze esterne.
Intanto entrano altri pensionanti che si accomodano.
Tra di loro, la coppia che avevo intravisto a sera prima, con lei che si asciugava il recente pianto, girando il volto, e lui rannuvolato.
Mi sto ancora chiedendo come ho fatto a giungere in questo paese datato, fermo al secolo scorso, in questi luoghi dai muri di spessa pietra e dagli abitanti che mi sembrano sbiaditi, con gli abiti fuori moda e fuori tempo. Ma con un enorme castello che vorrei visitare, sì.
Il mio treno viaggiava da Varsavia a Danzica, ed era sera. Se è il mio paese, spiegherebbe il mio vestiario, e i soldi cuciti nella fodera della giacca. Le mie mani sono curate e senza calli, porto il pizzetto e i capelli cortissimi, e dimostro una quarantina d’anni.
Mi sono detto in viaggio per motivi di studio delle pietre preziose, visto che qui hanno un museo dell’ambra, e un senso di comunanza con la gente del posto, qui in provincia, mi fa sentire meno solo e in balia degli eventi. Non voglio che nessuno sappia delle domande che mi rivolgo.
Da dove vengo e chi sono? Cosa mi è successo?
Un certo gusto dell’avventura, che mi scopro di avere, mi induce a estraniarmi da questo triste caso umano e a guardarlo dall’esterno, magari con gli occhi del compagno della donna che ieri piangeva.
- Lei è un commerciante? - mi chiede lui in quel momento.
- No – taglio corto con un sorriso educato.
Lui si limita ad annuire con un’aria ragionevole.
Nella prima mattinata, faccio un giro per il paese. Mi accorgo della pubblicità della mini-crociera sul fiume Nogat con vista e approdo al castello. Decido di salire sull’imbarcazione. A bordo trovo la donna misteriosa della pensione, da sola. Mi siedo nel posto libero accanto.
Una voce al microfono spiega:
Il castello di Malbork risale al tredicesimo secolo. È un classico esempio di fortezza medievale, ed è il più grande castello del mondo costruito in mattoni...
Poi, iniziamo a conversare.
Il marito, mi dice, aveva un incontro di lavoro qui in paese. Abitano a Varsavia, e tra pochi giorni torneranno a casa. Lei vorrebbe prima raggiungere Danzica per calcarne la spiaggia sul mar Baltico. La pietra dell’ambra si trova meglio dopo una tempesta, comunque non è raro trovarne con ogni clima e in ogni stagione, anche se spesso di piccole dimensioni. Lei vorrebbe cercarla.
- So che questa barca, volendo, ti porta a Danzica. Volevo andarci qualche giorno con mio marito ma a lui non interessa. Mi ha detto di visitare Malbork che ha le sue bellezze, e basta. - Nello sguardo rammaricato della donna, scorgo un luccichio di sfida. La raccolgo.
Vado da un addetto e chiedo lumi sugli orari.
Torno da lei con la bella notizia che possiamo andare sulla spiaggia di Danzica e tornare in tempo per la cena.
Lei è felice come una ragazzina. Decide di chiamarsi Ambra e che io mi chiamo Quarzo.
- Perché Quarzo? - le chiedo.
- Come l’ambra, anche il quarzo è in Polonia, anche se non qui, ma altrove, proprio come sembri tu.
Mi è coetanea e parliamo concitati ed entusiasti come se stessimo facendo il giro del mondo coi nostri primi vent’anni. E come se non ci fosse un domani. E per me, se è per questo, neanche un ieri...
Riesco a parlarle come a un’antica compagna di scuola, quando lei mi chiede: - Chi sei tu?
- Non lo so. Qualcuno mi ha dato una botta in testa ieri sul treno. Certo per rapinarmi, ma non ha trovato i soldi. Dalle apparenze giudico di essere abbiente. Sto bene di salute, e anche il mal di testa della botta oggi è passato. Ho deciso di lasciar passare un giorno o due prima di consultare un medico per l’amnesia e un commissario per trovare la mia famiglia. Voglio scoprire se l’estraneo che sono mi piace o meno. La ritengo un’avventura unica e da sfruttare. Sai, tra l’altro non mi ricordo di questo posto, e magari di Danzica sì.
- Peccato non aver preso una botta in testa anch’io come te…
Siamo sulla spiaggia di Danzica e c’è il sole.
Bambini e adulti passeggiano e raccolgono conchiglie e altro.
- L’ambra si riconosce dal calore che emana, anche d’inverno, mentre le altre pietre no. Se si strofina sulla lana, ha una carica elettrostatica.
Mi strofino una pietra sul maglione. Lei si avvicina coi capelli sciolti e… alcuni di questi ne vengono calamitati. Ho trovato la mia ambra ma non è mia.
La regalo a lei, in ricordo di un dove e di un quando in cui riessere giovani e spensierati.
Traccia di mezzogiorno: "Fuori dell'abitato di Malbork".
"Un odore di fritto aleggia ad apertura di pagina, anzi soffritto, soffritto di cipolla, un po' bruciaticcio, perché nella cipolla ci sono delle venature che diventano viola e poi brune...".
Mi chiedo quante persone avranno sfogliato questo libro di ricette, talmente usato da avere le pagine ingiallite e sbrecciate, e da avere assorbito gli odori dalle mani delle massaie.
Lo ripongo nel cassetto da cui l’ho preso, mentre la padrona della pensioncina entra in cucina.
- Buongiorno. Voleva prepararsi da solo la colazione?
- Buongiorno, signora Ludmilla. Mi scusi, ora mi siedo e aspetto.
- Come sta oggi, signor Piok? - mi chiede mentre si dà da fare ai fornelli.
Sa che mi chiamo così per via della targhetta sulla valigetta, mentre io non so neppure se il bagaglio è mio.
Le do una risposta evasiva, come dev’essere quella di uno che è stato colpito in testa e si è svegliato sul treno in arrivo alla stazione di Malbork. Il capotreno mi ha consegnato al capostazione e da lì sono finito dalla pensione di Ludmilla. Con il ghiaccio sul bernoccolo e gli occhi chiusi per ricostruire la mia situazione senza interferenze esterne.
Intanto entrano altri pensionanti che si accomodano.
Tra di loro, la coppia che avevo intravisto a sera prima, con lei che si asciugava il recente pianto, girando il volto, e lui rannuvolato.
Mi sto ancora chiedendo come ho fatto a giungere in questo paese datato, fermo al secolo scorso, in questi luoghi dai muri di spessa pietra e dagli abitanti che mi sembrano sbiaditi, con gli abiti fuori moda e fuori tempo. Ma con un enorme castello che vorrei visitare, sì.
Il mio treno viaggiava da Varsavia a Danzica, ed era sera. Se è il mio paese, spiegherebbe il mio vestiario, e i soldi cuciti nella fodera della giacca. Le mie mani sono curate e senza calli, porto il pizzetto e i capelli cortissimi, e dimostro una quarantina d’anni.
Mi sono detto in viaggio per motivi di studio delle pietre preziose, visto che qui hanno un museo dell’ambra, e un senso di comunanza con la gente del posto, qui in provincia, mi fa sentire meno solo e in balia degli eventi. Non voglio che nessuno sappia delle domande che mi rivolgo.
Da dove vengo e chi sono? Cosa mi è successo?
Un certo gusto dell’avventura, che mi scopro di avere, mi induce a estraniarmi da questo triste caso umano e a guardarlo dall’esterno, magari con gli occhi del compagno della donna che ieri piangeva.
- Lei è un commerciante? - mi chiede lui in quel momento.
- No – taglio corto con un sorriso educato.
Lui si limita ad annuire con un’aria ragionevole.
Nella prima mattinata, faccio un giro per il paese. Mi accorgo della pubblicità della mini-crociera sul fiume Nogat con vista e approdo al castello. Decido di salire sull’imbarcazione. A bordo trovo la donna misteriosa della pensione, da sola. Mi siedo nel posto libero accanto.
Una voce al microfono spiega:
Il castello di Malbork risale al tredicesimo secolo. È un classico esempio di fortezza medievale, ed è il più grande castello del mondo costruito in mattoni...
Poi, iniziamo a conversare.
Il marito, mi dice, aveva un incontro di lavoro qui in paese. Abitano a Varsavia, e tra pochi giorni torneranno a casa. Lei vorrebbe prima raggiungere Danzica per calcarne la spiaggia sul mar Baltico. La pietra dell’ambra si trova meglio dopo una tempesta, comunque non è raro trovarne con ogni clima e in ogni stagione, anche se spesso di piccole dimensioni. Lei vorrebbe cercarla.
- So che questa barca, volendo, ti porta a Danzica. Volevo andarci qualche giorno con mio marito ma a lui non interessa. Mi ha detto di visitare Malbork che ha le sue bellezze, e basta. - Nello sguardo rammaricato della donna, scorgo un luccichio di sfida. La raccolgo.
Vado da un addetto e chiedo lumi sugli orari.
Torno da lei con la bella notizia che possiamo andare sulla spiaggia di Danzica e tornare in tempo per la cena.
Lei è felice come una ragazzina. Decide di chiamarsi Ambra e che io mi chiamo Quarzo.
- Perché Quarzo? - le chiedo.
- Come l’ambra, anche il quarzo è in Polonia, anche se non qui, ma altrove, proprio come sembri tu.
Mi è coetanea e parliamo concitati ed entusiasti come se stessimo facendo il giro del mondo coi nostri primi vent’anni. E come se non ci fosse un domani. E per me, se è per questo, neanche un ieri...
Riesco a parlarle come a un’antica compagna di scuola, quando lei mi chiede: - Chi sei tu?
- Non lo so. Qualcuno mi ha dato una botta in testa ieri sul treno. Certo per rapinarmi, ma non ha trovato i soldi. Dalle apparenze giudico di essere abbiente. Sto bene di salute, e anche il mal di testa della botta oggi è passato. Ho deciso di lasciar passare un giorno o due prima di consultare un medico per l’amnesia e un commissario per trovare la mia famiglia. Voglio scoprire se l’estraneo che sono mi piace o meno. La ritengo un’avventura unica e da sfruttare. Sai, tra l’altro non mi ricordo di questo posto, e magari di Danzica sì.
- Peccato non aver preso una botta in testa anch’io come te…
Siamo sulla spiaggia di Danzica e c’è il sole.
Bambini e adulti passeggiano e raccolgono conchiglie e altro.
- L’ambra si riconosce dal calore che emana, anche d’inverno, mentre le altre pietre no. Se si strofina sulla lana, ha una carica elettrostatica.
Mi strofino una pietra sul maglione. Lei si avvicina coi capelli sciolti e… alcuni di questi ne vengono calamitati. Ho trovato la mia ambra ma non è mia.
La regalo a lei, in ricordo di un dove e di un quando in cui riessere giovani e spensierati.