Violazione del perimetro
Posted: Thu Oct 28, 2021 9:27 pm
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Dal finestrino dell’autoblindo si poteva assistere a varie scene di vita familiare: le ampie finestre delle case erano come maxischermi rivolti verso la strada. Là alcuni bambini osservavano le foglie secche trascinate dal vento e indicavano una busta di plastica che vorticava verso l’alto, là un anziano sulla sedia a rotelle osservava qualcosa di immobile al di sopra delle case di fronte, incurante della pioggia di sassolini che picchiettava sul vetro davanti a lui.
Una chiamata li deviò verso la base militare dismessa. La presenza di un uomo era stata segnalata nei pressi del perimetro esterno.
La strada principale era chiusa da un’autogru e diversi operai che cercavano di rimuovere un albero schiantatosi al suolo. Dovevano tenersi forte a quello che capitava sotto mano e uno di loro, investito da una violenta folata, fu quasi sul punto di cadere.
Fecero inversione ed imboccarono una strada stretta che li portò sulla tangenziale deserta. In cinque minuti furono sul raccordo che li avrebbe lasciati di fronte al Gate 9.
- L’hai visto? – Fece d’improvviso Francesco, ed avvicinò rapidamente il mezzo al bordo strada. Tirò fuori il visore. Matteo lo imitò ed indossò rapidamente il suo. Appena smontarono ebbero la sensazione di venire investiti da un nugolo di piccolissimi insetti che si conficcavano ovunque trovassero un centimetro di pelle scoperta.
- Di qua! – Gridò Francesco attraverso l’interphone e spinse il portone di ingresso di un palazzo.
Superarono l’atrio e si separarono: Francesco prese l’ascensore e Matteo le scale. Quando le porte si aprirono Francesco uscì dalla cabina puntando la pistola e lo sguardo in tutte le direzioni e in ultimo vide i gradini che portavano sulla copertura dell’edificio.
L’uomo era completamente avvolto da una tuta nera e stava osservando gli edifici del complesso militare, al di là dei bastioni, attraverso un binocolo digitale. Portava sulle spalle uno zaino ingombrante e se ne stava fermo con un piede appoggiato sul muretto. Francesco si guardò attorno per verificare che non ci fosse qualcun altro, quindi spense l’interphone per poter gridare senza assordare il suo compagno, che in quel momento era alle prese con una dozzina di rampe.
- Signore! Devo chiederle di rientrare immediatamente nell’edificio! –
L’uomo in nero si girò lentamente, tenendo sempre il binocolo con entrambe le mani. Francesco notò che qualcosa, per un attimo, aveva brillato sul guanto di una mano dell’uomo. Quando capì che si trattava della maniglia del kite-wind quel tipo si era già lanciato nel vuoto e la vela si era aperta dietro di lui come una rosa nera che sboccia con l’avanti veloce. Il vento ora lo trascinava verso le alte mura della fortezza militare.
Francesco riattivò la comunicazione radio. – L’ho perso, è volato verso il Presidio con un kite-wind. Qui la cosa è seria, avverto la centrale. –
Un quarto d’ora dopo erano entrati nel check point e il portone si stava chiudendo alle loro spalle. Erano in una delle grandi scatole metalliche da cui si accedeva alla base. Francesco scese dall’autoblindo ed inserì il tesserino nel pannello, quindi avvicinò il volto e disse ad alta voce il proprio numero di matricola.
- Forse abbiamo un nome.- Matteo stava facendo una ricerca sul computer di bordo. – C’è stato un furto di un completo per kite-wind due settimane fa. Una telecamera ha inquadrato questo tipo di quarantadue anni, uno scienziato tedesco, si chiama Steffel Horn. –
- Perché dovrebbe essere lui il nostro uomo? -
- Perché è uno scienziato militare. E questa è una caserma. –
- Questa non è una semplice caserma. -
Il portone blindato si aprì lentamente. Comparve un guardiano armato di fucile a ripetizione e protetto dal vento da una pesante ed ampia tuta verde.
- La base è in fase di dismissione.- Tagliò corto senza un accenno di convenevoli. – Saranno dieci anni che non fanno manutenzione al sistema antintrusione: potrebbe schiantarcisi un meteorite e non partirebbe una sirena! –
Sostarono nel cortile scrutando i grandi blocchi di cemento grigio che un tempo dovevano ospitare uomini armati e segreti, mentre Matteo comunicava con la centrale.
– Saremo da soli per un bel po’. - Disse chiudendo la comunicazione. - Non si capisce di chi è la giurisdizione di questo posto. È grande quanto un accidenti di città ma nessuno sembra esserne responsabile. –
Decisero di smettere di aspettare e di dividersi per dare la caccia all’intruso, in modo da impedirgli di portare a termine un secondo furto.
Gli impianti dovevano essere inattivi da anni, visto lo stato di abbandono degli ambienti interni.
La voce di Matteo gracchiò alla trasmittente di Francesco.
- Questo Horn non sembra avere un passato. La sua scheda dice solo che è un ricercatore aerospaziale e ha collaborato con l’Università. O è il disoccupato più intelligente del mondo oppure…-
- Oppure ci stanno dicendo di non ficcare il naso nel suo passato. –
- Precisamente. –
- Chiudo. – Francesco si arrestò di scatto: un’ombra era comparsa per una frazione di secondo al di là di un’ampia vetrata opaca. Iirruppe nella stanza con la pistola spianata.
L’uomo in nero era lì, di fronte a lui, e questa volta aveva il volto scoperto. Era lo scienziato, ed era apparentemente disarmato.
- Fermo! – Gli intimò Francesco.
- Tranquillo. – Rispose quello: aveva appena infilato qualcosa in un’ampia tasca sulla sua coscia sinistra.
- Steffel Horn, alza le mani. – Francesco attivò l’interphone e stava per avvisare gli altri quando con un gesto che assomigliava ad una preghiera l’altro lo interruppe.
- Aspetti… lei ha ragione… sono qui per rubare un dispositivo… - Così dicendo estrasse l’oggetto che aveva appena infilato in tasca e glielo mostrò. Era, per quanto il poliziotto poté capirne, una specie di capsula di metallo smerigliato. – Ho lavorato qui, undici anni fa, prima che ci trasferissero. Lei ha mai sentito parlare di ASAT 2022? –
Francesco gli lanciò un’eloquente occhiata di traverso.
- No, naturalmente – continuò Horn – Come avrebbe potuto? Non sono informazioni che si trovano nelle news… Ad ogni modo stia a sentire… lei… ha il potere di decidere il futuro di questo Paese. Proprio qui… ora. Non ci crede? Dipende da quello che deciderà di fare nei prossimi minuti. Vede questo oggetto? È il sistema di guida di un razzo antisatellite. –
– Lo metta giù in quest’istante.-
Lo scienziato proseguì ignorando l’ordine - Le hanno raccontato che il vento è una conseguenza del bombardamento atomico sulla Cina, non è così? Un vento che dura da anni. Incessante. E come lei, tutti credono che questa sia la verità. D’altra parte se lo ripetono tutti a tutte le ore significa che è vero, no? Ebbene le hanno mentito. So quello che sto dicendo. –
Francesco lo scrutava attentamente, valutando la situazione.
- Sicuramente ha già letto la mia scheda. Guardi dove ci troviamo. Sapevo esattamente dov’era custodito questo componente e come fare per entrare e arrivare fin qui. Gliel’ho detto: ho lavorato ad un progetto coperto dal segreto di Stato, proprio qui. E ho capito delle cose… cose che non mi hanno rivelato apertamente, ovvio. Ho capito che è opera dell’uomo! Questo vento è generato artificialmente da un sistema di satelliti mandati in orbita dal governo degli Stati Uniti! Chi pensa stia governando in Europa, adesso? Sono loro a costringerci a rimanere chiusi in casa. Con la Cina e la Russia fuori gioco rimaniamo solo noi come unici avversari con cui spartire le ultime ricchezze del pianeta! Grazie a questo dispositivo sarò in grado di lanciare un razzo contro la stazione orbitante che gestisce la rete satellitare. Abbiamo la possibilità di far cessare questo incubo. Di mostrare la verità alla gente! –
Udirono dei passi in lontananza, che facevano scricchiolare calcinacci e vetri rotti.
- Ho calcolato l’intensità e la direzione del vento. Se mi lascia andare sarò lontano da qui in meno di un minuto. Devo solo salire sul tetto e lei non mi vedrà più. –
L’interphone di Francesco trasmise la voce di Matteo. I passi si facevano sempre più vicini.
Dal finestrino dell’autoblindo si poteva assistere a varie scene di vita familiare: le ampie finestre delle case erano come maxischermi rivolti verso la strada. Là alcuni bambini osservavano le foglie secche trascinate dal vento e indicavano una busta di plastica che vorticava verso l’alto, là un anziano sulla sedia a rotelle osservava qualcosa di immobile al di sopra delle case di fronte, incurante della pioggia di sassolini che picchiettava sul vetro davanti a lui.
Una chiamata li deviò verso la base militare dismessa. La presenza di un uomo era stata segnalata nei pressi del perimetro esterno.
La strada principale era chiusa da un’autogru e diversi operai che cercavano di rimuovere un albero schiantatosi al suolo. Dovevano tenersi forte a quello che capitava sotto mano e uno di loro, investito da una violenta folata, fu quasi sul punto di cadere.
Fecero inversione ed imboccarono una strada stretta che li portò sulla tangenziale deserta. In cinque minuti furono sul raccordo che li avrebbe lasciati di fronte al Gate 9.
- L’hai visto? – Fece d’improvviso Francesco, ed avvicinò rapidamente il mezzo al bordo strada. Tirò fuori il visore. Matteo lo imitò ed indossò rapidamente il suo. Appena smontarono ebbero la sensazione di venire investiti da un nugolo di piccolissimi insetti che si conficcavano ovunque trovassero un centimetro di pelle scoperta.
- Di qua! – Gridò Francesco attraverso l’interphone e spinse il portone di ingresso di un palazzo.
Superarono l’atrio e si separarono: Francesco prese l’ascensore e Matteo le scale. Quando le porte si aprirono Francesco uscì dalla cabina puntando la pistola e lo sguardo in tutte le direzioni e in ultimo vide i gradini che portavano sulla copertura dell’edificio.
L’uomo era completamente avvolto da una tuta nera e stava osservando gli edifici del complesso militare, al di là dei bastioni, attraverso un binocolo digitale. Portava sulle spalle uno zaino ingombrante e se ne stava fermo con un piede appoggiato sul muretto. Francesco si guardò attorno per verificare che non ci fosse qualcun altro, quindi spense l’interphone per poter gridare senza assordare il suo compagno, che in quel momento era alle prese con una dozzina di rampe.
- Signore! Devo chiederle di rientrare immediatamente nell’edificio! –
L’uomo in nero si girò lentamente, tenendo sempre il binocolo con entrambe le mani. Francesco notò che qualcosa, per un attimo, aveva brillato sul guanto di una mano dell’uomo. Quando capì che si trattava della maniglia del kite-wind quel tipo si era già lanciato nel vuoto e la vela si era aperta dietro di lui come una rosa nera che sboccia con l’avanti veloce. Il vento ora lo trascinava verso le alte mura della fortezza militare.
Francesco riattivò la comunicazione radio. – L’ho perso, è volato verso il Presidio con un kite-wind. Qui la cosa è seria, avverto la centrale. –
Un quarto d’ora dopo erano entrati nel check point e il portone si stava chiudendo alle loro spalle. Erano in una delle grandi scatole metalliche da cui si accedeva alla base. Francesco scese dall’autoblindo ed inserì il tesserino nel pannello, quindi avvicinò il volto e disse ad alta voce il proprio numero di matricola.
- Forse abbiamo un nome.- Matteo stava facendo una ricerca sul computer di bordo. – C’è stato un furto di un completo per kite-wind due settimane fa. Una telecamera ha inquadrato questo tipo di quarantadue anni, uno scienziato tedesco, si chiama Steffel Horn. –
- Perché dovrebbe essere lui il nostro uomo? -
- Perché è uno scienziato militare. E questa è una caserma. –
- Questa non è una semplice caserma. -
Il portone blindato si aprì lentamente. Comparve un guardiano armato di fucile a ripetizione e protetto dal vento da una pesante ed ampia tuta verde.
- La base è in fase di dismissione.- Tagliò corto senza un accenno di convenevoli. – Saranno dieci anni che non fanno manutenzione al sistema antintrusione: potrebbe schiantarcisi un meteorite e non partirebbe una sirena! –
Sostarono nel cortile scrutando i grandi blocchi di cemento grigio che un tempo dovevano ospitare uomini armati e segreti, mentre Matteo comunicava con la centrale.
– Saremo da soli per un bel po’. - Disse chiudendo la comunicazione. - Non si capisce di chi è la giurisdizione di questo posto. È grande quanto un accidenti di città ma nessuno sembra esserne responsabile. –
Decisero di smettere di aspettare e di dividersi per dare la caccia all’intruso, in modo da impedirgli di portare a termine un secondo furto.
Gli impianti dovevano essere inattivi da anni, visto lo stato di abbandono degli ambienti interni.
La voce di Matteo gracchiò alla trasmittente di Francesco.
- Questo Horn non sembra avere un passato. La sua scheda dice solo che è un ricercatore aerospaziale e ha collaborato con l’Università. O è il disoccupato più intelligente del mondo oppure…-
- Oppure ci stanno dicendo di non ficcare il naso nel suo passato. –
- Precisamente. –
- Chiudo. – Francesco si arrestò di scatto: un’ombra era comparsa per una frazione di secondo al di là di un’ampia vetrata opaca. Iirruppe nella stanza con la pistola spianata.
L’uomo in nero era lì, di fronte a lui, e questa volta aveva il volto scoperto. Era lo scienziato, ed era apparentemente disarmato.
- Fermo! – Gli intimò Francesco.
- Tranquillo. – Rispose quello: aveva appena infilato qualcosa in un’ampia tasca sulla sua coscia sinistra.
- Steffel Horn, alza le mani. – Francesco attivò l’interphone e stava per avvisare gli altri quando con un gesto che assomigliava ad una preghiera l’altro lo interruppe.
- Aspetti… lei ha ragione… sono qui per rubare un dispositivo… - Così dicendo estrasse l’oggetto che aveva appena infilato in tasca e glielo mostrò. Era, per quanto il poliziotto poté capirne, una specie di capsula di metallo smerigliato. – Ho lavorato qui, undici anni fa, prima che ci trasferissero. Lei ha mai sentito parlare di ASAT 2022? –
Francesco gli lanciò un’eloquente occhiata di traverso.
- No, naturalmente – continuò Horn – Come avrebbe potuto? Non sono informazioni che si trovano nelle news… Ad ogni modo stia a sentire… lei… ha il potere di decidere il futuro di questo Paese. Proprio qui… ora. Non ci crede? Dipende da quello che deciderà di fare nei prossimi minuti. Vede questo oggetto? È il sistema di guida di un razzo antisatellite. –
– Lo metta giù in quest’istante.-
Lo scienziato proseguì ignorando l’ordine - Le hanno raccontato che il vento è una conseguenza del bombardamento atomico sulla Cina, non è così? Un vento che dura da anni. Incessante. E come lei, tutti credono che questa sia la verità. D’altra parte se lo ripetono tutti a tutte le ore significa che è vero, no? Ebbene le hanno mentito. So quello che sto dicendo. –
Francesco lo scrutava attentamente, valutando la situazione.
- Sicuramente ha già letto la mia scheda. Guardi dove ci troviamo. Sapevo esattamente dov’era custodito questo componente e come fare per entrare e arrivare fin qui. Gliel’ho detto: ho lavorato ad un progetto coperto dal segreto di Stato, proprio qui. E ho capito delle cose… cose che non mi hanno rivelato apertamente, ovvio. Ho capito che è opera dell’uomo! Questo vento è generato artificialmente da un sistema di satelliti mandati in orbita dal governo degli Stati Uniti! Chi pensa stia governando in Europa, adesso? Sono loro a costringerci a rimanere chiusi in casa. Con la Cina e la Russia fuori gioco rimaniamo solo noi come unici avversari con cui spartire le ultime ricchezze del pianeta! Grazie a questo dispositivo sarò in grado di lanciare un razzo contro la stazione orbitante che gestisce la rete satellitare. Abbiamo la possibilità di far cessare questo incubo. Di mostrare la verità alla gente! –
Udirono dei passi in lontananza, che facevano scricchiolare calcinacci e vetri rotti.
- Ho calcolato l’intensità e la direzione del vento. Se mi lascia andare sarò lontano da qui in meno di un minuto. Devo solo salire sul tetto e lei non mi vedrà più. –
L’interphone di Francesco trasmise la voce di Matteo. I passi si facevano sempre più vicini.