[MI156] Blu
Posted: Sun Oct 17, 2021 8:27 pm
Traccia di mezzogiorno
commento
La Luce Blu è una forma di radiazione elettromagnetica dello spettro del visibile che è compresa tra i 380 e i 500 nm. Essa è particolarmente dannosa tra i 390 e i 455 nm. La Luce Blu è emessa da luci a LED e allo xeno, dalle lampadine a basso consumo e da tutte gli schermi di PC, Tablet, Smartphone e TV. Tra i sintomi più comuni causati dalla Luce Blu vi sono: rossore e secchezza degli occhi, astenopsia, insonnia e cefalea. Nel lungo periodo la Luce Blu può portare alla riduzione della densità del pigmento maculare che rappresenta uno dei fattori di rischio per l’insorgenza della maculopatia.
– Dai Alberto, spegni la luce e vieni a dormire.
– Sì amore, solo un attimo.
La camera da letto è già immersa nell’oscurità e, una volta spenta la luce della sala, ad Alberto non rimane che attivare la torcia del suo smartphone per orientarsi. Il respiro di Laura si è fatto già pesante. Poverina, che fatica dev’essere trascinare per tutto il giorno il peso di quel pancione. Si è già addormentata.
In silenzio Alberto si spoglia; spegne la torcia, gli basta la luminosità bluastra dello schermo per quello che deve fare. Entra nel letto, sistema il cuscino in modo da stare un po’ sollevato. Non ha ancora sonno.
Con il pollice scorre le schermate cercando l’icona con lo sfondo blu e una f bianca in primo piano.
“Hai nuovi suggerimenti di amicizia.”
Nell’oscurità è solo il volto di Alberto a essere illuminato dalla Luce Blu, ma sotto i suoi occhi si aprono altri scenari.
Martina.
Il sorriso di una ragazza bionda in bikini e sullo sfondo il mare e il cielo blu. Sembra un secolo fa, però era stato divertente. Solo una questione di sesso, però … Qui è da due mesi che non se ne parla; certo, quelle maledette perdite e il dottore ha detto stop. Ormai siamo alla fine, ma quanto ci vorrà dopo?
Il ritmo del respiro di Laura si interrompe per qualche secondo. Alberto si sente in colpa e cerca di cancellare il percorso del suo pensiero
Il dito scorre sullo schermo per andare oltre e spazzare via la provocazione.
“Hai un nuovo messaggio.”
Papà.
“Allora ragazzo. Quando si decide ad arrivare questo nipote? Dobbiamo prenotare il biglietto per venirlo a conoscere.”
Santo cielo, come faccio a saperlo? Ogni momento è buono, mica succede per appuntamento. E adesso cosa gli dico? Quello è capace di offendersi se non gli rispondo. E se gli dico che non lo so inizierà a darmi del buono a nulla.
– Alberto.
– Sì?
– Sei sveglio?
– Sì
– Ho male.
Alberto allunga la mano a tastare il pancione di Laura.
– È dura. Pensi che ci siamo?
Laura non risponde. Per qualche minuto restano in silenzio illuminati solo dalla luce blu del cellulare.
– Ecco, ne arriva un’altra.
Il respiro di Laura si fa più affannoso, poi pian piano rallenta.
– Quanto è passato dall’altra?
– Saranno meno di cinque minuti.
– Prendi la valigia. Andiamo in ospedale.
– Adesso?
Laura lo guarda di traverso e lui si sente un deficiente.
Devo mandare un messaggio a papà.
Laura accende la luce. Il lampo improvviso costringe Alberto a strizzare gli occhi. Perde di vista il cellulare. Deve andare a cercare la valigia. Va verso il corridoio intanto Laura ha urlato dal bagno.
– Che c’è?
– Le acque.
– Cosa?
– Si sono rotte le acque, chiama un’ambulanza.
– Ma il dottore ha detto che potevamo …
– Chi se ne frega del dottore. Chiama un’ambulanza.
Sì, il cellulare … è rimasto sul letto. Ah eccolo … 118 …. Pronto …
Le luci blu dell’ambulanza sbattono ritmicamente sui vetri della finestra. Alberto deve solo prendere la valigia e chiudere casa. Li raggiungerà in macchina. Al più presto.
“Ciao papà. Stiamo andando in ospedale. Laura ha rotto le acque”. Invio.
Due giri alla serratura. Una vibrazione nella tasca.
“Domattina siamo lì. Intanto do a tutti la bella notizia”.
No,no. Aspetta. Quale notizia? Non è ancora nato.
Riesce solo a pensarlo; glielo dirà dopo, chissà quanto ci sarà da aspettare in ospedale?
Sale in macchina esce dal parcheggio, svolta a destra e il telefono si mette a strillare le prime note di Whole lotta love dei Led Zeppelin. In fondo alla strada il semaforo è rosso. Guardo solo chi è. Zia Caterina. Ha smesso … No, ecco che riattacca.
Ha dovuto girare un po’ per trovare parcheggio; vicino all’ospedale è sempre un problema perfino a quell’ora.
Cammina a passo svelto mentre tiene il telefono all’orecchio e ripete: – Sì, va bene zia, te lo prometto, appena nasce gli faccio la fotografia e te la mando.
Nell’ospedale cerca le indicazioni per raggiungere il reparto. Sì, è vero, c’è già stato ma ogni volta sbaglia strada.
– Venga, sua moglie è già in sala travaglio. Stiamo monitorando il tracciato.
L’ostetrica porta una divisa azzurra, ma dalla cuffia le sporge una ciocca di capelli biondi che gli ricordano quelli di Martina. – Mi segua.
L’ostetrica cammina davanti a lui, lo sguardo di Alberto scivola casualmente un po’ più giù e pensa che la somiglianza con Martina non si limita ai capelli biondi. Poi si chiede perché deve pensare certe cose proprio ora?
Laura ha la fronte imperlata di sudore; ogni tanto ansima e l’ostetrica la incoraggia. Le luci della camera sono abbassate, solo delle piccole lampadine blu illuminano le pareti e il soffitto.
D’improvviso in quel luogo quasi sacro esplodono di nuovo le note dei Led Zeppelin. Lo sguardo di rimprovero dell’ostetrica non ha bisogno di commenti.
– No, non ancora … Sì, sta bene, non vi preoccupate … No, non penso che si possa … No la video-chiamata … Se proprio insisti provo a chiedere ma …
L’ostetrica lo sta guardando come se fosse un mentecatto. Nonostante ciò si avvicina alla moglie.
– Laura, è tua madre, vuoi …
– No, dille che la chiamo io dopo.
Alberto mette il cellulare in modalità silenziosa, ma par abitudine il dito gli scivola sull’icona blu di Facebook.
– Ehi amore, ormai lo sanno tutti. Ti fanno gli auguri. Guarda c’è anche Luigi; te lo ricordi Luigi?
– Per favore, lascia perdere, e non stare sempre davanti a quel coso che ti fa male agli occhi.
Una contrazione più forte le blocca il respiro. L’ostetrica si avvicina per visitarla. Le mette le meni proprio lì e lui si sente in imbarazzo e pensa: chissà se tornerà mai come prima?
– Ci siamo. – sentenzia la professionista. – andiamo di là. Adesso spinga.
Alberto non avrebbe mai immaginato che sua moglie sarebbe stata capace di urlare in quel modo. Passa il telefono da una mano all’altra e pensa a quando avrebbe potuto fare la fotografia da mettere sul suo profilo. Tutti se lo aspettavano.
Le labbra si aprono e compare qualcosa di grigiastro, poi d’improvviso una testolina e tutto il resto. Pochi attimi di sospensione, uno strillo, un sobbalzo. Anche se si sa che i bambini appena nati strillano, quell’urlo prende Alberto di sorpresa. Il cellulare gli scivola dalle mani, cade, il vetro dello schermo va in mille pezzi. Alberto vede la scena come se fosse a rallentatore; una parte della sua mente grida Noo, ma l’altra non può distogliere lo sguardo da quello che non può essere altro che un miracolo.
Laura si scopre il seno, l’ostetrica le appoggia il bambino sulla pancia e in quel momento Alberto scopre che Laura è la donna più bella che ci sia.
Raccoglie da terra l’apparecchio ormai inservibile. Allarga le braccia.
– Sai, volevo farti la fotografia per non dimenticare questo momento, – quasi si vergogna, – ma non serve.
Una lacrima gli faceva prudere la guancia. – Io questa cosa me la ricorderò per tutta la vita.
– E su Facebook?
– Metterò la foto di un bel fiocco blu.
commento
La Luce Blu è una forma di radiazione elettromagnetica dello spettro del visibile che è compresa tra i 380 e i 500 nm. Essa è particolarmente dannosa tra i 390 e i 455 nm. La Luce Blu è emessa da luci a LED e allo xeno, dalle lampadine a basso consumo e da tutte gli schermi di PC, Tablet, Smartphone e TV. Tra i sintomi più comuni causati dalla Luce Blu vi sono: rossore e secchezza degli occhi, astenopsia, insonnia e cefalea. Nel lungo periodo la Luce Blu può portare alla riduzione della densità del pigmento maculare che rappresenta uno dei fattori di rischio per l’insorgenza della maculopatia.
– Dai Alberto, spegni la luce e vieni a dormire.
– Sì amore, solo un attimo.
La camera da letto è già immersa nell’oscurità e, una volta spenta la luce della sala, ad Alberto non rimane che attivare la torcia del suo smartphone per orientarsi. Il respiro di Laura si è fatto già pesante. Poverina, che fatica dev’essere trascinare per tutto il giorno il peso di quel pancione. Si è già addormentata.
In silenzio Alberto si spoglia; spegne la torcia, gli basta la luminosità bluastra dello schermo per quello che deve fare. Entra nel letto, sistema il cuscino in modo da stare un po’ sollevato. Non ha ancora sonno.
Con il pollice scorre le schermate cercando l’icona con lo sfondo blu e una f bianca in primo piano.
“Hai nuovi suggerimenti di amicizia.”
Nell’oscurità è solo il volto di Alberto a essere illuminato dalla Luce Blu, ma sotto i suoi occhi si aprono altri scenari.
Martina.
Il sorriso di una ragazza bionda in bikini e sullo sfondo il mare e il cielo blu. Sembra un secolo fa, però era stato divertente. Solo una questione di sesso, però … Qui è da due mesi che non se ne parla; certo, quelle maledette perdite e il dottore ha detto stop. Ormai siamo alla fine, ma quanto ci vorrà dopo?
Il ritmo del respiro di Laura si interrompe per qualche secondo. Alberto si sente in colpa e cerca di cancellare il percorso del suo pensiero
Il dito scorre sullo schermo per andare oltre e spazzare via la provocazione.
“Hai un nuovo messaggio.”
Papà.
“Allora ragazzo. Quando si decide ad arrivare questo nipote? Dobbiamo prenotare il biglietto per venirlo a conoscere.”
Santo cielo, come faccio a saperlo? Ogni momento è buono, mica succede per appuntamento. E adesso cosa gli dico? Quello è capace di offendersi se non gli rispondo. E se gli dico che non lo so inizierà a darmi del buono a nulla.
– Alberto.
– Sì?
– Sei sveglio?
– Sì
– Ho male.
Alberto allunga la mano a tastare il pancione di Laura.
– È dura. Pensi che ci siamo?
Laura non risponde. Per qualche minuto restano in silenzio illuminati solo dalla luce blu del cellulare.
– Ecco, ne arriva un’altra.
Il respiro di Laura si fa più affannoso, poi pian piano rallenta.
– Quanto è passato dall’altra?
– Saranno meno di cinque minuti.
– Prendi la valigia. Andiamo in ospedale.
– Adesso?
Laura lo guarda di traverso e lui si sente un deficiente.
Devo mandare un messaggio a papà.
Laura accende la luce. Il lampo improvviso costringe Alberto a strizzare gli occhi. Perde di vista il cellulare. Deve andare a cercare la valigia. Va verso il corridoio intanto Laura ha urlato dal bagno.
– Che c’è?
– Le acque.
– Cosa?
– Si sono rotte le acque, chiama un’ambulanza.
– Ma il dottore ha detto che potevamo …
– Chi se ne frega del dottore. Chiama un’ambulanza.
Sì, il cellulare … è rimasto sul letto. Ah eccolo … 118 …. Pronto …
Le luci blu dell’ambulanza sbattono ritmicamente sui vetri della finestra. Alberto deve solo prendere la valigia e chiudere casa. Li raggiungerà in macchina. Al più presto.
“Ciao papà. Stiamo andando in ospedale. Laura ha rotto le acque”. Invio.
Due giri alla serratura. Una vibrazione nella tasca.
“Domattina siamo lì. Intanto do a tutti la bella notizia”.
No,no. Aspetta. Quale notizia? Non è ancora nato.
Riesce solo a pensarlo; glielo dirà dopo, chissà quanto ci sarà da aspettare in ospedale?
Sale in macchina esce dal parcheggio, svolta a destra e il telefono si mette a strillare le prime note di Whole lotta love dei Led Zeppelin. In fondo alla strada il semaforo è rosso. Guardo solo chi è. Zia Caterina. Ha smesso … No, ecco che riattacca.
Ha dovuto girare un po’ per trovare parcheggio; vicino all’ospedale è sempre un problema perfino a quell’ora.
Cammina a passo svelto mentre tiene il telefono all’orecchio e ripete: – Sì, va bene zia, te lo prometto, appena nasce gli faccio la fotografia e te la mando.
Nell’ospedale cerca le indicazioni per raggiungere il reparto. Sì, è vero, c’è già stato ma ogni volta sbaglia strada.
– Venga, sua moglie è già in sala travaglio. Stiamo monitorando il tracciato.
L’ostetrica porta una divisa azzurra, ma dalla cuffia le sporge una ciocca di capelli biondi che gli ricordano quelli di Martina. – Mi segua.
L’ostetrica cammina davanti a lui, lo sguardo di Alberto scivola casualmente un po’ più giù e pensa che la somiglianza con Martina non si limita ai capelli biondi. Poi si chiede perché deve pensare certe cose proprio ora?
Laura ha la fronte imperlata di sudore; ogni tanto ansima e l’ostetrica la incoraggia. Le luci della camera sono abbassate, solo delle piccole lampadine blu illuminano le pareti e il soffitto.
D’improvviso in quel luogo quasi sacro esplodono di nuovo le note dei Led Zeppelin. Lo sguardo di rimprovero dell’ostetrica non ha bisogno di commenti.
– No, non ancora … Sì, sta bene, non vi preoccupate … No, non penso che si possa … No la video-chiamata … Se proprio insisti provo a chiedere ma …
L’ostetrica lo sta guardando come se fosse un mentecatto. Nonostante ciò si avvicina alla moglie.
– Laura, è tua madre, vuoi …
– No, dille che la chiamo io dopo.
Alberto mette il cellulare in modalità silenziosa, ma par abitudine il dito gli scivola sull’icona blu di Facebook.
– Ehi amore, ormai lo sanno tutti. Ti fanno gli auguri. Guarda c’è anche Luigi; te lo ricordi Luigi?
– Per favore, lascia perdere, e non stare sempre davanti a quel coso che ti fa male agli occhi.
Una contrazione più forte le blocca il respiro. L’ostetrica si avvicina per visitarla. Le mette le meni proprio lì e lui si sente in imbarazzo e pensa: chissà se tornerà mai come prima?
– Ci siamo. – sentenzia la professionista. – andiamo di là. Adesso spinga.
Alberto non avrebbe mai immaginato che sua moglie sarebbe stata capace di urlare in quel modo. Passa il telefono da una mano all’altra e pensa a quando avrebbe potuto fare la fotografia da mettere sul suo profilo. Tutti se lo aspettavano.
Le labbra si aprono e compare qualcosa di grigiastro, poi d’improvviso una testolina e tutto il resto. Pochi attimi di sospensione, uno strillo, un sobbalzo. Anche se si sa che i bambini appena nati strillano, quell’urlo prende Alberto di sorpresa. Il cellulare gli scivola dalle mani, cade, il vetro dello schermo va in mille pezzi. Alberto vede la scena come se fosse a rallentatore; una parte della sua mente grida Noo, ma l’altra non può distogliere lo sguardo da quello che non può essere altro che un miracolo.
Laura si scopre il seno, l’ostetrica le appoggia il bambino sulla pancia e in quel momento Alberto scopre che Laura è la donna più bella che ci sia.
Raccoglie da terra l’apparecchio ormai inservibile. Allarga le braccia.
– Sai, volevo farti la fotografia per non dimenticare questo momento, – quasi si vergogna, – ma non serve.
Una lacrima gli faceva prudere la guancia. – Io questa cosa me la ricorderò per tutta la vita.
– E su Facebook?
– Metterò la foto di un bel fiocco blu.