Re: Tre foto

2
Ciao @m.q.s. 
il tuo racconto mi ha sorpreso positivamente, perché mi ha portato da un primo stato, in cui la lettura era resa difficile dai limiti lessicali del protagonista, ad uno in cui, una volta accettato il linguaggio, mi sono abbandonato alla piacevolezza delle situazioni descritte.
Anche la scelta della lunghezza é azzeccata, perché  probabilmente a lungo andare l'uso estensivo di espressioni dialettali si sarebbe fatto sentire.

A rileggerti,
RC

Re: Tre foto

3
Ciao m.q.s.
m.q.s. ha scritto: La mia vecchia si è messa a dire che non è più buona di fare le foto, il che è un’assurdità bella e buona, lei con le foto ci ha sempre vissuto e lo sa bene, dunque non è possibile che non è più buona di fare le foto, e se non ha più voglia di farne farebbe meglio a dirlo punto e basta, che tanto di foto ne abbiamo parecchie a casa, grazie di tutto è stato bello e appendere la macchina fotografica al chiodo e dedicarsi al giardinaggio, anche se non abbiamo un vero giardino ma solo un piccolo terrazzo in cui ci coltiviamo il basilico e i gerani, e io li faccio sempre morire perché non ci sono capace di coltivarli come si deve.
Mi sento di darti un consiglio da lettore che ha già letto qualcosa di tuo e ti "conosce". Il tuo incipit serve, anche, a presentarci il narratore e la sua narrazione zoppicante. Io l'avrei resa un po' più scorrevole, avrei messo qualche punto in più per far riprendere fiato e tolto qualche ripetizione.
Per cercare di fare entrare più agevolmente perché il rischio è di stuccare. Una volta dentro il problema diventa un non problema. Spero di essermi spiegato. 
m.q.s. ha scritto: Ha cominciato scattando foto nei musei per alcune amiche che non erano buona di fare le foto
Forse ho beccato l'unico refuso non voluto 
m.q.s. ha scritto: La mia vecchia le ha dato le foto che abbiamo scattato. Ci sono stati dei sorrisi. Il mondo è più complicato di così, ma a volte fa delle eccezioni. Tranne per i fiori. Mi sa che per loro continua a mettersi male. Mi sa che, in fin dei conti, i fiori nel terrazzino continueranno a morire.
Molto bello il finale. Adatto, perfetto alla diegesi.
Finale positivo in cui i fiori, i meno consapevoli, [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]periscono. Ancor[/font] più del protagonista che osserva il guizzo della moglie per le foto e soprattutto dell'episodio che vede una riavvicinamento con la figlia. 
Un saluto. 
Barone sbracato che non chiede dazio né gabella.

Re: Tre foto

5
RicMan ha scritto: Ciao @m.q.s. 
il tuo racconto mi ha sorpreso positivamente, perché mi ha portato da un primo stato, in cui la lettura era resa difficile dai limiti lessicali del protagonista, ad uno in cui, una volta accettato il linguaggio, mi sono abbandonato alla piacevolezza delle situazioni descritte.
Anche la scelta della lunghezza é azzeccata, perché  probabilmente a lungo andare l'uso estensivo di espressioni dialettali si sarebbe fatto sentire.

A rileggerti,
RC
Ciao @RicMan 
grazie per aver letto e lasciato le tue opinioni :) è molto utile ciò che dici, perché ho letto anche nel secondo commento ricevuto che l'inizio è difficoltoso, e dunque il lettore fatica ad andare avanti. Questo non è bene :D 
Grazie di cuore, davvero
Alla prossima
Mqs

Re: Tre foto

6
Plata ha scritto: Ciao m.q.s. Mi sento di darti un consiglio da lettore che ha già letto qualcosa di tuo e ti "conosce". Il tuo incipit serve, anche, a presentarci il narratore e la sua narrazione zoppicante. Io l'avrei resa un po' più scorrevole, avrei messo qualche punto in più per far riprendere fiato e tolto qualche ripetizione.
Per cercare di fare entrare più agevolmente perché il rischio è di stuccare. Una volta dentro il problema diventa un non problema. Spero di essermi spiegato.  Forse ho beccato l'unico refuso non voluto  Molto bello il finale. Adatto, perfetto alla diegesi.
Finale positivo in cui i fiori, i meno consapevoli, [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]periscono. Ancor[/font] più del protagonista che osserva il guizzo della moglie per le foto e soprattutto dell'episodio che vede una riavvicinamento con la figlia. 
Un saluto. 
Ciao @Plata
intanto grazie per esserti fermato a leggere il mio racconto!
Dici bene, utilizzando (o provando a utilizzare) un linguaggio gergale, un po' "sopra le righe", l'incipit serve anche a presentare il personaggio. Che, nelle intenzioni, viene presentato proprio attraverso il suo modo di esprimersi. 
Dunque colgo al volo il consiglio, visto che anche leggendo il commento che precede ho tratto la medesima conclusione: L'inizio va diluito, semplificato. Ti sei spiegato bene, sì :)
Grazie per il tuo tempo, davvero.
Ps grazie anche per la segnalazione del refuso! 

alla prossima
mqs

Re: Tre foto

7
@m.q.s. non conoscevo il tuo stile di scrittura, ma devo dire che non mi sembra di avere avuto difficoltà a immergermi nei pensieri del protagonista. Sarà che vengo da una famiglia in cui mio padre è appassionato di fotografia (ha avuto anche la camera oscura nello sgabuzzino, nella vecchia casa in cui abitavamo), e io a mia volta scatto fotografie, anche se di genere diversissimo dalle sue (io dico sempre che il fotografo bravo in famiglia è lui, ma ci stimiamo molto a vicenda), per cui il modo di pensare della vecchia mi è sembrato subito logico. E' vero, ci sono dei momenti nella vita in cui ti sembra di avere dato tutto e non ti senti più in grado di fotografare, e non per sopraggiunti limiti di età o perchè rischi di essere fuori allenamento. Non so spiegare bene nemmeno io il perchè, forse perchè non ci si sente più in grado di leggere nelle persone (credo che il complimento più bello che mi abbia fatto qualcuno sia stato "hai colto in pieno la mia essenza"), o forse perchè quello che vedi intorno a te è talmente brutto o difficile da capire che non hai neanche voglia di provarci, quindi ti chiudi, ti rifiuti di guardare e decidi di smettere di scattare foto. Il fatto che la vecchia alla fine riesca a scattare di nuovo foto è bellissimo, segno che quei momenti si possono superare, a volte anche senza sapere come ci si riesca, prendendo le cose più come un gioco. 
Io, ad esempio, amo fotografare ma non voglio essere mai fotografata, dico sempre che preferisco stare dalla parte giusta dell'obiettivo (cioè dietro). Uno dei regali più belli che ho ricevuto, qualche anno fa, è stato una vecchia Polaroid. Quando l'ho scartato e ho trovato la Polaroid, sono rimasta letteralmente ferma per cinque minuti buoni a contemplarla come se fossero i gioielli della corona inglese! 
Questo per far capire come la fotografia possa essere, a volte, un qualcosa di totalizzante, che qui è stato reso molto bene dal punto di vista esterno, di una persona che capisce, ma non fino in fondo, la difficoltà della vecchia, e non cerca di risolverla lui direttamente, forse perchè sa che la soluzione arriverà da sè quando sarà il momento. 
A parte il discorso sui significati filosofici della fotografia, lo stile mi ha coinvolto subito, l'ho trovato molto famigliare, proprio il discorso che un compagno da una vita potrebbe fare riguardo la propria donna; anche il silenzio rispettoso (lui sa che lei ha nascosto la macchina, e sa dove l'ha nascosta, ma non dice niente, aspetta) è segno di un rapporto che ha trovato un suo equilibrio nel passare degli anni e che non si è incancrenito per l'abitudine. 
In definitiva, un modo molto originale per analizzare il punto di vista dei fotografi e il loro modo di intendere la fotografia. 
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: Tre foto

8
pale star ha scritto: @m.q.s. non conoscevo il tuo stile di scrittura, ma devo dire che non mi sembra di avere avuto difficoltà a immergermi nei pensieri del protagonista. Sarà che vengo da una famiglia in cui mio padre è appassionato di fotografia (ha avuto anche la camera oscura nello sgabuzzino, nella vecchia casa in cui abitavamo), e io a mia volta scatto fotografie, anche se di genere diversissimo dalle sue (io dico sempre che il fotografo bravo in famiglia è lui, ma ci stimiamo molto a vicenda), per cui il modo di pensare della vecchia mi è sembrato subito logico. E' vero, ci sono dei momenti nella vita in cui ti sembra di avere dato tutto e non ti senti più in grado di fotografare, e non per sopraggiunti limiti di età o perchè rischi di essere fuori allenamento. Non so spiegare bene nemmeno io il perchè, forse perchè non ci si sente più in grado di leggere nelle persone (credo che il complimento più bello che mi abbia fatto qualcuno sia stato "hai colto in pieno la mia essenza"), o forse perchè quello che vedi intorno a te è talmente brutto o difficile da capire che non hai neanche voglia di provarci, quindi ti chiudi, ti rifiuti di guardare e decidi di smettere di scattare foto. Il fatto che la vecchia alla fine riesca a scattare di nuovo foto è bellissimo, segno che quei momenti si possono superare, a volte anche senza sapere come ci si riesca, prendendo le cose più come un gioco. 
Io, ad esempio, amo fotografare ma non voglio essere mai fotografata, dico sempre che preferisco stare dalla parte giusta dell'obiettivo (cioè dietro). Uno dei regali più belli che ho ricevuto, qualche anno fa, è stato una vecchia Polaroid. Quando l'ho scartato e ho trovato la Polaroid, sono rimasta letteralmente ferma per cinque minuti buoni a contemplarla come se fossero i gioielli della corona inglese! 
Questo per far capire come la fotografia possa essere, a volte, un qualcosa di totalizzante, che qui è stato reso molto bene dal punto di vista esterno, di una persona che capisce, ma non fino in fondo, la difficoltà della vecchia, e non cerca di risolverla lui direttamente, forse perchè sa che la soluzione arriverà da sè quando sarà il momento. 
A parte il discorso sui significati filosofici della fotografia, lo stile mi ha coinvolto subito, l'ho trovato molto famigliare, proprio il discorso che un compagno da una vita potrebbe fare riguardo la propria donna; anche il silenzio rispettoso (lui sa che lei ha nascosto la macchina, e sa dove l'ha nascosta, ma non dice niente, aspetta) è segno di un rapporto che ha trovato un suo equilibrio nel passare degli anni e che non si è incancrenito per l'abitudine. 
In definitiva, un modo molto originale per analizzare il punto di vista dei fotografi e il loro modo di intendere la fotografia. 
Buongiorno @pale star ,
ti ringrazio moltissimo per il tuo bel commento, e pure per aver condiviso con te questa bella riflessione sulla passione per la fotografia. Contento che tu abbia apprezzato :) 

Re: Tre foto

9
@m.q.s.
Ciao, mi è piaciuto il racconto, che ha un'affabulazione coinvolgente, personaggi interessanti e un finale con un tocco poetico che non guasta affatto.

Trama. Questo è un racconto che piace anche per la semplicità e la scorrevolezza della trama: una persona di bassa cultura, ingenua, sincera, parla di come la moglie (la vecchia), dopo un'onesta carriera da fotografa, si sia stancata o forse, semplicemente, non è più in grado di fare le foto. Ho notato del buon realismo nel trattare di come la protagonista femminile comincia la sua carriera: non per vanità, ma per bisogno, come accade in realtà a quasi tutti. Come dicevo nell'inizio del commento, mano a mano che prosegue il racconto si fa gradualmente più poetico, delineando un quadro di vita in famiglia felice, accogliente e umile.

Personaggi. Sappiamo che il narratore non è molto colto, ma è spontaneo, e questo ce lo rende simpatico. Se posso fare una piccola osservazione, forse la figura della fotografa non è tanto ritagliata e tridimensionale quanto poteva essere, magari con piccoli accorgimenti, anche semplicemente aggiungendo qualche "foto" alle tre con cui il racconto è scandito.

Contenuti. Questo mi sembra un racconto di persone, che narra la vita di persone prese nella loro quotidianietà. Ho trovato che in ciò fosse sentito e sincero. Riesci a sviluppare simpatia verso i personaggi e anche, credo, il desiderio di affrontare la vita come lo fanno loro. In ciò mi sembra che il contenuto sia positivo.

Stile. Ho apprezzato la trovata di parlare della vita di una fotografa tramite tre istantenee, forse tre Polaroid, per la loro immediatezza. A mio avviso, il modo di scrivere poco corretto del protagonista però poteva essere reso con più realismo e meno affettazione. Cioè, non sembra il racconto scritto da una persona sgrammaticata, ma di una persona che scrive bene ma che si sforza di risultare sgrammaticata, se capisci cosa intendo. Ti faccio una piccola critica a un racconto che mi è piaciuto. Comunque lo stile è coinvolgente e fa sì che il lettore legga con interesse dall'inizio alla fine.

Osservazione finale: buon racconto, spontaneo, genuino, ben orchestrato tecnicamente sotto una patina di apparente semplicità.
https://domenicosantoro.art.blog/

Re: Tre foto

10
Ciao @m.q.s.
Dopo aver risposto al tuo post scrivere racconti, non potevo non venire a leggerti.
A parte qualche lieve perplessità nell'incipit, una volta accettato il modo di esprimersi del narratore, tutto fila liscio, e devo dire che ho trovato tutta la narrazione molto ben congegnata.
Quella che io chiamo l'idea su cui nasce il racconto, in questo caso emerge gradualmente per arrivare al suo compimento nel finale, come è giusto che sia.
La semplicità con cui si possono risolvere alcuni conflitti emerge prima come semplicità del linguaggio della voce narrante che trascina pian piano il lettore nel suo punto di vista; uno sguardo diretto sulle cose che si possono accettare per quello che sono. Quello che è possibile si può fare, e farlo è importante, quello che non si riesce a fare ... pazienza (con buona pace delle piantine).
Ti ho parlato di quel momento in cui, dopo aver letto un buon racconto, rimani ancora per un attimo a gustarlo. Bene, qui mi è capitato e ti ringrazio.

Re: Tre foto

12
@m.q.s. ciao, eccomi qui a commentare. Devo dire che non ho avuto difficoltà a immeggermi nella nellura tranne per il fatto che mi è sembrato di sentir parlare un rumeno piuttosto che un semianalfabeta (sarà che il badante di mio padre si esprimeva esattamente così). L'unica parola davvero gergale è questa che segno in grassetto:
m.q.s. ha scritto: m.q.s.a fare le foto, proprio come fa da un po’ di tempo a ‘sta parte
Lo scopo del racconto è dimostrare come si può recupurare fiducia in se stessi anche con un piccolo evento occasionale; infatti, è proprio ciò che accade alla donna che diceva non essere più buona di fare le foto. La bambina della loro bambina (simpaticissima ripetizione) insieme all'uomo narrante riescono così nell'intento. Certo non tutto si può avere ed è così che le piante continueranno a morire (hai beccato il geranio che non muore nemmeno se ci spari,  :P. ).


Sempre un piacere leggerti
Rispondi

Torna a “Racconti”