[MI 155] Sindrome da raggio di sole
Posted: Sun Oct 03, 2021 10:55 pm
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Traccia di mezzanotte: climax
Mille anime: si dice anche così per definire gli abitanti di un paese. In questo caso l'espressione è più che appropriata perché le persone facevano fatica a vedersi oltre la distanza di pochi metri: la nebbia regnava perenne, giorno e notte.
Le case erano dotate di lampeggianti ad intermittenza variabile e colorati, in modo che gli abitanti potessero riconoscerle per evitare di infilarsi in casa di qualcun altro.
Le avevano provate tutte per ridurre il fenomeno: mega ventilatori e aspiratori per far circolare l'aria; ghiacciare le goccioline sospese con azoto liquido in modo che potessero cadere a terra e liberare la vista. Ma ogni tentativo aveva la durata di un tempo limitato e in breve la situazione tornava nebbiosa più di prima.
Giuseppe si aggirava con un trapano, convinto di poter praticare dei forellini nell'aria per farla scorrere con effetto scolapasta. Molti si consolavano con i bagni solari all'interno di cabine claustrofobiche e con crema di protezione 30. Il baseball era sempre stato praticato al chiuso, così come il calcio, il golf e le corse coi cavalli: tutto in mini. I ciechi erano quelli che si sentivano più a proprio agio e non avevano nessuna ripercussione psicologica anzi, vedevano migliorata la propria autostima al punto che il paese divenne un polo di attrazione per non vedenti. Le rane erano gli animali che se la godevano di più, se non finivano in padella, specialità tipica del paese. Le luminarie dominavano tutto l'anno, per la gioia dei pochi bambini.
Ogni casa aveva un doppio ingresso, perché una volta aperta la porta esterna, la nebbia veniva risucchiata anche all'interno delle stanze.
Una vita non facile soprattutto per i vecchi, emigrati in quella terra per cercar fortuna; giunti da luoghi dove regnava il sole, hanno trovato qualche euro e tanta umidità.
Non si poteva tornare indietro, una volta entrati nella nebbia si rimaneva impantanati, si veniva risucchiati come in un vortice con una forza di gravità superiore a quella terrestre. Un micro mondo dove non c'era possibilità d'uscita: niente aerei, treni, autobus a lunga percorrenza, perché oltre l'ultima casa c'era l'ignoto, una coltre fitta, un suolo paludoso e nulla più. Un posto così iniziò a far gola a chi aveva necessità di nascondersi: latitanti, perseguitati e un traffico illecito prese piede in maniera crescente, E nessuno se ne rese conto.
Un giorno un bambino con una lente d'ingrandimento osservava sull'albero del giardino delle formiche; in quel punto si focalizzò un raggio di sole creando una spaccatura nella barriera di nebbia e mandando in fumo la corteccia dell'albero. Per un attimo un fascio di luce accecante destò l'attenzione di tutti quelli che si trovavano all'aperto ma anche di quelli in casa, tanto era la potenza: “Avete visto?” disse un passante. “Gli extraterrestri!” rispose un altro.
“Arriva dalla casa dei Codrigori, andiamo a vedere” riprese un signore coinvolgendo il folto gruppetto creatosi.
Il bambino se ne tornò in casa come se nulla fosse, mentre una folla si avvicinava al cancello della casa.
“Che succede?” chiese stupita la mamma con la testa fuori dall'uscio.
“Qualcuno è atterrato nel vostro giardino.” “Guardi, c'è ancora del fumo.” “Gli extraterrestri, un fascio di luce mai visto è giunto proprio qui.” commentarono a turno gli astanti.
Una signora finemente vestita e aggraziata nelle movenze, improvvisamente urlò: “Voglio andare via con loro! Portatemi via! Non voglio più restare qui in questa prigione!”
“Stia calma signora Adele, l'accompagniamo a casa e con una calda tisana andrà meglio.”
“Nooo! Nooo! Portatemi su Marte!”
Intanto la folla ispezionò i dintorni ma non trovò nulla di anomalo, nessuna presenza aliena.
Il bambino uscì dalla sua camera: “Forse cercate questa” disse mostrando la lente d'ingrandimento.
“Non è il momento di giocare, torna in camera tua” rispose la mamma.
“Ci scusi, dev'essere stata un'allucinazione, succede spesso. Anche il secondo ospedale è già pieno prima ancora di essere ultimato.”
Arrivò la sera e le strade già vuote di giorno lo sembravano ancora di più. Il silenzio fu rotto solo da qualche voce delirante che nel tempo aumentava di numero.
Più di qualcuno aveva giurato di aver rivisto quel fascio di luce. Il numero sempre maggiore diede ai medici l'opportunità di diagnosticare un nuovo tipo di disturbo: sindrome da raggio di sole.
Il bambino cresceva con il suo segreto fino al giorno in cui lo stesso fenomeno apparve ai suoi occhi. Lo confidò alla mamma che subito lo portò dal medico.
“Questo è il caso numero 248” proclamò “Gli dia queste gocce due volte al giorno e non lo faccia uscire per una settimana.”
Traccia di mezzanotte: climax
Mille anime: si dice anche così per definire gli abitanti di un paese. In questo caso l'espressione è più che appropriata perché le persone facevano fatica a vedersi oltre la distanza di pochi metri: la nebbia regnava perenne, giorno e notte.
Le case erano dotate di lampeggianti ad intermittenza variabile e colorati, in modo che gli abitanti potessero riconoscerle per evitare di infilarsi in casa di qualcun altro.
Le avevano provate tutte per ridurre il fenomeno: mega ventilatori e aspiratori per far circolare l'aria; ghiacciare le goccioline sospese con azoto liquido in modo che potessero cadere a terra e liberare la vista. Ma ogni tentativo aveva la durata di un tempo limitato e in breve la situazione tornava nebbiosa più di prima.
Giuseppe si aggirava con un trapano, convinto di poter praticare dei forellini nell'aria per farla scorrere con effetto scolapasta. Molti si consolavano con i bagni solari all'interno di cabine claustrofobiche e con crema di protezione 30. Il baseball era sempre stato praticato al chiuso, così come il calcio, il golf e le corse coi cavalli: tutto in mini. I ciechi erano quelli che si sentivano più a proprio agio e non avevano nessuna ripercussione psicologica anzi, vedevano migliorata la propria autostima al punto che il paese divenne un polo di attrazione per non vedenti. Le rane erano gli animali che se la godevano di più, se non finivano in padella, specialità tipica del paese. Le luminarie dominavano tutto l'anno, per la gioia dei pochi bambini.
Ogni casa aveva un doppio ingresso, perché una volta aperta la porta esterna, la nebbia veniva risucchiata anche all'interno delle stanze.
Una vita non facile soprattutto per i vecchi, emigrati in quella terra per cercar fortuna; giunti da luoghi dove regnava il sole, hanno trovato qualche euro e tanta umidità.
Non si poteva tornare indietro, una volta entrati nella nebbia si rimaneva impantanati, si veniva risucchiati come in un vortice con una forza di gravità superiore a quella terrestre. Un micro mondo dove non c'era possibilità d'uscita: niente aerei, treni, autobus a lunga percorrenza, perché oltre l'ultima casa c'era l'ignoto, una coltre fitta, un suolo paludoso e nulla più. Un posto così iniziò a far gola a chi aveva necessità di nascondersi: latitanti, perseguitati e un traffico illecito prese piede in maniera crescente, E nessuno se ne rese conto.
Un giorno un bambino con una lente d'ingrandimento osservava sull'albero del giardino delle formiche; in quel punto si focalizzò un raggio di sole creando una spaccatura nella barriera di nebbia e mandando in fumo la corteccia dell'albero. Per un attimo un fascio di luce accecante destò l'attenzione di tutti quelli che si trovavano all'aperto ma anche di quelli in casa, tanto era la potenza: “Avete visto?” disse un passante. “Gli extraterrestri!” rispose un altro.
“Arriva dalla casa dei Codrigori, andiamo a vedere” riprese un signore coinvolgendo il folto gruppetto creatosi.
Il bambino se ne tornò in casa come se nulla fosse, mentre una folla si avvicinava al cancello della casa.
“Che succede?” chiese stupita la mamma con la testa fuori dall'uscio.
“Qualcuno è atterrato nel vostro giardino.” “Guardi, c'è ancora del fumo.” “Gli extraterrestri, un fascio di luce mai visto è giunto proprio qui.” commentarono a turno gli astanti.
Una signora finemente vestita e aggraziata nelle movenze, improvvisamente urlò: “Voglio andare via con loro! Portatemi via! Non voglio più restare qui in questa prigione!”
“Stia calma signora Adele, l'accompagniamo a casa e con una calda tisana andrà meglio.”
“Nooo! Nooo! Portatemi su Marte!”
Intanto la folla ispezionò i dintorni ma non trovò nulla di anomalo, nessuna presenza aliena.
Il bambino uscì dalla sua camera: “Forse cercate questa” disse mostrando la lente d'ingrandimento.
“Non è il momento di giocare, torna in camera tua” rispose la mamma.
“Ci scusi, dev'essere stata un'allucinazione, succede spesso. Anche il secondo ospedale è già pieno prima ancora di essere ultimato.”
Arrivò la sera e le strade già vuote di giorno lo sembravano ancora di più. Il silenzio fu rotto solo da qualche voce delirante che nel tempo aumentava di numero.
Più di qualcuno aveva giurato di aver rivisto quel fascio di luce. Il numero sempre maggiore diede ai medici l'opportunità di diagnosticare un nuovo tipo di disturbo: sindrome da raggio di sole.
Il bambino cresceva con il suo segreto fino al giorno in cui lo stesso fenomeno apparve ai suoi occhi. Lo confidò alla mamma che subito lo portò dal medico.
“Questo è il caso numero 248” proclamò “Gli dia queste gocce due volte al giorno e non lo faccia uscire per una settimana.”