[MI 155] Il telegramma non s’ha da fare
Posted: Sun Oct 03, 2021 5:56 pm
[MI 155] Il telegramma non s’ha da fare
Il paese montano dispone di un unico ufficio postale che serve le tre frazioni, distanziate l’una dall’altra da tornanti che si snodano in verticale nella valle, denominate dalle strade: Frazione Bassa - Frazione Media - Frazione Alta.
Il giovane neo assunto non è del posto: viene in moto dal suo paese, distante trenta chilometri. Per l’inverno, causa neve, o anche prima, cercherà un alloggio a buon mercato.
Prima di essere un latore di corrispondenza, al mattino sta in ufficio.
Quello è il suo secondo giorno di lavoro, e sarà solo. Callisto entra in preda all’ansia. Sa che il suo direttore è malato e non verrà. Lui ha solo le basi, apprese in un corso di pochi giorni e sul lavoro il giorno prima: raccomandate, spedizioni pacchi, pagamento bollettini. Tocca a lui la consegna della posta, a fine turno.
Non ha quasi dormito, per l’agitazione che gli ha causato la telefonata del capo, la sera prima: il tranquillante non ha fatto effetto. Rigirandosi nel letto, si autodenigrava:
"Ho la zucca dura. Non è bastato ieri, non sono pronto. Come faccio se non ho la conoscenza adeguata del mio lavoro? Poi l'ho sempre saputo: sono troppo sensibile per entrare nel mondo del lavoro."
Va a accendere il computer quasi con le lacrime agli occhi. "Ma perché mi doveva capitare questo problema? Al secondo giorno di lavoro!"
Cerca di fare la respirazione col diaframma, e, inspirando e espirando, si tranquillizza un po’.
Il suo amico psicologo, quasi laureato, gli ha spiegato come affrontare la fobia sociale e lo ha istruito su due punti focali - creatività e decisionismo - partendo da esempi pratici, e aveva scelto l'ambiente della cucina. Ma Callisto era tra un amico e gli ingredienti. Si era divertito ma... "Qui non si scherza" si dice.
Il computer che ha di fronte assume il ruolo concreto del suo avversario, che di certo scoprirà i suoi punti deboli e gli impedirà di lavorare.
Si alza per aprire la porta ai clienti.
Dopo tre bollettini e altrettante raccomandate sta cominciando a rilassarsi.
Entra una donna che chiede di mandare un telegramma.
Immobile dietro allo sportello, lui fissa il vuoto e sa di essere sbiancato in viso,
In modo meccanico, si volta ad armeggiare col computer, mostrando l'operatività e la sicurezza di un impiegato navigato, ma dentro si sente morire.
Un colpo di tosse e, con la gola secca, la voce maschia e cavernosa dice:
- Mi spiace, ma la procedura è in default.
La signora è in ambasce, non sa come fare. La madre di una cara amica d’infanzia è morta: non ha il suo telefono, solo l’indirizzo di Milano dove abitavano allora. Non ha la macchina e quello è l’unico ufficio in paese.
L’impiegato, che sembra essere entrato in empatia coi crucci della cliente, le consiglia di scrivere una lettera, che è molto più personale e gradita ai parenti del defunto. Le costerà solo la busta e il francobollo. Giungerà due giorni dopo, ma quello che scriverà a mano arriverà al cuore di chi la riceve come mai la asettica lettura di un classico (e giocoforza sintetico) telegramma di condoglianze.
Nel frattempo, da una scala a chiocciola in fondo all’ufficio, alle spalle dell’impiegato, scende una donna con una caffettiera fumante e due tazzine su un vassoio. La cliente è basita dalla sorpresa.
- Sei solo, Callisto? Appena arrivato, ti ha già lasciato a reggere l’ufficio?
- Sì, signora Carla. Il signor Rossi non si sentiva bene ed è rimasto a casa.
- Gradisce lei il caffè in più? - chiede cortese la donna all’unica cliente presente.
Questa acconsente con un sorriso, mentre l’altra le spiega di avere affittato i locali alla Posta da tanti anni e, abitando da sola al piano superiore, a un certo punto ha avviato l’usanza di portare una tazzina di caffè agli impiegati al mattino.
- Sa, non abbiamo mai fatto una divisione secca tra questo piano e il mio. Basta un giro di chiavi la sera e un altro al mattino. Qui anche le Poste sono più alla buona, sa.
La cliente è favorevolmente colpita: - Non mi aspettavo un ambiente così familiare. Io è poco che abito qui. Sto alla Bassa. Mi chiamo Rosa e l’impiegato mi stava spiegando che non può farmi un telegramma per problemi tecnici, ma mi suggeriva, trattandosi di condoglianze, che è meglio una lettera, specie se si è stati in confidenza con i parenti.
- Ha ragione! - fa la Carla, dopo essersi girata a fare l‘occhiolino a Callisto.
- Venga che le racconto la mia esperienza con le condoglianze per la mia vedovanza…
Le due donne si spostano presso un tavolino alto porta-moduli, lì vicino.
Callisto vede avanzare un altro cliente a mani libere. Non una bolletta, non un avviso di raccomandata... Preoccupante.
- Buongiorno. Mi dica – chiede Callisto al nuovo entrato, incrociando le dita sotto il bancone.
- Vorrei fare un annuncio sulla stampa locale.
Un silenzio, denso del vano interrogativo – "Li facciamo noi in Posta?" - avvolge l’addetto impietrito.
- Bene – risponde a denti stretti, il gomito appoggiato al banco, la mano a reggersi la fronte, mentre, con la punta delle dita che pulsano, manovra il mouse con foga a mo’ di joystick di un gioco di arduo livello al computer, fingendo di ispezionare il remote-working. Suda freddo.
Oh, peccato… anche questo servizio non è accessibile oggi. Sa... una fascia di servizi sussidiari è in tilt. Mi spiace per lei. - fa con la giusta partecipazione nel timbro roco della voce..
- A me dispiace per i mici. Non riesco a piazzare gli ultimi tre nati e io non posso tenerli.-
- A me piacerebbe un gattino per compagnia. Ce li porti qui a vedere. – interviene la signora Carla, che ha ascoltato ed è entusiasta all’idea.
- Aspetto anch’io di vederli. Ci metterà molto? Può andare e venire? - chiede Rosa, intrigata lei pure..
In breve, il padrone dei micetti ne piazza due all’Ufficio Postale, mentre al neo-impiegato finalmente ricapitano le mansioni che sa svolgere. Tra una raccomandata e un bollettino, ha sorvegliato la consegna dei micetti e ora, sorpreso, vede in coda al suo sportello il loro padrone.
- Deve fare un’altra operazione?
- No, vorrei riprovare l’annuncio stampa per l’ultimo gattino. Oppure torno domani, se il programma è ancora disabilitato.
Callisto ha sotto gli occhi un musetto e due occhioni che sembrano insieme supplicargli e promettergli affetto.
Una tranquillità sconosciuta lo attraversa.
- Lo prendo io - si sente dire.
***
Cara Mariapia,
ho saputo della scomparsa della tua mamma e, anche se non ci frequentiamo da tanto tempo, sento una stretta al cuore per te, mia vecchia amica.
La tua amicizia mi ha dato in prestito un nido accogliente e gratuito: un rifugio di vero e
di buono. Con tua mamma a fare gli onori di casa, allora.
Mi son balzate incontro – forti in mente - quelle immagini del tinello di casa tua e di noi due intente a studiare o a parlare a bassa voce di giovani “perché”.
In cucina tua mamma Lucia: le sue merende a sorpresa, dopo i salti con la corda in cortile, che anche lei faceva con noi, ogni tanto. Uno squarcio fresco che spicca sullo sfondo di una calda primavera.
Sorridente e spiritosa, lei seguiva la musica e i quiz alla radio. A volte indovinava. Era una donna in gamba! Le sarò sempre grata per le sue premure.
E il pensiero - forte - oggi va a te, amica mia lontana: sembra quasi un tenerci per mano.
Rosa
Traccia di mezzogiorno: La fobia
Anni 90.Il paese montano dispone di un unico ufficio postale che serve le tre frazioni, distanziate l’una dall’altra da tornanti che si snodano in verticale nella valle, denominate dalle strade: Frazione Bassa - Frazione Media - Frazione Alta.
Il giovane neo assunto non è del posto: viene in moto dal suo paese, distante trenta chilometri. Per l’inverno, causa neve, o anche prima, cercherà un alloggio a buon mercato.
Prima di essere un latore di corrispondenza, al mattino sta in ufficio.
Quello è il suo secondo giorno di lavoro, e sarà solo. Callisto entra in preda all’ansia. Sa che il suo direttore è malato e non verrà. Lui ha solo le basi, apprese in un corso di pochi giorni e sul lavoro il giorno prima: raccomandate, spedizioni pacchi, pagamento bollettini. Tocca a lui la consegna della posta, a fine turno.
Non ha quasi dormito, per l’agitazione che gli ha causato la telefonata del capo, la sera prima: il tranquillante non ha fatto effetto. Rigirandosi nel letto, si autodenigrava:
"Ho la zucca dura. Non è bastato ieri, non sono pronto. Come faccio se non ho la conoscenza adeguata del mio lavoro? Poi l'ho sempre saputo: sono troppo sensibile per entrare nel mondo del lavoro."
Va a accendere il computer quasi con le lacrime agli occhi. "Ma perché mi doveva capitare questo problema? Al secondo giorno di lavoro!"
Cerca di fare la respirazione col diaframma, e, inspirando e espirando, si tranquillizza un po’.
Il suo amico psicologo, quasi laureato, gli ha spiegato come affrontare la fobia sociale e lo ha istruito su due punti focali - creatività e decisionismo - partendo da esempi pratici, e aveva scelto l'ambiente della cucina. Ma Callisto era tra un amico e gli ingredienti. Si era divertito ma... "Qui non si scherza" si dice.
Il computer che ha di fronte assume il ruolo concreto del suo avversario, che di certo scoprirà i suoi punti deboli e gli impedirà di lavorare.
Si alza per aprire la porta ai clienti.
Dopo tre bollettini e altrettante raccomandate sta cominciando a rilassarsi.
Entra una donna che chiede di mandare un telegramma.
Immobile dietro allo sportello, lui fissa il vuoto e sa di essere sbiancato in viso,
In modo meccanico, si volta ad armeggiare col computer, mostrando l'operatività e la sicurezza di un impiegato navigato, ma dentro si sente morire.
Un colpo di tosse e, con la gola secca, la voce maschia e cavernosa dice:
- Mi spiace, ma la procedura è in default.
La signora è in ambasce, non sa come fare. La madre di una cara amica d’infanzia è morta: non ha il suo telefono, solo l’indirizzo di Milano dove abitavano allora. Non ha la macchina e quello è l’unico ufficio in paese.
L’impiegato, che sembra essere entrato in empatia coi crucci della cliente, le consiglia di scrivere una lettera, che è molto più personale e gradita ai parenti del defunto. Le costerà solo la busta e il francobollo. Giungerà due giorni dopo, ma quello che scriverà a mano arriverà al cuore di chi la riceve come mai la asettica lettura di un classico (e giocoforza sintetico) telegramma di condoglianze.
Nel frattempo, da una scala a chiocciola in fondo all’ufficio, alle spalle dell’impiegato, scende una donna con una caffettiera fumante e due tazzine su un vassoio. La cliente è basita dalla sorpresa.
- Sei solo, Callisto? Appena arrivato, ti ha già lasciato a reggere l’ufficio?
- Sì, signora Carla. Il signor Rossi non si sentiva bene ed è rimasto a casa.
- Gradisce lei il caffè in più? - chiede cortese la donna all’unica cliente presente.
Questa acconsente con un sorriso, mentre l’altra le spiega di avere affittato i locali alla Posta da tanti anni e, abitando da sola al piano superiore, a un certo punto ha avviato l’usanza di portare una tazzina di caffè agli impiegati al mattino.
- Sa, non abbiamo mai fatto una divisione secca tra questo piano e il mio. Basta un giro di chiavi la sera e un altro al mattino. Qui anche le Poste sono più alla buona, sa.
La cliente è favorevolmente colpita: - Non mi aspettavo un ambiente così familiare. Io è poco che abito qui. Sto alla Bassa. Mi chiamo Rosa e l’impiegato mi stava spiegando che non può farmi un telegramma per problemi tecnici, ma mi suggeriva, trattandosi di condoglianze, che è meglio una lettera, specie se si è stati in confidenza con i parenti.
- Ha ragione! - fa la Carla, dopo essersi girata a fare l‘occhiolino a Callisto.
- Venga che le racconto la mia esperienza con le condoglianze per la mia vedovanza…
Le due donne si spostano presso un tavolino alto porta-moduli, lì vicino.
Callisto vede avanzare un altro cliente a mani libere. Non una bolletta, non un avviso di raccomandata... Preoccupante.
- Buongiorno. Mi dica – chiede Callisto al nuovo entrato, incrociando le dita sotto il bancone.
- Vorrei fare un annuncio sulla stampa locale.
Un silenzio, denso del vano interrogativo – "Li facciamo noi in Posta?" - avvolge l’addetto impietrito.
- Bene – risponde a denti stretti, il gomito appoggiato al banco, la mano a reggersi la fronte, mentre, con la punta delle dita che pulsano, manovra il mouse con foga a mo’ di joystick di un gioco di arduo livello al computer, fingendo di ispezionare il remote-working. Suda freddo.
Oh, peccato… anche questo servizio non è accessibile oggi. Sa... una fascia di servizi sussidiari è in tilt. Mi spiace per lei. - fa con la giusta partecipazione nel timbro roco della voce..
- A me dispiace per i mici. Non riesco a piazzare gli ultimi tre nati e io non posso tenerli.-
- A me piacerebbe un gattino per compagnia. Ce li porti qui a vedere. – interviene la signora Carla, che ha ascoltato ed è entusiasta all’idea.
- Aspetto anch’io di vederli. Ci metterà molto? Può andare e venire? - chiede Rosa, intrigata lei pure..
In breve, il padrone dei micetti ne piazza due all’Ufficio Postale, mentre al neo-impiegato finalmente ricapitano le mansioni che sa svolgere. Tra una raccomandata e un bollettino, ha sorvegliato la consegna dei micetti e ora, sorpreso, vede in coda al suo sportello il loro padrone.
- Deve fare un’altra operazione?
- No, vorrei riprovare l’annuncio stampa per l’ultimo gattino. Oppure torno domani, se il programma è ancora disabilitato.
Callisto ha sotto gli occhi un musetto e due occhioni che sembrano insieme supplicargli e promettergli affetto.
Una tranquillità sconosciuta lo attraversa.
- Lo prendo io - si sente dire.
***
Cara Mariapia,
ho saputo della scomparsa della tua mamma e, anche se non ci frequentiamo da tanto tempo, sento una stretta al cuore per te, mia vecchia amica.
La tua amicizia mi ha dato in prestito un nido accogliente e gratuito: un rifugio di vero e
di buono. Con tua mamma a fare gli onori di casa, allora.
Mi son balzate incontro – forti in mente - quelle immagini del tinello di casa tua e di noi due intente a studiare o a parlare a bassa voce di giovani “perché”.
In cucina tua mamma Lucia: le sue merende a sorpresa, dopo i salti con la corda in cortile, che anche lei faceva con noi, ogni tanto. Uno squarcio fresco che spicca sullo sfondo di una calda primavera.
Sorridente e spiritosa, lei seguiva la musica e i quiz alla radio. A volte indovinava. Era una donna in gamba! Le sarò sempre grata per le sue premure.
E il pensiero - forte - oggi va a te, amica mia lontana: sembra quasi un tenerci per mano.
Rosa