Morte a Ostuni
Posted: Sat Sep 25, 2021 9:56 am
Commento a "Soprattutto" di Ippolita
La foglia d’edera s’allungava fin quasi a sfiorare la tazza di tè. Il giardino era lasciato, volutamente, in leggero disordine. Sfogliava Graham Greene, chiedendosi cosa si fosse perso, in tutti quegli anni. Non era mai stato un gran lettore. Pensò che, in fondo, non s’era perso nulla. Soltanto parole. Portò la manica del maglioncino beige dietro la spalla. Iniziava a diventare freddo, per prendere il tè in giardino, ma gli piaceva la vista dell’acero rosso piantato sul panorama marino.
Si chiese se non fosse arrivato il momento di fare un passeggiata. Il medico s’era raccomandato di camminare almeno una volta al giorno. Lui non capiva bene in senso, di quella raccomandazione, ma aveva sempre seguito il consiglio dei medici. Tutto sommato, lo avevano ben conservato, fino a giorno della pensione e oltre. Controllò se i lacci delle scarpe da tennis bianche fossero sistemati.
Quando fu alla reception, l’addetto, in buon inglese, per quanto carico d’accento, gli chiese se dovesse chiamargli l’ncc o preferisse camminare.
«Weather’s nice today. Andrò a piedi.»
«Ha qualche preferenza sulla cena?»
«L’importante è che ci siano quelle deliziose burratine.»
«Non mancheranno» rispose il ragazzo, sorridendo. Lo aveva preso in simpatia. Era giovane, sperava di far carriera. Studiava sempre, quando non era impegnato coi clienti dell’albergo. Paul approvava quell’atteggiamento. Anche lui era stato così.
Il paesaggio di Ostuni s’alternava con le sue ombre e le sue luci, modulando la tonalità di quello dello spirito. Lui e Sara si erano ripromessi che avrebbero trascorso gli ultimi giorni in una campagna del Sud Italia. Che avrebbero preso magari una masseria insieme, come facevano in tanti della loro cerchia sociale (non è male fare come fanno tutti. Risparmia tempo), che lui “finalmente” avrebbe avuto tempo per leggere e che lei avrebbe zappettato un orto. Come sempre accade, Dio aveva altri piani. Però aveva tenuto fede alla promessa data alla moglie morente. Niente masseria. Che senso avrebbe avuto? Un comodo hotel andava bene.
Arrivò fino a corso Vittorio Emanuele II. Si sedette a una panchina, per godere dal panorama da una diversa angolazione. Cominciò a sfogliare il libro, ma forse, ormai, la sua mente era troppo distante da quello che, per qualche momento, a Graham Greene era sembrato così importante dire, e così importante che tutti leggessero. Molto più interessanti le notizie da Londra. Ogni tanto, sentiva ancora con uno dei soci dello studio. Gli piaceva sentire come la cose procedevano al lavoro e, se poteva, dispensare qualche buon consiglio, da anziano saggio.
“Come va col golf?” gli scrisse uno dei soci, per gentilezza.
“Mi difendo.”
“Incontrato qualcuno d’interessante?”
“Una donna.”
Al golf, come al solito, tutti volevano parlare d’affari. Gli uomini d’affari della zona avevano registrato che, a Londra, Paul era stato qualcosa d’importante, ma che al momento, in fondo, non era nessuno e non era utile quasi a niente, perché i loro affari passavano per altri circuiti. Lo tenevano a giocare con loro per buona educazione e gli facevano ogni giorno le stesse domande. Se gli piacesse Ostuni. Come fosse il tempo. Se avesse assaggiato le deliziose burratine.
Si chiese se fosse il caso di fare un giro in spiaggia. Teoricamente, sarebbe dovuto tornare in albergo per pranzo, per poi andare al golf nel pomeriggio. Non era sicuro di voler vedere nessuno, ma aveva anche promesso a Sara, fra le altre cose, che non sarebbe diventato un recluso.
Non aveva voglia di ritornare a piedi, ma neanche di chiamare l’ncc. Vide una di quelle simpatiche apette risalire. Aveva sempre prenderne una. Fece un fischio e alza festosamente un braccio, sentendosi ragazzo, per un momento. L’ape si accostò.
«Dove va?»
Gli disse il nome dell’albergo.
«Vuole fare un giro nel centro storico, prima?»
«Lo conosco bene. Mi porti a casa.»
Salì dietro, cominciando a farsi sballottolare sull’acciottolato. L’autista era gentile, sorrideva. Erano sempre così, con gli stranieri. Speravano in una mancia. Non sarebbe stato deluso.
Il giorno prima, era arrivata all’albergo una coppia di inglesi con una figlioletta. Sperava lo ignorassero (aveva avuto a che fare con inglesi per tutta la vita, e non li aveva mai apprezzati particolarmente), ma gli estesero un invito tramite il caposala. Gente di mondo, anche loro. Da prima ne fu infastidito, ma poi si ricordò cosa gli aveva detto Sara.
«Di cosa vi occupate?» chiese, sedutosi a tavola con loro, dopo i primi convenevoli.
«Lavoriamo nel terzo settore. Io nel comparto informatico, mentre mia moglie è il mio capo. Mi ha tirato lei dentro, prima ero freelance un po’ disperato.»
«Terzo settore. A quale causa umanitaria vi siete dati?» chiese Paul alla moglie, individuata automaticamente come la più interessante della coppia.
«Volontari senza frontiere. Lavoriamo in appoggio alle principali organizzazioni di settore.»
«Mi faccia indovinare. Fate da tramite fra i volontari e chi ne ha bisogno.»
«Esatto» rispose la donna inglese, continuando a scorrere con gli occhi il menu.
Paul intuì che dovevano essere dei pescecani. Spellavano le famiglie di ragazzi volenterosi e confusi, in cerca della realizzazione dei loro ideali romantici, ma anche di qualcosa di sostanzioso da mettere nel curriculum. Lei doveva essere la più scaltra dei due. Il marito sembrava più inconsapevole. Di sicuro votavano a sinistra.
La figlioletta gli chiese quanti anni avesse.
«Non si fanno certe domande…» la redarguì la madre.
«Non importa. Vado per i settanta.»
«Non li dimostra.»
«Non ho mai lavorato veramente.»
Risero.
«Ordinate le burratine…» suggerì. La figlioletta aveva gli occhiali e seguiva tutta la conversazione dei grandi con fare attento. Paul immaginò che, di lì a una quindicina anni, sarebbe diventato un personaggio di uno dei suoi libri. Dopo una certa soglia reddito, sembra che l’unico contributo che uno possa dare all’umanità sia scrivere un libro.
«Nel pomeriggio viene in spiaggia con noi?»
«Partecipo a un torneo di golf.»
«Non sapevo che qui ci fosse un campo.»
«Non è male. Non come i nostri, certo.»
«Cena con noi?»
«Certo» rispose Paul.
Compagnia, aveva detto Sara. Conosceva le sue tendenze misantrope. In fondo, quella coppia non era male. Il marito, che vestiva ancora come un ragazzo, gli ricordava uno di quei cuccioloni… un golden retriver. Si complimentò, fra sé e sé, del paragone. Forse anche lui avrebbe potuto scrivere un libro.
Le donne italiane sono mediamente più intelligenti dei loro compagni. Trovava che le ostunesi, poi, avessero un grande senso del business.
«Settembre a Ostuni» disse la donna italiana, ottima golfista, mentre perdevano un tè freddo insieme, dopo che avevano smesso di giocare. Aveva i capelli rossi, di una sfumatura simile a quella dell’acero del giardino dell’hotel.
«Non è male, vero?»
«È il periodo migliore.»
«Quanto si ferma?»
«Sine die…»
«In inverno non starei qui.»
«Dove andrebbe?»
«Se fossi in pensione, come lei? Andrei in un luogo caldo.»
«Pare che potrei non vedere una nuova estate.»
«Mi spiace sentirlo.»
«Va bene. Ne ho viste tante. Presto sarò di nuovo con mia moglie.»
«Sua moglie la raggiunge?»
«Ora è in Paradiso.»
La donna sorrise.
«Crede nel Paradiso?»
«Cos’ho da perdere?»
«Mi sembra un buon atteggiamento.»
«Cosa farà, adesso?»
«Pensavo di passeggiare lungo la spiaggia.»
«Una camminata solitaria.»
«Sì. Guardare l’orizzonte. Riflettere su ciò di buono e di meno buono ho combinato nella mia vita.»
«Avete avuto figli?»
«Una.»
«Cosa fa?»
«Lavora nel pubblico. Come Sara.»
«Una figlia di successo. Un’onorata carriera. Una moglie di cui è ancora innamorato. La confesso che la invidio.»
Paul non credeva d’essere mai stato un sentimentale, ma avvertì un groppo alla gola.
«Nessuno può invidiare la mia situazione attuale. Glielo assicuro.»
«Perché è a Ostuni?»
«Un buono posto per vivere di memorie» disse, guardando il vento carezzare l'erba dei campi fuori dalla finestra del bar. «Ma, ora, mi parli di lei» continuò, con l’abituale accortezza.
La foglia d’edera s’allungava fin quasi a sfiorare la tazza di tè. Il giardino era lasciato, volutamente, in leggero disordine. Sfogliava Graham Greene, chiedendosi cosa si fosse perso, in tutti quegli anni. Non era mai stato un gran lettore. Pensò che, in fondo, non s’era perso nulla. Soltanto parole. Portò la manica del maglioncino beige dietro la spalla. Iniziava a diventare freddo, per prendere il tè in giardino, ma gli piaceva la vista dell’acero rosso piantato sul panorama marino.
Si chiese se non fosse arrivato il momento di fare un passeggiata. Il medico s’era raccomandato di camminare almeno una volta al giorno. Lui non capiva bene in senso, di quella raccomandazione, ma aveva sempre seguito il consiglio dei medici. Tutto sommato, lo avevano ben conservato, fino a giorno della pensione e oltre. Controllò se i lacci delle scarpe da tennis bianche fossero sistemati.
Quando fu alla reception, l’addetto, in buon inglese, per quanto carico d’accento, gli chiese se dovesse chiamargli l’ncc o preferisse camminare.
«Weather’s nice today. Andrò a piedi.»
«Ha qualche preferenza sulla cena?»
«L’importante è che ci siano quelle deliziose burratine.»
«Non mancheranno» rispose il ragazzo, sorridendo. Lo aveva preso in simpatia. Era giovane, sperava di far carriera. Studiava sempre, quando non era impegnato coi clienti dell’albergo. Paul approvava quell’atteggiamento. Anche lui era stato così.
Il paesaggio di Ostuni s’alternava con le sue ombre e le sue luci, modulando la tonalità di quello dello spirito. Lui e Sara si erano ripromessi che avrebbero trascorso gli ultimi giorni in una campagna del Sud Italia. Che avrebbero preso magari una masseria insieme, come facevano in tanti della loro cerchia sociale (non è male fare come fanno tutti. Risparmia tempo), che lui “finalmente” avrebbe avuto tempo per leggere e che lei avrebbe zappettato un orto. Come sempre accade, Dio aveva altri piani. Però aveva tenuto fede alla promessa data alla moglie morente. Niente masseria. Che senso avrebbe avuto? Un comodo hotel andava bene.
Arrivò fino a corso Vittorio Emanuele II. Si sedette a una panchina, per godere dal panorama da una diversa angolazione. Cominciò a sfogliare il libro, ma forse, ormai, la sua mente era troppo distante da quello che, per qualche momento, a Graham Greene era sembrato così importante dire, e così importante che tutti leggessero. Molto più interessanti le notizie da Londra. Ogni tanto, sentiva ancora con uno dei soci dello studio. Gli piaceva sentire come la cose procedevano al lavoro e, se poteva, dispensare qualche buon consiglio, da anziano saggio.
“Come va col golf?” gli scrisse uno dei soci, per gentilezza.
“Mi difendo.”
“Incontrato qualcuno d’interessante?”
“Una donna.”
Al golf, come al solito, tutti volevano parlare d’affari. Gli uomini d’affari della zona avevano registrato che, a Londra, Paul era stato qualcosa d’importante, ma che al momento, in fondo, non era nessuno e non era utile quasi a niente, perché i loro affari passavano per altri circuiti. Lo tenevano a giocare con loro per buona educazione e gli facevano ogni giorno le stesse domande. Se gli piacesse Ostuni. Come fosse il tempo. Se avesse assaggiato le deliziose burratine.
Si chiese se fosse il caso di fare un giro in spiaggia. Teoricamente, sarebbe dovuto tornare in albergo per pranzo, per poi andare al golf nel pomeriggio. Non era sicuro di voler vedere nessuno, ma aveva anche promesso a Sara, fra le altre cose, che non sarebbe diventato un recluso.
Non aveva voglia di ritornare a piedi, ma neanche di chiamare l’ncc. Vide una di quelle simpatiche apette risalire. Aveva sempre prenderne una. Fece un fischio e alza festosamente un braccio, sentendosi ragazzo, per un momento. L’ape si accostò.
«Dove va?»
Gli disse il nome dell’albergo.
«Vuole fare un giro nel centro storico, prima?»
«Lo conosco bene. Mi porti a casa.»
Salì dietro, cominciando a farsi sballottolare sull’acciottolato. L’autista era gentile, sorrideva. Erano sempre così, con gli stranieri. Speravano in una mancia. Non sarebbe stato deluso.
Il giorno prima, era arrivata all’albergo una coppia di inglesi con una figlioletta. Sperava lo ignorassero (aveva avuto a che fare con inglesi per tutta la vita, e non li aveva mai apprezzati particolarmente), ma gli estesero un invito tramite il caposala. Gente di mondo, anche loro. Da prima ne fu infastidito, ma poi si ricordò cosa gli aveva detto Sara.
«Di cosa vi occupate?» chiese, sedutosi a tavola con loro, dopo i primi convenevoli.
«Lavoriamo nel terzo settore. Io nel comparto informatico, mentre mia moglie è il mio capo. Mi ha tirato lei dentro, prima ero freelance un po’ disperato.»
«Terzo settore. A quale causa umanitaria vi siete dati?» chiese Paul alla moglie, individuata automaticamente come la più interessante della coppia.
«Volontari senza frontiere. Lavoriamo in appoggio alle principali organizzazioni di settore.»
«Mi faccia indovinare. Fate da tramite fra i volontari e chi ne ha bisogno.»
«Esatto» rispose la donna inglese, continuando a scorrere con gli occhi il menu.
Paul intuì che dovevano essere dei pescecani. Spellavano le famiglie di ragazzi volenterosi e confusi, in cerca della realizzazione dei loro ideali romantici, ma anche di qualcosa di sostanzioso da mettere nel curriculum. Lei doveva essere la più scaltra dei due. Il marito sembrava più inconsapevole. Di sicuro votavano a sinistra.
La figlioletta gli chiese quanti anni avesse.
«Non si fanno certe domande…» la redarguì la madre.
«Non importa. Vado per i settanta.»
«Non li dimostra.»
«Non ho mai lavorato veramente.»
Risero.
«Ordinate le burratine…» suggerì. La figlioletta aveva gli occhiali e seguiva tutta la conversazione dei grandi con fare attento. Paul immaginò che, di lì a una quindicina anni, sarebbe diventato un personaggio di uno dei suoi libri. Dopo una certa soglia reddito, sembra che l’unico contributo che uno possa dare all’umanità sia scrivere un libro.
«Nel pomeriggio viene in spiaggia con noi?»
«Partecipo a un torneo di golf.»
«Non sapevo che qui ci fosse un campo.»
«Non è male. Non come i nostri, certo.»
«Cena con noi?»
«Certo» rispose Paul.
Compagnia, aveva detto Sara. Conosceva le sue tendenze misantrope. In fondo, quella coppia non era male. Il marito, che vestiva ancora come un ragazzo, gli ricordava uno di quei cuccioloni… un golden retriver. Si complimentò, fra sé e sé, del paragone. Forse anche lui avrebbe potuto scrivere un libro.
Le donne italiane sono mediamente più intelligenti dei loro compagni. Trovava che le ostunesi, poi, avessero un grande senso del business.
«Settembre a Ostuni» disse la donna italiana, ottima golfista, mentre perdevano un tè freddo insieme, dopo che avevano smesso di giocare. Aveva i capelli rossi, di una sfumatura simile a quella dell’acero del giardino dell’hotel.
«Non è male, vero?»
«È il periodo migliore.»
«Quanto si ferma?»
«Sine die…»
«In inverno non starei qui.»
«Dove andrebbe?»
«Se fossi in pensione, come lei? Andrei in un luogo caldo.»
«Pare che potrei non vedere una nuova estate.»
«Mi spiace sentirlo.»
«Va bene. Ne ho viste tante. Presto sarò di nuovo con mia moglie.»
«Sua moglie la raggiunge?»
«Ora è in Paradiso.»
La donna sorrise.
«Crede nel Paradiso?»
«Cos’ho da perdere?»
«Mi sembra un buon atteggiamento.»
«Cosa farà, adesso?»
«Pensavo di passeggiare lungo la spiaggia.»
«Una camminata solitaria.»
«Sì. Guardare l’orizzonte. Riflettere su ciò di buono e di meno buono ho combinato nella mia vita.»
«Avete avuto figli?»
«Una.»
«Cosa fa?»
«Lavora nel pubblico. Come Sara.»
«Una figlia di successo. Un’onorata carriera. Una moglie di cui è ancora innamorato. La confesso che la invidio.»
Paul non credeva d’essere mai stato un sentimentale, ma avvertì un groppo alla gola.
«Nessuno può invidiare la mia situazione attuale. Glielo assicuro.»
«Perché è a Ostuni?»
«Un buono posto per vivere di memorie» disse, guardando il vento carezzare l'erba dei campi fuori dalla finestra del bar. «Ma, ora, mi parli di lei» continuò, con l’abituale accortezza.