[MI154] Il decadimento del falso vuoto

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Traccia di mezzogiorno

È cominciato alla pista d’atletica leggera dietro la scuola. Tenevo la coppa stretta tra le mani, il sudore che mi imperlava la fronte, il cuore che galoppava in petto, e guardavo dal podio la folla esultante sugli spalti, ancora incredula di aver vinto. È accaduto in un battito di ciglia: le tribune, e tutte le persone sopra di esse, sono svanite sotto i miei occhi. Urla si sono sollevate al cielo, mentre la realtà veniva consumata pezzo dopo pezzo. Niente più prato, niente più cielo, niente.
La coppa mi è scivolata lentamente dalle mani. Sono scesa dal podio e mi sono girata dall’altra parte, dove le persone si stavano già accalcando alla rete che delimitava la pista, strillando e piangendo. I miei genitori erano su quelle tribune. I miei amici. Dov’erano adesso?
Presa la rincorsa, mi sono aggrappata alla rete con un salto e l’ho scavalcata. Alle mie spalle, sempre più persone si radunavano alla recinzione, ma solo una piccola parte riusciva a passare perché la agitavano e si tiravano giù l’un l’altro nel tentativo di uscire per primi. C’erano professori, compagni di classe, ragazzi che conoscevo, e dietro di loro il vuoto avanzava. Ho dato loro le spalle, ricacciando indietro le lacrime, e ho iniziato a correre.
Un’auto ha inchiodato quando gli ho tagliato la strada, e l’autista mi ha suonato il clacson, ma il suo volto si è tramutato in una maschera di orrore quando ha visto da cosa stavo scappando. Ha cercato di fare manovra, ma per il panico si è schiantato contro un albero. Mi sono voltata brevemente a guardarlo mentre scendeva dalla portiera, ma era già troppo tardi, ed è scomparso insieme all’auto, all’albero, alla strada e a tutto il resto. C’era la mia scuola, laggiù; adesso non c’era più neanche un “laggiù”.
Le mie gambe andavano da sole, sicure; le scarpe da corsa picchiavano con regolarità sul marciapiede; i capelli stavano iniziando a uscire dalla coda ma non avevo tempo per sistemarla. Altre persone stavano correndo con me, mentre in strada le auto erano ferme in colonna e le biciclette vi facevano lo slalom, e dai palazzi a bordo strada si sentivano grida, e qualcuno si lanciava dalle finestre. Guardavo dritto, dritto avanti a me, e pensavo solo a correre e a lasciarmi alle spalle tutto il resto. Ero nata per correre, mi ripetevo, sarebbe andato tutto bene.
«Cosa sta succedendo?» Mi ha gridato un uomo che stava correndo accanto a me, il fiato corto. Era il commesso della pasticceria in cui mi fermavo tutte le mattine. Ho scosso semplicemente la testa, senza rispondere. Lui è inciampato nelle cassette esposte davanti al fruttivendolo, rovinando tra mele, pomodori e grappoli d’uva. Le mie gambe non hanno rallentato.
Non potevo permettermi di chiedermi cosa fosse quella cosa, dove stavano finendo le persone, dov’era iniziato e dove si sarebbe concluso, se mai si sarebbe concluso. Mi sono fermata solo quando ho visto un corpo sul marciapiede davanti a me, scavalcato dalla folla in fuga. Una donna immobile, rannicchiata, stringeva tra le braccia un bambino. Erano la madre e il fratellino di un mio amico. Doveva essersi gettata dalla finestra col bambino ma, in un ultimo moto materno, doveva averlo protetto dall’impatto col suo corpo. Il piccolo piangeva a squarciagola.
Dietro di noi, il paese stava scomparendo: solo vuoto fino all’orizzonte, dove prima c’erano edifici, strade, parchi. Ed era veloce. Ho preso il bambino in braccio e ho ricominciato a correre. Non mi ha neanche guardato e ha continuato a strillare, e io non gli ho detto nulla. Non c’erano parole che avrebbero messo a posto le cose, solo le gambe potevano.
Dopo poco, però, è arrivata la fatica, e ho rallentato notevolmente. Quando ho visto avvicinarsi una persona in moto, ho gridato «ti prego!», porgendogli il piccolo, ma è sfrecciato via senza uno sguardo. Ho dovuto fermarmi a riprendere fiato, mettendo giù il bambino. I suoi occhi grandi hanno incrociato i miei, mentre le labbra gli tremavano, e il vuoto si avvicinava. Ho lasciato che la sua manina scivolasse dalla mia, e ho ripreso a correre senza guardarmi indietro.
Non so per quanto tempo ho corso; so solo che nel vento che mi muoveva i capelli, il cuore che batteva impazzito, le gambe che bruciavano per l’acido lattico, i piedi che facevano male, non c’era spazio per la paura. Ma per quanto sono veloce, non posso esserlo più del destino.
È un istante quello in cui mi fermo e realizzo che il vuoto non è più solo dietro di me, ma è anche davanti, è anche a lato, e si avvicina. Presto il fatto che ho abbandonato il bambino non avrà più importanza, non avrà più significato. Vorrei avere in tasca il telefono per mandare un ultimo messaggio a mia madre. Che pensiero irrazionale, sorrido. È la fine del mondo, o qualcuno si è salvato? E anche se fosse, a me cosa cambierebbe? C’è qualcosa ad attendermi, dopo, o è la fine di tutto? La mia coscienza vivrà in eterno, o sta per spegnersi come le luci di un palcoscenico? Vorrei avere qualche ultimo pensiero profondo, un’eredità da lasciare al mondo, ma

       In fisica quantistica, un falso vuoto è un vuoto ipotetico che è metastabile: è stabile, ma non nello stato più stabile possibile. Potrebbe permanere a lungo in questo stato, ma potrebbe anche decadere in uno stato più stabile, in un evento noto come “decadimento del falso vuoto”. Se il nostro universo fosse in uno stato di falso vuoto, il decadimento potrebbe accadere per nucleazione di una bolla: se una piccola regione dell’universo raggiungesse un vuoto più stabile attraverso fluttuazioni quantistiche casuali, la bolla si espanderebbe fino a inglobare l’intero universo. Gli effetti potrebbero implicare la completa cessazione delle forze fondamentali e la distruzione di tutte le particelle.

Ho commesso una piccola imprecisione, rallentando il vuoto abbastanza da permettere alla protagonista di scappare per un po’: in realtà potremmo star sottovalutando le probabilità che l’universo finisca in tal modo proprio poiché la bolla si espanderebbe alla velocità della luce e ogni informazione su questo evento non potrebbe fisicamente raggiungerci fino all’istante in cui anche noi saremo scomparsi  :)
https://en.wikipedia.org/wiki/False_vacuum_decay

Re: [MI154] Il decadimento del falso vuoto

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Interpretazione originale della traccia. Come chiarisci, hai dovuto forzare un po' la fisica, ma l'affanno della corsa è ben reso, come l'orrore del vuoto che insegue, precede, circonda. Efficace l'ambientazione catastrofica e convincenti  le reazioni dei personaggi di contorno. Un buon testo.
E sì, nella situazione più straordinaria, la quotidianità resiste...
"i capelli stavano iniziando a uscire dalla coda ma non avevo tempo per sistemarla"
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com

Re: [MI154] Il decadimento del falso vuoto

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Ciao@Mina ben trovato. 
Sai che ho un genero che è un fisico quantistico e quando parla io dopo un po’ perdo ogni riferimento mentale e finisco a navigare nell’inverosimile.
La meccanica quantistica è così, è troppo controintuitiva per la nostra mente newtoniana. Tu hai provato a riportarla a un livello per noi comprensibilie , l’hai forzata un po’, è vero perché se quel vuoto si materializzasse (perdona l’ossimoro) non ci sarebbe velocità che possa salvare. 
In pratica hai creato un’ambientazione quantistica per raccontare una fuga, fuga che potrebbe esssere da un attentato (io avevo inteso questo in un primo l’omento) o un evento naturale più “comune” come un terremoto per dire. 
Mi incuriosisce la scelta. Rende indubbiamente il racconto più originale, ma un po’ mi lascia perplessa: se il focus è la corsa perché inserirla in una situazione così avulsa dalla nostra realtà? (Dalla nostra fisica)
C’è un significato che mi sfugge o è una scelta dettata dal piacere dell’originalità?  

Re: [MI154] Il decadimento del falso vuoto

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Mina ha scritto: dov’era iniziato e dove si sarebbe concluso, se mai si sarebbe fosse concluso. 
Mina ha scritto: I suoi occhi grandi hanno incrociato i miei, mentre le labbra gli tremavano, e il vuoto si avvicinava. Ho lasciato che la sua manina scivolasse dalla mia, e ho ripreso a correre senza guardarmi indietro.
Mi chiedevo se non fosse il terreno ad accogliere il bambino senza danno, dato che il protagonista, non avendo il tempo di voltarsi, 
non poteva neanche vedere a che punto fosse il vuoto. 
Mina ha scritto: so solo che nel vento che mi muoveva i capelli, il cuore che batteva impazzito, le gambe che bruciavano per l’acido lattico, i piedi che facevano male, non c’era spazio per la paura
ti suggerisco:
"so solo che, tra il vento che"  ecc. ecc.
Mina ha scritto: un’eredità da lasciare al mondo, ma
Visto che è la fine del racconto, non ci va una punteggiatura finale? I tre puntini o il punto fermo?

Bravo, @Mina  :)

Un racconto surreale, con l'appoggio del "decadimento del falso vuoto" che gli dà una marcia in più.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI154] Il decadimento del falso vuoto

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Ciao @Mina  e ben ritrovato.
Mi è piaciuta questa fuga dal Grande Nulla che avanza. Io sono uno che ama i particolari, mi sarebbe piaciuto addentrarmi di più in alcune descrizioni, dare l’idea di un mondo ai suoi ultimi istanti; cioè, tu hai descritto varie situazioni, anche particolareggiate, come l’uomo in macchina, la madre, il bambino, il motociclista, illustrato lo scioglimento della coda dei capelli della ragazza, la sua mancanza di tempo nel pensare di aggiustarla (una mancanza di tempo davvero letterale a questo punto…). Io intenderei una maggiore immersione in persone, nel loro sguardo, sentimenti e sensazioni, consapevoli che sono le ultime cose che stanno guardando, sentendo, provando. Un po’ come le impressioni degli ultimi passi di un condannato a morte. Le ultime cose che vede intorno penso che esplodano e si dilatino nel suo cervello, nella sua coscienza, assumano connotazioni ricche di particolari che nella vita normale è difficile immaginare…
Molto interessante anche la spiegazione quantistica, nella quale non sono competente e dove talvolta attingo inopinatamente e in maniera inopportuna per cercare di spiegare a me stesso, solo a me stesso, il mistero dell’esistenza.
Nella mia idea contorta figurati che amo pensare certamente a una Terra di miliardi infiniti di anni, di miliardi di civiltà ma, come se non bastasse, anche a una Terra infinita, in espansione da un’eternità e noi siamo un punto nell’Universo-Terra in questo senso e le stelle… sono sempre Terra e gli ufo non sono alieni ma vengono sempre dalla Terra… distanze impensabili oltre i confini antartici…
Quando si dice che le visioni hanno effetti psichedelici…
A rileggerti con piacere.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI154] Il decadimento del falso vuoto

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Che mina di racconto! Perdonami il gioco di parole, ma non c'era un modo migliore di rendere l'affanno e la corsa, se non questo racconto. Funziona tutto. Anche la spiegazione finale. Che non è uno spiegone e l'hai messo giustamente in spoiler, in quanto ci dice qualcosa in più su quello che succede, buono per la nostra conoscenza, ma non per la fruizione dell'opera. Piaciuto molto! Complimenti <3

Re: [MI154] Il decadimento del falso vuoto

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Grazie a tutti del passaggio e dei preziosissimi commenti  :love:
Cicciuzza ha scritto: Mi incuriosisce la scelta. Rende indubbiamente il racconto più originale, ma un po’ mi lascia perplessa: se il focus è la corsa perché inserirla in una situazione così avulsa dalla nostra realtà? (Dalla nostra fisica)
C’è un significato che mi sfugge o è una scelta dettata dal piacere dell’originalità? 
Ho scelto una situazione del tutto ineluttabile, di fronte alla quale non resta alcuno spazio per la speranza. È vero, avrei potuto scegliere qualcosa di più vicino alla realtà ma altrettanto catastrofico, ma penso che niente avrebbe allo stesso modo reso il bisogno senza termine di scappare e il terrore che anche il resto del mondo stia scomparendo, che tutto ciò che l'umanità ha costruito, proprio tutto, possa svanire in un soffio. Allo stesso tempo, sono interessato a un tipo di narrazione "horror", perciò l'elemento sovrannaturale e inspiegabile penso calzi 
Poeta Zaza ha scritto: Visto che è la fine del racconto, non ci va una punteggiatura finale? I tre puntini o il punto fermo?
Non ha fatto in tempo, è scomparsa prima  :asd:

Re: [MI154] Il decadimento del falso vuoto

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Mina ha scritto: dom set 19, 2021 11:33 pmcapelli stavano iniziando a uscire dalla coda ma non avevo tempo per sistemarla
Wow. Accenno impeccabile a una situazione oltremodo scomoda.
Mina ha scritto: dom set 19, 2021 11:33 pmPresto il fatto che ho abbandonato il bambino non avrà più importanza, non avrà più significato.
Un eccellente racconto, che mi ha ricordato il "Nulla" de La storia infinita.
Scrittura ottima, traccia rispettata alla perfezione, boa inserita con magistrale naturalezza. 
Bravissimo, @Mina.
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: [MI154] Il decadimento del falso vuoto

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Ciao @Mina,
ho letto il tuo racconto quasi trattenendo il fiato: mi piace questa corsa disperata, il tempo che scivola via e che non basta nemmeno per aggiustarsi la coda, nemmeno per capire davvero ciò che accade... e tanti piccoli particolari che hanno reso la lettura del testo una bella esperienza carica di emozioni!
Se non lo hai fatto ti consiglio di leggere La vita di Chuck di King: anche qui la realtà si sgretola e sparisce (anche se il perchè è diverso...).
Insomma, già il fatto che mi hai ricordato il Re spero basti a farti capire quanto mi sia piaciuto il tuo racconto!
Complimenti!

Re: [MI154] Il decadimento del falso vuoto

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ciao @Mina . Non ho potuto partecipare a causa di impegni...

Ho l'abitudine di leggere e commentare tutti a ogni contest, ma questa volta, sempre per impegni, commento solo il pezzo vincitore.

Non avendo letto i racconti in gara ma solo appena sbirciato sui titoli, mi pare che tu sia stata l'unica a prendere la traccia delle " gambe levate" :P

Diciamo che il tuo pezzo è una variante del celebre " Neverending story", La storia infinita": te la ricordi?
Il vuoto avanzava distruggendo tutto e divorando il mondo intero di fantasilandia, dato che non si trovava una persona capace di credere al mondo fatato...
Il tuo vuoto che divorato tutto potrebbe essere una variante al tema, dove la distruzione viene da una teoria scientifica.
Spero che rimanga solo una teoria da che si autodistruggerà in quel lampo di un milionesimo di secondo, lasciando il mondo intatto e salvo..

Quindi, ti darei il mio voto solo solo per come hai rappresentato questa corsa e la traccia... per quanto riguarda la trama... non saprei.

Comunque, complimenti per il podio... ciao a presto
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI154] Il decadimento del falso vuoto

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Mina ha scritto: È cominciato alla pista d’atletica leggera dietro la scuola. Tenevo la coppa stretta tra le mani, il sudore che mi imperlava la fronte, il cuore che galoppava in petto, e guardavo dal podio la folla esultante sugli spalti, ancora incredula di aver vinto. È accaduto in un battito di ciglia: le tribune, e tutte le persone sopra di esse, sono svanite sotto i miei occhi. Urla si sono sollevate al cielo, mentre la realtà veniva consumata pezzo dopo pezzo. Niente più prato, niente più cielo, niente.
La coppa mi è scivolata lentamente dalle mani. Sono scesa dal podio e mi sono girata dall’altra parte, dove le persone si stavano già accalcando alla rete che delimitava la pista, strillando e piangendo. I miei genitori erano su quelle tribune. I miei amici. Dov’erano adesso?
Presa la rincorsa, mi sono aggrappata alla rete con un salto e l’ho scavalcata. Alle mie spalle, sempre più persone si radunavano alla recinzione, ma solo una piccola parte riusciva a passare perché la agitavano e si tiravano giù l’un l’altro nel tentativo di uscire per primi. C’erano professori, compagni di classe, ragazzi che conoscevo, e dietro di loro il vuoto avanzava. Ho dato loro le spalle, ricacciando indietro le lacrime, e ho iniziato a correre.
Ecco dove il tuo racconto mi è piaciuto moltissimo. @Mina,  sono solo circa 200 parole dove c'è tutto quello che serve: Protagonista, ambientazione, il passaggio da una situazione normale allo sviluppo di un pericolo, per di più un pericolo incalzante.
Il protagonista può solo correre per risolvere e affrontare il vuoto. Dopo queste prime duecento parole, noi lettori siamo lì, siamo la ragazza che corre e ne empatiziamo le emozioni fino alla fine.
Che dire, in giro ci sono persone che giurerebbero che questo non si può fare, con a disposizione così pochi caratteri, invece tu lo hai fatto, con stile ed eleganza.  Mi hai fatto venire il fiatone, tu sicuramente sai scrivere e coinvolgere il lettore come pochi. Complimenti.

Re: [MI154] Il decadimento del falso vuoto

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Alba359 ha scritto: Ecco dove il tuo racconto mi è piaciuto moltissimo. @Mina,  sono solo circa 200 parole dove c'è tutto quello che serve: Protagonista, ambientazione, il passaggio da una situazione normale allo sviluppo di un pericolo, per di più un pericolo incalzante.
Il protagonista può solo correre per risolvere e affrontare il vuoto. Dopo queste prime duecento parole, noi lettori siamo lì, siamo la ragazza che corre e ne empatiziamo le emozioni fino alla fine.
Che dire, in giro ci sono persone che giurerebbero che questo non si può fare, con a disposizione così pochi caratteri, invece tu lo hai fatto, con stile ed eleganza.  Mi hai fatto venire il fiatone, tu sicuramente sai scrivere e coinvolgere il lettore come pochi. Complimenti.
Grazie infinite  :arrossire: queste parole mi commuovono, specialmente dette da te  :D

Re: [MI154] Il decadimento del falso vuoto

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Guardavo dritto, dritto avanti a me
Preferisco un semplice guardavo dritto avanti a me, senza ripetizione. Ma è questione di lana caprina

Ciao, @Mina . Io sta piattaforma la odio, non riesco a mettere la citazione dopo il ciao e il commento generale. Vabbeh...
Torno dopo un po' d'assenza, e mi sembrava d'obbligo leggere e commentare i vincitori. Magari faccio due commenti brevi al posto di uno lungo. Anche perché appunti sulla scrittura non è che ne abbia, e conoscendo @aladicorvo  difficile che ne abbia nei suoi confronti.
 Allora, allora... partiam da due premesse. La prima: lo sto leggendo come un racconto a sé stante senza conoscere la traccia, preferisco così per capire se tiene da sé. In secundis, non ho letto gli altri commenti (non ho tempo, devo postare tra poco) e magari ripeterò cose già dette.
Ho una sensazione prepotentissima: hai raccontato un sogno. Mi sbaglio? Ci ho preso?
Tu sei quasi sempre onirico, o comunque molto fantasioso, ma stavolta mi sembra proprio un sogno, con la classica paura del vuoto che poi fa svegliare di soprassalto. E il perché è presto detto: gli elementi che hai inserito, i personaggi, gli accadimenti, mi sembrano buttati un po' lì, in maniera confusa e incoerente come fa il sogno. No, non è un complimento e non lo reputo il migliore dei tuoi racconti, anche se hai vinto. Eccallà, torno e già rompo il caspio con la mia spada laser. Ma se mi conosci sai come sono (e mi eviti): non posso esimermi.
Cosa c'entra la vittoria della coppa con il finto decadimento dell'universo? Non lo capisco. Ma magari sono io un lettore distratto, in questo momento.
Capisco più il salvataggio della bambina, ma anche quello è un classico dei sogni: salviamo le nostre componenti fragili (e "bambine"). Poi l'abbandoni, ok, ma anche quella è una paura uguale e contraria.
Il finale di domande retoriche me lo sarei risparmiato: la butti proprio là con poco garbo, eccheccasso, sono le domande esistenziali di sempre, ne hanno scritto tutti, ne scriviamo tutti, ne scriveranno tutti, non puoi scrivere solo "vivrò in eterno?", qualche fronzolo ce lo devi mettere sennò pare brutto.
Figo invece chiudere con "ma"
Inappuntabile la scrittura.
Vorrei aggiungere altro ma
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI154] Il decadimento del falso vuoto

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[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Ciao Mina[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]io sono nuovo qui e il primo racconto che leggo mi è piacevolmente affine.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Questo incubo quantistico che si consuma correndo a perdita di fiato è interessante. [/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Io però (io che sono un pessimo consigliere) avrei descritto la materia che si sgretola prima di lanciare la protagonista nella corsa. L'attimo in cui realizza cosa sta succedendo è un secondo che può sembrare un'ora. Troppo veloce il passaggio fra prima e dopo. Ma forse il tuo incubo è proprio in questa velocità. [/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]La scrittura mi sembra scorrevole e si lascia mangiare volentieri.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Un saluto[/font]

Re: [MI154] Il decadimento del falso vuoto

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@Edu  ciao e grazie mille del passaggio, le tue osservazioni sono preziosissime  :love:
Edu ha scritto: Ho una sensazione prepotentissima: hai raccontato un sogno. Mi sbaglio? Ci ho preso?
Nì  :D non ho proprio sognato questa sequenza di eventi, ma ho preso in prestito da alcuni sogni alcuni passaggi nello specifico

Edu ha scritto: Cosa c'entra la vittoria della coppa con il finto decadimento dell'universo?
Niente, in effetti; dà un attimo di senso al perché la protagonista riesca a scappare così a lungo, ma il decadimento dell'universo non ha nessuna causa deterministica (e personalmente penso che sia anche questo a renderlo spaventoso)

Grazie ancora, in revisione terrò conto dei tuoi consigli
@Angelico S. grazie mille anche a te dei preziosi consigli e dei complimenti  :love:

Re: [MI154] Il decadimento del falso vuoto

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Mina ha scritto:
Presa la rincorsa, mi sono aggrappata alla rete con un salto e l’ho scavalcata.

Riformulerei solo per una questione di gusto: Ho preso la rincorsa e con un salto mi sono aggrappata alla rete per poi scavalcarla.

Alle mie spalle, sempre più persone si radunavano alla recinzione, ma solo una piccola parte riusciva a passare perché la agitavano e si tiravano giù l’un l’altro nel tentativo di uscire per primi.

si radunavano alla recinzione e la agitavano, tirandosi giù l'un l'altro nel tentativo di uscire per primi. Solo una piccola parte riusciva a passare.

e dietro di loro il vuoto avanzava. Ho dato loro le spalle, ricacciando indietro le lacrime, e ho iniziato a correre.

Ripetizione dietro/indietro.

Un’auto ha inchiodato quando gli ho tagliato la strada, e l’autista mi ha suonato il clacson,

Mi ha suonato il clacson è bruttino

 Ha cercato di fare manovra, ma per il panico si è schiantato contro un albero.

a causa del panico, o ancora meglio in preda al panico

Mi sono voltata brevemente a guardarlo mentre scendeva dalla portiera,

non credo ci si possa voltare più o meno brevemente, l'avverbio associalo a guardare e magari usane un altro (tipo mi sono voltata a guardarlo velocemente)

 le scarpe da corsa picchiavano con regolarità sul marciapiede; 

taglia da corsa 

 Ero nata per correre, mi ripetevo, sarebbe andato tutto bene.

Mi piace, ricorda una caratteristica importante del personaggio

«Non c’erano parole che avrebbero messo a posto le cose, solo le gambe potevano.

Anche questa mi piace

 Ma per quanto sono veloce, non posso esserlo più del destino.
È un istante quello in cui mi fermo e realizzo che il vuoto non è più solo dietro di me, ma è anche davanti, è anche a lato, e si avvicina.

e questa ancora di più.

 Vorrei avere qualche ultimo pensiero profondo, un’eredità da lasciare al mondo, ma


Finale malandrino (e io che malandrino sono e soprattutto ti conosco ammetto che me lo aspettavo). L'unico possibile.
       In fisica quantistica, un falso vuoto è un vuoto ipotetico che è metastabile: è stabile, ma...

Non c'ho capito un cavolo ma sembra roba figa. :)
Ciao Minuccio, non ci si legge da un bel po' (per colpa mia) ed è un peccato. 
Non sei mai banale, e anche stavolta hai colto nel segno con un'idea allo stesso tempo semplice e interessante. Il vuoto che avanza non è certo nuovo come elemento narrativo, ma tu lo hai inserito molto bene combinandolo al tema della corsa, intesa come fuga per la sopravvivenza della protagonista che però diventa esempio dell'umanità intera. Dal particolare al generale.
La scrittura l'ho trovata ben calibrata e corretta, infatti ti ho segnalato cose si poco conto e semplici correzioni stilistiche. Forse mi hai fatto un po' impazzire con l'uso del passato prossimo (che non amo particolarmente).
Sul finale ho già detto. Me lo aspettavo a un certo punto, ma ho apprezzato ugualmente. Non bisogna per forza stupire per essere d'effetto, no? 
Niente, vittoria meritata, sempre "folle" al punto giusto e con l'interessante mix di freschezza giovanile e sapienza scientifica che ti contraddistingue. Bravo e alla prossima ( speriamo al più presto).
P.s. ho scritto sulla traccia della fobia, se riesco a tagliare all'incirca cinquemila caratteri... ;)
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