[ MI 154] Speciale
Posted: Sun Sep 19, 2021 7:54 pm
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Traccia di mezzanotte - In cucina
Le mezze patate novelle disposte nella teglia creano un paesaggio collinare piuttosto invitante. Spezzo le loro gobbe marroncine con qualche rametto di rosmarino e completo con una nevicata di spezie. La gonna mi costringe mentre mi chino per infornare, ma è una bella sensazione sentire le natiche fasciate.
Accendo la ventola per distribuire bene il calore, l’arrosto non deve soffrire durante la cottura.
Mi giro soddisfatta verso l’insalata.
Rileggo il messaggio:” Amore, stasera avrei proprio voglia del tuo arrosto speciale!”
Sta tutto nella parola “speciale”.
Speciale vuol dire un buon vino rosso, la tavola apparecchiata con le candele, un pasto consumato con calma senza televisione parlando del più e del meno. Significa non parlare di bollette, dell’aumento dell’affitto, del capo stressante e dei figli che non arrivano. Significa anche sesso, passione e amore.
Il medico ci ripete da quattro anni che siamo sani entrambi, che siamo fertili e anche giovani. I nostri corpi sono a posto, è la mente che ci ostacola, la paura della responsabilità o forse lo stress, chi lo sa.
Mi liscio il grembiule immacolato e sento il pizzo della mutandina che si strofina leggermente. Cerco di non pensare al dopocena, di non avere troppe aspettative. Magari, rilassato dal vino, mi bacia in cucina, prima di mettere via le stoviglie, forse sbircia nella scollatura attratto dal nero che contrasta con la mia pelle chiara.
Affetto i pomodori, aggiungo dei pezzetti di pera, mischio con le foglie verdi del soncino, spolvero con la curcuma, rafforzo con il pepe, un pizzico di sale, calo un filo d’olio a disegnare una spirale, lascio cadere due gocce d’aceto e ci affondo le posate compiaciuta.
Mi sento una moglie anni cinquanta, così, tutta pettinata, truccata e profumata, pronta per il marito che rientra dal lavoro. Pregusto ogni istante, dal rumore della chiave nella serratura al momento in cui servo la cena.
Rileggo l’altro messaggio “Amore, per le 7 sono a casa.”
Farei in tempo a mettermi i sandali con i tacchi, quelli col laccetto alla caviglia che slanciano le gambe. Potrei proprio farlo, anche se poi la signora del piano di sotto si lamenta.
Faccio l’ipotesi che mi prenda sul bancone della cucina, in fondo con il pretesto di doverci rilassare e trovare il centro di noi stessi è da oltre sei mesi che non si avvicina. Con i tacchi sarebbe più comodo.
Alle sette e un quarto spengo il forno e mi siedo in cucina ad aspettare. Non ho più niente da fare, sono pronta per questa serata speciale, con l’arrosto speciale, ho messo addirittura il vino nel decanter, l’accendino è pronto di fianco alle candele, aspetto solo i passi nel giroscale e la chiave nella toppa.
Sono le sette e venti. Il tempo non passa. Guardo solo i messaggi.
Fisso l’arrosto nel forno che piano si sta seccando anche se ho abbassato la temperatura.
Mi perdo nei pensieri, mi perdo nel pomeriggio che ho passato con Annalisa qualche mese fa. La sua voce prepotente si fa strada nella mente:” Chiara, quante volte te l‘ho detto: non siete fatti l’uno per l’altra. Non è solo che non vi vengono i figli, è proprio che lui si approfitta di te quando gli fa comodo. Certo, sarà anche un mago a letto, ma da quanto niente magie? E poi dimmi tu, col pretesto che vi dovete rilassare e pensare ad altro, lui si ammazza di straordinari e quando torna tardi gli prepari pure la cena. Alla faccia del rilassamento. Nemmeno le ferie ha voluto fare. Ti ha obbligato ad andare da tuoi in montagna, e lui qui da solo. Ma scusa Chiara, da un anno niente uscite, nemmeno un pranzo e il fine settimana lo passa con gli amici al campetto di calcio. Ma dove siamo? Ma sei sicura che sia tutto a posto? Ma hai controllato una volta?”
No, non lo avevo controllato. L’unica volta che avevo trovato lo scontrino di un albergo, mi aveva fatto una scenata, che lo doveva allegare alle spese dell’ufficio, ma soprattutto cosa mi veniva in mente di frugare nelle sue cose. Così non avevo detto nemmeno niente quando Interflora aveva chiamato a casa comunicandomi che non avevano potuto consegnare i fiori ordinati. Nemmeno avevo fatto una piega ai regolari prelievi dal nostro conto, lui sicuramente sapeva cosa stava facendo.
Annalisa con la voce più bassa mi sibila:” Ma sei scema Chiara? Ti sta tradendo con i vostri risparmi, quelli per la casa! Ma cosa stai aspettando? Affrontalo e falla finita!”
Non potevo. L’avevo sposato per amore, affrontarlo significava rinunciare a lui, a tutti i nostri progetti, alle nostre mani rugose intrecciate, quando saremmo stati vecchi. Significava ammettere che mi ero sbagliata, che forse non ero abbastanza, che avrei potuto fare di più.
A furia di essere seduta composta mi si è addormentata una gamba. Ho paura di cadere dai tacchi, quando mi alzo per spegnere definitivamente forno. L’orologio della cucina segna le ventuno.
Riguardo i messaggi. È proprio lui che mi scrive della cena speciale, delle sette.
Ignoro tutti i messaggi seguenti. Quelli che mi ha scritto dopo avermi comunicato che si è innamorato di un’altra, che ha intenzione di separarsi, che sarebbe tornato solo per dormire e mangiare, che saremo stati separati in casa.
Li ignoro, perché io voglio ancora una cena speciale, con l’arrosto speciale, con il vino speciale, la biancheria speciale e il sesso speciale e rilassati per rimanere incinta.
Guardo il mio riflesso nella finestra della cucina, sono bella e arrabbiata.
Questa volta non la passerà liscia.
Sono le nove e mezza, decido di uscire.
Gli scrivo un biglietto, prendo la borsetta, spengo tutte le luci, apro il gas e mi chiudo la porta alle spalle.
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Traccia di mezzanotte - In cucina
Le mezze patate novelle disposte nella teglia creano un paesaggio collinare piuttosto invitante. Spezzo le loro gobbe marroncine con qualche rametto di rosmarino e completo con una nevicata di spezie. La gonna mi costringe mentre mi chino per infornare, ma è una bella sensazione sentire le natiche fasciate.
Accendo la ventola per distribuire bene il calore, l’arrosto non deve soffrire durante la cottura.
Mi giro soddisfatta verso l’insalata.
Rileggo il messaggio:” Amore, stasera avrei proprio voglia del tuo arrosto speciale!”
Sta tutto nella parola “speciale”.
Speciale vuol dire un buon vino rosso, la tavola apparecchiata con le candele, un pasto consumato con calma senza televisione parlando del più e del meno. Significa non parlare di bollette, dell’aumento dell’affitto, del capo stressante e dei figli che non arrivano. Significa anche sesso, passione e amore.
Il medico ci ripete da quattro anni che siamo sani entrambi, che siamo fertili e anche giovani. I nostri corpi sono a posto, è la mente che ci ostacola, la paura della responsabilità o forse lo stress, chi lo sa.
Mi liscio il grembiule immacolato e sento il pizzo della mutandina che si strofina leggermente. Cerco di non pensare al dopocena, di non avere troppe aspettative. Magari, rilassato dal vino, mi bacia in cucina, prima di mettere via le stoviglie, forse sbircia nella scollatura attratto dal nero che contrasta con la mia pelle chiara.
Affetto i pomodori, aggiungo dei pezzetti di pera, mischio con le foglie verdi del soncino, spolvero con la curcuma, rafforzo con il pepe, un pizzico di sale, calo un filo d’olio a disegnare una spirale, lascio cadere due gocce d’aceto e ci affondo le posate compiaciuta.
Mi sento una moglie anni cinquanta, così, tutta pettinata, truccata e profumata, pronta per il marito che rientra dal lavoro. Pregusto ogni istante, dal rumore della chiave nella serratura al momento in cui servo la cena.
Rileggo l’altro messaggio “Amore, per le 7 sono a casa.”
Farei in tempo a mettermi i sandali con i tacchi, quelli col laccetto alla caviglia che slanciano le gambe. Potrei proprio farlo, anche se poi la signora del piano di sotto si lamenta.
Faccio l’ipotesi che mi prenda sul bancone della cucina, in fondo con il pretesto di doverci rilassare e trovare il centro di noi stessi è da oltre sei mesi che non si avvicina. Con i tacchi sarebbe più comodo.
Alle sette e un quarto spengo il forno e mi siedo in cucina ad aspettare. Non ho più niente da fare, sono pronta per questa serata speciale, con l’arrosto speciale, ho messo addirittura il vino nel decanter, l’accendino è pronto di fianco alle candele, aspetto solo i passi nel giroscale e la chiave nella toppa.
Sono le sette e venti. Il tempo non passa. Guardo solo i messaggi.
Fisso l’arrosto nel forno che piano si sta seccando anche se ho abbassato la temperatura.
Mi perdo nei pensieri, mi perdo nel pomeriggio che ho passato con Annalisa qualche mese fa. La sua voce prepotente si fa strada nella mente:” Chiara, quante volte te l‘ho detto: non siete fatti l’uno per l’altra. Non è solo che non vi vengono i figli, è proprio che lui si approfitta di te quando gli fa comodo. Certo, sarà anche un mago a letto, ma da quanto niente magie? E poi dimmi tu, col pretesto che vi dovete rilassare e pensare ad altro, lui si ammazza di straordinari e quando torna tardi gli prepari pure la cena. Alla faccia del rilassamento. Nemmeno le ferie ha voluto fare. Ti ha obbligato ad andare da tuoi in montagna, e lui qui da solo. Ma scusa Chiara, da un anno niente uscite, nemmeno un pranzo e il fine settimana lo passa con gli amici al campetto di calcio. Ma dove siamo? Ma sei sicura che sia tutto a posto? Ma hai controllato una volta?”
No, non lo avevo controllato. L’unica volta che avevo trovato lo scontrino di un albergo, mi aveva fatto una scenata, che lo doveva allegare alle spese dell’ufficio, ma soprattutto cosa mi veniva in mente di frugare nelle sue cose. Così non avevo detto nemmeno niente quando Interflora aveva chiamato a casa comunicandomi che non avevano potuto consegnare i fiori ordinati. Nemmeno avevo fatto una piega ai regolari prelievi dal nostro conto, lui sicuramente sapeva cosa stava facendo.
Annalisa con la voce più bassa mi sibila:” Ma sei scema Chiara? Ti sta tradendo con i vostri risparmi, quelli per la casa! Ma cosa stai aspettando? Affrontalo e falla finita!”
Non potevo. L’avevo sposato per amore, affrontarlo significava rinunciare a lui, a tutti i nostri progetti, alle nostre mani rugose intrecciate, quando saremmo stati vecchi. Significava ammettere che mi ero sbagliata, che forse non ero abbastanza, che avrei potuto fare di più.
A furia di essere seduta composta mi si è addormentata una gamba. Ho paura di cadere dai tacchi, quando mi alzo per spegnere definitivamente forno. L’orologio della cucina segna le ventuno.
Riguardo i messaggi. È proprio lui che mi scrive della cena speciale, delle sette.
Ignoro tutti i messaggi seguenti. Quelli che mi ha scritto dopo avermi comunicato che si è innamorato di un’altra, che ha intenzione di separarsi, che sarebbe tornato solo per dormire e mangiare, che saremo stati separati in casa.
Li ignoro, perché io voglio ancora una cena speciale, con l’arrosto speciale, con il vino speciale, la biancheria speciale e il sesso speciale e rilassati per rimanere incinta.
Guardo il mio riflesso nella finestra della cucina, sono bella e arrabbiata.
Questa volta non la passerà liscia.
Sono le nove e mezza, decido di uscire.
Gli scrivo un biglietto, prendo la borsetta, spengo tutte le luci, apro il gas e mi chiudo la porta alle spalle.