Traccia di mezzanotte: In cucina.
La produzione del format culinario in poesia aveva affittato i locali di proprietà di Anna nel centro storico, che lei aveva liberi in quel periodo.
Cercavano proprio una cucina come la sua, che aveva un grande tavolo centrale davanti ai fornelli, con taglieri e piccoli elettrodomestici e, sospesi al soffitto, comodi pensili con l’occorrente per la preparazione dei piatti.
Anna aveva visto la puntata-prova, fatta altrove, e apprezzato l’idea. Il cuoco protagonista, Luigi, era riuscito a parlare in poesia senza perdere il filo degli ingredienti e la preparazione dei piatti.
Il suo esordio era stato con la preparazione dell’anatra all’arancia. Così illustrava, in rima baciata:
Anna aveva visto la puntata-prova, fatta altrove, e apprezzato l’idea. Il cuoco protagonista, Luigi, era riuscito a parlare in poesia senza perdere il filo degli ingredienti e la preparazione dei piatti.
Il suo esordio era stato con la preparazione dell’anatra all’arancia. Così illustrava, in rima baciata:
- Sono uno chef che vuole insegnare l’anatra all’arancia a cucinare anche a chi non sa fare che spaghetti e fa bruciare in pentola i bianchetti. Nelle orecchie di esperti e di sventati io dico: State pronti e motivati, ché illustro, a chi è attento e non distratto, ogni caratteristica del piatto!
Prendi un’anatra (fattela spennare): non sia a pezzetti, per incominciare. Scartate il grasso come le interiora; fatela cuocere per non più di un’ora, prima nel burro a rosolare un poco e un po’ di vino e d’acqua a medio fuoco. A striscioline un’arancia sbucciate e la sua parte bianca eliminate; le strisce tre minuti van scottate in po’ d’acqua bollente e ben scolate. Di due arance si fa la spremitura: con le strisce completan la cottura; poi con moderazione il tutto sala, aggiungi un bicchierino di marsala o il Grand Marnier o quello che volete, che vi è rimasto e che non vi bevete…
Servite con puré o con patate, le lodi sol se sono meritate! -
Prendi un’anatra (fattela spennare): non sia a pezzetti, per incominciare. Scartate il grasso come le interiora; fatela cuocere per non più di un’ora, prima nel burro a rosolare un poco e un po’ di vino e d’acqua a medio fuoco. A striscioline un’arancia sbucciate e la sua parte bianca eliminate; le strisce tre minuti van scottate in po’ d’acqua bollente e ben scolate. Di due arance si fa la spremitura: con le strisce completan la cottura; poi con moderazione il tutto sala, aggiungi un bicchierino di marsala o il Grand Marnier o quello che volete, che vi è rimasto e che non vi bevete…
Servite con puré o con patate, le lodi sol se sono meritate! -
Certo, era solo la ricetta finale quella in poesia. Ed era un bel finale, simpatico.
Anna aveva parlato con la produttrice del format, Fatima, e le aveva illustrato la sua, di idea.
- Luigi ha una vena comica e comunicativa molto forte. Suggerisco di far intervenire un principiante in cucina, con cui lui si relazioni. Quando fa i piatti senza contorno di rime – Fatima aveva sorriso – si può fare qualche mini sketch tra lo chef e l’aiutante. Che so, questo gli passa lo zenzero invece della curcuma, o gli fa domande sciocche, o sbaglia a dividere l’albume dal tuorlo.
Io so scrivere versi, anche parafrasando canzoni famose. Nelle poesie, potrei dare qualche battuta al principiante. La ricetta finale, in versi, diventerebbe uno scambio di battute tra i due. Cosa ne pensa, signora? -
Fatima aveva riposto: - Si può fare una prova. Vediamo. -
Anna aveva parlato con la produttrice del format, Fatima, e le aveva illustrato la sua, di idea.
- Luigi ha una vena comica e comunicativa molto forte. Suggerisco di far intervenire un principiante in cucina, con cui lui si relazioni. Quando fa i piatti senza contorno di rime – Fatima aveva sorriso – si può fare qualche mini sketch tra lo chef e l’aiutante. Che so, questo gli passa lo zenzero invece della curcuma, o gli fa domande sciocche, o sbaglia a dividere l’albume dal tuorlo.
Io so scrivere versi, anche parafrasando canzoni famose. Nelle poesie, potrei dare qualche battuta al principiante. La ricetta finale, in versi, diventerebbe uno scambio di battute tra i due. Cosa ne pensa, signora? -
Fatima aveva riposto: - Si può fare una prova. Vediamo. -
Avevano provato più volte il “Teorema per una torta”, parafrasando Ferradini.
Cominciava lui:
- Prendi del burro, ammorbidito, sbattilo in una terrina sino a ridurlo in crema ed aggiungi
tre etti di zucchero a velo; con la scorza di mezzo limone
sino a farne un liscio composto, e lì sbatti tre uova e tre tuorli spargendo farina senza pietà…
e sta sicura che ci riuscirai: il principiante ha fortuna, vedrai.
Quindi lei:
- No, signor cuoco, non sono convinta, parla e non pensa al diabete,
ai grassi cattivi, al colesterolo…Il troppo dolce fa male si sa. -
Lui si accalorava, gesticolando:
- Non esistono leggi in cucina se poi mangi tu quello che fai;
vai a aprire la porta del frigo, vedrai se lo yogurt scaduto non è.
E sta sicura che ci riuscirai: Il principiante ha fortuna lo sai.
E allora sì, vedrai, ti piacerà… chi amaro mangia è più triste, si sa… -
Cominciava lui:
- Prendi del burro, ammorbidito, sbattilo in una terrina sino a ridurlo in crema ed aggiungi
tre etti di zucchero a velo; con la scorza di mezzo limone
sino a farne un liscio composto, e lì sbatti tre uova e tre tuorli spargendo farina senza pietà…
e sta sicura che ci riuscirai: il principiante ha fortuna, vedrai.
Quindi lei:
- No, signor cuoco, non sono convinta, parla e non pensa al diabete,
ai grassi cattivi, al colesterolo…Il troppo dolce fa male si sa. -
Lui si accalorava, gesticolando:
- Non esistono leggi in cucina se poi mangi tu quello che fai;
vai a aprire la porta del frigo, vedrai se lo yogurt scaduto non è.
E sta sicura che ci riuscirai: Il principiante ha fortuna lo sai.
E allora sì, vedrai, ti piacerà… chi amaro mangia è più triste, si sa… -
Alla fine, la produzione aveva avuto un’altra idea. L’aiutante sarebbe stata lei, ma nei panni della padrona di casa. Avrebbe interpretato se stessa.
E lei non era certo una maga ai fornelli.
- Dove tieni il lievito? - le poteva chiedere lo chef.
- Dove tieni il lievito? - le poteva chiedere lo chef.
Oppure:
- Cerca una terrina più grande.
- Cerca una terrina più grande.
- Questo non è lo zenzero.
Il nuovo format aveva avuto successo e così per una stagione ai testi della produzione si intervallavano quelli della padrona di casa. Che recitava con quel po’ di naturale imbarazzo che aiutava la resa del suo personaggio.
E poi c’era il carisma di Luigi, e il fatto che si intendevano bene in quella cucina.
Cinque giorni a settimana, lei e lo chef entravano e uscivano da quella cucina con la troupe.
Ma il fine settimana si incontravano lì da soli, e occasionalmente occupavano anche gli altri vani della casa.
Per metabolizzare il lavoro, allegramente e con gusto, facevano piatti elaborati senza logica, sperimentali, con accostamenti strani, o dolce-amaro, freddo-caldo.
- Anna è la mia panna – le diceva.
- La tua dieta te la vieta – rispondeva lei, scherzosa.
Cantavano spesso una canzone, la parafrasi di “Per fare un uomo”, nella loro cucina-alcova:
Il nuovo format aveva avuto successo e così per una stagione ai testi della produzione si intervallavano quelli della padrona di casa. Che recitava con quel po’ di naturale imbarazzo che aiutava la resa del suo personaggio.
E poi c’era il carisma di Luigi, e il fatto che si intendevano bene in quella cucina.
Cinque giorni a settimana, lei e lo chef entravano e uscivano da quella cucina con la troupe.
Ma il fine settimana si incontravano lì da soli, e occasionalmente occupavano anche gli altri vani della casa.
Per metabolizzare il lavoro, allegramente e con gusto, facevano piatti elaborati senza logica, sperimentali, con accostamenti strani, o dolce-amaro, freddo-caldo.
- Anna è la mia panna – le diceva.
- La tua dieta te la vieta – rispondeva lei, scherzosa.
Cantavano spesso una canzone, la parafrasi di “Per fare un uomo”, nella loro cucina-alcova:
- Per cucinare il tempo si trova: per far l’arrosto ci voglion due ore;
se per mangiarlo è un breve intervallo, sai, per bruciarlo è abbastanza un minuto…
sai, per bruciarlo è abbastanza un minuto…
Per cucinare ci vuole passione, e un po’ di tempo a disposizione;
mettere insieme il pranzo e la cena con qualche soldo è talento di pochi…
con qualche soldo è talento di pochi…
Ecco il tempo di fare esperienza: quello che mangi dà quello che sei
e con la scorta di aromi e verdure, la tua cucina leggera sarà.
la tua cucina ti soddisferà. -
Luigi non aveva legami, come lei. Anna si era messa in stand-by con l’Università di lingue che frequentava, e si dedicava al format e al suo cuoco a tempo pieno. Questo per un anno, la durata di quell’esperienza con quella TV privata.
Si erano ancora frequentati per qualche mese, da amici. Per qualche motivo inafferrabile, la loro storia era accompagnata dalla preparazione e dal canto di un cibo. Non era durata, fuori dai fornelli. Si era spenta.
Anni dopo, a un karaoke in piazza, Anna chiese di cantare, sulla base di “Quelli eran giorni”, la sua canzone in memoria del suo chef.
Quello era un cuoco, sì,
quello era un grande chef,
a un pasto non puoi chiedere di più,
lui cucinava anche senza logica
ma il risultato era una bontà.
C’era una volta una cucina,
un buon profumo mi portò laggiù;
so che la memoria non m’inganna:
all’angolo cottura c’eri tu.
Eri tu il cuoco sì, eri quel grande chef,
a un pasto non puoi chiedere di più.
Noi seguivamo diete senza logica
ma bruciavamo tutti i chili in più.
Tentacolo di polpo con le alghe,
semi di papavero e gelato…
Erano dosi sol per due persone,
consumavamo la felicità!
Eri tu il cuoco sì, eri quel grande chef,
a un pasto non puoi chiedere di più.
Noi seguivamo diete senza logica
ma bruciavamo tutti i chili in più.
Di quei sapori il tempo è ormai finito
ma il gusto nel ricordo è ancora qua;
di nuovi sapori l’appetito
non è più quello ch’è rimasto là.
Quello era un cuoco, sì,
quello era un grande chef,
a un pasto non puoi chiedere di più,
e ripensandoci mi viene un groppo qui
e se non mangio cosa vorrà dir?
se per mangiarlo è un breve intervallo, sai, per bruciarlo è abbastanza un minuto…
sai, per bruciarlo è abbastanza un minuto…
Per cucinare ci vuole passione, e un po’ di tempo a disposizione;
mettere insieme il pranzo e la cena con qualche soldo è talento di pochi…
con qualche soldo è talento di pochi…
Ecco il tempo di fare esperienza: quello che mangi dà quello che sei
e con la scorta di aromi e verdure, la tua cucina leggera sarà.
la tua cucina ti soddisferà. -
Luigi non aveva legami, come lei. Anna si era messa in stand-by con l’Università di lingue che frequentava, e si dedicava al format e al suo cuoco a tempo pieno. Questo per un anno, la durata di quell’esperienza con quella TV privata.
Si erano ancora frequentati per qualche mese, da amici. Per qualche motivo inafferrabile, la loro storia era accompagnata dalla preparazione e dal canto di un cibo. Non era durata, fuori dai fornelli. Si era spenta.
Anni dopo, a un karaoke in piazza, Anna chiese di cantare, sulla base di “Quelli eran giorni”, la sua canzone in memoria del suo chef.
Quello era un cuoco, sì,
quello era un grande chef,
a un pasto non puoi chiedere di più,
lui cucinava anche senza logica
ma il risultato era una bontà.
C’era una volta una cucina,
un buon profumo mi portò laggiù;
so che la memoria non m’inganna:
all’angolo cottura c’eri tu.
Eri tu il cuoco sì, eri quel grande chef,
a un pasto non puoi chiedere di più.
Noi seguivamo diete senza logica
ma bruciavamo tutti i chili in più.
Tentacolo di polpo con le alghe,
semi di papavero e gelato…
Erano dosi sol per due persone,
consumavamo la felicità!
Eri tu il cuoco sì, eri quel grande chef,
a un pasto non puoi chiedere di più.
Noi seguivamo diete senza logica
ma bruciavamo tutti i chili in più.
Di quei sapori il tempo è ormai finito
ma il gusto nel ricordo è ancora qua;
di nuovi sapori l’appetito
non è più quello ch’è rimasto là.
Quello era un cuoco, sì,
quello era un grande chef,
a un pasto non puoi chiedere di più,
e ripensandoci mi viene un groppo qui
e se non mangio cosa vorrà dir?