Il raggio verde

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Commento a "Foglio d'album" di Luca Canetti

 «Secondo me tu hai bisogno di vedere il raggio verde.»
«Cosa?»
«Non mi dire che non sai nulla su di lui!»
Il ragazzo si divertì al pensiero che stava per raccontarne la storia. Si rigirò sulla sedia. Arrotolò la sigaretta e diede un altro sorso alla birra.
«Non capisco di cosa parli…» rispose Sofia, sentendosi confusa. L’intera situazione confondeva. Il caldo, la folla, i turisti in cerca di posti per sedersi nella piazza del paese. E poi, quella conversazione, con quel ragazzo, amico di amici, chiaramente più colto di lei.
«È un fenomeno atmosferico. Se sei nel posto giusto, in una giornata di chiarore, al momento del tramonto, quando il sole si abbassa sulla linea dell’orizzonte è possibile vedere il raggio verde.»
«Non lo sapevo. Perché, secondo te, dovrei vederlo?»
«Intanto perché è bellissimo. E poi, dice una leggenda, ripresa anche dallo scrittore Jules Verne e dal regista di cinema Eric Rohmer, che chi vede il raggio verde prova un’istantanea pace interiore e fa chiarezza nella confusione dei propri sentimenti» concluse il ragazzo, contento di aver potuto dare quella preziosa informazione a Sofia. 
«Tu pensi che io sia confusa?»
«Scusami, ma continui a cambiare idea su tutto, anche quando parli. Prima dici che vorresti studiare giurisprudenza, poi che vuoi fare l’artista, poi che pensi di andare subito a lavorare. Inoltre mi continui a parlare di questo Paolo, che non si capisce se ami o meno. Hai chiaramente bisogno di vedere il raggio verde. Ti ho diagnosticata, sono molto fiero di me» concluse, accendendosi la sigaretta.
«Il raggio verde. Dove posso vederlo?»
«Bella domanda.»
«Tu l’hai mai visto?»
«Sì.»
«Dove?»
«In Scozia.»
«Ha funzionato?»
«Faccio un lavoro che amo e mi sposo a dicembre.»
«Perché hai visto il raggio verde?»
«Sì.»
Intanto, l’amico in comune rientrò dal bagno, ma non riusciva a seguire la conversazione.
«Secondo te a Ostuni si può vedere?»
«Può essere. Però ti devi impegnare.»
«Lo farò» disse Sofia, sorridendo, insicura, afferrando il bicchiere gelido di birra con la mano.
«Di che parlavate?» chiese il ragazzo che veniva dal bagno.
«Nulla di che. Cinema. Libri. Cose così» disse il ragazzo colto, godendosi il suo tubicino di tabacco e la compagnia degli amici.

Il giorno dopo, Sofia si svegliò convinta delle sue scelte. Avrebbe studiato giurisprudenza (la via più difficile, ma anche la più sicura), avrebbe detto a Paola che non lo amava e avrebbe anche cominciato una dieta perché le sembrava d’aver preso qualcosa sui fianchi.
A colazione mangiò otto Nutella Biscuits e cominciò a navigare sul sito di un istituto di un istituto che insegnava a diventare disegnatrice di moda. Poi scrisse a Paolo che gli mancava e andò a sprofondarsi nel divano per leggere un libro di Italo Calvino. Si era ripromessa di farsi una cultura letteraria durante quelle vacanze. Dopo tre pagine, accese la tv su una soap opera del mattino.
Si sentì avvilita. Si sentì come la madre. Decise di spegnere la tv. Accese il computer e cercò il “raggio verde.” Non era certa che quel ragazzo non la prendesse in giro, ne sembrava capace, ma a quanto pareva era vero. Il raggio verde. Quando il sole si abbassa sull’orizzonte, prima di sparire, diffonde un’aura verde che si può vedere nelle giornate più chiare.
Mancavano ancora parecchie ore al tramonto, però. Alla fine decise di fare la brava, e s’immerse nel libro di Calvino. La madre rientrò dalla spesa.
«Che fai?»
«Leggo.»
«Hai mandato i moduli in università?»
«Mamma, siamo nel 2021. Si fa tutto su internet.»
«L’hai fatto?»
«Dopo vedo Paolo.»
«Quel ragazzo non mi piace.»
«A te non piace nessuno.»
«Oronzo mi piaceva.»
«Aveva la erre moscia e se la tirava.»
«Suo padre ha una bella posizione.»
«E quindi dovrei uscire con lui perché sono una cercatrice d’oro?»
«Quando sarai più grande capirai…» disse la donna, riempendo il frigo. Quel discorso irritò Sofia oltremodo. Le persone più grandi sono così. Pensano di aver capito tutto, ma in realtà non fanno altro che perpetuare quegli errori che impediscono alle società di progredire. Così, almeno, pensava Sofia. 
Lei era diversa. Sarebbe diventata un’artista. Avrebbe trovato un ragazzo giusto per lei, non uno di paese per accontentarsi. Avrebbe visto il raggio verde. Uscì di casa perché non voleva stare con la madre, ma anche perché Paolo si era fatto sentire, si vedevano al solito bar.
«Dobbiamo vedere il raggio verde…» disse stancamente la ragazza, cercando un disinfettante dalla borsa. La cameriera prese l’ordine.
«Non mi piace la fantascienza.»
«Non è un film. È una cosa. Sì, insomma, un fenomeno atmosferico. Pare sia uno degli spettacoli più belli della natura.»
«Più bello di te?»
Sofia sorrise. Anche dopo otto biscotti alla Nutella, faceva ancora il suo dovere.
«Sei stupido…» disse, intrecciano la mano con quella di Paolo sul tavolino del bar. Presto tutti divenne confuso, come al solito. Tante chiacchiere, quel piccolo momento di romanticismo che veniva risucchiato da necessità (devo lasciare la macchina al lavaggio, il cibo al cane) e gossip (hai visto che capelli Debora, ma è vero che qui due sono insieme…)
«Cos’hai?» chiese Paolo.
«Cosa?»
«Ti vedo confusa.»
«Lo sono. Succedono tante cose. Nel mondo e nella mia vita. Le realtà mi confonde, non so che pensare.»
«È così per tutti. Nessuno riesce a comprendere fino in fondo.»
«Non vuoi che andiamo a vedere il tramonto?»
Il ragazzo storse il muso. Le aveva detto da tempo che quel sabato aveva l’asta del fantacalcio, quanto quel momento fosse importante per lui e come fosse salutare che in una coppia ognuno avesse i suoi spazi.
«Ho capito. Non ti va.»
«No, mi va. Mi va. Solo che il tramonto c’è ogni giorno, ma il fantacalcio…»
«Solo oggi» disse Sofia. «Certo. Ragionevole.»
Ma l’amore non dovrebbe essere irragionevole? Non avrebbe dovuto rinunciare alla sua (stupida) asta per inseguire con lei un vago sogno?
«Ti lascio a casa.»
«Okay.»
«Sei arrabbiata.»
«No.»
«Dammi un bacio.»
Prima di entrare in casa, cercò sul cellulare: “A che ora tramonta il sole oggi.” Diciotto e trenta.
Erano ancora le diciotto. I suoi genitori avevano preso le automobili. Pensò a come fare. Decise di crescere. Andò a un tabacchi di viale Pola per prendere il biglietto del bus che portava a Villanova, il porto di Ostuni.
«Mascherina…» la corresse subito l’autista.
«Scusi.»
La indossò. Si sedette in fondo, senza pensare a nulla, sballottata dall’autobus semi deserto.
Aveva fatto qualcosa di avventato. Era l’ultimo bus per la marina, non ce n’erano al ritorno. Avrebbe dovuto chiedere al padre di andare a prenderla. Si sarebbe arrabbiata con lei. Le avrebbe chiesto come le fosse venuto in mente. Paolo non sarebbe accorso in suo aiuto, perché aveva l’asta del fantacalcio.
Una volta a Villanova, si sedette alle banchina del porto e attese.
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Re: Il raggio verde

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Ciao @Domenico S. 
è la prima volta, mi pare che leggo una cosa tua.
Il racconto è scritto bene e mi è piaciuto per due cose:

La prima è il titolo che mi ha fatto tornare indietro di oltre trent’anni:
“Le Rayon vert” / Il raggio verde.  Un film del 1986 diretto da Éric Rohmer, che Porta come sottotitolo un verso del poema “Chanson de la plus haute tour”: “Ah! Venga il tempo in cui i cuori si innamorano!”  di Arthur Rimbaud.
Naturalmente sono tra quei tre o quattro amanti del cinema che hanno visto questo fim, benché abbia vinto il Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia.
Che tu l’abbia visto o no, dato che ritingo che tu sia ben più giovane di me, mi fa piacere sapere che conosci la sua esistenza.
A citarlo oggi, c’è giustamente il rischio, come dice il personaggio del tuo racconto, che si stia parlando di un film di fantascienza.

La seconda ragione è la scrittura minimalista con cui racconti questa breve storia, consumata nell’arco di una giornata della tua protagonista.
Ne hai realizzato un ritratto di grande efficacia narrativa, sei riuscito a mettere a fuoco in maniera assai realistica e priva di retorica ortificio letterario la psicologia del personaggio.
E’ una ragazza del nostro tempo, assediata, vieppiù nella complessa situazione socio economica ed esistenziale del sud d’italia, da mille dubbi e incertezze su quale indirizzo dare alla propria vita.
E’ una storia esistenzialista, in questo assai fedele allo spirito che animava il film di Rohmer, a cui ti sei ispirato nel titolo.
Direi che benché calata nella nostra attualità fatta di telefonini, piattaforme social, varie aste del fantacalcio e migliai di messaggi e sollecitazioni che ci colpiscono e coinvolgono emozionalmente, le immagini della quotidianità del personaggio, continuamente distratta da “altre” cose, che gli impediscono di concentrare il proprio pensiero su ciò che dovrebbe essere realmente importante e focale per i propri obiettivi, ci ricorda la stessa insofferenza e inquietudine dei personaggi che interpretavano i film di Michelangelo Antonioni o di Pasolini, piuttosto che i romanzi di Moravia.
Un ciondolare da un luogo a un altro, il dibattersi tra una decisione e un’altra, per sfuggire alla scelata di ciò che non si è in grado di scegliere.
E’ il paradigma di una gioventù che non trova appigli e riferimenti certi, strumenti per affrontare la complessità della nostra società, piena di contraddizioni e dubbi profondi.
Non ultima la chicca d’attualità, di una gioventù che deve continuamente rammentare di portare una mascherina anti Covid 19, che aggiunge una nota di complicazione alla gia problematica esistenza di ogni giorno.

E’ bella e poetica questa sorta di “favola” del raggio verde salvifico, come la scelta di poterne avere la visione sul mare di Ostuni, che di per sé già ci introduce al candore d’animo della tua delicata eroina.

Complimenti, bel racconto e di un ottimo sapore.

Alla prossima amico mio.

Re: Il raggio verde

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@Nightafter Ciao, sono contento che il racconto ti sia piaciuto. Il tuo commento, inoltre, mi ha fatto molto riflettere, era approfondito e interessante. Ti dico una cosa nella speranza di farti sorridere. Da piccolo, ero convinto che "Il raggio verde" fosse, in effetti, un film di fantascienza. Il titolo mi affascinava. Poi, un paio d'anni fa, l'ho recuperato e, ovviamente, era un'altra cosa. Al film, e al bel libro di Verne, mi sono ispirato per questa piccola storia, nella speranza di aver trovato un piccolo spazio di originalità, sia pure tra due mostri sacri del genere. Grazie, a presto!
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Re: Il raggio verde

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Ciao , sono parecchio arrugginita con i commenti ma proverò a cimentarmi.
Il tuo è quello che io definisco un racconto a trama debole, il che, bada, non è assolutamente un difetto, anzi. Scrivere un racconto interessante con una  trama forte è facile, ma per acchiappare il lettore con una trama debole bisogna scrivere bene.
Io tuo racconto scorre lineare, lasci intendere bene il travaglio della ragazza, io che non sono più ragazza da molto tempo, ho riprovato quelle sensazioni contraddittorie, le promesse fatte a se stessi e mai mantenute, il “da lunedì mi metto a dieta” che non arriva mai. Che poi, le autopromesse non mantenute non sono tipiche solo dell’adolescenza.
Sembra nel racconto che attraverso la percezione di questo raggio verde la protagonista possa arrivare a una specie di catarsi, ma mi pare di intendere che quella è solo la sua ennesima illusione. Quello che dovrebbe essere l'elemento  che la dovrebbe traghettare se non altro simbolicamente verso la maturità, in realtà viene gestito ancora in maniera infantile, e soprattutto dipendente. Credo che un punto importante del racconto sia il tema della dipendenza. La ragazza sembra letteralmente aggrapparsi a qualsiasi persona le appaia appena autorevole, il giovane colto, Paolo, la madre, il padre che viene citato solo come funzione di aiuto non come elemento di confronto. In realtà è lei stessa che non ha i mezzi per confrontarsi se non con le proprie illusioni e con i propri desideri irrealizzabili. Il raggio verde è l’ennesima inutile illusione e se mai, la conferma della  propria immaturità, della propria incapacità a crescere e percepirsi da adulta. È interessante il paradosso con cui concludi il racconto, ovvero lei che nello stesso istante in cui si mette in marcia per ricercare il raggio verde, simbolo di crescita, di emancipazione, di maturità, si accorge di non essere in grado di cercarlo da sola, ma nemmeno di poter consapevolmente chiedere aiuto. È interessante perché non solo questa ragazza è incapace di crescere, ma è anche incapace di relazionarsi in maniera adulta con gli altri.
È il raccordo di un’illusione che sappiamo già che non si avvererà e  di un abbandono inconsapevole alle proprie debolezze.
È una storia triste, perché il finale sembra non lasciare speranza alla protagonista, che veda o no il raggio verde, è ininfluente finché lei non lo cercherà dentro di se e non sarà capace di dare forza alla sua parte adulta.
Ma è una  storia triste raccontata con mano leggera, senza drammi. E in qualche misura è proprio questa mano leggera che lascia aperta una porta alla speranza.
A rileggerti.

Re: Il raggio verde

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Domenico S. ha scritto: avrebbe detto a Paola che
mi sa che è Paolo
Domenico S. ha scritto: di un istituto di un istituto che
Attenzione ripetizione!

Mi sono permessa di segnalarti questi due ipcoli refusi.
Il racconto in sé mi é piaciuto anche se mi sembra che manchi di una vera fine. Il personaggio di Sofia é ben delineato nella sua confusione adolescenziale, anche il piccolo gesto di prendere l'ultimo autobus per vedereil raggio verde funge bene come gesto simbolico verso un'emancipazione dall'adolescenza.
Non credo che avrei voluto leggere il corso di studi scelto da Sofia, peró credo che mi sarebbe piaciuto precepire di piú una svolta nel suo modo di vedere le cose, una sorta di illuminazione prima dell'etá adulta. Credo che dipenda da me, non dal tuo modo di scrivere.
La storia in sé con i suoi vari momenti é ben articolata, le scene sono chiare e anche i cambi di momento non confondono la lettura. Forse é che questa Sofia non sembra davvero confusa, solo annoiata e priva di passioni, e forse era questo che volevi fre passare.
Personalmente ci avrei messo un pochino piú di decisione nel raccontare questa storia.

Re: Il raggio verde

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@Domenico S.  Bravo.
Mi è piaciuta quella tua modalità Uccello sulla spalla del pirata, quel tuo saper stare addosso a persone e azioni, cosa non così frequente credimi, avessi avuto voglia di scavare di più (e la avrai, oh se l'avrai!) ti saresti accorto di quanto coraggio richieda, di quanto faccia la differenza.
Mi è piaciuto il respiro asciutto del linguaggio: adoro le frasi brevi, adoro l'uso e l'abuso del punto fermo. Scopre mondi.
Domenico S. ha scritto: «Ti lascio a casa.»
«Okay.»
«Sei arrabbiata.»
«No.»
«Dammi un bacio.»
Bella la spirale narrativa che disegna il personaggio attraverso le relazioni
Domenico S. ha scritto: «Tu pensi che io sia confusa?»
«Scusami, ma continui a cambiare idea su tutto, anche quando parli. Prima dici che vorresti studiare giurisprudenza, poi che vuoi fare l’artista, poi che pensi di andare subito a lavorare. Inoltre mi continui a parlare di questo Paolo, che non si capisce se ami o meno. Hai chiaramente bisogno di vedere il raggio verde. Ti ho diagnosticata, sono molto fiero di me» concluse, accendendosi la sigaretta.
Mi ha intrigato quel refuso Paola/Paolo (l'inconscio lavora più che la tastiera) ci fossi stato dietro fino in fondo avresti scoperto uno spessore narrativo e poetico notevole che avrebbe arricchito ancora di più il tuo bel racconto.
Mi è piaciuta tanto la chiusa.
Domenico S. ha scritto: Una volta a Villanova, si sedette alle banchina del porto e attese.
Perché come il cibo non è solo cibo, allo stesso modo una storia parla sempre di altro.
Bravo @Domenico S. 
A rileggerti!
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Re: Il raggio verde

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@Cicciuzza Ciao, ti ringrazio per il bel commento, che mi ha fatto riflettere sulla mia storia. Sono d'accordo che sia coperta da un velo di malinconia... però ho lasciato un finale aperto per lasciare anche uno spazio alla speranza. Chissà, magari questa persona riuscirà a maturare, ad andare avanti, a diventare più indipendente (è vero, come dici tu, che dipende molto dagli altri...), oppure, che veda il raggio verde o bene, giungerà a una nuova consapevolezza. Come dici tu, il racconto ha una trama leggere e lineare; ma, quando mai la nostra vita è lineare? Grazie! 

@Almissima Ciao, ti ringrazio per il bel commento. Anch'io ero molto indeciso se lasciarlo così, con un finale aperto e (nella mia speranza) suggestivo, o di aggiungere maggiore contenuto. Rifletterò se rivedere il finale, in base al tuo suggerimento, quando farò la prossima stesura della storia. Forse, in effetti, lascia un po' di amaro in bocca. La ragazza sta effettivamente crescendo, o è sempre vittima di una serie di illusioni? Neanch'io sono sicuro di ciò... grazie!

@aladicorvo Ciao, premetto che questo commento contiene uno spoiler sul film "Il raggio verde." Sono contento che il racconto ti sia piaciuto e ti ringrazio. Sicuramente ogni storia può essere approfondita, ma volevo stare negli ottomila caratteri! Sono contento che tu abbia apprezzato il finale. Mentre lo scrivevo, mi chiedevo se andasse bene o meno... nel film di Rohmer la ragazza (spoiler alert) alla fine vede il raggio verde. Diciamo che, nel mio "remake," ho voluto differenziarmi, anche se forse questo ha dato un tocco di tristezza esagerata alla storia. Grazie.
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Re: Il raggio verde

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Domenico S. ha scritto: sab set 18, 2021 1:59 pmIl giorno dopo, Sofia si svegliò convinta delle sue scelte. Avrebbe studiato giurisprudenza (la via più difficile, ma anche la più sicura), avrebbe detto a Paola che non lo amava e avrebbe anche cominciato una dieta perché le sembrava d’aver preso qualcosa sui fianchi.
A colazione mangiò otto Nutella Biscuits e cominciò a navigare sul sito di un istituto di un istituto che insegnava a diventare disegnatrice di moda. Poi scrisse a Paolo che gli mancava e andò a sprofondarsi nel divano per leggere un libro di Italo Calvino. Si era ripromessa di farsi una cultura letteraria durante quelle vacanze. Dopo tre pagine, accese la tv su una soap opera del mattino.
Molto divertente. Lo è quasi senza sapere di esserlo: questa è la caratteristica peculiare dei tuoi scritti. Mi sembrano a volte una trina intessuta non di filo di cotone ma di acciaio. 
Azzeccato l'accenno al Fantacalcio.
I tuoi dialoghi sono sempre brillanti, anche se semplici. Sotteso, nei tuoi scritti, c'è sempre un po' di male di vivere, ed è per questo che ai miei occhi risultano così interessanti. 
Grazie e ciao, @Domenico S.
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