Foglio d'album (titolo provvisorio)

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Debora stava ascoltando il suo disco preferito. Non sapendo quale versione scegliere, optò per una rarissima ristampa in vinile. Aveva una vera e propria passione per questo tipo di supporto, tanto da avere una vasta parte della sua libreria piena di 45 e 33 giri. Tutte le volte che la paghetta glielo consentiva, cercava di soddisfare la sua sconfinata curiosità musicale; e mentre tornava a casa, le capitava spesso di rendersi conto di aver speso due o tre centesimi in più rispetto a quanto aveva preventivato. Condivideva questa sua passione con Federica, una ragazza che amava così tanto la musica da avere sempre le cuffiette alle orecchie; si concentrava talmente tanto nell’ascolto da non rendersi conto di tutto ciò che le accadeva intorno. Aveva davvero tanti amici; una tra loro era veramente particolare: si chiamava Alessia, ma tutti la chiamavano Michi. Era una grande appassionata di filosofia. Nonostante amasse problematizzare facendo ragionamenti incredibilmente complessi - dimostrando tra l’altro un’intelligenza e un talento fuori dal comune - riusciva comunque a esporre il suo pensiero in modo semplice. Era in un periodo di intensa creatività e mordeva il freno; stava cercando un modo per farsi strada nel mondo del pensiero: non aveva mai scritto niente ma adesso, alla candida età di 20 anni, sentiva che era giunto il momento di mettersi in gioco. Si sentiva pronta a fare il grande salto. Sapeva di avere delle cose da dire e aveva tutte le carte in regola per riuscirci. Nel frattempo però, stava maturando la consapevolezza che era anche alla ricerca di qualcosa che andasse oltre alla sua grande passione per il grande universo della filosofia. Decise quindi di andare nel vicinissimo convento delle suore domenicane spinta dal semplice intento di capire. Era davvero felice di andarci, anche perché da anni desiderava fermarsi a salutare le dipendenti della piccola libreria del paesino dove aveva fatto uno lungo tirocinio. Ma all’improvviso cambiò idea, non solo perché si accorse che la libreria era chiusa, ma anche perché aveva capito che era importante trovare una risposta alle domande che erano emerse. Mentre camminava, si sentiva leggera come una piuma e aveva la sensazione di osservarsi dall’esterno: era consapevole che tutti i suoi perché stavano finalmente per dissolversi, in modo da riuscire a collocare ogni tassello della sua vita al posto giusto. Sapeva anche che stava per fare un passo molto delicato che necessitava un’attenta e approfondita riflessione, ma tutto quel pensare la portava all’unica conclusione che quella poteva essere la sua strada. Doveva solo aprire il suo cuore e mettere il tutto nelle mani del suo direttore spirituale. Mentre camminava, finiva di ascoltare la sua nuova playlist di canzoni inedite: gestiva un blog e aveva sempre piacere di ascoltare musica nuova. Era l’ennesimo disco che ascoltava e non riusciva a trovare un artista che la soddisfacesse davvero. Non era facile per lei riuscire a trovare un cantante che le affidasse l’ascolto del suo EP, dell’antologia o del singolo che anticipa l’album, perché era risaputo che aveva un gusto incredibile per la stroncatura mediato da una scrittura tesa ma godibilissima. Le sembrò di vivere in un sogno quando si trovò davanti alla porta d’ingresso del chiostro proprio alla fine di una delle canzoni. Il suo cuore batteva forte perché sapeva che aveva preso in mano la sua vita e stava per darle l’importanza che merita. Proprio in quel momento la porta scorrevole si aprì e apparve suor Barbara.
-Michi! Che bello vederti! Io e le sorelle abbiamo pregato tanto per te. Vuoi venire in cappella con noi?
-C’è padre Lauro? Sono qui per parlare con lui.
Barbara sorrise e annuì. Quel giorno, Michi entrò in chiesa col cuore che batteva forte: in quel momento, nessuno era più felice di lei. Era in un luogo dove si sentiva a casa: sapeva che in quell’ambiente riusciva a esprimere sé stessa con naturalezza. Appena entrò nella cappella si stupì del fatto che quel luogo era rimasto esattamente come se lo ricordava. Doveva soltanto cercare di ricollocare mentalmente alcune cose che avevano subito dei piccoli spostamenti, ma questo non influì minimamente sulla gioia grande che provava.
Appena la porta si chiuse alle sue spalle, Michi fece il segno della croce e si mise a sedere nei primi banchi. Poi giunse le mani, chiuse gli occhi e disse una splendida preghiera a Colui che amava con tutta sé stessa e che era sempre stato il suo universo sin da quando era piccolissima. Era ancora
concentrata nella preghiera, quando si accorse che la Messa stava per iniziare. Fu in quel momento che si sentì accarezzare la spalla destra. Immaginò che potesse trattarsi di Miriam, la ragazza che Michi conosceva da moltissimo tempo. Si ricordò di tutte quelle volte in cui, ai tempi del liceo,
passavano gran parte del loro tempo libero a ascoltare, rigorosamente da vinile, gli album più importanti del buon rock progressivo. In quel periodo, Michi era fissata con Close To The Edge degli Yes, e lo riproponeva spesso, perché affermava che l’ascolto di quel disco spiegasse molte
cose. Tutto questo la portava a sorridere. Pensò anche che conoscere Miriam poteva essere per lei
un motivo di arricchimento spirituale per lei, perché aveva fatto un po’ di strada in più in quel cammino e quindi avrebbe avuto molte cose da insegnarle. Stava riflettendo su tutto questo quando suor Ilenia le si avvicinò.
-Tra poco Padre Lauro sarà qui. Alessia si limitò ad annuire. Era lì proprio per parlare con lui. Mentre aspettava, tornò a seguire il corso dei suoi pensieri. Ma all’improvviso…
-Michi?
Alessia si arrestò bruscamente. Quella voce le suonava familiare, ma non capiva come mai fosse passato così tanto tempo dall’ultima volta in cui aveva parlato con quella persona. A quel punto, Michi tornò ad abbandonarsi ai suoi pensieri, anche perché sapeva di aver completamente dimenticato il nome di quella ragazza e che le era rimasta impressa solo la voce.
-Ci conosciamo? -, disse Michi girandosi
-Guardami bene!
E fece una giravolta su sé stessa. Michi non poteva credere ai suoi occhi. Non poteva più nascondere la grande gioia che provava. Ormai era indubbio: aveva davanti a lei la ragazza con cui, negli anni delle superiori, aveva condiviso la grande passione per la lettura. Leggevano veramente
di tutto, e non si lasciavano minimamente spaventare dalla difficoltà dei libri che affrontavano. Prediligevano soprattutto libri particolarmente impegnativi, anche perché poi la soddisfazione nel condividere ciò che avevano letto era grande.

Re: Foglio d'album (titolo provvisorio)

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Salve, ho letto il tuo racconto e vorrei provare a commentarlo

Parto subito col dire che mi sono trovato un poco spiazzato, perché all'inizio non pare esserci un qualche filo conduttore che leghi ciò che scrivi: parti da Debora che ascolta un disco, raccontando di questa sua passione; poi colleghi a Federica, ed infine ad Alessia, che pare essere la protagonista del racconto, o quantomeno l'unica di cui vediamo qualche azione concreta
Ad essere onesto, non mi pare quasi ci sia una trama portante nel racconto, solo la descrizione appena abbozzata delle prime due ragazze e quella della "vocazione" (se di questo si tratta) repentina di Alessia
La parte su Alessia, in particolare, mi pare troppo veloce ed approssimativa: ha una consapevolezza istintiva che segue senza farsi domande, abbastanza scollegata da ciò che descrivi prima. Di colpo, passiamo dalla descrizione di come ad Alessia piaccia la filosofia, alla narrazione di come si rechi in chiesa e sembri quasi contemplare l'idea di farsi suora (io almeno ci ho letto questo)

I personaggi, soprattutto le prime due ragazze, sono abbozzati in maniera molto vaga, Debora e Federica nel corso del racconto, ma anche le altre due amiche che nomini, paiono più essere dei nomi messi lì per allungare il testo, piuttosto che qualcuno che debba rimanere impresso nella mente del lettore; ti consiglierei di concentrarti più su Alessia, se ne vuoi fare la protagonista della narrazione, o quantomeno il personaggio attraverso cui far calare il lettore nella storia
Capisco che lo spazio non sia tanto, ma mi sembra che abbondi, quasi abusi, del narratore esterno per descrivere i personaggi. Passino Debora e Federica, ma Alessia è un continuo di descrizione impersonale, per altro piena di assunti che, per lo scrittore/narratore, possono essere veri e sicuri, ma per chi legge possono non essere così immediati
Luca Canetti ha scritto: dimostrando tra l’altro un’intelligenza e un talento fuori dal comune
questo, ad esempio, è una cosa che dovrebbe decidere il lettore, non essere "imposta" dallo scrittore; banalmente uno può non riuscire, o non voler staccare dalla narrazione, ad immaginare un complesso ragionamento filosofico fuori dal comune, quindi si limita a prendere come dato di fatto la cosa ed andare avanti
Luca Canetti ha scritto: aveva capito che era importante trovare una risposta alle domande che erano emerse
come sopra, si prende nota del fatto, ma chi legge non può sapere, perché non sono scritte, quali domande sono emerse nella protagonista, e così non può nemmeno valutare se è importante o meno che lei abbandoni il suo proposito per cercarne le risposte
Luca Canetti ha scritto: disse una splendida preghiera
lo stesso discorso qui, che la preghiera sia splendida è deciso "arbitrariamente" dallo scrittore, che attraverso il narratore onnisciente, non il personaggio, comunica un dato di fatto che il lettore deve prendere per assoluto e non può giudicare

Per la parte grammaticale, ti consiglierei nella prima parte di staccare di più le frasi, perché il primo pezzo sembra un vero e proprio muro di testo, cosa che non invoglia molto la lettura
Tendi ad usare spesso la stessa formula a poca distanza: 
Luca Canetti ha scritto: tanto da avere
Luca Canetti ha scritto: amava così tanto la musica da avere
Luca Canetti ha scritto: concentrava talmente tanto nell’ascolto da
per tre volte è la stessa struttura, potresti cercare di formulare le frasi in modo diverso. La prima, per esempio, "una ragazza che amava tantissimo la musica, aveva sempre le cuffiette nelle orecchie", o qualcosa di simili, ovviamente scritto meglio di come l'ho fatto io
Usi frasi molto lunghe, che quasi mandano in apnea il lettore, ma che potresti spezzettare in frasi più corte ed incisive 
Luca Canetti ha scritto: si concentrava talmente tanto nell’ascolto da non rendersi conto di tutto ciò che le accadeva intorno
si concentrava tanto nell'ascolto, quasi non si rendeva conto di ciò che le accadeva intorno
Luca Canetti ha scritto: Nonostante amasse problematizzare facendo ragionamenti incredibilmente complessi - dimostrando tra l’altro un’intelligenza e un talento fuori dal comune - riusciva comunque a esporre il suo pensiero in modo semplice
Amava problematizzare, facendo ragionamenti anche molto complessi, ma che esponevano in modo chiaro il suo pensiero 
Luca Canetti ha scritto: stava maturando la consapevolezza che era anche alla ricerca di qualcosa che andasse oltre alla sua grande passione per il grande universo della filosofia
stava maturando la consapevolezza d'essere alla ricerca di qualcosa, oltre alla sua grande passione per la filosofia

Queste sono le mie impressioni ed i miei pareri su quello che hai scritto
In definitiva, il racconto mi è piaciuto per il grande potenziale che mostri, e mi piacerebbe davvero tanto rileggerti al più presto

Re: Foglio d'album (titolo provvisorio)

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@Luca Canetti 
Ho spostato il racconto in questa sezione poiché i caratteri sono poco più di 6500.
Qui puoi postare testi fino a 8000 caratteri, spazi inclusi. Consideriamo lunghi, invece, i racconti che vanno da 8001 a 16000 caratteri.
Il commento che hai utilizzato per postare, inoltre, è molto stringato; ti chiedo cortesemente per le prossime volte di seguire le linee guida che trovi nel Regolamento generale
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Re: Foglio d'album (titolo provvisorio)

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@Luca Canetti Ciao, ho letto con interesse il racconto. A mio modo di vedere è basato su una buona idea di base, perché descrive un personaggio interessante e non comune, però io farei alcune correzioni.
Intanto, ho visto che sei nemico per degli "a capo." Questo influisce negativamente sulla leggibilità del testo, soprattutto in un contesto internettiano. Io di solito quando scrivo (non sono nessuno per insegnare, lo scrivo solo per cercare di aiutarti se possibile) metto un "a capo" ogni volta che ho finito di esprimere un concetto, o di descrivere una situazione. Dopo un po' che scrivi ti viene istintivo decidere quando mettere un "a capo" o meno.
Inoltre: ho trovato scarsamente verosimili i dialoghi fra la suora e la protagonista del racconto. Secondo me dovresti cercare di fare maggiore attenzione a come parlano le persone, raramente si esprimono come tu le fai esprimere nel racconto.
Un'ultima notazione: il finale della storia, credo per problemi dovuto all'esposizione, non ricompensa il lettore della fatica di essere arrivati alla fine. Non sembra una vera e propria conclusione, ma solo un "andare avanti" in attesa del prossimo episodio di quello che sembra essere l'inizio di un altro paragrafo di un racconto più lungo o anche di un romanzo. Se la tua intenzione era di abbozzare qualcosa per una storia più lunga, sicuramente va bene. Come racconto autoconclusivo, presenta delle difficoltà per il lettore.
Mi spiace se sono stato troppo negativo, ma volevo esserti d'aiuto. Sicuramente il personaggio da te descritto è molto interessante e, con qualche accorgimento, può essere protagonista di una storia meno abbozzata e più sfaccettata. Ecco, ti faccio un esempio (per come ho visto io il tuo racconto): è come un blocco di marmo in cui la figura si intravede, ma non è completa. Buon lavoro!
https://domenicosantoro.art.blog/
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