[RNT-FC1] Codice Yersinia. I conti tornano. Capitolo 3

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Traccia 5: 461 A.C. L'Atene di Pericle durante i fermenti politici che daranno vita alla democrazia ateniese. I personaggi si ritroveranno all'interno della città

Teresa. Un chimico; appassionata di tutte le scienze sperimentali. Intelligentissima, ha poche amicizie e passerebbe tutto il tempo in un laboratorio a fare esperimenti. Dotata di un humour tipicamente inglese, con le sue battute riesce a gelare le persone. Le piace fare scherzi a chi non le va a genio, utilizzando le sue conoscenze riesce a improvvisare effetti sorprendenti e dagli esiti imbarazzanti per le sue vittime. Odia la stupidità ed è appassionata di fantascienza.


Fra' Bastiano. Francescano di origine Andalusa. Ama studiare, capace di sorprendere il suo interlocutore con una cultura profonda e multidisciplinare. Acuto, sferzante e schivo, preferisce la solitudine e nel tempo libero dalla preghiera si rifugia tra i suoi libri. Vive in un tormento interiore, come se aspettasse un segno e interpreta la sua vocazione come l'attesa di trovarsi di fronte a "una prova"




   
Teresa è nuda e si deterge la pelle all'interno della tinozza messa a disposizione dalla suora. Avverte un leggero solletico partire dai polpacci: una miriade di insetti colonizzano la tinozza e salgono velocemente sul suo corpo, ricoprendola e soffocandola.


L'urlo di terrore rompe il silenzio della stanza, dove Teresa, febbricitante, viene tenuta sotto controllo dall'organizzazione ecclesiastica del S.C.I.C.


Si sveglia di soprassalto madida di sudore: “Santo cielo! Ancora quell'incubo orribile dei pidocchi!”.


Fra Bastiano è lì, seduto di fianco a lei. Appare corrucciato mentre la scruta.
Teresa realizza di essere osservata: “ Come sto male! Perché non sto migliorando? Fra Bastiano cosa mi stanno facendo?”.
L'uomo cerca di rassicurarla ma lei ha mille dubbi in testa: oramai è dieci giorni che sta a letto con la febbre alta. Non capisce il senso dei continui prelievi di sangue a cui lei non riesce a opporsi per via della debolezza, eseguiti dall'infermiera coadiuvata da un forzuto aiutante operatore.


“ Voglio sapere il perché di tutto questo! Mi dica qual è lo scopo di tutto questo! Se no!...”.
“ Se no cosa? Scappa? Non credo sia nelle condizioni di poterlo fare!”, risponde l'uomo.


“ Sarò sincero con lei Pirelli! Noi stiamo studiando la sua risposta immunitaria alla peste! Le stiamo somministrando delle dosi leggere di antibiotici in modo da permettere lo scontro anticorpale. Non possiamo perdere l'occasione di avere un soggetto malato dal patogeno immutato allo stato primordiale!”.


“ Ma lei è pazzo! Tutto questo è illegale; non mi potete fare questo! Io non vi ho autorizzato a usarmi per il progetto Yersinia al di fuori delle regole d'ingaggio concordate! Metta fine a questo esperimento e mi faccia curare, perché sa bene che potrei morire!”.


“ Mi spiace figlia mia! Ma il vertice ha deciso così! Ti dovrai sacrificare per la giusta causa; la tua vita in cambio di quella delle generazioni future! In cambio della santità”.


“ Io Santa come Teresa di Calcutta? Uno due tre, adesso lo insulto! Sei sette, le forze mi stanno abbandonando... fanc...lo Bast...o!”.


Teresa perde conoscenza da ciò che la circonda, rientrando nel regno dei suoi incubi: “la suora è lì con lei e le porge il panno brulicante di pidocchi. A fianco di lei Fra Bastiano la invoglia a mettersi il panno: ridono entrambi facendosi scherno della sua ingenuità. Teresa realizza il piano orchestrato dai due per farla ammalare attraverso il panno infestato che avrebbe usato per il ciclo mestruale.
Il sogno rivelatore le fa scoprire che lo scopo principale era far sì che fosse stata lei a essere il veicolo di Yersinia e il prelievo al mongolo era solo una facciata e che è il S.C.I.C ,con Fra bastiano, sono gli artefici: adesso i conti tornano.


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“ Tu devi scappare da qui! Teresa! Teresa si svegli!”.
L'infermiera la scuote, l'asciuga il sudore e le pratica una iniezione di adrenalina.
Una luce forte appare dal fondo degli abissi, l'ossigeno le riempie i polmoni dopo la prolungata apnea.
“ Mi aiuti! La prego”, implora Teresa. L'infermiera si mostra premurosa e le rileva che l'aiuterà a scappare in quanto è una infiltrata della organizzazione segreta contraria al progetto di monopolizzare WaxFull.


“ In questi giorni farò in modo di somministrarti gli antibiotici necessari e di darò vitamine e integratori: vedrai starai meglio. Però dobbiamo stare attente! Tu dovrai fare finta di stare male fino a quando potrai affrontare il mondo esterno!”.


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Un nuovo vigore pervade Teresa. Fra Bastiano ha appena lasciato la stanza. Lei salta giù dal letto e indossa degli abiti civili forniti dalla sua salvatrice. Sopra di essi indossa un camice da dottore con tanto di tesserino di riconoscimento: dottoressa Roberta Balla.


Il rumore del meccanismo della porta blindata che si apre lentamente: è il segnale della fuga.
Teresa la guarda dolcemente; le chiede il suo nome per poterla un giorno citare come la sua liberatrice. Lei rifiuta, avvertendola che è meglio così.


“ Grazie amica mia! Non dimenticherò!”, sussurra prendendo il corridoio che secondo le indicazioni del piano della fuga, la porteranno fuori dall'edificio: fuori dalla prigione.


L'ultima porta che la separa dalla libertà si apre rivelando il locale che ben conosce: la panetteria chiamata in codice “ BorderLine”. La commessa al banco continua a sistemare il pane nelle ceste, incurante di Teresa che, liberatasi dal camice, si incammina per la stradina deserta.


Teresa sa che deve lasciare la città diventa non sicura. Sa che appena si accorgeranno della sua fuga, metteranno in movimento le ricerche per la sua cattura. Gli è stato dato l'indirizzo di una località segreta dove potrà, sotto la nuova identità, nascondersi e partecipare al progetto contro lo S.C.I.C.


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“ Non posso andar via senza prima recuperare le piattole che mi ha estratto la mia cara ginecologa. Forse da quelle potrei risalire alla genealogia di Yersinia e arrivare prima di loro al WaxFull. Certo che un certo sospetto l'ho avuto da subito sul francescano, ma che arrivasse a mettere in pericolo la mia vita non lo avrei mai pensato. Durante il viaggio a Genova non esitò a minacciarmi di farmi impiccare se non gli avessi dato le provette! E poi quelle parole deliranti frutto di antichi dogmi, della propensione della Chiesa a rinnegare i processi scientifici da Galileo in poi:
“Come hai fatto a pensare che ti avrei lasciato in mano la chiave per la liberazione del mondo dalle malattie? Voi essere umani, infedeli e peccatori contro Onnipotente, con la liberazione dalla sofferenza vi innalzereste allo stesso piano divino. Presuntuosi che pensano di scampare al torchio della correzione attraverso la prova del dolore. Mai e poi mai! Io sono stato chiamato a far fallire questo piano umano contro Dio e porterò sino alla fine questa prova! Dio lo vuole!”.


Teresa ricorda bene cosa gli rispose: “Ma non sarà che voi del Vaticano volete fare voi il vaccino per poter ricattare il mondo? Senza rinuncia al peccato niente salvezza contro le malattie?”.


Con in testa questi pensieri, Teresa ha raggiunto lo studio medico.


Sale all'ultimo piano e trova la porta socchiusa: non vi è ombra di pazienti, ne segno di alcuna presenza nell'anticamera: “ dottoressa Maria!”, chiama a voce bassa, bussando alla porta.
Ma nel silenzio avverte un lamento; a questo punto, rompe gli indugi ed entra.
La scena che le appare è quella di un locale messo a soqquadro dai ladri: Maria è riversa per terra in posa cadaverica.


Teresa si getta sul corpo della anziana donna; la scuote: “ Maria! Che ti hanno fatto!”.


“ Sono entrati in quattro! Erano vestiti da clown con gli occhiali scuri alla matrix! Ho pensato a uno scherzo! Mi hanno minacciata di suonarmele se non gli avessi consegnato le tue piattole!”.


“ Non gliele avrai date, spero!”.
“ No! Ho detto loro che le avevo gettate nel WC ma non mi hanno creduto! Da qui le botte con le clave di plastica di cui erano armati!”.


“ Che circo deve essere stato!”, pensa Teresa.


Maria prende a vomitare sangue e con gli ultimi istanti di vita si aggrappa alle braccia di Teresa:
“ Le tue piattole le ho conservate in una provetta che ho nascosto dentro di me! Scusami ma non sapevo dove metterle, frugavano dappertutto e le avrebbero trovate! Non avere problemi ed estrai il tampone interno: troverai all'interno la provetta! Per una volta sarai te a guardarmi la …”.


Teresa sgrana gli occhi al pensiero di quello che dovrà fare, ma, la commozione sopraggiunge nel rendersi conto che la donna sta morendo .


“ Ti ringrazio di tutto quello che hai fatto per me, Maria!”.


“ Grazie a te figlia mia! Sappi che io sono... io sono... io so... io s...”.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
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