Un lungo inverno sta per finire

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La pelle ricade come un drappo attorno ai fianchi. Della prosperità e dell'abbondanza dell'estate non rimane niente. Il pelo grigio è ammazzettato per l'umidità e lo sporco.
Solo l'occhio destro conserva la luce della fierezza.
Un rivolo di bava cola agli angoli della bocca. Ogni volta che il lupo espira, dalle fauci e dal naso esce una nuvola di condensa che, per un attimo, annebbia il percorso indicato dalla traccia che sta seguendo.
Con i sensi in allerta, ha fiutato l'odore di un animale spaventato. La fame acutizza tutte le percezioni: sa anche che il suo naso lo sta portando lontano, fuori dai luoghi sicuri. Ma deve rischiare se vuole sopravvivere a quel primo inverno fuori dal branco, che dura ormai da troppo tempo.
Da settimane non mastica che radici marcescenti o il cadavere congelato di qualche uccello più smagrito di lui, ha bisogno di carne fresca. Quando era il capo del branco non gli era mai mancato il cibo: cacciare in gruppo è più facile e, anche se la preda va spartita, si dividono gli sforzi e il pasto è garantito tutti i giorni. Se solo non avesse perso la fiducia dei suoi simili.
I rovi e le spine non lo fermano, sceglie sempre la strada più breve pur di non farsi anticipare. Sa di essere debole: non potrebbe lottare per la preda. Può contare solo sulla velocità.
Si accorge che la traccia lo ha condotto al limite del bosco. Si affaccia da una zona sopraelevata, sempre attento a stare controvento e nascosto tra gli alberi.
Vede un'auto col cofano aperto e un uomo infilato mezzo dentro.
Ormai ha fatto molta strada, ha consumato molte energie: non può permettersi di tornare indietro. Gli uomini, però, non sono una preda dei lupi, sono imprevedibili e quindi rischiosi. Inoltre la loro carne è poco gustosa, ma l'animale ha lo stomaco vuoto.
"Quanto ci mette il carrattrezzi ad arrivare!" sbuffa l'uomo mentre si sfrega le mani. Guarda la strada a destra, a sinistra e poi di nuovo a destra. Si scuote tutto incassando la testa tra le spalle e poi la infila di nuovo sotto il cofano, imprecando.
Il lupo decide di attaccarlo alla schiena mentre è piegato.
Spicca un balzo e si lancia su di lui a bocca aperta e senza fare rumore. Forse a causa della debolezza, calibra male il salto e colpisce anche la lamiera. Entrambi rotolano a terra.
L'uomo si gira, gli occhi strabuzzati. Cerca di alzarsi più in fretta che può e corre ad aprire la portiera dell'auto.
Nonostante la botta sulla fronte, che duole, il lupo è rapido: gli salta di nuovo addosso e morde con forza la nuca. Il sangue caldo gli scorre in gola. Lo ritempra subito. L'uomo si agita, cerca di liberarsi a calci e pugni, ma fa solo movimenti scomposti e inefficaci, dato che il lupo si trova alle sue spalle, in una posizione in cui è difficile colpirlo. L'animale non molla il morso finché la preda non si accascia al suolo, dissanguata, con le mani ancorate allo sportello aperto.
Divora con foga la pelle, il grasso, i tendini. Sbrana e dilania mentre il suo corpo reagisce all'istante. Una sensazione di benessere si diffonde fino alle ossa. I muscoli si fanno un po' meno tesi perché hanno di nuovo energia di pronto uso. Ma rimangono sempre in allerta. Il lupo sa di essere esposto. Sa che l'odore del sangue attirerà altri predatori. Deve fare in fretta.
Rosicchia vorace tutto ciò che può godendosi la sensazione. Infine alza il muso colante di sangue e saliva per annusare l'aria. Vuole essere sicuro che nessuno lo stia spiando dagli alberi.
Con una zampata elimina un brandello di tendine che era rimasto incollato al naso.
Non fiuta niente di anomalo, eccetto un odore delicato provenire da dentro l'abitacolo. Decide di affacciarsi per controllare.
Due cuccioli d'uomo, legati ai seggiolini, stanno dormendo. Il lupo esita: sono cuccioli.
Come quelli del branco che avrebbe dovuto difendere dall'orso quella terribile notte di mezza estate. Quando vide la mole del plantigrado che li stava attaccando, fuggì nel folto del bosco. Alle sue spalle sentiva alcuni giovani lupi provare a difendere la cucciolata, lui ci teneva alla sua pellaccia. In fondo nel branco c'erano tante lupe giovani, avrebbero potuto partorire altri figli.
Dopo una lotta selvaggia e scoordinata, privi com'erano del loro capo, misero comunque in fuga il grosso orso, ma non prima che questo fosse riuscito ad aggredire e uccidere alcuni piccoli e ferire a morte alcuni compagni adulti.
Dopo la strage, fu chiaro a tutti che non aveva più la stoffa del capo. Fu, così, sfidato da un altro lupo, che si era distinto nella battaglia con l'orso. La lotta non durò molto, non combatteva con convinzione e il suo unico obiettivo era venir ferito il meno possibile. Perse solo un occhio e l'onore. Gli fu comunque offerto di rimanere, ma lui preferì andarsene lontano: con quel che aveva combinato non sarebbe stata vita facile, meglio solo.
Lo stomaco brontola. Il lupo ha ancora fame e non molto tempo per decidere. Le prede sono innocue, non ha nulla da temere. Non reagiranno all'attacco nel sonno. E poi sono legati.
È anche vero che la carne umana non è un granché, qualcosa sullo stomaco ce l'ha, dopotutto. Forse sarebbe più saggio tornare nel bosco e non rimanere esposto ancora a lungo.
Uno dei due bimbi mugola nel sonno e gira la testa mostrando la giugulare.
Il lupo gli salta al collo. Un attimo dopo fa la stessa cosa al fratello. Mentre le due prede muoiono in silenzio l'animale divora e ingoia e sbrana. Solo il rumore dei suoi denti che si chiudono a tagliola sui bocconi di carne disturba la pace di quella fredda notte.
In poco tempo ha consumato il pasto.
Per uscire si sente impacciato e appesantito. È costretto a andare all'indietro perché non riesce a girarsi dentro l'abitacolo. Appena fuori si scrolla il pelo, come se volesse liberarsi da una brutta sensazione.
Infine guarda in alto, verso il bosco. Si è alzata un po' di nebbia e tutto sembra immerso in un sogno ovattato. Sarà colpa della nebbia o del pasto abbondante ma al lupo sembra così lontano il limitare del bosco. Non si sente di fare un unico salto e preferisce avvicinarsi al bordo del dirupo attraversando la carreggiata. Il suo stomaco è soddisfatto della mangiata e ora ha solo bisogno di un bel pisolino per digerire: appena sarò tornato nella mia zona, pensa sognando un bel giaciglio nell'erba, magari riparato da qualche roccia.
In quel preciso istante spunta dalla curva del tornante un carrattrezzi che procede a velocità sostenuta sul tratto in discesa. A causa della visibilità ridotta, il conducente si accorge dell'animale solo quando il lupo si gira sorpreso dalle vibrazioni e il suo occhio giallo brilla illuminato dai fendinebbia. Inevitabile l'urto.
Il lupo, colpito in pieno, guaisce in modo terribile mentre vola diversi metri più avanti. Sente una forte fitta all'anca e fatica a muovere la zampa posteriore. Il fianco è escoriato e sanguinante. Respirare gli procura degli atroci dolori al torace.
Percepisce due uomini scendere dal veicolo. Sono così concentrati su di lui, steso in mezzo alla carreggiata, che non fanno caso alla macchia di sangue sotto l'auto accostata. Vede le due sagome arancioni andargli incontro. Seppur i loro movimenti sono lenti e poco minacciosi, l'animale non si fida, sa che non deve farsi avvicinare e il suo istinto gli suggerisce di fuggire. Si rialza a fatica; raccoglie tutte le energie rimaste per scappare nel bosco più in fretta possibile. Dopo aver corso per un po' nella boscaglia, giunge in una piccola radura. Si rende conto che nessuno lo sta inseguendo. Si ferma e tira il fiato. Sente il corpo pesante e scomposto; il dolore si è diffuso ovunque e non riesce a capire quale parte è ferita. Ma non importa, è in salvo e avrà tempo di guarire. Con quel pensiero che lento sfuma nel sonno, si accascia a terra, per sempre.

Alla prime luci del mattino, qualche rondine si muove nel cielo sopra la radura e le prime margherite sono fiorite accanto al cadavere del vecchio lupo.

Re: Un lungo inverno sta per finire

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Ciao Talia. Uso te e il tuo racconto per impratichirmi con questo editor un po' meno funzionale, ma so che presto le cose dovrebbero migliorare. Nonostante queste difficoltà non bisogna perdere la buona abitudine di commentare. Se no che ci stiamo a fare. E allora ci provo.
Talia ha scritto: dom gen 03, 2021 11:57 am La pelle ricade come un drappo attorno ai fianchi. Della prosperità e dell'abbondanza dell'estate non rimane niente. Il pelo grigio è ammazzettato per l'umidità e lo sporco.
Solo l'occhio destro conserva la luce della fierezza.
Un rivolo di bava cola agli angoli della bocca. Ogni volta che il lupo espira, dalle fauci e dal naso esce una nuvola di condensa che, per un attimo, annebbia il percorso indicato dalla traccia che sta seguendo.
Inizio a leggere e mi compare l'immagine della pelle e poi del pelo "ammazzettato" (il termine rende l'idea ma non lo avevo mai sentito). In realtà però non capisco a chi o cosa si possa riferire. La prima immagine che mi è venuta è stata quella di una persona obesa che improvvisamente è dimagrita. Il fatto che sia un lupo sarebbe meglio chiarirlo subito per non indurre false partenze.

Per il resto la narrazione scorre in modo comprensibile e sufficientemente ordinato.
Ho qualche perplessità sul rendere "umanizzato" il lupo. Per carità, siamo pieni di cartoni animati che umanizzano gli animali, ma in quel contesto l'animale diventa una metafora. Qui invece sembra esserlo solo per metà.
Mi sembra che tu abbia scelto un punto di vista difficile da gestire. Si sente la tentazione di dare un senso morale alla storia, ma al contempo di non umanizzarla. Un esercizio di equilibrismo che non sempre riesce.
Ci saranno altre occasioni
A rileggerti

Re: Un lungo inverno sta per finire

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Che bello, il primo commento nel nuovo nido! :D

Ti ringrazio @poldo (di sicuro il tag non funzionerà) per esserr passato.
Poldo ha scritto: Mi sembra che tu abbia scelto un punto di vista difficile da gestire. Si sente la tentazione di dare un senso morale alla storia, ma al contempo di non umanizzarla. Un esercizio di equilibrismo che non sempre riesce.
Sicuro, difficilissimo. Almeno gestirlo per me è stato complicato. Hai colto appieno le mie intenzioni anche se non sono riuscita nell'intento, vuol dire che hai letto in profondità e di questo ti ringrazio.

Ho portato qui questo racconto, perché, nonostante i suoi difetti, ha qualcosa che mi piace e a cui sono legata e perciò mi piaceva tenerlo con me.

Grazie ancora :happy-smileyflower:

Talia :happy-sunny:

Ps: anche io ho fatto delle prove con l'editor, spero di non aver sparato emoticons casuali
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