[RNT1] Calpestate le farfalle
Posted: Fri Jul 09, 2021 8:35 pm
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Traccia 6: I vespri sardi
personaggio: Frate Bastiano.
Ho visto una stampa di quell’epoca, dove sono ritratti in forma agiografica popolani cagliaritani a piedi e a cavallo con alcuni comandanti degli stamenti militari, forse il Pitzolo e il Sulis mentre li incitano alla difesa della loro terra.
A un lato si vede il mare ingombro di vele francesi, la flottiglia di Truguet che ha appena sbarcato sul litorale di Quartu un migliaio di soldati francesi raccolti a Marsiglia e altre migliaia ne sbarcheranno ancora, guidati dal generale Casabianca. Si era ai primi di febbraio del 1793.
Si vede la parte alta di Cagliari, il Castello e il palazzo del vicerè Balbiano che asserragliato con i suoi piemontesi si raccomandava a Dio, indeciso se chiedergli di aiutarlo contro i francesi o contro gli stamenti sardi che si erano adunati e armati senza il suo permesso e avevano un’aria bellicosa.
Colpisce quel frate in disparte, a cavallo, che guarda la folla con aria preoccupata. Nessuno sembra far caso a lui, ma qualcuno lo aveva visto, forse lo stesso autore della stampa. Quindi era in quel luogo in quel momento. E non avrebbe dovuto esserci, perché era nato 165 anni dopo quegli avvenimenti, nel 1958. Io conosco la storia di quel frate perché me la raccontò lui stesso.
Il frate era spagnolo, si chiamava Bastiano. Gli era stato concesso di viaggiare nel tempo per brevi periodi, non aveva nessuna particolare capacità per farlo, solo un non comune interesse e sofferenza per gli accadimenti del passato, una gran voglia di cambiare le cose e la consapevolezza dell’impossibilità di farlo. Aveva dovuto accettare l’idea, ne aveva le prove, che il suo tornare indietro nel tempo, qualunque cosa avesse fatto, qualunque farfalla avesse calpestato, qualunque nonno avesse ucciso, non avrebbe cambiato di una virgola il suo attuale, personale presente. Avrebbe solo cambiato il futuro di altri presenti, dove vivevano infinite copie di se stesso in tante varianti come i granelli di sabbia della Terra. Energia che ha a che fare con la forma e la funzione di tutte le antiche costruzioni di questo mondo, fra cui quelle che noi crediamo cattedrali e che cattedrali non sono mai state ma tutt’altro.
Una macchina da scrivere Remington anni Trenta del Novecento, al pari delle cattedrali, può essere un accumulatore, conservatore e dispensatore di energia. Basta essere in sintonia. Frate Bastiano era in sintonia.
Di stanza in un convento di Cagliari che dominava la collina di Tuvixeddu, la più grande necropoli fenicia di tutto il Mediterraneo (e questo non è un caso) si trovò a Cagliari nel febbraio del 1793 quando sbarcarono i francesi della rivoluzione.
Bisogna dire subito che frate Bastiano avrebbe voluto fermare in qualche modo un uomo di quel tempo, un Napoleone Bonaparte ai primordi della sua carriera che venne in Sardegna per portare la rivoluzione ma tentando di sbarcare più a nord, alla Maddalena, fu cacciato a cannonate dai sardi. Le cose in seguito andarono come andarono. Nel viaggio temporale di frate Sebastiano qualcosa andò storto perché si ritrovò in quel periodo ma a Cagliari. Avrebbe potuto fermare un altro corso rinnegato, il generale Raphael Casabianca, che comandava i soldati francesi raccolti a Marsiglia, fra cui molti quindicenni entusiasti di combattere, come tutti gli incoscienti. Casabianca, che in seguito avrebbe comandato sanguinose repressioni in Vandea, sterminando contadini con le loro mogli e i figli che non volevano saperne della rivoluzione e volevano continuare a credere in Dio e al re. Ieri come oggi gli uomini non sono mai lasciati in pace di vivere come vogliono loro, pensava frate Bastiano.
L’atmosfera di rivolta in cui si ritrovò circondato gli scaldò il sangue e gli fece girare la testa. Nell’aria quieta davanti al mare, pregna del tanfo di fango e paglia marina marcia echeggiavano cannonate provenienti dalle navi in rada. Colonne di fumo si levavano dalle case più vicine al mare. Non era mai stato a cavallo ma era la cosa più naturale del mondo, come anche la parlata di quella gente che già conosceva, ma questa era più antica.
-Adesso, adesso!- urlava qualcuno facendo girare il cavallo e sollevando polvere. Altri lo imitavano con grida belluine.
-Sono sbarcati padre! Ci benedica, andiamo a fermare quei senza Dio! Ci benedica!
Il frate alzò frettolosamente la mano verso alcuni uomini, con l’antico gesto che sapeva avrebbe fatto del bene a quegli animi belluini, i capelli legati a coda, armati di lunghi fucili con i corni di polvere legati a tracolla, con lunghe picche, sudati, vestiti di poveri abiti, che immediatamente si fecero il segno della croce urlando di gioia.
Si sentivano colpi di fucile in lontananza, come a caccia.
-Quelli di Quartu hanno fatto barricate allo stagno di Santa Gilla!
-I francesi si sono impantanati nei canneti dopo Margine Arrubiu!
-A cacciarli come anatre allora!
In quel momento tutte le campane delle chiese di Cagliari suonarono a stormo.
-Ahh! Ahh! Ahh!- gridarono i cavalieri. -Altri ci seguiranno! Andiamo! Andiamo! Seguitemi!
Il giovane che aveva parlato era uno dei comandanti. Iniziò la cavalcata verso il mare in una nube di polvere. Passarono al galoppo davanti alla collina dove sorgeva la chiesa di Nostra Signora di Bonaria. Era scesa una folla con davanti un prete che reggeva alto il Santissimo, mentre dei chierichetti con i piedi scalzi agitavano l’aspersorio dell’incenso verso i cavalieri.
-Che Dio sia con voi!- urlò qualcuno.
-Certo che è con noi! Mica con quei diavoli che sembrano uomini, vero padre?
Frate Bastiano non rispondeva. Si avvicinarono agli stagni che circondavano Cagliari, circondati da estensioni di canneti dai quali si intravedevano cumuli di legname e pali eretti come barricate, dietro le quali stavano altri popolani che salutarono con urla di gioia i cavalieri, ai quali si erano uniti altri uomini con al seguito torme di cani, alani possenti, alcuni di colore grigio altri fulvi come leoni.
-Si sono persi quei maledetti! Ma li sentite che pensano di scannarci?
Voci straniere provenivano dalla spiaggia, come avvinazzate urlavano e cantavano con rauca gioia -Ah! Ça ira! Ça ira! Ça ira!
-Cantatelo anche a loro!- urlarono i padroni dei cani aizzandoli. Le bestie si tuffarono nel mare di canne con gioia feroce, scomparendo. I cavalieri e gli uomini a piedi li seguirono con circospezione, sapendo bene dove mettere i piedi per non sprofondare negli acquitrini coperti di foglie secche.
Si sentirono grida di terrore, rari colpi di fucile. I cavalieri spronarono i cavalli e avanzarono nel canneto urlando. Il frate rimase indietro. Aveva deciso di fermarsi. Non era un gioco, uccidevano davvero e lui non poteva fermare niente. E poi non voleva farlo, nemmeno conoscendo il prossimo futuro che sarebbe seguito in quel tempo, uguale al suo futuro. In nome di cosa e come avrebbe potuto fermare Casabianca che sapeva si sarebbe salvato e tornato in Francia avrebbe causato atrocità in Vandea come lo avrebbe fatto in Sardegna?
Anche se sai tutto prima non è facile cambiare gli avvenimenti, il destino umano. Frate Bastiano era venuto in quel tempo, lo aveva appena respirato e si sentiva inadeguato, si sentiva osservato da qualcuno, aveva paura. Sopraffatto dalle urla, dall’odore del canneto, della polvere da sparo, dell’acquitrino, dall’afrore del cavallo. Rimase fermo in uno spiazzo. Vide le cime chiomate delle canne muoversi, uomini gli venivano incontro urlando di gioia, reggendo le picche con in cima teste di uomini e ragazzi con le bocche aperte e gli occhi vitrei colanti sangue che inondava le loro mani e i loro abiti; sangue che gocciolò su di lui.
-Se lo ricorderanno di non tornare, vero padre?
A un lato si vede il mare ingombro di vele francesi, la flottiglia di Truguet che ha appena sbarcato sul litorale di Quartu un migliaio di soldati francesi raccolti a Marsiglia e altre migliaia ne sbarcheranno ancora, guidati dal generale Casabianca. Si era ai primi di febbraio del 1793.
Si vede la parte alta di Cagliari, il Castello e il palazzo del vicerè Balbiano che asserragliato con i suoi piemontesi si raccomandava a Dio, indeciso se chiedergli di aiutarlo contro i francesi o contro gli stamenti sardi che si erano adunati e armati senza il suo permesso e avevano un’aria bellicosa.
Colpisce quel frate in disparte, a cavallo, che guarda la folla con aria preoccupata. Nessuno sembra far caso a lui, ma qualcuno lo aveva visto, forse lo stesso autore della stampa. Quindi era in quel luogo in quel momento. E non avrebbe dovuto esserci, perché era nato 165 anni dopo quegli avvenimenti, nel 1958. Io conosco la storia di quel frate perché me la raccontò lui stesso.
Il frate era spagnolo, si chiamava Bastiano. Gli era stato concesso di viaggiare nel tempo per brevi periodi, non aveva nessuna particolare capacità per farlo, solo un non comune interesse e sofferenza per gli accadimenti del passato, una gran voglia di cambiare le cose e la consapevolezza dell’impossibilità di farlo. Aveva dovuto accettare l’idea, ne aveva le prove, che il suo tornare indietro nel tempo, qualunque cosa avesse fatto, qualunque farfalla avesse calpestato, qualunque nonno avesse ucciso, non avrebbe cambiato di una virgola il suo attuale, personale presente. Avrebbe solo cambiato il futuro di altri presenti, dove vivevano infinite copie di se stesso in tante varianti come i granelli di sabbia della Terra. Energia che ha a che fare con la forma e la funzione di tutte le antiche costruzioni di questo mondo, fra cui quelle che noi crediamo cattedrali e che cattedrali non sono mai state ma tutt’altro.
Una macchina da scrivere Remington anni Trenta del Novecento, al pari delle cattedrali, può essere un accumulatore, conservatore e dispensatore di energia. Basta essere in sintonia. Frate Bastiano era in sintonia.
Di stanza in un convento di Cagliari che dominava la collina di Tuvixeddu, la più grande necropoli fenicia di tutto il Mediterraneo (e questo non è un caso) si trovò a Cagliari nel febbraio del 1793 quando sbarcarono i francesi della rivoluzione.
Bisogna dire subito che frate Bastiano avrebbe voluto fermare in qualche modo un uomo di quel tempo, un Napoleone Bonaparte ai primordi della sua carriera che venne in Sardegna per portare la rivoluzione ma tentando di sbarcare più a nord, alla Maddalena, fu cacciato a cannonate dai sardi. Le cose in seguito andarono come andarono. Nel viaggio temporale di frate Sebastiano qualcosa andò storto perché si ritrovò in quel periodo ma a Cagliari. Avrebbe potuto fermare un altro corso rinnegato, il generale Raphael Casabianca, che comandava i soldati francesi raccolti a Marsiglia, fra cui molti quindicenni entusiasti di combattere, come tutti gli incoscienti. Casabianca, che in seguito avrebbe comandato sanguinose repressioni in Vandea, sterminando contadini con le loro mogli e i figli che non volevano saperne della rivoluzione e volevano continuare a credere in Dio e al re. Ieri come oggi gli uomini non sono mai lasciati in pace di vivere come vogliono loro, pensava frate Bastiano.
L’atmosfera di rivolta in cui si ritrovò circondato gli scaldò il sangue e gli fece girare la testa. Nell’aria quieta davanti al mare, pregna del tanfo di fango e paglia marina marcia echeggiavano cannonate provenienti dalle navi in rada. Colonne di fumo si levavano dalle case più vicine al mare. Non era mai stato a cavallo ma era la cosa più naturale del mondo, come anche la parlata di quella gente che già conosceva, ma questa era più antica.
-Adesso, adesso!- urlava qualcuno facendo girare il cavallo e sollevando polvere. Altri lo imitavano con grida belluine.
-Sono sbarcati padre! Ci benedica, andiamo a fermare quei senza Dio! Ci benedica!
Il frate alzò frettolosamente la mano verso alcuni uomini, con l’antico gesto che sapeva avrebbe fatto del bene a quegli animi belluini, i capelli legati a coda, armati di lunghi fucili con i corni di polvere legati a tracolla, con lunghe picche, sudati, vestiti di poveri abiti, che immediatamente si fecero il segno della croce urlando di gioia.
Si sentivano colpi di fucile in lontananza, come a caccia.
-Quelli di Quartu hanno fatto barricate allo stagno di Santa Gilla!
-I francesi si sono impantanati nei canneti dopo Margine Arrubiu!
-A cacciarli come anatre allora!
In quel momento tutte le campane delle chiese di Cagliari suonarono a stormo.
-Ahh! Ahh! Ahh!- gridarono i cavalieri. -Altri ci seguiranno! Andiamo! Andiamo! Seguitemi!
Il giovane che aveva parlato era uno dei comandanti. Iniziò la cavalcata verso il mare in una nube di polvere. Passarono al galoppo davanti alla collina dove sorgeva la chiesa di Nostra Signora di Bonaria. Era scesa una folla con davanti un prete che reggeva alto il Santissimo, mentre dei chierichetti con i piedi scalzi agitavano l’aspersorio dell’incenso verso i cavalieri.
-Che Dio sia con voi!- urlò qualcuno.
-Certo che è con noi! Mica con quei diavoli che sembrano uomini, vero padre?
Frate Bastiano non rispondeva. Si avvicinarono agli stagni che circondavano Cagliari, circondati da estensioni di canneti dai quali si intravedevano cumuli di legname e pali eretti come barricate, dietro le quali stavano altri popolani che salutarono con urla di gioia i cavalieri, ai quali si erano uniti altri uomini con al seguito torme di cani, alani possenti, alcuni di colore grigio altri fulvi come leoni.
-Si sono persi quei maledetti! Ma li sentite che pensano di scannarci?
Voci straniere provenivano dalla spiaggia, come avvinazzate urlavano e cantavano con rauca gioia -Ah! Ça ira! Ça ira! Ça ira!
-Cantatelo anche a loro!- urlarono i padroni dei cani aizzandoli. Le bestie si tuffarono nel mare di canne con gioia feroce, scomparendo. I cavalieri e gli uomini a piedi li seguirono con circospezione, sapendo bene dove mettere i piedi per non sprofondare negli acquitrini coperti di foglie secche.
Si sentirono grida di terrore, rari colpi di fucile. I cavalieri spronarono i cavalli e avanzarono nel canneto urlando. Il frate rimase indietro. Aveva deciso di fermarsi. Non era un gioco, uccidevano davvero e lui non poteva fermare niente. E poi non voleva farlo, nemmeno conoscendo il prossimo futuro che sarebbe seguito in quel tempo, uguale al suo futuro. In nome di cosa e come avrebbe potuto fermare Casabianca che sapeva si sarebbe salvato e tornato in Francia avrebbe causato atrocità in Vandea come lo avrebbe fatto in Sardegna?
Anche se sai tutto prima non è facile cambiare gli avvenimenti, il destino umano. Frate Bastiano era venuto in quel tempo, lo aveva appena respirato e si sentiva inadeguato, si sentiva osservato da qualcuno, aveva paura. Sopraffatto dalle urla, dall’odore del canneto, della polvere da sparo, dell’acquitrino, dall’afrore del cavallo. Rimase fermo in uno spiazzo. Vide le cime chiomate delle canne muoversi, uomini gli venivano incontro urlando di gioia, reggendo le picche con in cima teste di uomini e ragazzi con le bocche aperte e gli occhi vitrei colanti sangue che inondava le loro mani e i loro abiti; sangue che gocciolò su di lui.
-Se lo ricorderanno di non tornare, vero padre?