Il favore più grande

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Avvertenza: il racconto è scritto in seconda persona e al futuro perché lo richiede una call a cui vorrei partecipare.



Troverai questa lettera al solito posto. Che poi non è neanche solito, ma io lo so che ci vai sempre, e allora  avrò chiesto a Maria, abituata da una vita a fare quello che le chiediamo senza far domande, di lasciarla lì, nella cabina telefonica accanto alle giostre.
Ti siederai proprio sul girello ─ cigolerà ─ e comincerai a leggere. Forse capirai solo quando sarai arrivata in fondo, ma se sarai rimasta sveglia com’eri, lo avrai fatto dopo neanche dieci righe.
In ogni caso non preoccuparti, un po’ di tempo per pensare a quello che ti chiedo lo avrai. Per pensare e per  maledirmi e per giudicare che alla fine anche io sono come tutti gli altri, una che vuole volo importi le cose.
Se vorrai, credi pure a questo pensiero e non preoccuparti quello che deve accadrà lo stesso, e io non ti amerò di meno.
Io credo, però, che capirai quanto quello che ti chiedo altro non è che un favore. Un favore molto grande, certo, ma niente che tu non possa fare.
Verrai martedì sera. Sarà di turno alla guardiola Carlo, un vecchio infermiere mezzo cieco e tutto sordo. Sarà ancora inverno e il buio ti proteggerà. Forse Carlo aguzzerà uno di quei sopraccigli da gufo, cercandoti nell'atrio, ma tu avrai badato a vestirti di nero ─ no, semplicemente ti vesti sempre così ─ e quello che vedrà sarà solo un’ombra. Prenderai la scala a destra, oltre la macchinetta del caffè. Non userai l'ascensore, se dovessi incontrare qualcuno sarebbe la fine. Lenta, ti fermerai ogni volta che sentirai la voce di un 'infermiera rimbombare in un corridoio, una porta sbattere, le ruote di un carrello che porta la cena cigolare.
D’improvviso, però, le tue scarpe squittiranno sul linoleum del pavimento, e il cigolare di quel carrello si fermerà di colpo. Dei passi si avvicineranno, un neon sfarfallerà, rivelandoti per un attimo, sotto due occhi aguzzi,  i baffi di Nadia, infermiera del turno di notte. Annuserà l’aria, cercandoti. Ti nasconderai dietro un cestino della spazzatura. È nero anch‘esso, e tu sei bassa, amore mio. Nadia farà un passo avanti, un altro. Se dovesse farne un terzo finirà per vederti.
Ma tu sarai brava come sempre a farti piccola e nasconderti, e alla fine lei emetterà un mugugno e tornerà al suo carrello. Il cigolio delle ruote si allontanerà.
Arriverai al terzo piano. Reparto oncologico. Nell'atrio troverai l’ostacolo più grande. Tuo padre, disteso sulle sedie di plastica, la faccia illuminata dal blu del cellulare e la cravatta allentata sulla camicia sgualcita. Tua madre gli avrà detto di mettersi almeno qualcosa di più comodo ma lui nulla, avrà voluto insistere con quell'aria da operatore di borsa a fine turno anche se è solo un assicuratore di provincia. Starà a te decidere cosa fare. Potresti affrontarlo, e allora entrerai nella stanza e ti siederai accanto a lui.
Dapprima non si accorgerà neanche di te, continuando scorrere il dito sullo schermo. Poi sobbalzerà, gli cadrà il telefono. Finito il rimbombo della caduta rimarrete per un attimo a guardarvi. Balbetterà qualcosa, e per toglierlo d'impaccio sarai tu a parlare.
«Sono qui per la nonna»
Lui si chinerà a raccogliere il telefono, lo guarderà un attimo, poi lo metterà nella tasca della giacca.  
«Dorme»
«Mi basta vederla»
«Dove»
«Dopo, babbo. Prima voglio vedere la nonna».
Se andrà così, non potrai fare quello che ti chiedo. Tuo padre, lo sai, sarebbe comunque troppo pavido per una cosa del genere. Io, però, avrò comunque ottenuto qualcosa. Rivederti. Aprirò un attimo gli occhi. Li vedrai pieni di lacrime e senza quasi più colore.
"Peccato, erano verdi sgargianti" penserai, e poi mi sfiorerai una mano, senza pensare a quanto detesti il contatto fisico, sentire sulla tua pelle la pelle di un altro. Ci guarderemo un attimo, poi io richiuderò gli occhi, chissà per quanto.
Oppure potrai scegliere di aspettare, nascosta nel bagno, che tuo padre si assopisca, per poi sgattaiolare nella mia camera. E la numero cinquantotto, quella in fondo al corridoio, e sta accanto a un’uscita di sicurezza che tengono sempre aperta perché gli infermieri vanno a fumare sulle scale antincendio.
La scena sarà simile. I miei occhi acquosi e scoloriti, la tue dita che mi sfiorano le rughe e poi un mio cenno del capo. La tua mano tremante, allora, si allungherà verso il macchinario accanto al letto, e sfilerà il tubicino di plastica che corre fino al mio naso. Non ti servirà un gesto estremo, forte chissà quanto. Dovrai, anzi, fare tutto nel silenzio più profondo. Se vorrai guardarmi un'ultima volta dovrai prenderti appena un attimo, poi uscirai dalla stanza e via, giù per le scale antincendio, senza guardarti indietro.
Scoprirai nei giorni seguenti che, sia per quel che sia, avrò trovato il modo di ricompensarti. Anche se quelle saranno solo cose materiali. La consapevolezza di aver fatto a una persona che ami il favore più grande dovrai trovarla da sola. E solo dopo farai un ultima cosa.
Ti toglierai l'accendino dalla tasca dei jeans e brucerai questa lettera.

Re: Il favore più grande

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Non credo di aver letto altro di tuo, @Tracker, ma comunque è stato bello leggere questo racconto. Dico così per una questione di gusto personale e di ammirazione nei confronti di racconti sentimentali ed esistenziali.

Per quanto riguarda il racconto, sono certo che sia complesso scrivere in seconda persona e al futuro, perciò sarei ingeneroso nel criticarti ma non riesco nemmeno a capire bene cosa intendi. Nel piccolo alterni molte azioni e molti momenti immersi in una affascinante atmosfera introspettiva, ma nel grande, arrivato più volte a fine racconto, mi sono chiesto quale fosse il senso o quale messaggio tu voglia trasmettere o quale trama nasconda: magari ho frainteso tutto in più punti ma... non l'ho capito.
Quello che si capisce è che una nonna che si trova (si immagina?) in un hospice lascia, quando è ancora in grado di farlo, una lettera a una nipote che va a trovarla. Imporrà di lasciarla in un determinato punto (una cabina al parco) e la bambina (credo) la leggerà mentre gira su un girello. Girello che deduco essere un sostegno alla deambulazione della ragazza che, in seguito, andrà a trovare la nonna con questo girello.
Tale visita, inoltre, è una cosa losca, lei deve superare ostacoli, persone che cercano di ostacolarla per arrivare a un padre che sta lì forse per presenza e basta (sembra così dalla lettera).
In tutto questo c'è la descrizione di questi momenti, di questo viaggio e... non so, non mi sembra altro.

Per quanto riguarda la forma, non ci sono particolari refusi, ma mi sembra giusto dirti quello che, secondo me, può essere migliorato o che comunque mi dà delle perplessità. In generale mi riferisco alla punteggiatura, prendiamo per es. l'incipit
Tracker ha scritto:
Troverai questa lettera al solito posto. Che poi non è neanche solito, ma io lo so che ci vai sempre, e allora  avrò chiesto a Maria, abituata da una vita a fare quello che le chiediamo senza far domande, di lasciarla lì, nella cabina telefonica accanto alle giostre.
Ti siederai proprio sul girello ─ cigolerà ─ e comincerai a leggere. Forse capirai solo quando sarai arrivata in fondo, ma se sarai rimasta sveglia com’eri, lo avrai fatto dopo neanche dieci righe.
Avrei scritto (con le stesse parole, ma con punteggiatura diversa):
«Troverai questa lettera al solito posto. Che, poi, non è neanche solito ma io lo so che ci vai sempre e, allora, avrò chiesto a Maria - abituata da una vita a fare quello che le chiediamo senza far domande - di lasciarla lì, nella cabina telefonica accanto alle giostre.
Ti siederai proprio sul girello; (questo) cigolerà e comincerai a leggere. Forse capirai solo quando sarai arrivata in fondo, ma se sarai rimasta sveglia com'eri, lo avrai fatto dopo neanche dieci righe.»
Non che la mia versione sia per forza di cose corretta, ma per abitudine di lettura e scrittura in genere isolo gli intercalari e gli incisi. Parlo per me, comunque, ma magari ti è utile questo ragionamento.
Aggiungo che in un altro punto la punteggiatura ti è sfuggita
Tracker ha scritto:
«Dorme»
«Mi basta vederla»
«Dove»
senza contare che non mi spiego il motivo del "dove". In altre parole lei dice che le piacerebbe vederla e lui risponde "dove" anziché un più logico "quando", giustificato dalla successiva risposta.
Nel complesso, quindi, anche se vedo buone cose nei particolari, sono rimasto perplesso. Non vorrei che prendessi questo come un non so cosa diverso da un parere su quanto ho letto. Mi sembra corretto darti un parere sincero sulla lettura. Alla prossima e spero, almeno, di esserti utile. :ciaociao:
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Re: Il favore più grande

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Grazie mille della risposta. In realtà il girello, mi sembra che molte perplessità sorgano da lì, non è un sostegno alla deambulazione, ma una giostra (quella coi sedili che gira), ma capisco che possa creare incomprensioni, quindi la sostituirò con altro (altalena, o scivolo). 
Mi scoccia che non si capisca la richiesta della nonna, e cioè, ucciderla, aiutarla a morire, visto che è tenuta in vita dalle macchine. Cercherò di fare qualcosa perchè sia più chiaro, magari aggiungendo qualche frase esplicativa nel finale. 
Per la punteggiatura grazie, credo che adotterò diversi dei tuoi suggerimenti.
Quel "dove" sarebbe l'acceno di una domanda, "dove sei stata?", perchè la ragazza è scappata di casa, ma forse questo non si capisce, e anche qui potrei aggiungere qualche parola in più, magari nell'incipit, dove la nonna potrebbe spiegare meglio. 

Re: Il favore più grande

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Tracker ha scritto: Mi scoccia che non si capisca la richiesta della nonna, e cioè, ucciderla, aiutarla a morire
Solo una specifica: ti ho dato un parere "secondo me", non escludo che per tutti gli altri lettori sia chiaro. Ti ho detto quello che ho capito e che mi hai suscitato a livello personale. Ammetto che, con questo tuo passaggio, si capisce il titolo.
Rispero che ti sia utile e, visto il momento, buon fine settimana @Tracker. :ciaociao: 
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Re: Il favore più grande

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@Tracker Ciao, ho trovato il racconto misurato, ben scritto e toccante. Nel complesso mi sembra riuscito. Ti faccio un commento più approfondito.

Personaggi. Trovo che si interessante come si svelino le caratteristiche e gli stati d'animo dei personaggi del racconto tramite il lento dispiegarsi della lettera. Diciamo che, per come lo vedo io, questo è un racconto di sentimenti e di situazioni, più che di persone. Tutti noi ci potevamo e ci siamo potuti identificare in chi scrive e in chi legge la lettera. Perciò non era importante, come tu giustamente hai orchestrato, far passare alla storia questa o quel personaggio memorabile, ma far calare il lettore nel racconto, che diventa "nostro." Però ho trovato sapienti e indovinati piccoli tocchi, come l'assicuratore di provincia che, per una forma lieve di vanità, vuole avere l'aria di un agente di borsa.

Trama. Mi pare si intuisca dove si va a parare verso la metà, se non l'ultimo terzo della storia. Ho trovato questo indovinato, perché la transizione è molto graduale e molto bene gestita. Ho avuto l'impressione di essere condotto in auto con un abile guidatore.

Originalità. La storia, presa in sé, non è assolutamente originale: anzi, è comune, e nel tuo rendere speciale una storia comune hai un punto di forza in questo tuo racconto. Spesso con la narrativa non vogliamo grandi sorprese, ma semplicemente riappropriarci dei nostri spazi di vita, del nostro quotidiano, e tu questo ce lo permetti con la tua storia.

Contenuti. A me il racconto ha trasmesso molto. Trovo che i contenuti siano forti.

Linguaggio e stile. Mi chiedo come sarebbe stato il racconto se tu non avessi dovuto impostarlo a un certo modo per la call. A ogni modo, lo stile è nitido e appropriato, senza grandi voli ma anche senza cedimenti, a mio modo di vedere. Mi piace il tuo modo di scrivere, lo trovo sobrio ed efficace.

Giudizio finale. Il racconto mi sembra riuscito. Mi chiedo solo come sarebbe risultato in prima o in terza persona, ma forse è un bene sia così. In bocca al lupo per la tua call.
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Re: Il favore più grande

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Tracker ha scritto: Che poi non è neanche il solito
ti segnalerò principalmente piccole disattenzioni.
Tracker ha scritto: sono come tutti gli altri, una che vuole volo solo importi le cose.
Tracker ha scritto: credi pure a questo pensiero e non preoccuparti quello che deve accadrà lo stesso, e io non ti amerò di meno.
Dopo "preoccuparti", ti consiglio i due punti, perché precedono una spiegazione.
Tracker ha scritto: aguzzerà uno di quei sopraccigli da gufo,
uno dei suoi sopraccigli da gufo
Tracker ha scritto: Non userai l'ascensore, se dovessi incontrare qualcuno sarebbe la fine
ti consiglio, anche qui, i due punti al posto della virgola.
Tracker ha scritto: sotto due occhi aguzzi,  i baffi di Nadia
quello sopra è un esempio di battute in più nel testo: dopo la virgola ne hai messe due.
Tracker ha scritto: Potresti affrontarlo, e allora entrerai nella stanza e ti siederai accanto a lui.
Dianzi, hai detto che occupava l'atrio. Di conseguenza, se ora entri in camera, dovresti farlo con lui, e non trovarlo già dentro.
Tracker ha scritto: continuando a far scorrere il dito sullo schermo.
Tracker ha scritto: Poi sobbalzerà, e gli cadrà il telefono. Finito il rimbombo della caduta rimarrete per un attimo a guardarvi. Balbetterà qualcosa, e per toglierlo d'impaccio sarai tu a parlare.
Meglio chiudere l'inciso e sistemare la frase, a mio avviso, così:
Balbetterà qualcosa e, per toglierlo d'impaccio, sarai tu a parlare.
Tracker ha scritto:
«Dorme»
«Mi basta vederla»
«Dove sei stata
«Dopo, babbo. Prima voglio vedere la nonna».
Ho letto sopra cosa hai omesso per errore.
Tracker ha scritto: E la numero cinquantotto, 
È 
Tracker ha scritto: La scena sarà simile.
La scena sarà la stessa. (Non trovi, @Tracker ?)
Tracker ha scritto: Se vorrai guardarmi un'ultima volta dovrai prenderti appena un attimo, poi uscirai dalla stanza e via, giù per le scale antincendio, senza guardarti indietro.
dopo "volta" metti una virgola, dopo "attimo" un punto e virgola.
Tracker ha scritto: E solo dopo farai un ultima cosa.
un'ultima
Tracker ha scritto: Ti toglierai l'accendino dalla tasca dei jeans e brucerai questa lettera
Bel finale!

Un buon racconto sull'eutanasia, bravo @Tracker :)

Il narratore è la vittima autodesignata.
L'idea è originale, anche se pone degli interrogativi.
La nonna non voleva ridursi a un vegetale. Era per farsi staccare la spina prima di arrivarci.
Perciò, ha prefigurato, con questa lettera, la richiesta di eutanasia all'unica persona su cui poteva contare che
lo facesse, per amor suo: l'amata nipote ribelle.
Però, non è verosimile che la malata fosse certa di essere in quello stato nel futuro, essendo lucida nel momento in cui aveva scritto la lettera. 
Poteva sì, immaginare che il caro figlio fosse una presenza quasi fissa al suo capezzale, ma avrebbe dovuto esserci una premessa al testo. E anche una promessa "estorta" alla nipote molto prima del ricovero.
Questo è solo il mio parere, comunque. 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Il favore più grande

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Ciao, grazie mille. 
Si, sono ben conscio che la premessa potrebbe non tornare, e in effetti una volta assunta quella è stato abbastanza difficile dare un minimo di coerenza al tutto (l'ho iniziato, cancellato e ricominciato piu volte, questo racconto). Speriamo sia almeno godibile. Come sempre le connessioni "tecniche" della trama mi risultano difficili da gestire, meglio se chi legge si concentra sul senso delle cose, ecco XD
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