Leblouh

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Proprio no. Stasera non ce la può fare a mangiare.
Si sente in colpa, sa di non essere stata all'altezza. La bilancia ha emesso un verdetto impietoso.
Prova a portare il cucchiaio alla bocca mentre la sorvegliante guarda con aria minacciosa. Dischiude di poco le labbra, pensa che ci deve mettere tutto il suo impegno, ma il suo corpo si rifiuta di obbedire. Prova a violentare il suo istinto ma si alza di scatto e corre in bagno a vomitare.
Tiene le mani sul viso per cercare di bloccare le lacrime che scendono. Si chiede se è davvero motivata, oppure se qualcosa di sbagliato aleggia nella sua anima. Forse è colpa di quei video che aveva visto di nascosto a casa di Kya qualche mese prima.
Tutte le altre sono più determinate: vanno spedite con quelle ciotole di miglio e burro. Lo ingurgitano senza alzare gli occhi, mai. Lei, invece, è sempre con lo sguardo perso nel vuoto, a volte si sofferma a osservare ciò che la circonda. Forse spera di trovare conforto nelle donne che la stanno educando.
La vecchia Baba spalanca la porta con violenza e, quasi, le rimbalza addosso. In mano porta un randello e colpisce la bambina. I suoi occhi sembrano di fuoco. O almeno questo vede Mudiwa prima di scivolare col viso per terra in un goffo tentativo di schivare le botte.
«Adesso dovrai prendere il Dregdreg, vieni.» le intima la vecchia. Le afferra i capelli della nuca, ne prende una bella manciata e la costringe ad alzarsi per il dolore.
Sul tavolo la attende già quel beverone disgustoso. «Quanto costerà questo ai miei genitori?»
«Molto, adesso bevi. Veloce! E stanotte doppia razione.» ride la donna aprendo la bocca. Da sopra il bicchiere Mudiwa vede i suoi quattro denti d'oro luccicare.
Il tempo di posare il bicchiere e l'effetto della droga arriva subito al cuore. Tre sussulti del suo giovane organo e poi la sensazione di galleggiare. La sua bocca si riempe di saliva, guarda il cibo e comincia a ingozzarsi. Si sente come un animale selvatico, con la faccia unta di burro fuso immersa nel piatto. I suoi gesti sono automatici: è distaccata e lontana, mentre riempie la bocca con le mani e deglutisce senza masticare.
Va a letto sconfortata. Il volto di sua madre le appare in sogno. Le manca e sa che la sta deludendo. I suoi genitori hanno investito quasi tutti i risparmi per questo. Si ripropone di non vomitare più, non potrebbero proprio permettersi un altro extra per il Dregdreg.
Quando Baba la chiama, con due ore di anticipo rispetto alle sue compagne per il pasto notturno aggiuntivo, Mudiwa è già sveglia. Il cuscino è bagnato di sudore e lacrime.
Scendere dal letto è diventato faticoso. Anche se non ha rispettato la tabella di marcia, il suo peso è aumentato nell'ultimo mese e il corpo comincia a farsi pesante. Pensa a quando correva libera per le strade di Atar con le sue amiche, quando si arrampicava sulle palme e giocava a saltare la corda insieme a Kya. Queste cose non potrà più farle d'ora in poi. Ma riuscirà a rendere felice il suo sposo, si consola.
Sul tavolo, apparecchiato solo per lei, la aspettano cous cous, latte di cammella e un bicchiere di miglio pestato. Quest'ultimo è, per lei, il cibo più disgustoso e decide di cominciare proprio con quello. Si deve sbrigare a finire tutto, perchè altrimenti non potrà riposare abbastanza prima del pasto successivo
Nei giorni seguenti Mudiwa si rende conto che è meglio lasciare qualcosa nella ciotola che rischiare di dare ancora di stomaco. Preferisce di gran lunga qualche ceffone, tre per ogni cucchiata avanzata, che sprecare i soldi della sua famiglia. E così, al momento del controllo del peso la vecchia Abba le fa anche un mezzo complimento, facendola arrossire di contentezza.
Vuole vedere il risultato dei suoi sacrifici e corre in bagno, dove c'è un enorme specchio che arriva al pavimento. Si spoglia nuda e osserva il suo corpo. Non si vedono più le costole, il suo torace è formato da tre deliziosi rotolini che ricadono uno sull'altro fino a lambire il pube e, nonostante sia ancora immaturo, il suo seno si è gonfiato, molto simile a quello di una donna fatta. Le cosce si sfregano tra di loro e si è formata anche un po' di irritazione sulle zone di contatto. Non fa niente, pensa Mudiwa, comicerà a camminare con i piedi più distanti.
Quando arriva ad osservare il volto, però, ha un attimo di esitazione. Non si riconosce in quella immagine, non sembrano sue quelle guance gonfie che stanno per scoppiare. E in niente assomiglia a quella cantante americana che aveva ammirato a casa di Kya. A lei si vedevano gli zigomi alti e le labbra ben truccate spiccavano sul viso rettangolare. Mudiwa aveva provato grande ammirazione per la voce di quella ragazza, per i suoi abiti e per il suo modo di ballare. Per un po' aveva desiderato essere lei e nei giorni successivi, nascosta nelle piantagioni di datteri, aveva anche provato a imitarla in qualche mossa.
Sapeva che il suo desiderio era irrealizzabile, ma aveva capito che era meglio non pensarci più quando la madre le aveva annunciato di aver ricevuto una proposta di matrimonio. Non sapeva se essere felice o scappare a piangere nel deserto.
Si trattava di un lontano parente del padre, un uomo abbastanza ricco da garantirle un buon futuro. Però...c'era un però...non poteva presentarsi al matrimonio così magra, avrebbe fatto sfigurare tutta la famiglia, per cui avrebbe trascorso i successivi tre mesi in una scuola speciale. Le avrebbero insegnato ad essere una buona moglie, a compiacere il marito e sopratutto l'avrebbero aiutata a raggiungere i cento chilogrammi.

Mudiwa attende insieme alle sue compagne nel salotto della scuola. Sono passati tre mesi dal suo arrivo e sul volto ha il sorriso più smagliante possibile: potrà dire a sua madre che ce l'ha fatta. La bilancia segna centroquattro chili. Non indossa più gli abiti con cui è arrivata, diventati troppo stretti, ma una lunga tunica ocra.
Quando vede la madre cerca di sollevarsi di scatto dalla poltrona, ma deve fare leva con le braccia e spingersi sui braccioli per mettersi in piedi. Si abbracciano felici e la madre le carezza la testa orgogliosa.
La prende sottobraccio e insieme scendono la rampa di scale che porta all'uscita. Dopo cinque gradini Mudiwa ha bisogno di fermarsi e prendere fiato. La madre sospira e abbassa lo sguardo: «Coraggio, vedrai quanto sarà soddisfatto il tuo sposo. Ricorda che saprai riempire il suo cuore tanto quanto riuscirai a riempire il suo letto(*)!».
Tre anni dopo, distesa sulla sua alcova da sposa, sognerà di ballare al ritmo di un motivo occidentale. Sognerà di cantare e truccarsi, Mudiwa, di poter essere ciò che non è. Mentre un neonato piangerà nella culla accanto a lei, Mudiwa non si alzerà per consolarlo. Mudiwa morirà nel sonno, il suo cuore sarà colpito da un infarto causato da complicazioni cardiovascolari.



(*) proverbio locale mauritano

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Re: Leblouh

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O santo cielo @Talia, che storia!
Bravissima a raccontare questa tristissima storia, dove le donne sono costrette ad ingozzarsi come tacchini solo per compiacere "un" marito.
Avessero almeno il piacere del cibo...
All'inizio ho pensato... non serviva mandare Mudiwa in una scuola speciale, bastava mandarla da me nel periodo natalizio, ma poi ho capito che si trattava di una storia vera e mi è passata la voglia di scherzare. (Sono andata a leggere su internet. Porca miseria, mica lo sapevo di questa pratica assurda della Mauritania: il gavage, mi ha fatto così incazzare!).
Che dire del racconto? Trovo sia scritto molto, molto bene, credo che l'argomento sia complesso e credo tu sia stata bravissima perché
fino alla fine non avevo affatto compreso dove saremmo andati a parare.
Inoltre mi hai fatto conoscere una triste realtà di cui ne ignoravo l'esistenza.
Grazie due volte. :-)
Alla prossima.
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: Leblouh

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Ciao Talia, ti dico grazie per questo racconto, perché mi ha aperto gli occhi su una realtà che ignoravo. E Mi chiedo: quanti altri maltrattamenti avvengono nel mondo a nostra insaputa?

Ps. piccola nota, secondo me potevi evitare di specificare che la battuta della madre era ispirata a un proverbio mauritano. Non so, l'ho trovata una specificazione superflua.

A presto :)

Re: Leblouh

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Ciao @paolasenzalai e @kiarka,
grazie mille per i vostri commenti :happy-smileyflower: .
paolasenzalai ha scritto: Che dire del racconto? Trovo sia scritto molto, molto bene, credo che l'argomento sia complesso e credo tu sia stata bravissima perché
fino alla fine non avevo affatto compreso dove saremmo andati a parare.
Sono molto contenta del tuo apprezzamento :love3:
Kiarka ha scritto: E Mi chiedo: quanti altri maltrattamenti avvengono nel mondo a nostra insaputa?
Sai che purtroppo la risposta è: tantissimi, sempre troppi. A volte provo a scrivere e racconti su fatti simili di cui vengo a conoscenza, perchè, anche se poco, almeno questi racconti sono una nanonogoccia nel mare che deve essere riempito per arrivare al cambiamento. E sai come si dice: goccia dopo goccia...

Talia :happy-sunny:
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