Lacrime dal cielo
Posted: Sun Jun 06, 2021 11:27 pm
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Traccia di mezzanotte
“Mamma, perché piove?”
Marta era a letto con la tenue luce del piccolo lume. Come tutte le sere aspettava che la mamma le raccontasse una storia, prima di dormire. Quella domanda le venne spontanea, nella fase dei perché. Certo, l'orario non era uno dei migliori per dare una risposta. Quesiti che solo un bambino riusciva ancora a porre, lasciando i genitori, il più delle volte, spiazzati.
Aria calda che si scontra con aria fredda, ci dicevano. E poi fanno un incidente?
L'aria che tuona: sembrerebbe il pensiero di un pazzo. Sì, ma perché poi scende giù l'acqua?
La mamma non era ferrata sull'argomento e per non rischiare di dire cose insensate pensò di mettere a dura prova la sua fantasia, come tutte le sere.
“Ti rispondo con una storia.”
"Che bello! Era quello che speravo."
C'era un gigante che regnava nei cieli, e ogni volta che vedeva qualcosa di brutto piangeva. Le sue lacrime scendevano a scrosci, dal Medio Oriente, all'America Latina e dall'Africa Centrale, alla Cina. Per molti erano lacrime benedette, per altri una disgrazia infinita, poiché sommergevano ogni cosa.
Ecco perché le catastrofi portano avanti il mondo, sono una fortuna nella sciagura. Perché senza lacrime tutto diverrebbe arido, come il deserto. Nell'acqua c'è la vita e più acqua c'è e più questa si moltiplica.
Un giorno il grande omone si rese conto che le lacrime non sgorgavano solo dalla tristezza ma potevano anche derivare dall'amore, e il gigante stava imparando questa seconda opzione. Ma furono poche le occasioni a disposizione. Quando si rese conto che le sue lacrime davano la vita, sarebbe bastato lo sbocciare di un fiore per farlo piangere dall'emozione.
Se ne accorse un bambino che un giorno lo vide, con una barba morbida, lunga e folta che sembrava di panna montata.
“Mamma, guarda quel signore lassù.”
“Dove?” rispose.
“In alto, nel cielo. Ora non c'è più.”
“Sono le nuvole, che possono assumere ogni forma per un istante eterno.”
Un tuono improvviso e uno scroscio colpì solo il figlio.
“Che coraggio, fare uno scherzo così a un bambino” brontolò la mamma.
“Con questa calura mi ha fatto piacere” rispose con lo sguardo all'insù e un sorriso rivolto al gigante.
Passarono gli anni e quel bambino, ora cresciuto, non perse i contatti col signore barbuto.
Era diventato un nomade del mondo e dove passava la pioggia portava. C'è chi lo venerava e commosso piangeva. Quel che era un bambino, il gigante lo aveva adottato per imparare, e a qualcosa era servito. Ma il dolore era sempre superiore alla consolazione e le lacrime a questo associate erano più salate e riempirono i mari sempre di più.
Il bambino ormai vecchio, nel suo peregrinare, arrivò in un villaggio non lontano dal mare. Gli abitanti che non avevano più lacrime da versare per la siccità quasi triennale a cui dovettero sottostare, gli offrirono quel poco d'acqua che con sapienza riuscirono a dissalare.
Il vecchio accettò il dono, che sorseggiò come fosse la cosa più preziosa al mondo e si mise seduto a gambe incrociate ad aspettare.
Non tardò ad arrivare... e si creò in poche ore un fiume che arrivò fino al mare.
L'anziano impassibile si lasciò trasportare e gli abitanti giurarono di averlo visto innalzarsi verso il cielo.
“Ecco, è finita.”
zzz...
“Te la ridico domani, se me la ricorderò.”
Le diede un bacio e spense la luce.
Traccia di mezzanotte
“Mamma, perché piove?”
Marta era a letto con la tenue luce del piccolo lume. Come tutte le sere aspettava che la mamma le raccontasse una storia, prima di dormire. Quella domanda le venne spontanea, nella fase dei perché. Certo, l'orario non era uno dei migliori per dare una risposta. Quesiti che solo un bambino riusciva ancora a porre, lasciando i genitori, il più delle volte, spiazzati.
Aria calda che si scontra con aria fredda, ci dicevano. E poi fanno un incidente?
L'aria che tuona: sembrerebbe il pensiero di un pazzo. Sì, ma perché poi scende giù l'acqua?
La mamma non era ferrata sull'argomento e per non rischiare di dire cose insensate pensò di mettere a dura prova la sua fantasia, come tutte le sere.
“Ti rispondo con una storia.”
"Che bello! Era quello che speravo."
C'era un gigante che regnava nei cieli, e ogni volta che vedeva qualcosa di brutto piangeva. Le sue lacrime scendevano a scrosci, dal Medio Oriente, all'America Latina e dall'Africa Centrale, alla Cina. Per molti erano lacrime benedette, per altri una disgrazia infinita, poiché sommergevano ogni cosa.
Ecco perché le catastrofi portano avanti il mondo, sono una fortuna nella sciagura. Perché senza lacrime tutto diverrebbe arido, come il deserto. Nell'acqua c'è la vita e più acqua c'è e più questa si moltiplica.
Un giorno il grande omone si rese conto che le lacrime non sgorgavano solo dalla tristezza ma potevano anche derivare dall'amore, e il gigante stava imparando questa seconda opzione. Ma furono poche le occasioni a disposizione. Quando si rese conto che le sue lacrime davano la vita, sarebbe bastato lo sbocciare di un fiore per farlo piangere dall'emozione.
Se ne accorse un bambino che un giorno lo vide, con una barba morbida, lunga e folta che sembrava di panna montata.
“Mamma, guarda quel signore lassù.”
“Dove?” rispose.
“In alto, nel cielo. Ora non c'è più.”
“Sono le nuvole, che possono assumere ogni forma per un istante eterno.”
Un tuono improvviso e uno scroscio colpì solo il figlio.
“Che coraggio, fare uno scherzo così a un bambino” brontolò la mamma.
“Con questa calura mi ha fatto piacere” rispose con lo sguardo all'insù e un sorriso rivolto al gigante.
Passarono gli anni e quel bambino, ora cresciuto, non perse i contatti col signore barbuto.
Era diventato un nomade del mondo e dove passava la pioggia portava. C'è chi lo venerava e commosso piangeva. Quel che era un bambino, il gigante lo aveva adottato per imparare, e a qualcosa era servito. Ma il dolore era sempre superiore alla consolazione e le lacrime a questo associate erano più salate e riempirono i mari sempre di più.
Il bambino ormai vecchio, nel suo peregrinare, arrivò in un villaggio non lontano dal mare. Gli abitanti che non avevano più lacrime da versare per la siccità quasi triennale a cui dovettero sottostare, gli offrirono quel poco d'acqua che con sapienza riuscirono a dissalare.
Il vecchio accettò il dono, che sorseggiò come fosse la cosa più preziosa al mondo e si mise seduto a gambe incrociate ad aspettare.
Non tardò ad arrivare... e si creò in poche ore un fiume che arrivò fino al mare.
L'anziano impassibile si lasciò trasportare e gli abitanti giurarono di averlo visto innalzarsi verso il cielo.
“Ecco, è finita.”
zzz...
“Te la ridico domani, se me la ricorderò.”
Le diede un bacio e spense la luce.