[MI152) Primavera

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Traccia di mezzogiorno: penombra.


Eccoli, arrivano. Puntuali come ogni giorno. Allunga il collo cercando di far passare la testa tra le inferriate del cancelletto, come un animale tra le sbarre della propria gabbia allo zoo. Primavera, chiusa nel piccolo giardino di casa, attende sempre il loro arrivo con ansia.
Si tratta di una coppia di anziani, un uomo e una donna, che ogni giorno percorrono la strada davanti alla sua abitazione per recarsi al cimitero a visitare la tomba del loro unico figlio. L’uomo è scomparso dopo una lunga malattia che ha prosciugato le loro anime e le loro tasche.
Primavera li ha soprannominati “l’espressione” per via della forma delle loro gambe che, viste da lontano, sembrano formare una parentesi tonda e una quadra. 
La donna è bassa di statura, ha una corporatura robusta e deve soffrire di artrite alle ginocchia; a causa della stazza non proprio esile gli arti si sono deformati in una forma arcuata che ricorda proprio quella di una parentesi tonda. 
L’uomo, al contrario, è alto e ha la schiena incurvata all’altezza delle spalle. La testa perennemente piegata verso il suolo sembra sul punto di staccarsi da un momento all’altro. Cammina con l’ausilio di un bastone. La rigidità delle giunture gli fa avere un’andatura strana: cammina senza piegare le ginocchia con le gambe inteccherite e dritte come una parentesi quadra. 
Ogni volta che li vede arrivare, Primavera cerca di attirare la loro attenzione segnalando la sua presenza con dei piccoli colpi di tosse o con qualche lamento pronunciato a voce alta, ma la coppia non si ferma mai. I due affrettano il passo come se temessero di essere interrotti, come se niente o nessuno potesse distoglierli dalla loro missione. Non possono concedersi neppure un minuto di ritardo: il figlio non può attendere.
Visti da lontano fanno tenerezza: camminano tenendosi per mano; come una somma di elementi, essi sembrano chiusi nelle loro parentesi. Il risultato di quella stramba operazione è difficile da comprendere a un primo sguardo: dolore, rassegnazione o, forse, semplicemente amore.
Primavera segue il loro buffo incedere fino a quando non arrivano in fondo alla strada e li vede sparire dietro l’angolo. Quello per lei è il segnale che è ora di rientrare in casa. Compiendo una  manovra complicata, recupera la testa mezza incastrata tra le sbarre e chiama, emettendo un suono gutturale e sconnesso, Ljuba, la badante.
Non le è mai stata troppo simpatica, ma la donna ha un nome abbastanza semplice da pronunciare e questo le evita un bel po’ di fastidi, soprattutto quando necessita di andare in bagno. In certi momenti i nomi corti hanno un valore inestimabile.
Ljuba è una signora sulla cinquantina. Forse potrebbe avere qualche anno di meno, ma essendo piuttosto in carne pare più anziana. In realtà, Primavera non conosce la sua età. Sa soltanto che viene dalla Polonia. Paolo, suo figlio, l’ha cercata “col lanternino” come le ha detto quando gliel’ha messa in casa.
«Lei viene dalla terra del Papa Santo e possiamo considerarci fortunati ad averla trovata!»
Quella sottolineatura era stata del tutto irrilevante per lei che da tempo aveva perduto fede e speranza e che anche con la carità non se la cavava più molto bene. 
Comunque Ljuba, senza ombra di dubbio, è una donna forte e pragmatica. Primavera non sa che grado di istruzione abbia, ma la cosa buona è che la donna riesce quasi sempre a comprendere e tradurre i suoi “suoni” e i mozziconi di parole nonostante abbia una conoscenza approssimativa della lingua italiana.
Per Ljuba pronunciare il nome Primavera era decisamente troppo complicato, così ha iniziato a chiamarla Vera. È stato uno dei primi motivi di disappunto: Primavera ha sempre amato il proprio nome un po’ speciale. Non udirlo più le ha fatto provare un dolore quasi fisico, una sorta di mutilazione. Ma la perdita del nome non è l’unica cosa che ha dovuto imparare a sopportare. Primavera detesta la cucina di Ljuba, un guazzabuglio di sapori che non le appartengono, odia gli abiti che le fa indossare così scuri molto diversi dai tessuti colorati che le sono sempre piaciuti tanto. E poi, Ljuba puzza: ha un alito terribile che sa di fumo di sigaretta fin dal mattino.
I passi pesanti annunciano l’arrivo. La donna sgancia i freni della sedia a rotelle e la trascina sul selciato.
`«Vera io ti porta dentro ora, ché fa fredo.»
In casa la televisione è perennemente accesa. È fin troppo chiaro che Ljuba sfrutti al massimo la tv satellitare per gustarsi tutti i programmi trasmessi dalla Tv polacca. Una lingua del tutto incomprensibile per Primavera. 
Appena entrate, la piazza per ore davanti allo schermo senza rivolgerle la minima attenzione. A Primavera non le resta che chiudere gli occhi e fantasticare. La malattia le ha portato via l’uso della parola e buona parte dell’uso delle mani e delle gambe, ma le ha risparmiato la mente.
Il suo corpo malandato nasconde una mente brillante e creativa come un motore potente fosse sotto il cofano di un’ auto che cade a pezzi. 
Non sono i ricordi a tenere insieme i rottami. Da tempo, Primavera ha deciso di rimuoverli: Ha imparato a scegliere i propri pensieri e non vivere all’ombra dei fantasmi del proprio passato. Prima della malattia, amava scrivere poesie e racconti di ogni genere. Certo adesso non può più farlo ma ciò nonostante non ha mai smesso di creare.
Personaggi e storie prendono vita di continuo nella sua testa e lei li accoglie con gratitudine come fossero voci amiche. A volte le capita di immaginare storie tristi e allora lascia che le lacrime le scorrano sul viso fino a bagnarle le mani irrigidite. In altri momenti, sogna racconti allegri e pieni di gioia o, ancora, storie buffe da farla ridere a crepapelle.
Le è capitato di sentire Ljuba riferire lo “strano comportamento di sua mama” al figlio durante una delle rare telefonate per tenere a bada la coscienza. Ma non le importa niente. Che la considerino pure una demente, un peso, una “situazione temporanea alla quale Dio dovrebbe porre rimedio.” Non potranno mai privarla della fantasia e poi, Primavera da qualche tempo si è messa in testa di avere una missione importante da compiere.
L’ ora d’aria quotidiana le ha dato la possibilità di conoscere i due anziani con le gambe a parentesi. Ha in mente di dedicare loro una poesia e ha perfino scelto il titolo: “Espressione d’amore”. Vorrebbe tanto poter parlare con loro, basterebbe che si fermassero davanti al cancello anche solo per un minuto. Vorrebbe stringere loro le mani e confortarli. Se potesse, direbbe loro che comprende il dolore per la perdita del figlio ma che lei, che un figlio vivo ce l’ha ancora, non per questo è più felice.
Ne è sicura, prima o poi riuscirà a comunicare con quelle persone. Dovrà solo imparare ad allungare un po’ di più il collo e tossire più forte. 


Re: [MI152) Primavera

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Ciao! Ti commento per pubblicare e quindi sarò più attento a quelli che sono dettagli, ma sicuramente possono esserti d'aiuto! Cominciamo :) 

Il testo si divide in tre parti, nette e circoscritte. In alcuni casi questo può essere un malus. In altri un bonus. Dipende da come si scrive e dai gusti di chi legge ovviamente, ma se una roba è ben scritta, dal punto di vista della qualità diventa oggettiva. E qui io credo che sia oggettivamente ben scritta questa divisione in sequenze. Perché non sono tre mini racconti slegati i tuoi, ma sono tre scene, tre "cose" a cui dà attenzione alternativamente il tuo personaggio. Tutto perfetto, nessuna sbavatura. 
Quello che mi ha convinto meno, ma qui invece siamo pienamente nella sfera del gusto, è l'indeterminatezza iniziale del personaggio di Primavera. Mi spiego meglio: hai lasciato, non so se volontariamente, molto indefinita la sua "natura" mentre delineavi la scena della coppia di anziani che cammina fuori al cancello. Tant'è che fino alla scena della badante polacca mi sono chiesto se la protagonista non fosse un qualche animale, o qualche essere di chissà quale altra natura. Poi ovviamente c'è una badante, i problemi della vecchiaia e Primavera prende un corpo, oltre che un'anima. A mio gusto potevi dare qualche pennellata iniziale in più in questo senso, ma solo per evitare che il lettore venisse distratto da questa "indagine" sulla natura del personaggio. 
La scena della badante l'ho trovata perfetta. Ineccepibile. Rendi il fastidio della donna e la caratterizzazione della donna che la accudisce in modo perfetto. Pochissimi tocchi e siamo lì con loro. Percepiamo il disagio e il modo in cui lei mal sopporta l'altra, mentre l'altra accudisce approssimativamente lei. 
Il finale che si ricollega all'inizio anche funziona. E ho trovato il finale "aperto" coraggioso e ben dosato. Alla donna restano le sue poesie e questo "rapporto" sociale indefinito. La riflessione sul figlio morto e il figlio che l'ha abbandonata alla badante merita il prezzo del biglietto. Complimenti vivissimi, cara <3 

Re: [MI152) Primavera

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@@Monica ciao, rileggo qualcosa di tuo dopo tanto tempo.
geniale la trovata delle parentesi ;)
Due piccolezze: la storia è narrata dal punto di vista di Primavera, ma la terza persona non so quanto si addice. Forse sarebbe stato meglio scriverlo in prima?
Poi, Ljuba è un nome molto russo/ucraino e quindi mi ha stonato un po' con l'origine polacca della badante. Però oddio, magari ha a sua volta origini ucraine...
Comunque,cerco di lasciare un commento più approfondito appena posso.
per il resto è un raccondo di grande tenerezza :)
a presto!

Re: [MI152) Primavera

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ciao @@Monica, le storie più tristi sono quelle sulle persone arrivate al capolinea. L'elaborazione mentale della vecchiaia e della malattia è davvero un lavoro psicologico che solo la natura riesce a fare meglio di noi.  Primavera è davvero una donna forte da come la dipingi. Appare rassegnata alle " visite del figlio tanto per", ma a lei sta bene così. Vedo una donna che serenamente affronta i suoi ultimi istanti di vita. Un bel racconto tenero che andrebbe raccontato a figli e nipoti per far capire l'importanza degli anziani. ciao  :love:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI152) Primavera

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Ciao @@Monica Un bel racconto, un tema toccante che ci riguarda tutti, più o meno.
La vecchiaia e la malattia sembrano non riguardarci fin quando non dobbiamo farci i conti. Primavera è un bel personaggio anche se non si capisce bene che età ha e che malattia l'ha colpita, non che abbia importanza, solo che tutto il resto è ben definito e di lei c'è solo una linea vaga, avrei voluto saperne un pò di più.
Secondo me l'effetto sorpresa, gestito così, ha tolto un po' di fluidità al racconto: per quasi tutta la lettura mo sono chiesta perchè venisse trattata così dalla badante, io pensavo fosse una bambina. Ma forse dovevo arrivarci visto che hai parlato di una badante.  

Re: [MI152) Primavera

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@Monica ha scritto: A Primavera non  le  resta che chiudere gli occhi e fantasticare.
Un racconto tenero e toccante, che va in profondità. Molto piaciuto, brava @@Monica   :)

La protagonista, nella tua storia, ha intatte le sue facoltà mentali in un corpo minato dalla malattia e dalla vecchiaia, e purtroppo non può parlare. 
Ma quanti anziani, spesso donne, relegati su una sedia a rotelle hanno questa "sponda di vita" che li attraversa dentro, come Primavera, e potrebbero comunicarla...
Sarebbe così bello per loro trasmettere questi loro pensieri, le storie che sviluppano nelle loro menti, a un nipote magari, o a una persona amica.
Sarebbe ricchezza per entrambi. 

Mi hai fatto pensare anche a questo - grazie, cara Monica.  :sss:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI152) Primavera

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Ciao @monica delinei due aspetti drammatici: il primo, struggente, riguarda la perdita di un figlio, la cosa più dolorosa che esista. Mi hai fatto venire in mente un monologo do Bergonzoni che parlando di questo argomento aveva fatto notare che non esiste un termine che rappresenti una madre o un padre che perde un figlio. Se un figlio perde i genitori è un orfano, se si perde un coniuge si è vedovi. ma se si perde un figlio?
Il secondo riguarda la profonda tristezza derivante dalla vita ormai estranea di un figlio, che non dedica più il proprio affetto alla madre.
Ci mettiamo anche la badante, che descrivi ottimamente e realisticamente. Purtroppo, ho notato anch'io, che un anziano rappresenta per lei  solo una fonte di guadagno. Certo che anche loro arrivano da situazioni di disagio, se no non abbandonerebbero famiglia e figli per fare un lavoro che nessuno vuol fare.
Ma Primavera è tosta, non demorde. Ne conosco qualcuna con quel temperamento e porta avanti con tenacia il suo obiettivo.
Bel racconto, piaciuto.

Re: [MI152) Primavera

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@bestseller2020  grazie 🙏!
@Alba359 grazie 💖 mi fa riflettere questa cosa che tu l’abbia percepita come una bambina. Grazie della segnalazione, quando lo revisionerò ne terrò conto.
@L'illusoillusore grazie. Rifletto anche sulla tua osservazione. Primavera non è stata sempre ammalata e la perdita del figlio dei due anziani è avvenuta anni fa. Hai ragione, posso trovare un modo per far arrivare questo messaggio più chiaramente👍
@Poeta Zaza mi fa piacere che tu abbia colto il messaggio. Grazie per le belle parole 🌼🙏
@Kasimiro apprezzo tanto la tua sensibilità che peraltro caratterizza anche i tuoi lavori. Primavera vive in penombra ma resta un personaggio positivo. Trova la forza di reagire alla situazione avversa e voglio che trasmetta un senso di speranza. 
Mia madre ha trascorso gli ultimi mesi di vita completamente paralizzata e senza poter parlare. Tutti mi dicevano che non poteva capire ma io continuavo a parlarle. Un giorno, le ho visto scendere una lacrima e ti assicuro che quella lacrima mi ha strappato il cuore. Era come sepolta viva. Primavera è dedicato a lei.

Re: [MI152) Primavera

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Racconto dolcissimo senza essere sdolcinato. 
@Respiro lento, che ti lascia dentro quanto sia prezioso fare attenzione, disseminato di piccoli gioielli, a cominciare dal nome di lei, che sa di promessa, di inizi infiniti.
@Perché Primavera soffre 
@Monica ha scritto: da tempo aveva perduto fede e speranza e che anche con la carità non se la cavava più molto bene. 
@
@Monica ha scritto: Primavera ha sempre amato il proprio nome un po’ speciale. Non udirlo più le ha fatto provare un dolore quasi fisico, una sorta di mutilazione 
@

Ma lei è molto occupata. Soprattutto a vivere
Brava @Monica Gran bel racconto
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Re: [MI152) Primavera

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Ciao @Monica
Una bella storia struggente. Mi ha dato da pensare. Mi ha ricordato mia madre che anche se non aveva mai perso la facoltà di parlare nei suoi ultimi anni, aveva molto sofferto per una frattura del femore e aveva trascorso quasi due anni in sedia a rotelle, assistita a casa da una fisioterapista rumena che però veniva solo per farle fare ginnastica. Mi ha ricordato mia madre perché anche lei guardava sempre dalla terrazza o dalla finestra la gente che passava, anche lei avrebbe voluto scrivere qualcosa della sua vita che nonostante molte sofferenze vedeva sempre come un’epoca felice, specie nella sua gioventù… Non ce l’ha fatta e vorrei provare a farlo io, ma non ho mai trovato il coraggio…
La tua Primavera perciò mi ha fatto venire molta tenerezza.
Certo, è soggettivo che abbia scelto di non vivere di ricordi. Di solito un’anziano si attacca ai ricordi, non ama troppo il presente, anche perché c’è molto poco da amare di questi tempi.
Non mi ha fatto nessuna simpatia Ljuba invece. Non mi faccio nessuna illusione che vengano dal paese di un papa santo, le cose sono cambiate anche lì e non mi ha fatto nessuna simpatia il figlio di Primavera. Per loro nessuna comprensione o pietà cristiana ante litteram fuori luogo. Sono i logici figli di questi tempi e di questa nuova religione globale e sincretista… diventata un qualunque movimento di opinioni, spesso non condivisibili.
Avrei fatto fermare i due vecchi dalle gambe a parentesi (ottima immagine mentale) per dire almeno una parola o anche lasciare uno sguardo a Primavera. Le avrebbe fatto tanto bene.
Racconto bello, particolare, ben scritto per quanto mi riguarda.
Lo sai che non sono capace di fare l’analisi grammaticale, a meno di svarioni pazzeschi… mai trovati nella tua scrittura.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI152) Primavera

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Ciao @@Monica,
Un bel racconto toccante ma delicato. La mente vivace di questa donna, frenata dal corpo malato, trova comunque un modo per uscire fuori. Ci sono molti particolari che mi sono piaciuti, il nome di lei, la maniera in cui hai descritto la coppia di anziani, il finale. Un testo introspettivo in cui lasci parlare le immagini e le sensazioni. Insomma un ottimo lavoro, scritto benissimo. 
Mi ritiro a meditare per scegliere i tre racconti, ci sono parecchi pari merito a questo giro...
Ciao!

Re: [MI152) Primavera

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Ciao, @@Monica, eccomi sul tuo testo. Ho copiato qui sotto la parte del mio commento ad @aladicorvo che riguarda anche il tuo, in quanto il lavoro operato sui racconti è stato il medesimo. L'esito della lettura meditata è stato opposto; uguale, invece, la sensazione di aver letto un bel racconto. Un saluto, e grazie per aver partecipato.

Nella lettura dei racconti del contest in corso, per la questione dell'aderenza alla traccia, mi è stato molto utile prestare attenzione all'organizzazione del lessico in aree di significato comune. Questi insiemi di parole affini per significato, i "campi semantici", possono naturalmente essere diversificati all'interno di uno stesso testo, e a volte addirittura discordi: se, però, si vanno a leggere consecutivamente le parole appartenenti ai vari insiemi, si noterà che alcune prevalgono come quantità sulle altre, provocando nel lettore sensazioni ben precise, le quali di solito palesano il "significato" intimo del componimento. 

Mi fa piacere, dunque, condividere con te il lavoro svolto sul tuo racconto. Mi è parso di ravvisare quasi un'equivalenza di associazioni tra quelle relative ai campi semantici della malattia, la morte, la prigionia, il dolore, la rigidità, la rassegnazione, la perdita e quelle relative ai campi semantici dell'affettività, la fantasia, la creatività, la gratitudine, la positività, l'entusiasmo, la progettualità. 
La compresenza di queste due aree ben precise definisce a mio avviso sensazioni indicative di un allontanamento dalla traccia.
@Monica ha scritto: dom giu 06, 2021 9:41 pm Eccoli, arrivano. Puntuali come ogni giorno. Allunga il collo cercando di far passare la testa tra le inferriate del cancelletto, come un animale tra le sbarre della propria gabbia allo zoo. Primavera, chiusa nel piccolo giardino di casa, attende sempre il loro arrivo con ansia.
Si tratta di una coppia di anziani, un uomo e una donna, che ogni giorno percorrono la strada davanti alla sua abitazione per recarsi al cimitero a visitare la tomba del loro unico figlio. L’uomo è scomparso dopo una lunga malattia che ha prosciugato le loro anime e le loro tasche.
Primavera li ha soprannominati “l’espressione” per via della forma delle loro gambe che, viste da lontano, sembrano formare una parentesi tonda e una quadra. 
La donna è bassa di statura, ha una corporatura robusta e deve soffrire di artrite alle ginocchia; a causa della stazza non proprio esile gli arti si sono deformati in una forma arcuata che ricorda proprio quella di una parentesi tonda. 
L’uomo, al contrario, è alto e ha la schiena incurvata all’altezza delle spalle. La testa perennemente piegata verso il suolo sembra sul punto di staccarsi da un momento all’altro. Cammina con l’ausilio di un bastone. La rigidità delle giunture gli fa avere un’andatura strana: cammina senza piegare le ginocchia con le gambe inteccherite e dritte come una parentesi quadra. 
Ogni volta che li vede arrivare, Primavera cerca di attirare la loro attenzione segnalando la sua presenza con dei piccoli colpi di tosse o con qualche lamento pronunciato a voce alta, ma la coppia non si ferma mai. I due affrettano il passo come se temessero di essere interrotti, come se niente o nessuno potesse distoglierli dalla loro missione. Non possono concedersi neppure un minuto di ritardo: il figlio non può attendere.
Visti da lontano fanno tenerezza: camminano tenendosi per mano; come una somma di elementi, essi sembrano chiusi nelle loro parentesi. Il risultato di quella stramba operazione è difficile da comprendere a un primo sguardo: dolore, rassegnazione o, forse, semplicemente amore.
Primavera segue il loro buffo incedere fino a quando non arrivano in fondo alla strada e li vede sparire dietro l’angolo. Quello per lei è il segnale che è ora di rientrare in casa. Compiendo una  manovra complicata, recupera la testa mezza incastrata tra le sbarre e chiama, emettendo un suono gutturale e sconnesso, Ljuba, la badante.
Non le è mai stata troppo simpatica, ma la donna ha un nome abbastanza semplice da pronunciare e questo le evita un bel po’ di fastidi, soprattutto quando necessita di andare in bagno. In certi momenti i nomi corti hanno un valore inestimabile.
Ljuba è una signora sulla cinquantina. Forse potrebbe avere qualche anno di meno, ma essendo piuttosto in carne pare più anziana. In realtà, Primavera non conosce la sua età. Sa soltanto che viene dalla Polonia. Paolo, suo figlio, l’ha cercata “col lanternino” come le ha detto quando gliel’ha messa in casa.
«Lei viene dalla terra del Papa Santo e possiamo considerarci fortunati ad averla trovata!»
Quella sottolineatura era stata del tutto irrilevante per lei che da tempo aveva perduto fede e speranza e che anche con la carità non se la cavava più molto bene. 
Comunque Ljuba, senza ombra di dubbio, è una donna forte e pragmatica. Primavera non sa che grado di istruzione abbia, ma la cosa buona è che la donna riesce quasi sempre a comprendere e tradurre i suoi “suoni” e i mozziconi di parole nonostante abbia una conoscenza approssimativa della lingua italiana.
Per Ljuba pronunciare il nome Primavera era decisamente troppo complicato, così ha iniziato a chiamarla Vera. È stato uno dei primi motivi di disappunto: Primavera ha sempre amato il proprio nome un po’ speciale. Non udirlo più le ha fatto provare un dolore quasi fisico, una sorta di mutilazione. Ma la perdita del nome non è l’unica cosa che ha dovuto imparare a sopportare. Primavera detesta la cucina di Ljuba, un guazzabuglio di sapori che non le appartengono, odia gli abiti che le fa indossare così scuri molto diversi dai tessuti colorati che le sono sempre piaciuti tanto. E poi, Ljuba puzza: ha un alito terribile che sa di fumo di sigaretta fin dal mattino.
I passi pesanti annunciano l’arrivo. La donna sgancia i freni della sedia a rotelle e la trascina sul selciato.
`«Vera io ti porta dentro ora, ché fa fredo.»
In casa la televisione è perennemente accesa. È fin troppo chiaro che Ljuba sfrutti al massimo la tv satellitare per gustarsi tutti i programmi trasmessi dalla Tv polacca. Una lingua del tutto incomprensibile per Primavera. 
Appena entrate, la piazza per ore davanti allo schermo senza rivolgerle la minima attenzione. A Primavera non le resta che chiudere gli occhi e fantasticare. La malattia le ha portato via l’uso della parola e buona parte dell’uso delle mani e delle gambe, ma le ha risparmiato la mente.
Il suo corpo malandato nasconde una mente brillante e creativa come un motore potente fosse sotto il cofano di un’ auto che cade a pezzi. 
Non sono i ricordi a tenere insieme i rottami. Da tempo, Primavera ha deciso di rimuoverli: Ha imparato a scegliere i propri pensieri e non vivere all’ombra dei fantasmi del proprio passato. Prima della malattia, amava scrivere poesie e racconti di ogni genere. Certo adesso non può più farlo ma ciò nonostante non ha mai smesso di creare.
Personaggi e storie prendono vita di continuo nella sua testa e lei li accoglie con gratitudine come fossero voci amiche. A volte le capita di immaginare storie tristi e allora lascia che le lacrime le scorrano sul viso fino a bagnarle le mani irrigidite. In altri momenti, sogna racconti allegri e pieni di gioia o, ancora, storie buffe da farla ridere a crepapelle.
Le è capitato di sentire Ljuba riferire lo “strano comportamento di sua mama” al figlio durante una delle rare telefonate per tenere a bada la coscienza. Ma non le importa niente. Che la considerino pure una demente, un peso, una “situazione temporanea alla quale Dio dovrebbe porre rimedio.” Non potranno mai privarla della fantasia e poi, Primavera da qualche tempo si è messa in testa di avere una missione importante da compiere.
L’ ora d’aria quotidiana le ha dato la possibilità di conoscere i due anziani con le gambe a parentesi. Ha in mente di dedicare loro una poesia e ha perfino scelto il titolo: “Espressione d’amore”. Vorrebbe tanto poter parlare con loro, basterebbe che si fermassero davanti al cancello anche solo per un minuto. Vorrebbe stringere loro le mani e confortarli. Se potesse, direbbe loro che comprende il dolore per la perdita del figlio ma che lei, che un figlio vivo ce l’ha ancora, non per questo è più felice.
Ne è sicura, prima o poi riuscirà a comunicare con quelle persone. Dovrà solo imparare ad allungare un po’ di più il collo e tossire più forte. 
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