[MI 152] Tema sull’acqua – Prima e dopo
Posted: Sun Jun 06, 2021 6:16 pm
Traccia di mezzanotte: L’acqua non dimentica. Tema sull'acqua: prima e dopo.
Tema di quinta B: L’acqua che conoscete.
La prima cosa che mi viene in mente è l’acqua del mare. Ci siamo presentate davvero solo il giorno in cui ho imparato da sola a nuotare, l’anno scorso.
C’era zia Lidia sulla spiaggia con noi bambini in costume che stavamo sulla battiggia battigia a fare un castello di sabbia. La bandiera rossa che veniva messa per dire che era vietato il bagno non c’era, anche se il mare era mosso.
Osservavo curiosa che l’onda portava la stessa testa in alto dal basso, semplicemente mettendo altra acqua sotto i piedi di quella persona. O la toglieva da sotto per farla scendere. Di certo, c’era sotto una legge fisica. La stessa che ti fa cadere per terra, lì in acqua ti solleva perché sei ospite dell’acqua e puoi scendere e risalire come fa lei. Un cielo liquido che ti accoglie dal basso.
E poi pensavo che l’onda che arrivava a riva per ricaricarsi veniva inghiottita di nuovo dal mare e quindi tornava con tutte le altre, ma in penultima fila, per modo di dire. Cioè, chissà quanto tempo dopo, ma la stessa onda che mi stava accogliendo in quel momento sarebbe tornata nello stesso paese di mare, nella stessa spiaggia libera…
La zia aveva detto a tutti di non avvicinarci all’acqua senza che lei ci fosse vicina, ma era distratta da tre più piccoli di me. Io allora mi sono incamminata sulla rena che scottava, chinandomi a raccogliere le conchiglie facendo finta di niente. Eccomi sul tratto umido e mi vedo ancora adesso mentre coi piedi sfioro l’acqua mentre si ritrae per gonfiarsi in un’onda di quelle grandi medie-grosse. Io entro, non senza qualche bevuta e brividi che la paura fa finta che sono di freddo. E scopro felice che anche per me il mare mette tanta acqua quanto basta per farmi tenere il collo sopra la linea del mare. Non c’entrano le misure! Wow! È bastato respirare tranquilla. Missione compiuta!
Piccole onde ha il tuo mare di scoperta, d’incertezza a lambire la riva ai primi assaggi; ignote le tempeste, quieto il ritmo, tra lo stupore del nuovo che accavalla i flutti. Crescono l’onde in un mare di entusiasmo.
L’ho letta da qualche parte e mi piace un sacco perché dice bene quello che vivo adesso! (Di una certa Poeta Zaza).
La seconda acqua che mi viene in mente è l’acqua di un fiume. Ne ho visto uno grande che scorreva piano ma poi doveva superare un gradone nel suo fondo. Per questo, ho visto la mia prima cascata, anche se mi hanno detto che era piccola.
So che le misure sono cose in proporzione. Anch’io crescerò, come crescono i fiumi.
Prima di nascere, mi ha detto la mamma, ero immersa nell’acqua della sua pancia.
Mi ricordo poi che mani amorevoli mi hanno sorretta e guidata in una pozza d’acqua del mio piccolo tempo, tenendomi a galla, come se fossi una barchetta, e io mi sentivo sicura.
Crescendo, ho costruito la mia, di barca, e imparato a usare i remi, mentre l’acqua del tempo piccolo è diventata un corso con le curve -tante svolte - dal ritmo sereno, sonnolento oppure agitato, perfino
tempestoso.
La mia barca è al centro del fiume, nel presente, che non esisterebbe senza il passato dietro
e il futuro davanti, in un unico corso per chi osserva dall’alto.
L’acqua che mi conosce.
Sapevo il giorno d’estate in cui avevo imparato a nuotare: prima della data di San Giovanni, non si poteva entrare in mare. Oggi è di nuovo il 24 giugno: il mare è mosso e memore mi accoglie sollevandomi dolcemente e mettendomi sotto acqua su acqua, e poi meno liquido, come in un’altalena, proprio come allora. E se fosse la stessa onda della mia prima volta, che è tornata per ricaricarsi come allora? Mi fa piacere pensare che lei abbia una memoria sua, una memoria della materia antica, che trattiene i ricordi per sempre, a modo suo.
Ha onde alte il mio mare, trascinanti, con le tempeste domate sottostanti, guardingo per le nuove, maestoso e imponente mar vissuto:
ricaricato tante volte a riva.
Ho fatto il parto nell’acqua. Quando il liquido amniotico si è confuso con l’acqua della vasca, ho comunque pensato che contenesse la memoria quantica della mia prima acqua, nella vita che si ricreava dalla mia.
E anche il mio fiume è così, perennemente intriso del passato, mentre le sue acque proseguono incessantemente in avanti:
La mia barca è al centro del fiume, nel presente, che non esisterebbe senza il passato dietro
e il futuro davanti, in un unico corso per chi osserva dall’alto.
Con me c’è ancora la bambina della barchetta, perché la prima acqua è nel mio fiume del tempo.
Uso i remi mentre arrivo alla prossima svolta, non so mai se sarà l’ultima;
lo saprò quando la barca comincerà a correre da sola e butterò i remi, inutili,
preparandomi al salto nella cascata dal mio mondo a quell’altro.
Tema di quinta B: L’acqua che conoscete.
La prima cosa che mi viene in mente è l’acqua del mare. Ci siamo presentate davvero solo il giorno in cui ho imparato da sola a nuotare, l’anno scorso.
C’era zia Lidia sulla spiaggia con noi bambini in costume che stavamo sulla battiggia battigia a fare un castello di sabbia. La bandiera rossa che veniva messa per dire che era vietato il bagno non c’era, anche se il mare era mosso.
Osservavo curiosa che l’onda portava la stessa testa in alto dal basso, semplicemente mettendo altra acqua sotto i piedi di quella persona. O la toglieva da sotto per farla scendere. Di certo, c’era sotto una legge fisica. La stessa che ti fa cadere per terra, lì in acqua ti solleva perché sei ospite dell’acqua e puoi scendere e risalire come fa lei. Un cielo liquido che ti accoglie dal basso.
E poi pensavo che l’onda che arrivava a riva per ricaricarsi veniva inghiottita di nuovo dal mare e quindi tornava con tutte le altre, ma in penultima fila, per modo di dire. Cioè, chissà quanto tempo dopo, ma la stessa onda che mi stava accogliendo in quel momento sarebbe tornata nello stesso paese di mare, nella stessa spiaggia libera…
La zia aveva detto a tutti di non avvicinarci all’acqua senza che lei ci fosse vicina, ma era distratta da tre più piccoli di me. Io allora mi sono incamminata sulla rena che scottava, chinandomi a raccogliere le conchiglie facendo finta di niente. Eccomi sul tratto umido e mi vedo ancora adesso mentre coi piedi sfioro l’acqua mentre si ritrae per gonfiarsi in un’onda di quelle grandi medie-grosse. Io entro, non senza qualche bevuta e brividi che la paura fa finta che sono di freddo. E scopro felice che anche per me il mare mette tanta acqua quanto basta per farmi tenere il collo sopra la linea del mare. Non c’entrano le misure! Wow! È bastato respirare tranquilla. Missione compiuta!
Piccole onde ha il tuo mare di scoperta, d’incertezza a lambire la riva ai primi assaggi; ignote le tempeste, quieto il ritmo, tra lo stupore del nuovo che accavalla i flutti. Crescono l’onde in un mare di entusiasmo.
L’ho letta da qualche parte e mi piace un sacco perché dice bene quello che vivo adesso! (Di una certa Poeta Zaza).
La seconda acqua che mi viene in mente è l’acqua di un fiume. Ne ho visto uno grande che scorreva piano ma poi doveva superare un gradone nel suo fondo. Per questo, ho visto la mia prima cascata, anche se mi hanno detto che era piccola.
So che le misure sono cose in proporzione. Anch’io crescerò, come crescono i fiumi.
Prima di nascere, mi ha detto la mamma, ero immersa nell’acqua della sua pancia.
Mi ricordo poi che mani amorevoli mi hanno sorretta e guidata in una pozza d’acqua del mio piccolo tempo, tenendomi a galla, come se fossi una barchetta, e io mi sentivo sicura.
Crescendo, ho costruito la mia, di barca, e imparato a usare i remi, mentre l’acqua del tempo piccolo è diventata un corso con le curve -tante svolte - dal ritmo sereno, sonnolento oppure agitato, perfino
tempestoso.
La mia barca è al centro del fiume, nel presente, che non esisterebbe senza il passato dietro
e il futuro davanti, in un unico corso per chi osserva dall’alto.
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Revisione del testo dall’autrice, adulta.L’acqua che mi conosce.
Sapevo il giorno d’estate in cui avevo imparato a nuotare: prima della data di San Giovanni, non si poteva entrare in mare. Oggi è di nuovo il 24 giugno: il mare è mosso e memore mi accoglie sollevandomi dolcemente e mettendomi sotto acqua su acqua, e poi meno liquido, come in un’altalena, proprio come allora. E se fosse la stessa onda della mia prima volta, che è tornata per ricaricarsi come allora? Mi fa piacere pensare che lei abbia una memoria sua, una memoria della materia antica, che trattiene i ricordi per sempre, a modo suo.
Ha onde alte il mio mare, trascinanti, con le tempeste domate sottostanti, guardingo per le nuove, maestoso e imponente mar vissuto:
ricaricato tante volte a riva.
Ho fatto il parto nell’acqua. Quando il liquido amniotico si è confuso con l’acqua della vasca, ho comunque pensato che contenesse la memoria quantica della mia prima acqua, nella vita che si ricreava dalla mia.
E anche il mio fiume è così, perennemente intriso del passato, mentre le sue acque proseguono incessantemente in avanti:
La mia barca è al centro del fiume, nel presente, che non esisterebbe senza il passato dietro
e il futuro davanti, in un unico corso per chi osserva dall’alto.
Con me c’è ancora la bambina della barchetta, perché la prima acqua è nel mio fiume del tempo.
Uso i remi mentre arrivo alla prossima svolta, non so mai se sarà l’ultima;
lo saprò quando la barca comincerà a correre da sola e butterò i remi, inutili,
preparandomi al salto nella cascata dal mio mondo a quell’altro.