Re: Rifiuti

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Un racconto molto breve che non ha bisogno di cattivi che si assottigliano i baffi tra indice e pollice. Il "cattivo" è presente ma sei molto brava a spalmarlo sulla scena attraverso le descrizioni:
"...tra frammenti di plastica e vetri roti"
"...per vendere pezzi di metallo e fili di rame: c'era un bambino bianco con quello stesso animale disegnato sulla maglietta."
"...tossisce in continuazione per il fumo dei roghi"
Sembrerà banale, ma in realtà l'errore più grande che continuiamo a fare, come scrittori dilettanti, è quello di raccontare indicando tutto con il dito. Qui non lo fai ed è anche per questo che sei riuscita a dire molto in poco spazio. Non hai ceduto alla tentazione di sfruttare l'accenno al dolore al piede per introdurre l'episodio di quando suo padre, prima di andarsene per [inserire riassuntone biografico] e lasciare la moglie che [inserire riassuntone biografico], lo picchiò sulla testa ferendolo all'orecchio e ancora quella cicatrice [inserire riassuntone biografico]. Hai inserito pochi elementi che permettono di capire tutto senza sapere (quasi) niente.

Il nucleo del racconto mi sembra si trovi in questa frase:
ogni tanto sputa l'animaletto in una mano per controllare se è ancora giallo.
Il bambino controlla che l'animaletto non si sia sbiadito come tutto quello che ha intorno. Vuole essere certo che il suo tesoro resti intatto, un po' come quando nei film di cowboy mordono le monete d'oro per assicurarsi che l'oro sia vero oro. Il giallo è sicuramente il colore perfetto. È brillante, allegro e si avvicina molto all'oro, che è il colore dei testori.

Mi è piaciuto, complimenti Irene.
Scusa il commento poco ragionato, ma volevo solo lasciarti poche impressioni.

Re: Rifiuti

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Mi è piaciuto, complimenti Irene.
Scusa il commento poco ragionato, ma volevo solo lasciarti poche impressioni.
Grazie mille @kuno, invece, perché per quanto io sia affezionata a questo breve testo (e per questo l'ho portato di qua), mi è comunque rimasto sempre il dubbio di aver mischiato in modo "illecito" realtà e finzione, e quindi ogni riscontro (soprattutto se positivo! :lol: ) è graditissimo. Grazie ancora, quindi, Kuno! :)
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Re: Rifiuti

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@Irene sono contento di essere andato indietro e aver pescato questo racconto. Lo trovo davvero ben fatto. Concordo con @Kuno sulla tua capacità di non stare lì a puntare il dito e dire "guardate! è questo quello che voglio farvi vedere! questa roba qua! l'avete vista? no perché io l'ho scritta eh. eccola qua!"

Una breve analisi dei passaggi secondo me più riusciti:
Babu cammina a piedi nudi nel fango della discarica, tra frammenti di plastica e vetri rotti.
Zoppica, la ferita di ieri gli fa sempre più male.
Però oggi è felice.
Questa specie di escalation mi fa accostare il testo quasi più a una poesia, o comunque a un'invocazione poetica dei fatti. C'è già tutto qui dentro: il personaggio, la scena, il dramma, l'ambientazione, la chiave che riprenderai alla fine, il senso del racconto. Tutto.

Non sono del tutto d'accordo con Kuno sul fulcro del racconto, che per me non è in Badu che controlla l'animaletto. Trovo che quella sia una lettura personale di Kuno, che ci sta. Per me il fulcro del racconto è appena un pelo più su: è in quel ficcarsi in bocca il giocattolo ricoperto di fango senza fermarsi un secondo a pulirlo. Lì c'è tutto il contrasto e la realtà vivida, l'immagine precisa di quella che è la vita di Babu.

Ecco, forse la parte del "interessa solo che nessuno se ne sia accorto" potevi contestualizzarla un po' di più: in un mondo dove nessuno ha niente, ma per assurdo sono circondati da materiale "prezioso" per loro, perché Babu si preoccupa proprio di quel giocattolino?

Una cosa sola avrei evitato, ed è questa:
male da piangere
non c'è bisogno di drammaticizzare.

Per il resto, il problema che ti poni tu me lo sono posto anch'io diverse volte: dove finisce la finzione e inizia la realtà? È giusto attingere a piene mani da un fatto reale?

Secondo me sì. Non te ne crucciare. Il punto fondamentale è che la TUA interpretazione, e la conseguente esposizione, del fatto reale all'interno della struttura narrativa, deve dare valore aggiunto al fatto reale in se. Se questo non avviene, allora sì è poco più di una "cronaca in prosa". Ma io penso che qui sia avvenuto e che il tuo lavoro l'hai fatto bene.

Forse, se posso permettermi, avrei ulteriormente astratto il tutto, per toglierlo da quel livello di immediatezza che si ha con le immagini dell'Africa, dei nomi africani e di quel contesto socioeconomico lì. Credo che il racconto ne avrebbe tratto ulteriore forza simbolica. Ma quella è una mia idea :P

Re: Rifiuti

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Grazie mille @Ton !
Per il resto, il problema che ti poni tu me lo sono posto anch'io diverse volte: dove finisce la finzione e inizia la realtà? È giusto attingere a piene mani da un fatto reale?

Secondo me sì. Non te ne crucciare. Il punto fondamentale è che la TUA interpretazione, e la conseguente esposizione, del fatto reale all'interno della struttura narrativa, deve dare valore aggiunto al fatto reale in se. Se questo non avviene, allora sì è poco più di una "cronaca in prosa". Ma io penso che qui sia avvenuto e che il tuo lavoro l'hai fatto bene.
beh... mi fa davvero piacere saperlo! (Comunque non sfideròpiù la sorte scrivendone altri di questo tipo :D) .
Forse, se posso permettermi, avrei ulteriormente astratto il tutto, per toglierlo da quel livello di immediatezza che si ha con le immagini dell'Africa, dei nomi africani e di quel contesto socioeconomico lì. Credo che il racconto ne avrebbe tratto ulteriore forza simbolica.
è un ottima idea questa! Sì, hai assolutamente ragione, grazie ancora, Ton,ciao! :)
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Re: Rifiuti

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Babu cammina a piedi nudi nel fango della discarica, tra frammenti di plastica e vetri rotti.
Zoppica, la ferita di ieri gli fa sempre più male.
Però oggi è felice.
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L'esordio è molto sintetico ma coglie l'idea del luogo e delle condizioni di vita di Babu. Però quel piccolo oggetto che trova è per lui un grande tesoro.

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c'era un bambino bianco con quello stesso animale disegnato sulla maglietta.
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Per Babu aver visto questo bambino bianco con lo stesso disegno sulla maglietta è la prova di aver trovato qualcosa di importante. Babu è già preda di
quel modello consumistico a cui vorrebbe attingere.

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In mezzo a quel gruppo c’è anche suo cugino Bandele: continua a rovistare con i piedi nella melma schiumosa per recuperare i fili elettrici; tossisce in continuazione per il fumo dei roghi, ma tiene lo sguardo fisso nell'acqua e non si accorge di lui.

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Visone dell'inferno dantesco ricondotto ai giorni nostri.
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Torna al suo posto e ricomincia a spaccare con una pietra le carcasse dei computer e dei telefoni ammassati davanti a lui.
Cerca nella fanghiglia ogni piccolo pezzo di metallo e lo deposita nella sua scatola. In questo modo, proprio all’inizio del turno, ha trovato quel piccolo gatto. Era attaccato con un laccio a un telefonino e completamente ricoperto di fango: si intravedeva solo il giallo di una zampa. Non ci ha pensato un attimo, ha rotto il laccio e si è messo in bocca quel pezzo di plastica con tutto il fango.
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In questo passaggio noto che ritorni al momento che Babu trova quel piccolo oggetto. Forse non era il caso, e come già fatto notare da altri, forse potevi parlare d'altro, allargandoti nella storia familiare, o in altro.
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È sempre più impaziente ed è contento quando sente arrivare il vento della sera.

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Questa è la prima nota poetica che devia dalla linea narrativa asciutta e asettica che riscontro con piacere.

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Gli viene in mente sua madre che poco distante sta vendendo la verdura al mercato: pensa che non le dirà nulla di quello che ha trovato tra i rifiuti. Come non le dirà nulla del taglio al piede, anche se fa tanto male, male da piangere.
Però continua a battere con la pietra: non si lascerà sfuggire un solo singhiozzo, deve proteggere il suo tesoro. In fondo manca pochissimo: presto il vento della sera porterà anche il buio. E gli viene quasi da sorridere.
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Che dirti @Irene a questo punto? La brevità del racconto induce a pensare che non sei voluta entrare in questioni politiche, tantomeno morali. Però, tali elementi sarebbero stati più coinvolgenti nel racconto. La storia finisce com'è iniziata: la semplice visione di un bambino alle prese con povertà e degrado: nulla di strano agli occhi suoi e di chi legge. Ma dove un pezzo di un qualcosa che ricorda il benessere dei bianchi può sembrare per il piccolo Babu, un vero tesoro. Un racconto veramente triste ma terribilmente attuale. ciao e a rileggerti.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: Rifiuti

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Che dirti @Irene a questo punto? La brevità del racconto induce a pensare che non sei voluta entrare in questioni politiche, tantomeno morali. Però, tali elementi sarebbero stati più coinvolgenti nel racconto. La storia finisce com'è iniziata: la semplice visione di un bambino alle prese con povertà e degrado: nulla di strano agli occhi suoi e di chi legge. Ma dove un pezzo di un qualcosa che ricorda il benessere dei bianchi può sembrare per il piccolo Babu, un vero tesoro. Un racconto veramente triste ma terribilmente attuale. ciao e a rileggerti.
Grazie mille @bestseller2020 per il tuo commento! Sì, è una realtà molto, molto triste (una delle tante, purtroppo). Grazie ancora, ciao!
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Re: Rifiuti

9
Ciao @Irene
molto breve. Di parole.
Molto ricco. Semplice e complicato se gli aggettivi potessero coesistere.
Poche pennellate ma ottime. Ricomincio ad usare i "ma".
Sentimenti e rabbia. L'eterno duale che rincorre la vita dell'uomo. Uno dei tanti, in realtà.
Forse spinti dall'animo sincero. O è curiosità?
Ti ho letta con piacere.
Grazie per aver condiviso

"Si è protetti solo dai propri sogni, quelli che non si realizzano mai".
Atlab

Re: Rifiuti

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Atlab the Alchemist ha scritto: mar mar 09, 2021 4:49 pm Ciao @Irene
molto breve. Di parole.
Molto ricco. Semplice e complicato se gli aggettivi potessero coesistere.
Poche pennellate ma ottime. Ricomincio ad usare i "ma".
Sentimenti e rabbia. L'eterno duale che rincorre la vita dell'uomo. Uno dei tanti, in realtà.
Forse spinti dall'animo sincero. O è curiosità?
Ti ho letta con piacere.
Grazie per aver condiviso

"Si è protetti solo dai propri sogni, quelli che non si realizzano mai".
Atlab
Grazie mille a te, @Atlab the Alchemist! :)
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Re: Rifiuti

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Ciao @Irene ,

beh, se questo testo è del 2014 e nel frattempo sei migliorata ancora oggi dovresti essere veramente molto brava.

Cosa mi piace di questo racconto è che sfrutta la sua brevità per generare un senso di attesa. Mancando un conflitto, che d'altronde sarebbe difficile da sviluppare in così poche righe, ti concentri sulle aspettative, minime, che il bambino ha per la sera che viene: potersi finalmente godere il suo giocattolo. La tensione, sottile, è data soltanto dall'ambiente, che percepiamo istintivamente come tragico. Sappiamo che quei fumi, quella melma inquinata, o forse la ferita stessa, porteranno questi bambini a una fine purtroppo precoce, ma sono cose talmente lontane che non ci pensiamo, come figure di sfondo in un quadro di cui ci accorgiamo soltanto all'ennesima visione (per trovare Icaro ne "La caduta di Icaro" di Bruegel il vecchio ci metti almeno un quarto d'ora).

Forse avrei giusto aggiunto qualche sensazione sensoriale in più sul tenere questo animaletto di plastica in bocca. Giusto una frase sulla ruvidezza della plastica sulla lingua, o sul fango che, inevitabilmente, cola ai lati della lingua e scende in gola (contaminando Babu con chissà quali veleni).

Cose che mi piacciono:
  • come fa Babu a riconoscere un gatto. Non per esperienza diretta (in realtà mi sono anche chiesto se in una discarica non dovrebbero essercene, ma vabeh), ma perché lo ha visto sulla maglietta di un bambino bianco quando è andato in città.
  • Il fatto che Babu, per mantenere un minimo la sua felicità, sia costretto a tenere la bocca chiusa, ribaltando così la funzione di questo apparato, che di solito usiamo proprio per proiettarci all'esterno
Cose che forse migliorerei:
  • la ferita non è di ieri, non metterei un'indicazione temporale, lasciandola indeterminata
  • Babu non è "quasi" felice. È felice è basta. Secondo me questo aumenterebbe ancora il contrasto con la sua situazione quotidiana. Ci chiediamo "ma come diamine fa a essere felice per così poco nelle sue condizioni?
  • La ferita al piede non fa "male da piangere", fa solo "male". In fondo è normale che un bambino pianga per il dolore fisico, e quindi specificarlo può risultare pleonastico.

Re: Rifiuti

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Ciao @Tracker , ti ringrazio molto!
Eh... per quanto riguarda il miglioramento... magari! :D In realtà il testo è sì del 2014, poi però l'avevo revisionato (grazie all'ottima palestra del WD - ora CdM- ho cercato di snellire la mia scrittura).
Mi fa piacere tu lo abbia apprezzato; per quanto riguarda i cambiamenti che suggerisci, qui "Babu non è "quasi" felice. È felice è basta" forse ti riferivi al "quasi" che c'è prima di "da sorridere", e in effetti hai ragione, lo toglierei anch'io, adesso, anche perchè un bambino può anche trattenere le lacrime, se si impegna, ma difficilmente riesce a trattenere un sorriso di felicità. Per "la ferita di ieri" ci penso, sì. Intanto grazie ancora, ciao!
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Re: Rifiuti

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Bellissimo... 
Tu non sai le colline
dove si è sparso il sangue.
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l’arma e il nome. Una donna
ci guardava fuggire.
Uno solo di noi
si fermò a pugno chiuso,
vide il cielo vuoto,
chinò il capo e morì
sotto il muro, tacendo.
Ora è un cencio di sangue
il suo nome. Una donna
ci aspetta alle colline.
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