Pensieri razionali

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Lo stavo osservando, mentre raccontava, ed evitavo di interromperlo, benché mi stesse dicendo cose che so.
Raccontare gli faceva bene: aveva gli occhi lustri, forse anche per effetto del cognac, ma si stava calmando.
Raccontare è una medicina sicura.

Primo Levi, La sfida della molecola




«Perché, vedi, io sono sicuro che da quell’estrusore non stava uscendo la solita roba. La stavo fissando da non so quanto, e questo so che non aiuta, e vedevo tutto a pallini, oppure - come dire? - sgranato, come in una fotografia ingrandita, ma quei cilindri non scorrevano solo in avanti: si muovevano come serpenti, ti dico!»
Con Paolo, mio collega in fabbrica, non c’ero mai uscito. Di solito facciamo turni successivi, ci incrociamo, scambiamo due chiacchiere e via. Ma oggi abbiamo terminato assieme e mi ha detto che aveva voglia di parlare e che offriva lui da bere.
«Grazie, perché no?» gli ho risposto.
Ora mi sto chiedendo se non sia un po’ fuori di testa, Paolo, ma del resto fare i turni in fonderia è così: stare a guardare per ore l’uscita di un estruso è noioso e allo stesso tempo stressante, dopo un po’ vedi cose strane. A me è capitato più volte, nel turno di notte, di fare sogni lucidi. Da sveglio o… che ne so? Ma erano sogni, suvvia!
Lui tira dritto:
«E anche adesso, mentre te lo racconto vedo così: mentre parlo ti guardo e tutto è… granuloso. Intorno a te si agitano… serpenti. Sì… No: non sono serpenti. Qualcosa prende forma, sullo sfondo, ma se muovo gli occhi tutto torna normale.»
Devo dirgli che proprio ora ho avuto la stessa sensazione? Abbasso gli occhi sul mio Martell e vedo un filo che si alza: ambrato, traslucido. Come un piccolo verme liquido, si muove dalla superficie del cognac nel napolèon che ho smesso di rigirare e che ora è fermo sul tavolo, davanti a me. Tutto intorno è granuloso. Proprio come dice lui.
Paolo si dev’essere accorto che è balenato alla mia vista qualcosa.
«Quanti sono?» mi chiede.
Lo guardo, più spaventato che stupito: «Quanti sono… cosa?»
«Non lo so cosa sono. Ma quanti sono? Uno? Due? …Di più?»
Mi guardo intorno: nel locale non c’è più nessuno. Trangugio secco: non c’è più un locale. Tutto intorno è buio.
Cerco di dissimulare: «Devo aver esagerato… Cos’è questo? Il terzo?»
Ma Paolo m’incalza: «No. Dimmi cos’hai visto.»
Non parlo. Deglutisco di nuovo. Ho la bocca impastata, ma non è l’alcol.
«Allora ti dirò io,» prosegue lui «quei… serpenti che uscivano dall’estrusore, neri come il catrame, si agitavano e sembravano voler andare dove pareva a loro e non ne volevano sapere di farsi portare dritti, buoni e veloci dai rulli. Poi hanno iniziato a unirsi e qualcosa ha preso forma. Poi ho sentito un urlo, orribile ed era quello stesso urlo che mi tormentava negl’incubi peggiori, da tempo. Ma forse era solo l’allarme del raffreddamento che era scattato proprio in quel momento. Mi sono girato verso il quadro comandi e… quella cosa è scivolata giù dalla rulliera e ho visto un’ombra infilarsi sotto la mia postazione. È uscito qualcosa, ti dico!»
Io continuo a fissare il mio bicchiere e mi dico che il locale è ancora qui, intorno a noi, ma non voglio guardarmi attorno. E dalla superficie del cognac, adesso, cinque serpentelli si stanno agitando, e si cercano, e iniziano a unirsi.
«Sono cinque, vero?»
«S… Sì» balbetto.
Lui sorride, ma ha un’espressione strana: «Ok, perdonami. Dovevo passare a qualcuno questa cosa, io non ce la faccio. Lo so, sono un bastardo. Posso solo dirti: arriverà il momento in cui dovrai decidere se raccontarlo o interrompere la catena. Fregatene della catena, sarà qualcun altro a romperla. Resisti e racconta appena puoi a qualcuno quello che ti sarà capitato. Resisti almeno finché non trovi qualcuno disposto ad ascoltarti. Fottitene e scarica tutto su quello sfigato. Non lasciarti andare prima. Io adesso posso andarmene tranquillo. Forse ci si rivede, non lo so.»
Si alza e se ne va. Tre passi e scompare nel buio.
Ma che diamine… vorrei dire, ma non ho voce.
La cosa che ha preso forma nel mio bicchiere ha un volto. Sembra una piccola piovra, sì, e ha un corpo ma soprattutto un volto. Un volto orribile: una donna, forse, congelata in un urlo di dolore. E lo sento quell’urlo, mi è dietro e io mi volto di scatto. Tutto, attorno, è quella forma, con cinque tentacoli alla base e un volto. Mille volti danzano su un’infinità di tentacoli. E tutto è urla e pianto e dolore insopportabile.
Ora sono paralizzato. Forse sono senza corpo, ma mi accorgo che riesco a pensare.
Un pensiero razionale, mi dico, trova solo un pensiero razionale.
Questo è un sogno. Dove mi sono addormentato? Quando? Ma questa parola suona strana e mi rendo conto che non so cosa vuol dire.
Pensa al significato di "quando", continuo a ripetermi, cerca di ricordare.
“Ha la funzione di domandare in quale tempo si determina un fatto o un’azione…”
Ce l’ho fatta! Sono sveglio. Nel mio letto, in un bagno di sudore. Il cuore impazzito mi batte nel petto e nelle orecchie. Fisso la radiosveglia, che fa le due e venticinque. Cerco di ritrovare la calma.
Respiro profondamente e presto il sonno mi coglie nuovamente.
«Luca?» È nuovamente la voce di Paolo. Mi chiama.
Apro gli occhi: ero proprio addormentato?
«Ricorda di non lasciarti andare fino a quando non l’hai raccontato».
Mi levo a sedere di scatto. Non stavo sognando: era la sua voce.
No, non è possibile. Ho dormito parecchio, perché fuori albeggia. La sveglia fa le sei.
Basta, mi alzo. Mettendo giù i piedi vedo come un’ombra strisciare sul pavimento e infilarsi sotto il letto. Salto giù, accendo la luce. Guardo verso il letto. Quell’ombra aveva tentacoli…
Poi mi stropiccio la faccia. Maddài! Che cacchio vado a pensare? Mi chino e guardo sotto il letto, comunque, e mi dico: se credessi a ciò che ho visto non avrei coraggio di guardare.
E, infatti, sotto il letto non c’è niente. Pensieri razionali, mi ripeto, conserva pensieri razionali.

Arrivo in fabbrica con un quarto d’ora d’anticipo. Fuori dei cancelli c’è un’auto dei Carabinieri e un po' di gente. Non conosco nessuno, entro. Alla marcatempo sento alcuni impiegati che parlano sottovoce: «Brutto affare…» dice uno di questi.
Avranno beccato uno dei dirigenti con una mazzetta per qualche politico? Mi chiedo sorridendo.
Ma uscendo nel piazzale e andando verso i reparti vedo due mezzi di Vigili del Fuoco, un’altra macchina dei Carabinieri, un’ambulanza e troppa confusione per potermi ingannare ancora.
Merda! Un’incidente al turno di notte?
Mi si fa incontro Giulio, ha la testa bassa e quando siamo uno di fronte all’altro lo guardo interrogativo. Lui sconsolato mi dice: «Questa volta c’è scappato il morto. Paolo Beretta, poveraccio.»
Paolo?!
Giulio continua: «…Poveraccio. Era all’estrusore uno, è stato investito da un getto di materiale fuso, ma pare sia stato un incidente strano, non hanno ancora detto niente di ufficiale e non lasciano entrare nessuno. È ancora là, è arrivato pure un magistrato e stanno lavorando i pompieri.»
«Si sa… a che ora… ?» È l’unica cosa che mi viene da dire.
«Erano le due, all’altro estrusore era da poco scattato un blocco e tutti si erano portati di là a dare una mano, lui era rimasto da solo a presidiare l’uno, ma questa non è una cosa irregolare, dopotutto. Ora vado, parlo con il rappresentante degl’impiegati e vediamo di indire un’assemblea…»
Paolo… È venuto a trovarmi stanotte. Cosa… cosa mi ha detto esattamente?
Respiro a fatica. Mentre mi concentro e cerco un pensiero razionale, mi balza agli occhi la torre dell’immensa sala videolottery che affianca la fabbrica. Da uno dei dadi dell’insegna, cinque tentacoli neri stanno uscendo lentamente, e si agitano nel cielo, e si uniscono. Come dal bicchiere di cognac che ho visto in sogno e, forse, come dall’estrusore numero uno questa notte, un volto prende forma e guarda con occhi di fuoco. Apre una bocca orribile e lancia un urlo disperato.
L’unica cosa razionale cui riesco a pensare è che quell’urlo non tormenta più Paolo: ora sono io a sentirlo.

Re: Pensieri razionali

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Uffa @Queffe, l'avessi saputo non ti avrei letto alle 00.32 di notte.
Adesso come farò a dormire? Dovevi mettere un cartello: da leggere entro le 11.00 del mattino, altrimenti rimandare a domani.
Mi hai fatto venire un'angoscia...
Tu e quella storia dei tentacoli e il ritmo che hai usato e Paolo. Adesso mi racconti qualcos'altro!
Farò così, mi stamperò il testo per imparare l'uso della punteggiatura usata divinamente per dare il giusto ritmo e quel tono angoscioso, farò attenzione alla tua ricerca di precisione linguistica e esattezza d'espressione, ma mi ricorderò, nel rileggerti, di farlo solo al mattino :-P
Sei bravissimo!
Buonanotte a te che riuscirai a dormire e no, non preoccuparti per me, io leggerò ancora qualcos'altro. Magari qualcosa che parla di maghi e principesse. :-P
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: Pensieri razionali

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paolasenzalai ha scritto: mer gen 06, 2021 12:59 am Mi hai fatto venire un'angoscia...
Per essere carino dovrei dirti che mi spiace, non era mia intenzione...
E invece no: il mio scopo era essere perturbante, quindi buona insonnia e sogni (tutt'altro che) d'oro! ;)

Felicissimo del tuo parere, che mi gratifica molto!

EDIT (mi sia permessa una cialtronata, quando in bocca a me, povero aspirante scribacchino): quanto alla ricerca di precisione linguistica e esattezza d'espressione, l'Autore citato in esergo è uno dei miei modelli letterari.
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