[MI151] Doni

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Traccia di Mezzogiorno: "A rebours"
Boa - Palindromo "avallava"

Oh! Che luogo strano, ho una forma diversa e sono… instabile, in un modo che mi è insostenibile. Ma non sono io, ho delle propaggini che terminano in altre più piccole. Sembrano fragili, appena imbottite. Picchiettano sulla superficie di un ripiano che ho davanti. Sono dentro a una guerra di sensazioni che non conoscevo. Non sono solo qui dentro, c’è una Presenza, determinata, che non si ferma, si gonfia e sgonfia a ritmo costante… Perché risucchia ed espelle aria in continuazione? L’aria a cui ero abituato io era statica, talvolta qualche piccolo refolo mi portava in dono granelli di mondo.
Mi è tutto nuovo, anche questo mio esprimermi a cui non ho mai avuto accesso, Lei dice che mi sta personificando, condivide con me il suo pensiero, quindi sono.
Davanti vedo un vetro scuro da cui emerge un testo che, mi dice, parla di me, e sbiadita, sullo sfondo grigio, fluttua l’immagine di come sembro adesso; ma le parole sono scritte al contrario. Io lo so che è così, ne ho riflesse di scritte nella mia esistenza.
Si muove tutto, che impressione. La Presenza mi spiega che è una vertigine. Ero così stabile prima. Io, Specchio, come sono finito dentro questo involucro molle e poliforme che Lei chiama corpo?

Ricordo che in ogni parte di me era riflesso il cielo, ero tanti me, più piccoli e i gabbiani ci attraversavano tutti, seguendo rotte circolari. Lo schianto era stato tremendo: incorniciato in legni tarlati, ero stato divelto, perdendo tutti i doni del vento in un solo colpo. Nessuno aveva protetto il mio primo volo, mentre cadevo da quel nido. “Gravità” mi suggerisce la Presenza. “Sì, è stato grave” convengo.
Ricordo la mia unità mentre venivo rinchiuso in quell’atroce contenitore basculante e buio, percosso da altri come me. Ero ampio. “Eri incassato in una credenza” mi spiega Lei. Ogni giorno ricerco dentro di me l’ombra di quei volti che avevano chiuso il portellone. Chi mi aveva fatto questo? E mi accorgo che uno è suo, della Presenza che, pur sfumata, ora riconosco.

Non comprendo le ragioni di questa crisalide di pelle vivente che ora mi contiene, qual è il suo scopo. Non posso più riprodurre il mondo come solevo fare, la seguivo ogni volta che si presentava, sempre fedele, l’accompagnavo fino al mio limitare.
Raddoppiavo il suo mondo perché non si sentisse oppressa e la vedevo mutare. Mi presentava a degli sconosciuti tessendo le mie lodi, ma poi nessuno tornava a trovarmi. Lei mi guardava e diceva: “Non sei piaciuto”. Forse per via di quelle mie prime macchie e quegli aloni, che non venivano via anche se ero sempre lucido.
Era mesta quando siringava i miei legni e tappava i buchi dei tarli. Pareva delusa dalle piaghe del mio tempo. Nei giorni d’inverno, quando il periodo di festa le rimescolava tristi pensieri, mi si fermava davanti e ammirava la mia stanza, addobbata e colorata quanto la sua; ma nella mia, forse, cercava più sorprese.
Sorrideva e ondeggiava come una spiga di grano sotto al sole d’estate e, corrucciata, sbuffava quando da giovane qualcuno le diceva che mi doveva spolverare. L’ho vista sognare, studiare e da piccola giocare. Con un gattino, in due mi venivano a graffiare.
Tanto tempo avevo sperato con lei di abitare, perché portava la luce che volevo specchiare. Avrei voluto seguirla ovunque, come avevo fatto con i suoi genitori e, ancor prima, con i suoi nonni. Ricordo sua madre, con lei neonata, posare per una foto e, in segno di benvenuto, un raggio di sole su di loro feci deviare.

Quanto testo mi scorre davanti, in senso contrario e capovolto, non possiamo proprio intenderci, ora lo capisco. Siamo uno il rovescio dell’altra, ecco perché questa distanza, ecco perché le nostre strade si sono divise.
Ma la vita che ho riflesso è ben più varia di quanto ho fin qui ricordato. Ricalcavo le vite di molti senza tuttavia mai compenetrarle, mi riempivo e poi mi svuotavo, senza mai liberarmi del tutto. Contenevo sempre qualcosa, per qualcuno anche solo il malinconico ricordo del riflesso di una persona cara. Ero sempre pieno d’attesa verso ciò che sarebbe apparso. 
Ricordo certe vecchie stanze, nell’ombra, qualcuno alla finestra, di nascosto a scrutare. Vecchi malconci, soli e dai movimenti maldestri. Ricordo donne solerti con le carni da frollare, cacciagioni sparpagliate sul tavolo e bambini intenti a spennare. Donne in crinoline con uniformi da rammendare. Stanze di silenzi e di attese. Stanze di partenze, senza ritorno, di soldati, fuggiaschi o innamorati. Rifletto ancora l’ombra di un abbraccio, un bacio o una carezza, così come di uno schiaffo, una spinta e di mille maleparole. Non un rifiuto, mai sono retrocesso, davanti a uno scoppio d’ira o al suo tramonto. Ogni mia lamina avallava l’anima scura della schiera umana.
Ricordo il mio primo viaggio, la partenza da quella prima stanza. Rifletto ancora nella memoria la nostalgia più grande, della mano che mi creò e che mi rese così importante. Con quale orgoglio mi incastonò nel nido di legno, che più non ho.
E ancora mi scompongo e mi ricordo materia prima. Sono argento, di mano in mano trattato, prima ancora lavorato, separato dal piombo con cui riposavo abbracciato. Ero un minerale e da una miniera fui prelevato. Non ero uno specchio, ero la terra che qualcuno ha scavato. Ti lascio, Presenza, a questo vetro in cui mi hai richiamato. Riprenditi il tuo pensiero, ormai me ne sono andato, anzi no, alla terra sono tornato.
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI151] Doni

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Ciao @ElmoInverso,
Molto bello questo racconto. La parte iniziale mi ha colpito molto, hai reso molto bene il passaggio da oggetto inanimato a corpo vivo e pulsante. La parte seguente è un po' più didascalica, anche se sempre molto suggestiva. Molto bello anche lo stile un po' démodé che hai scelto. 
Ho un'unica perplessità: non ho capito bene perché lo specchio descrive lo schermo con il testo, si è incarnato nella persona che scrive, giusto?
C'è un testo molto bello sullo specchio di Clarice Lispector, uno dei suoi splendidi frammenti, me lo hai ricordato.
Ciao!

Re: [MI151] Doni

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Grazie per il bel complimento @Loscrittoreincolore, sono contenta che ti sia piaciuto.  :festeggiamo:

Grazie anche a te @ivalibri per il testo che mi hai segnalato, non lo conosco ma lo cercherò. 
Dovevo partire dalla fine dello specchio e ho  immaginato che la sua fosse nella testa del narratore, nell'atto di dargli una "voce". Da lì  sono partita a ritroso. Vede il testo sul monitor e ciò  che per noi è testo diritto per lui è al contrario, perché  per lui il diritto è sempre stato il rovescio (e qui mi prendo un'altra aspirina)  :girogiro: 
È uno specchio di fine ottocento, ha visto cose che noi umani... Volevo che avesse una voce altisonante. 

Grazie per il vostro gradito passaggio ^_______^
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI151] Doni

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@ElmoInverso davvero bel racconto, hai scelto l'espediente per eccellenza per una storia riflessa/al contrario.

Mi è piaciuto il modo con cui ci hai giocato: la fragilità e le sue sensazioni; il fatto che compia vere e proprie azioni e non si limiti a riflettere quel che vede; il fatto che non solo assorba, ma ricordi. Il fatto che abbia dei sentimenti, secondo me centrati con le esperienze che gli hai fatto vivere.
Il linguaggio mi è piaciuto e credo che aiuti nell'immedesimazione (a me capita sempre con testi simili, dato che siamo alle prese in quasi tutti i prodotti odierni con linguaggi piatti/contemporanei/eccessivamente corretti sintatticamente, che estraniano un po').

Complimenti e a rileggerci!  (y)

Re: [MI151] Doni

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Ciao @ElmoInverso, davvero un bel racconto, mi è piaciuto molto il modo in cui hai usato il linguaggio. Come ha detto Shinobi qui su, è veramente particolare, sì, può essere considerato démodé ma secondo me in questo tuo racconto aggiunge una profondità non da poco. Lo specchio è davvero un oggetto particolare, e il tuo mi ha lasciato un bel dono: mi ha fatto riflettere ( :) ).

Complimenti! Ci si legge in giro :D

Re: [MI151] Doni

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Ciao @ElmoInverso in versione Kafka. L’incipit mi ha ricordato la metorfosi. Poi man mano ho capito che si trattava di uno specchio. Oggetto di un fascino straordinario. Lo fai “riflettere” un po’ come il ritratto di Dorian Gray, prendersi l’anima di chi si osserva. Lo fai parlare come lo specchio della strega di Biancaneve. Il tutto in un modo personale e originale.
ElmoInverso ha scritto: mi riempivo e poi mi svuotavo, senza mai liberarmi del tutto. Contenevo sempre qualcosa, per qualcuno anche solo il malinconico ricordo del riflesso di una persona cara. Ero sempre pieno d’attesa verso ciò che sarebbe apparso. 
Mi è piaciuto moltissimo questo passaggio. Come se ogni persona riflessa lasciasse una propria impronta si sé all’interno di quella superficie argentata. 
Un po’ favola, un po’ mito. Una bella e solida prova. Complimenti 🌺

Re: [MI151] Doni

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Che racconti sontuoso, @ElmoInverso
Mi è piaciuto molto leggerlo: è affascinante, soprattutto nella prima parte. Poi, secondo me, hai lasciato che le rime prendessero il posto del linguaggio sinuoso e caldo, con un leggero calo della resa. L'ho trovato inoltre  avvolgente, nostalgico ma insieme proiettato in un misterioso, strano futuro. Forse avrei evitato, oltre alle rime, anche i corsivi, ma sono piccole cose in un racconto che rimane impresso. 
Ciao e grazie!
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Re: [MI151] Doni

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ElmoInverso ha scritto: "A rebours"
Chi meglio di uno speccho? ah, che bel racconto hai scritto. (y)
ElmoInverso ha scritto: Non ero uno specchio, ero la terra che qualcuno ha scavato. Ti lascio, Presenza, a questo vetro in cui mi hai richiamato. Riprenditi il tuo pensiero, ormai me ne sono andato, anzi no, alla terra sono tornato.
Questa parte che sembra poesia, spiega che lo specchio è tornato a essere terra? o sabbia in realtà, ma non capisco come può trovarsi umano all'inizio del racconto. La materia non si distrugge e quindi gli atomi di uno specchio abbastanza anticho possono far parte di un corpo umano? 
o forse non ho capito nulla?

Re: [MI151] Doni

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Cari @Ippolita ed @Edu, grazie per i complimenti. Devo ancora trovare un certo equilibrio con i corsivi, quando non li metto qualcuno non coglie i doppi sensi, stavolta temo anch'io di aver esagerato. :D
Come dicevo volevo dare allo specchio una voce altisonante, chi può dire come parla davvero uno specchio? Su, su, vi sfido.
Nella prima parte quando faccio riferimento all'ultima proprietaria il linguaggio è più contemporaneo, via via che retrocede nel tempo con la memoria aumenta la distanza espressiva. Le rime hanno un senso musicale ripetitivo, come forse sono ripetitive le stanze riflesse ogni giorno dallo specchio, pur variando il paesaggio umano. A istinto mi sembrava una buona soluzione.

Ciao @Alba359, grazie anche a te per il commento. Lo specchio fisico è tornato alla terra, spaccato ma non ha vissuto solo come oggetto. È l'ultimo testimone di un determinato arco di tempo, di una determinata cerchia di persone e gli viene data voce dall'ultimo proprietario che lo rende persona nella sua testa. La vita della specchio, in fondo, è anche quella che non sapeva di avere e che sopravvive nel ricordo di chi l'ha posseduto.  È un racconto metafisico.
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI151] Doni

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Hai dato corpo e voce a qualcosa che pensavo inesistente, fuggevole, che possiamo vedere in ogni parte del mondo con il nostro pensiero. Sono piacevolmente sorpreso da questa tua interpretazione, con una scrittura così ricca che penso che mi ci vorrà del tempo per scartarla e apprezzarla a fondo. E me lo prenderò con calma.
Una lettura molto interessante, l'ho apprezzata @ElmoInverso
A rileggerti prestissimo
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