[MI 151] Dalla fine l’inizio?
Posted: Sun May 23, 2021 6:38 pm
Traccia di mezzogiorno: A rovescio (A rebours)
Boa: palindromo “otto”
[MI151] Dalla fine l’inizio?
- Dalla fine l’inizio?
- …
- Ahiaaa…!
- …
“Fine”
Non sono abituata a camminare sui tacchi alti e non mi basterebbe una vita per imparare a farlo senza sentirmi ridicola e fuori posto. Eccomi arrivata, comunque. C’è una targa d’ottone antico qui:
Rovello Dr. Fausto - Psichiatra.
“Nomen omen. Che bello! Come il mio” pensa la donna.
- Buongiorno dottore. Ho appuntamento con lei alle otto e mezzo.
- Signora… La segretaria non mi ha segnato nessuno oggi in agenda.
- Un disguido, di certo… Mi capita spesso.
- Va bene comunque, tanto stavo solo facendo un corso di aggiornamento al computer. Prego, si accomodi.
Dopo i convenevoli di rito, la signora scalcia i tacchi e si distende sul lettino.
- Ahia - fa il dottore, seduto lì vicino, toccandosi il petto.
- Che c’è?

- Passato, grazie. Sono le solite fitte intercostali. Mi parli di lei. Si esprima liberamente con le sue priorità. Io l’ascolto con tutta la mia attenzione. - Lo specialista è di lato, su una sedia con ribalta, con un block notes in mano.
- Io non sono emotivamente pronta per la maggior parte delle cose che faccio succedere. - La donna si sistema il cuscino sotto la testa, sospirando. Quindi prosegue:
- Sono stressata e depressa da superlavoro. Sono indispensabile, non posso andare in pensione. Adesso che sono in malattia per il mio esaurimento, il penultimo reparto la tira in lungo per aspettare me: come faccio il lavoro finale io non c’è nessuno.
- Che lavoro fa?
- Non sono autorizzata a parlargliene. Però posso andare di metafora. O fuor di metafora. A lei l’interpretazione.
Pensi a una fabbrica qualunque: ogni articolo viene approntato con la stessa tecnica per tutti: una monocreazione a modello unico che deve passare una filiera di diversi livelli, ognuno coinvolto o nel completamento delle funzionalità o nella sua manutenzione o in una ristrutturazione diversa.
A mano a mano che si procede nell’approntare e sostenere il prodotto, questo si arricchisce di nuove funzionalità, latenti all’origine. Alcuni pezzi restano integri sino alla fine della filiera, ma quasi tutti devono essere seguiti, nell’arco della produzione, per intervenuti difetti. Per questo, ci sono tecnici competenti che provvedono a riassemblarli e a fargli allungare, così, la durata del loro processo produttivo.
Non dimentico un pezzo, nel mio lavoro. Sono precisa, nessuno è mai tornato indietro a lamentarsi. Non ho reclami io. -
- Sembra comunque soddisfatta del suo lavoro… - Il dottore prende appunti.
- Non voglio più essere una bieca e cieca esecutrice di ordini, Il problema che mi stressa e deprime è ciò che non so. Mentre ogni reparto precedente il mio “vede” chi accoglie il prodotto nella fase successiva, io, che di fatto avvio il processo della smaterializzazione del prodotto, non vedo in che mani vada, in quale reparto successivo al mio.
Non so se mi spiego: penso di avere, nel diritto di consegna, quello di sapere chi farà il processo successivo. E, sapendo di non sapere, soffro. Cavolo, io fornisco un prodotto finito e non so a chi? - La paziente agita le mani e non riesce a star ferma sul lettino.
- Il suo datore di lavoro lo sa?
- È lui che mi manda qui.
- Un altro modo di vedere le cose? – Il suggerimento del medico.
- Per esempio?
- Magari dev’essere proprio così la sua funzione. Provi a vedere le cose da un altro punto di vista.

- Una nuova prospettiva Uhm… Dal punto di vista del mio datore di lavoro? Per dargli un senso nuovo?
- È lei che lo dice. Potrebbe essere tutto questo? – Il tono della voce dello psichiatra è di soddisfazione professionale e di incoraggiamento insieme.
- Ci sono! Tutti siamo abituati a ragionare con la somma dei prima e con il meno del poi… Grazie, dottore! Lei mi porta a cercare di capire da sola come superare il concetto di relativismo. Per andare sull’assoluto? Wow! Lei mi apre nuovi orizzonti, dottore. Ma… mi procura disagio avere così poco tempo per esplorarli insieme. Mi dispiace… - Il tono della paziente pare denunciare uno stato di afflizione.
- Perché dice così?
- Perché mi sono approfittata di lei, della sua buona fede, e ho pensato, con l’occasione, di scroccarle una consulenza.
- Ma come? Non mi pagherà, quindi?
- Non ce ne sarà il tempo. Perché ho le mie scadenze da rispettare, io. Mi perdoni, ma lei è nel mio scadenziario: adesso. La sua filiera è arrivata all’ultimo livello: alla sua fine.
- È un sogno.
- Se si risveglia, lei lo saprà. Dal canto mio, la invidio.
Boa: palindromo “otto”
[MI151] Dalla fine l’inizio?
Epilogo
- Dalla fine l’inizio?
- …
- Ahiaaa…!
- …
“Fine”
Antefatto
Non sono abituata a camminare sui tacchi alti e non mi basterebbe una vita per imparare a farlo senza sentirmi ridicola e fuori posto. Eccomi arrivata, comunque. C’è una targa d’ottone antico qui:
Rovello Dr. Fausto - Psichiatra.
“Nomen omen. Che bello! Come il mio” pensa la donna.
- Buongiorno dottore. Ho appuntamento con lei alle otto e mezzo.
- Signora… La segretaria non mi ha segnato nessuno oggi in agenda.
- Un disguido, di certo… Mi capita spesso.
- Va bene comunque, tanto stavo solo facendo un corso di aggiornamento al computer. Prego, si accomodi.
Dopo i convenevoli di rito, la signora scalcia i tacchi e si distende sul lettino.
- Ahia - fa il dottore, seduto lì vicino, toccandosi il petto.
- Che c’è?
- Passato, grazie. Sono le solite fitte intercostali. Mi parli di lei. Si esprima liberamente con le sue priorità. Io l’ascolto con tutta la mia attenzione. - Lo specialista è di lato, su una sedia con ribalta, con un block notes in mano.
- Io non sono emotivamente pronta per la maggior parte delle cose che faccio succedere. - La donna si sistema il cuscino sotto la testa, sospirando. Quindi prosegue:
- Sono stressata e depressa da superlavoro. Sono indispensabile, non posso andare in pensione. Adesso che sono in malattia per il mio esaurimento, il penultimo reparto la tira in lungo per aspettare me: come faccio il lavoro finale io non c’è nessuno.
- Che lavoro fa?
- Non sono autorizzata a parlargliene. Però posso andare di metafora. O fuor di metafora. A lei l’interpretazione.
Pensi a una fabbrica qualunque: ogni articolo viene approntato con la stessa tecnica per tutti: una monocreazione a modello unico che deve passare una filiera di diversi livelli, ognuno coinvolto o nel completamento delle funzionalità o nella sua manutenzione o in una ristrutturazione diversa.
A mano a mano che si procede nell’approntare e sostenere il prodotto, questo si arricchisce di nuove funzionalità, latenti all’origine. Alcuni pezzi restano integri sino alla fine della filiera, ma quasi tutti devono essere seguiti, nell’arco della produzione, per intervenuti difetti. Per questo, ci sono tecnici competenti che provvedono a riassemblarli e a fargli allungare, così, la durata del loro processo produttivo.
Non dimentico un pezzo, nel mio lavoro. Sono precisa, nessuno è mai tornato indietro a lamentarsi. Non ho reclami io. -
- Sembra comunque soddisfatta del suo lavoro… - Il dottore prende appunti.
- Non voglio più essere una bieca e cieca esecutrice di ordini, Il problema che mi stressa e deprime è ciò che non so. Mentre ogni reparto precedente il mio “vede” chi accoglie il prodotto nella fase successiva, io, che di fatto avvio il processo della smaterializzazione del prodotto, non vedo in che mani vada, in quale reparto successivo al mio.
Non so se mi spiego: penso di avere, nel diritto di consegna, quello di sapere chi farà il processo successivo. E, sapendo di non sapere, soffro. Cavolo, io fornisco un prodotto finito e non so a chi? - La paziente agita le mani e non riesce a star ferma sul lettino.
- Il suo datore di lavoro lo sa?
- È lui che mi manda qui.
- Un altro modo di vedere le cose? – Il suggerimento del medico.
- Per esempio?
- Magari dev’essere proprio così la sua funzione. Provi a vedere le cose da un altro punto di vista.
- Una nuova prospettiva Uhm… Dal punto di vista del mio datore di lavoro? Per dargli un senso nuovo?
- È lei che lo dice. Potrebbe essere tutto questo? – Il tono della voce dello psichiatra è di soddisfazione professionale e di incoraggiamento insieme.
- Ci sono! Tutti siamo abituati a ragionare con la somma dei prima e con il meno del poi… Grazie, dottore! Lei mi porta a cercare di capire da sola come superare il concetto di relativismo. Per andare sull’assoluto? Wow! Lei mi apre nuovi orizzonti, dottore. Ma… mi procura disagio avere così poco tempo per esplorarli insieme. Mi dispiace… - Il tono della paziente pare denunciare uno stato di afflizione.
- Perché dice così?
- Perché mi sono approfittata di lei, della sua buona fede, e ho pensato, con l’occasione, di scroccarle una consulenza.
- Ma come? Non mi pagherà, quindi?
- Non ce ne sarà il tempo. Perché ho le mie scadenze da rispettare, io. Mi perdoni, ma lei è nel mio scadenziario: adesso. La sua filiera è arrivata all’ultimo livello: alla sua fine.
- È un sogno.
- Se si risveglia, lei lo saprà. Dal canto mio, la invidio.