[MI151] All'inizio
Posted: Sun May 23, 2021 4:39 pm
Traccia di Mezzogiorno
In un modo o nell’altro era la fine di quella storia, non sapeva ancora se fosse il caso di chiamare il suo avvocato.
“Allora, ci sta dicendo che non ricorda chiaramente l’accaduto?” Il PM fissava Mayer negli occhi, come a tentare di estorcergli una verità che nemmeno lui conosceva davvero.
“Ve l’ho già detto, qualcuno era in casa, deve avermi colpito alla testa e da lì il buio più totale.” C’era qualcuno, sì, ne era sicuro. “Sono io la vittima; perché non siete fuori a cercare il colpevole?”
“La lieve ferita che ha alla testa sembra compatibile con la bottiglia trovata sul pavimento della cucina, ma non sembra tale da giustificare uno svenimento. Potrebbe essere stato un fattore emozionale. Però il rilevamento delle impronte nell’appartamento riporta solo a lei e alla vittima, Bellasi.”
Franco. Quando si era svegliato, l’aveva ritrovato a terra in una pozza di sangue. Franco il suo amico. Franco il suo compagno. E quella bottiglia di vino che si erano bevuti per concludere la serata.
Aveva accettato l’interrogatorio per essere scagionato più rapidamente, ma se il PM gli stava rivelando quei dettagli, aveva già delle idee precise; doveva cominciare a preoccuparsi.
“Erano oggetti di uso quotidiano e Franco era un amico, uno che frequentava casa mia. All’assalitore sarebbero bastati un paio di guanti.”
“Bene, anche se non ci sono segni d’effrazione, e tutti gli oggetti paiono in ordine” il PM sembrava uno bravo a mantenere la calma e le distanze, impeccabile il suo completo scuro, come i modi indecifrabili. Sembrava distratto, sfogliando il dossier riguardante il caso, mentre il massiccio poliziotto nell’angolo non spiccicava una parola, ma non li perdeva di vista.
“Abbiamo cercato di ricostruire gli antefatti, lei ci ha detto che avevate cenato insieme al Grottino a Lamone, prima di rientrare in casa.”
“Confermo.”
Quella cena, nel loro ristorante preferito; cominciava a ricordare più chiaramente. Filetto al pepe verde con patate e verdure, una bottiglia di Chianti riserva. Tortino caldo al cioccolato, delizioso. Fin lì tutto normale.
“Pensa che qualcuno abbia potuto notarvi, seguirvi…”
“Mi pare improbabile, è un posto tranquillo, ci siamo stati spesso.”
“Cene di lavoro, giusto?”
“Certo, io e il signor Bellasi facciamo affari insieme.”
“Facevate. Sì, ci risulta dai conti che abbiamo visionato.”
“Avete avuto accesso ai miei conti? Sono un sospettato, adesso?”
“Dai conti del signor Bellasi: abbiamo accesso a tutto, è un caso di omicidio. Ci risultano dei prestiti molto sostanziosi di cui lei non sembra mai essere rientrato.”
Il PM era sempre serafico e freddo, come il tavolo in acciaio della stanza per gli interrogatori, e imperscrutabile, come lo specchio alla parete, da cui invisibili osservatori monitoravano. Di tutt’altra pasta era fatto Mayer, che cominciava a innervosirsi.
“Posso avere una sigaretta?”
Il PM lo osservò per qualche secondo, prima di fare un cenno allo sbirro nell’angolo che gliene allungò una e lo aiutò ad accendere. Marcus fece un lungo tiro liberatorio.
“Franco… il Bellasi, aveva delle buone idee, ma era piuttosto ‘sfortunato’ quando si parlava di metterle in pratica per un ritorno economico.”
“Finalmente cominciamo a parlare. I conti dicono altro, i rientri c’erano, ma finivano in spese piuttosto… ‘ambigue’. In che rapporti eravate lei e la vittima?”
Difficile dirlo. Amanti forse? Quello che Franco perdeva nei suoi volgari passatempi, lo compensava in molti altri modi.
“Eravamo comunque in rapporti di amicizia, non vedo dove vuole arrivare.”
“Quello che vedo io è: un paio di bottiglie di vino svuotate, una boccetta di Xanax mezza vuota e altre sostanze psicotrope nel suo appartamento, nessuna traccia di un terzo uomo sui sistemi di sorveglianza esterni, prestiti mai restituiti e un uomo con la cassa toracica fracassata e la gamba di un tavolo piantata in gola, nel suo appartamento.” Fece una pausa “Un uomo che ha ereditato il suo cospicuo patrimonio da un’anziana signora, sposata per convenienza. Indagini stranamente all’acqua di rose sull’accaduto.”
La memoria, la più dolorosa delle torture. Adesso tutto l’accaduto stava tornando alla luce, per quanto Marcus lo respingesse giù. Era stato premuto un interruttore e tutto gli passò davanti a ritroso, senza possibilità di distogliere lo sguardo.
L’ultimo ansito di furia omicida con l’ambigua e disgustosa gamba del tavolo a chiudergli per sempre la bocca.
La colluttazione, il colpo in testa, calci e pestoni mentre l’altro era a terra.
Il confronto finale con la negazione del suo amante.
Altri uomini e donne. I tradimenti di Franco.
La piacevole ultima cena.
Il litigio e il rappacificamento.
Le sue indagini e le scoperte.
Altre richieste di soldi.
E molto più indietro, le bocche chiuse con la corruzione, l’omicidio per i soldi di Eugenia, tornato anch’esso come uno spettro dopo anni di oblio.
Forse era ora di chiamare il suo avvocato.
Ora non capiva più chi fosse, dopo essere riuscito ad arrampicarsi sulla vita usando gli altri come scalini.
All’inizio almeno lo sapeva, quando non aveva nient’altro che sé.
All’inizio.