Ti porterò soprattutto

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Questo brano è tratto da un mio romanzo in corso di pubblicazione. Lo posto qui, oggi, come omaggio a Franco Battiato.

«Buongiorno, dottore. Ore otto e cinquantotto.»
«Buongiorno, Galatea. Prego, entri: che fa lì sulla soglia?»
«Mi scusi. Indugiavo, perché questo è il momento più bello. Sto qui, sulla soglia. Non più sul pianerottolo, non ancora nello studio. Sto in una terra di nessuno. Ho un’idea! Perché oggi non facciamo qui la seduta? Che ne dice?»
«Dico che sarebbe un esperimento interessante, ma impraticabile. Le persone entrano ed escono da questa porta in continuazione. Loro darebbero fastidio a noi e noi gli impediremmo il passaggio. Inoltre, la psicoterapia segue regole ben precise, una delle quali è rappresentata dal luogo fisico in cui la seduta si deve svolgere.»
«È vero. Odio dovermi tutte le volte scontrare con la nuda realtà dei fatti. “Sarebbe bello, ma è impossibile.” Sì, mi rendo conto. Va bene, entro.»
«Si accomodi.»
«Dottore, oggi vorrei farmi perdonare per la scortesia dell’ultima volta. Senta cosa ho pensato: se al dottore dà fastidio ricevere regali, di certo ha piacere nel farli. Allora ho preparato un piccolo regalo che lei farà a me. Eccolo. L’ho incartato per bene, ma si tratta sempre di un foglio. Tenga, me lo dia. Oh, grazie, dottore! Lo apro subito. Che bella velina lilla! Ecco, lo scarto: una canzone di Franco Battiato, una delle mie preferite! Che bel pensiero ha avuto. La ringrazio tanto.»
«Posso vedere anch’io di che si tratta? Tanto per partecipare alla pantomima, visto che sono il secondo attore.»
«Ma certo, prego. Tenga.»
«Dunque, ricapitoliamo: lei porta una canzone di Battiato, incartata, affinché gliene faccia dono. Immagina di riceverla dalle mie mani e scarta una cosa che già conosce, fingendo stupore. Ora mi accingo a leggere il testo che nella simulazione le ho appena regalato e di cui ignoro il contenuto.»
«Perfetto. Ha riassunto in modo impeccabile, a parte il “fingendo stupore”. Non fingo mai lo stupore. Sono stupita davvero.»
«D’accordo. Ora vediamo di che canzone si tratta. Ah, bellissima: La cura. Posso leggerla ad alta voce?»
«Ne sarei felice.»
«Allora comincio. “Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie / dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, / dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, / dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. / Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore / dalle ossessioni delle tue manie / e guarirai da tutte le malattie. / Perché sei un essere speciale / ed io avrò cura di te. / Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza, / percorreremo assieme le vie che portano all’essenza / conosco le leggi del mondo e te ne farò dono / ti salverò da ogni malinconia. / Perché sei un essere speciale / ed io avrò cura di te. / Io sì che avrò cura di te”. Ma non è il testo completo: ne ha omesso una gran parte. Perché?»
«Be’, perché le parti omesse non ci riguardano. Mi ha regalato uno splendido testo in cui si parla del prendersi cura. Grazie, dottore. Esaminiamo le frasi una a una: vede che si tratta proprio di uno psicoterapeuta che parla al paziente?»
«Sotto questo aspetto non l’avevo mai ascoltata. A me è sempre sembrata un’intensa canzone d’amore.»
«Certo che è una canzone d’amore. Per sé stessi e per gli altri. Senza amore non può esserci il prendersi cura. L’analista si prende a cuore il paziente, e vuole aiutarlo. Quindi lo ama, lo ama di un amore salvifico. Io, per esempio, amo le mie vecchiette. Vorrei salvarle dalla solitudine, dal vuoto desolato che spesso colgo nei loro occhi. Lei mi aiuterà a proteggermi dai turbamenti, dall’ipocondria, dalle eccessive malinconie, dai rituali ossessivi. A sollevarmi dai fallimenti, dai rimpianti, dalle colpe. Mi aiuterà a conoscere meglio me stessa, mi farà dono della pazienza e delle leggi del mondo. Perché sono un essere speciale, e lei avrà cura di me. Le racconto come è andata la prima settimana di lavoro al bar di via Flavia?»
«Certo. L’ascolto.»
«Faccio un riassunto veloce o narro con dovizia di particolari, scala uno a uno?»
«Be’, se mi racconta la settimana scala uno a uno, ci mettiamo un’altra settimana.»
«Ha ragione. Sa che questo aspetto della realtà rappresenta una delle mie principali fonti d’angoscia? Se impieghiamo molto del nostro tempo a scattare fotografie, a girare video dei posti nuovi che visitiamo, dei compleanni e dei matrimoni di tutti i parenti e gli amici; dei viaggi, le lauree, le torte, i fiori, i gatti, le occasioni speciali; se sommiamo tutto ciò a foto e film che ci hanno fatto i nostri genitori quando eravamo piccoli e mentre crescevamo, ecco, non le sembra che bisognerebbe rivivere una vita intera solo per poter visionare tutto questo materiale? Da quando, poi, si è passati al digitale, l’angoscia si è moltiplicata. Mio padre, nei viaggi, si portava dietro due o tre rullini da trentasei foto, e, finiti quelli, di solito si fermava. Adesso le foto sono migliaia, migliaia di migliaia, centinaia di migliaia di migliaia: non c’è un limite. A me i limiti piacciono, danno sicurezza. Dunque, dicevamo della settimana di prova. È andata molto bene: sono stata assunta. La divisa è bella: maglietta di cotone a maniche lunghe, color prugna, con un righino nero sul colletto; pantaloni a nostra scelta, perché dal bacino in giù si è coperti da un elegantissimo grembiule di un tono di nero profondo, tagliato un po’ sghembo, che si allaccia di dietro, all’altezza della vita. Sul davanti vi è una tasca molto ampia, per contenere penne e blocchetti vari. Le scarpe somigliano a quelle delle infermiere, però scure. Molto comode. Insomma, è andata bene. Sono stata affidata a una simpatica ragazza, Miriam, della quale seguo con diligenza ogni movimento. È riservata e silenziosa, ma affabile. Mi sono concentrata su ogni particolare e da lei ho imparato molto. Credo che la nostra ora sia finita, vero, dottore?»
«Vero. La seduta con lei è molto frustrante. Arrivederci, Galatea.»
«Arrivederci, dottore.»

Una rabbia potente mi invade. Si sarà domandato il dottore perché mi sono licenziata dalla casa editrice?
Forse una delle scatole in cui hanno rinchiuso la psicoanalisi porta l’etichetta «Mai intromettersi nella vita del paziente con domande che potrebbe percepire come invadenti». Oppure se n’è soltanto dimenticato. Mi confonderà con qualcun altro. O, forse, dovrei cercarmi un’analista donna. Gli uomini, per loro natura, non si interessano, non sollecitano, non parlano, non domandano.
C’è, tra uomo e donna, una discordanza che a volte mi spaventa. Una frattura insanabile, una sospensione. Non è vero che siamo fatti l’uno per l’altra. Anatomicamente, forse. Maschio e femmina percepiscono il mondo in modo diverso: come ci si può comprendere? Dissonanza perenne, disarmonia totale. Se non interviene l’Amore che tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta, tra uomo e donna è guerra spietata, incessante.
In seduta mi trattengo dal fare domande perché so che una legge non scritta lo vieta. La tecnica subdola che usano gli analisti è risponderti con un’altra domanda: «Vogliamo capire insieme la profonda motivazione di questa sua istanza?».
Ma quale profonda motivazione. Sono domande, semplici domande. Ti interessa chi hai di fronte e lo manifesti così, chiedendo: qual è il suo dolce preferito? In una scala da uno a dieci, dove piazzerebbe Dersu Uzala? No, loro vogliono essere misteriosi, irraggiungibili. Grande errore. Già va sopportata l’asimmetria inevitabile della relazione, e non è peso da poco.
Attenta, Galatea: sei ingiusta. E anche piena di pregiudizi: leggere testi taoisti non ti è servito a niente?
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Re: Ti porterò soprattutto

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@Ippolita

Cara amica mia, benché questo tuo racconto sia un estratto da un lavoro  più ampio (ho letto la tua premessa nello “spoiler”) ci presenti questa figura di donna di nome Galatea, che ci riporta a una figura della mitologia greca, ovvero una delle cinquanta ninfe del mare, figlie di Nereo e di Doride.
Conoscendoti mi pare che il riferimento non sia casuale e che probabilmente abbia a che vedere col tuo libro, se pure nel racconto in oggetto al momento non risulta.
Così come resta inspiegato il riferimento a “Dersu Uzala”, che non so se interpretare come citazione filmica o più ampiamente come esempio di vita, prima che letterario.
Pertanto non mi rimane che attendere che la tua opera sia data alle stampe per accertare se questa mia azzardata teoria abbia ragioni fondate.

Questa protagonista, che necessita del supporto psicologico di un analista, ci appare come una donna dall’ interiorità complessa.
Cogliamo immediatamente due aspetti in apparente contrasto dalla sua personalità: il desiderio di ordine e controllo e la pulsione a sovvertire l’ordine precostituito delle cose.
Tale conflitto interiore evidentemente le causa problemi e difficoltà nell’ approcciarsi alla quotidianità della sua vita.
Le stesse sue scelte musicali denotano un bisogno di affetto e comprensione che evidentemenete mancano nella sua esistenza.
E’ una donna sola e che pensa molto, in qualche misura ossessionata e spaventata dalla mole di rapporti, legami, ricordi che affollano e soffocano la sua mente.
La sofferenza nel trovare un punto d’ equilibrio fra questi due estremi la porta ad avere un atteggiamento assai critico verso il genere maschile, per l’ approccio che anche inconsciamente attua nel suo rapportarsi con la donna.
In questo mi trovi per altro fortemente concorde: uomo e donna sono creature sostanzialmente inconopatibili.
Tu sostieni che solo l’ amore ha il potere, col suo effetto dopante, sostenuto dagli ormoni e da un naturale fine procreativo per il mantenimento della specie, riesce a creare quell’ inganno dei sensi che permette ai due individui di convivere e quindi sopportarsi.
Ma a mio avviso le cose sono ancor più complesse, stante che il sesso è la forza e il vettore di questa unione, che ovviamente si colora e stempera nel sentimento confondendo le cose, sono più dell’ idea che l’uomo nel fondo ricerchi solo la proiezione di sé da amare.

Sentirai dire che un uomo predilge una donna che gli sia compagna: il senso di questo desiderio è che desidera una donna che abbia il ruolo di un amico, in sostanza desidera un corpo di femmina con una mente maschile.
Pertanto questo è già la premessa per una incapacità congenita ad accettare e amare un essere diverso da sè.

La sessualità visiva di tipo maschile è ciò che un uomo ricerca nella donna con cui fare sesso, questo per incontrarsi sullo stesso piano di stimoli e desideri.
Ma questo tipo di donna, quando possiede tale valenza, per sua natura non limita solo al sesso questa sua predisposizione, sovente è una donna che pensa e agisce anche come un uomo.
Una donna che pensa e agisce come uomo diviene una insopportabile antagonista per quella che è la pretesa attitudine alla leadership e all’ autorità del maschio.
L’uomo è abituato a competere con altri maschi, questo fa parte del suo imprinting genetico, ma mal sopporta una donna che gli sia pari o superiore intellettualmente all’ interno del rapporto.
Una donna con attitudini comportamentali maschili invade e soverchia il campo di dominio di un partnere maschio, poiché anche a parità di capacità e competenza, possiede un di più dato dall’essre donna.
Un di più fatto di sensibilità, intuizione, capacità d’ astrazione ma anche senso pratico e realismo quando occorre.

Mi fermo qui e mi complimento per questa parte del tuo libro, che vedo ricco di spunti e concetti su cui meditare.

Un abbraccio amica mia.

Re: Ti porterò soprattutto

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Ciao, @Ippolita
Leggerti è sempre un piacere anche se per me un po’ difficile. Vedo che questo racconto è parte di un tuo libro di prossima pubblicazione che spero di leggere a breve. Tienimi informato sulle date di pubblicazione eccetera.
Io avrei finito quel mio libro di cui hai letto qualche brano, ma faccio molta fatica a capire come muovermi a questo punto.
Un grande in bocca al lupo

Re: Ti porterò soprattutto

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@Ippolita Ciao Ippolita, sono contento d'essermi imbattuto in questo racconto perché, in effetti, mi chiedevo cosa stesse combinando Galatea di questi tempi. Come al solito, come accade per questo personaggio, il cuore ha prevalso sulla ragione: si è licenziata dalla casa editrice e ora lavora in un bar. Chi farebbe mai qualcosa di tanto avventato? Soltanto chi, come Galatea, è dotata di quella traboccante ricchezza di spirito la porta a cercare un significato, nella vita, che sia oltre il semplice "far carriera e fare figli." Ho trovato divertente che fondamentalmente Galatea, per tutto il racconto, si ponga delle domande e si dia delle risposte da sola, relegando lo psicoanalista nel frustrate ruolo di chi non può in effetti fare il suo lavoro. Trovo che questo sia molto comico, e renda bene l'idea del personaggio. Ti do soltanto un piccolo consiglio: potresti trovare una narrazione più fluida se lasciassi meno spazio ai dialoghi e più alle descrizioni. Questo ti aiuterebbe anche a scandire meglio l'azione. I tuoi testi sono sempre molto divertenti, però richiedono uno "sforzo" in più al lettore. Sforzo che io sono lieto di fare, ma che forse non va bene per tutti. Ricordo di aver letto altri tuoi racconti pieni di ottime parti descrittive, perciò non è un problema di tecnica ma di una tua peculiare scelta nel presentarci il personaggio di Galatea.
Forse non c'entra nulla, ma mi è venuta in mente la serie di poesie "Il signore d'oro" della poetessa VIvian Lamarque, che parla del suo rapporto col suo psicoloanalista. Non so se tu conosca queste poesie, però te le segnalo. Certo, lo psicoanalista di Lamarque è ben diverso da quello, povero "frustrato" di Galatea.

A presto,
Domenico 
https://domenicosantoro.art.blog/

Re: Ti porterò soprattutto

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@Ippolita ciao carissima, leggo che questo pezzo fa parte di qualcosa di più grande, ma analizziamo ciò che ci sottoponi. Una donna non del tutto sana di mente è in cura da uno psicologo. Una chicca è la scenetta del regalo da farsi regalare, perfetto il regalo scelto, ottimi i dialoghi. Tutto si materializza davanti agli occhi del lettore alla perfezione.
Ciò che non ho ben inquadrato è la seconda parte. Seppure, scritta benissimo anche questa mi fa sorgere qualche dubbio.
Ippolita ha scritto: Si sarà domandato il dottore perché mi sono licenziata dalla casa editrice?
Forse una delle scatole in cui hanno rinchiuso la psicoanalisi porta l’etichetta «Mai intromettersi nella vita del paziente con domande che potrebbe percepire come invadenti». Oppure se n’è soltanto dimenticato. Mi confonderà con qualcun altro. O, forse, dovrei cercarmi un’analista donna. Gli uomini, per loro natura, non si interessano, non sollecitano, non parlano, non domandano.
Questo paragrafo rappresenta lo spartiacque tra la prima e la seconda parte del racconto. Qui vediamo la tua protagonista fare un'analisi attenta e approfondita del comportamento del suo medico (perchè non le porge le domande giuste?). Nel contempo analizza tutto il genere uomo che, essenso superficiale e disattento, è causa dell'eterna incomprensioni tra uomo e donna. Possiamo dire che l'analisi è il prodotto di una riflessione lucida e attendibile, che proviene da una mente sana e in pieno possesso di tutte le capacità intellettive  :D. Deliziosa l'ironia, ma concorda con la follia del tuo personaggio?

Morale della favola: La tizia con la testa ci stà, e anche molto bene.

Mi perdonino gli uomini, ma sappiamo tutti che non trovare mai i calzini messi in bella vista è solo la punta dell'icerberg  :D :facepalm:

Re: Ti porterò soprattutto

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Adel J. Pellitteri ha scritto: Possiamo dire che l'analisi è il prodotto di una riflessione lucida e attendibile, che proviene da una mente sana e in pieno possesso di tutte le capacità intellettive. Deliziosa l'ironia, ma concorda con la follia del tuo personaggio?
:D In effetti la protagonista è tutte e due le cose che scrivi: in possesso delle capacità intellettive e allo stesso tempo un po' folle. Spero di essere riuscita, nel romanzo, ad amalgamare i due aspetti e tirar fuori una figura coerente e interessante.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Tutto si materializza davanti agli occhi del lettore alla perfezione.
Questo mi fa davvero piacere.
Adel J. Pellitteri ha scritto: perdonino gli uomini, ma sappiamo tutti che non trovare mai i calzini messi in bella vista è solo la punta dell'icerberg  :D :facepalm:
:asd:
Grazie infinite per aver letto, Adelaide carissima! Il tuo parere è per me molto prezioso.  <3

@Adel J. Pellitteri
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