[MI150] Aspettando un'altra alba
Posted: Sun May 09, 2021 11:35 pm
viewtopic.php?p=15393#p15393
Traccia di mezzogiorno
“Vorrei rivedere l'alba e il tramonto.”
Rimase colpita da quelle poche parole sullo schermo, era da tanto che non esprimeva nessun tipo di richiesta e quel semplice messaggio scritto con la punta dell'indice non poteva lasciarla indifferente. Lei che lo aveva visto nascere e lentamente decrescere fino a quella posizione statica distesa.
“Non è possibile, comprometterebbe le funzioni vitali.”
“Più di così?” rispose al primario “Era da tanto che aveva questo desiderio, lo so. Certe cose si sentono e si leggono negli occhi e non sa quanto avrebbe voluto andarci da solo. Era da un anno che quello schermo appariva bianco, senza segnali se non i suoi occhi.”
“Sono sorpreso quanto lei, al punto da farmi venire il dubbio che non lo possa aver mandato da solo.”
“Cosa vuole insinuare, che sia stata io? Ora viene a me il dubbio che per voi qua dentro ci sono solo dei pupazzi con il caricabatterie, tenuti accesi finché il tempo non presenta qualche imprevisto.”
“Non ho pensato...”
“Vuole solo rivedere il posto dove è cresciuto, sulla collina, quando mi aiutava a raccogliere i frutti della terra dall'alba al tramonto.”
“Spostarlo da una struttura specializzata per condurlo su un prato richiederebbe uno sforzo economico fuori misura e delle attrezzature che non abbiamo a disposizione. Marisa, farò presente la sua richiesta alla dirigenza e le farò sapere.”
“Le farò sapere...non esiste risposta peggiore quando non si ha il coraggio di dire no. E poi non è mia la richiesta, ma di Carlo.”
“Ha ragione, mi scusi.”
Lui, immobile assisteva alla scena. Non avrebbe mai voluto mettere in imbarazzo la mamma con quell'assurda richiesta, ma solo il fatto di essere stato compreso lo avrebbe riempito di un profondo calore.
Per lei è stata solo una conferma a qualcosa che sapeva già, glielo aveva confidato quando aveva ancora la parola. Ed era convinta che quei due passaggi che scandiscono il tempo nella natura, per lui erano sempre presenti nei ricordi. Negli ultimi nove anni erano rimasti solo gli occhi che trasmettevano movimento. Se li immaginava come se uscissero dalle orbite per seguire altre orbite per poi ritornare al loro posto.
Carlo era molto conosciuto prima di essere dimenticato e alla mamma venne un'idea per farlo risorgere nelle menti di chi poteva essere sensibile alla curiosità. Aggiunse solo una frase su alcuni social: aiutiamo Carlo a vedere l'alba e il tramonto.
L'effetto ci fu: chi lo conosceva ebbe un sussulto e chi non lo conosceva fu spinto da un briciolo di curiosità.
Il dottor Carpineti tenne fede a quello che disse e le fece sapere cosa occorreva per avvicinarsi all'impresa: una cifra esorbitante; macchinari che dovevano arrivare dall'America, con tempi non certo immediati; un elicottero specializzato come il personale.
Forse questa volta Marisa non avrebbe voluto sentire la risposta, anche se rimase commossa dalla sensibilità della gente che a migliaia avevano offerto quello che potevano, e per lei fu una vittoria che condivise con Carlo, anche se erano immensamente lontani dalla cifra prevista.
Ma nel mondo c'è sempre qualche miliardario depresso che non sa più come spendere i soldi in antidepressivi inefficaci. Questa volta rimase colpito da quel desiderio, e non ricordava se avesse mai assistito a quei due eventi che si ripetono puntualmente dalla creazione del mondo. Volle provare la sensazione il giorno dopo aver saputo della notizia.
Rimase anonimo.
Ci sarebbero voluti solo alcuni mesi per mettere a punto il trasferimento, sperando che quei famigerati imprevisti non facessero visita proprio in quel periodo.
Arrivò il giorno.
“Marisa, le ricordo che abbiamo solo quindici ore di autonomia, poi le batterie del sistema andranno a spegnersi. Farete in tempo ad assistere ai due fenomeni, poi dovremo ritornare alla clinica.”
“Grazie dottore, le sono infinitamente grata.”
“Beh, deve ringraziare qualcuno lassù.”
“Dobbiamo partire, stiamo per andare fuori tempo massimo.”
“Ancora cinque minuti.”
“Non possiamo, dobbiamo andare subito.”
“La prego, ancora cinque minuti.”
Il dottore osservò lo sguardo di Carlo: “Va bene, ancora cinque minuti.”
Traccia di mezzogiorno
“Vorrei rivedere l'alba e il tramonto.”
Rimase colpita da quelle poche parole sullo schermo, era da tanto che non esprimeva nessun tipo di richiesta e quel semplice messaggio scritto con la punta dell'indice non poteva lasciarla indifferente. Lei che lo aveva visto nascere e lentamente decrescere fino a quella posizione statica distesa.
“Non è possibile, comprometterebbe le funzioni vitali.”
“Più di così?” rispose al primario “Era da tanto che aveva questo desiderio, lo so. Certe cose si sentono e si leggono negli occhi e non sa quanto avrebbe voluto andarci da solo. Era da un anno che quello schermo appariva bianco, senza segnali se non i suoi occhi.”
“Sono sorpreso quanto lei, al punto da farmi venire il dubbio che non lo possa aver mandato da solo.”
“Cosa vuole insinuare, che sia stata io? Ora viene a me il dubbio che per voi qua dentro ci sono solo dei pupazzi con il caricabatterie, tenuti accesi finché il tempo non presenta qualche imprevisto.”
“Non ho pensato...”
“Vuole solo rivedere il posto dove è cresciuto, sulla collina, quando mi aiutava a raccogliere i frutti della terra dall'alba al tramonto.”
“Spostarlo da una struttura specializzata per condurlo su un prato richiederebbe uno sforzo economico fuori misura e delle attrezzature che non abbiamo a disposizione. Marisa, farò presente la sua richiesta alla dirigenza e le farò sapere.”
“Le farò sapere...non esiste risposta peggiore quando non si ha il coraggio di dire no. E poi non è mia la richiesta, ma di Carlo.”
“Ha ragione, mi scusi.”
Lui, immobile assisteva alla scena. Non avrebbe mai voluto mettere in imbarazzo la mamma con quell'assurda richiesta, ma solo il fatto di essere stato compreso lo avrebbe riempito di un profondo calore.
Per lei è stata solo una conferma a qualcosa che sapeva già, glielo aveva confidato quando aveva ancora la parola. Ed era convinta che quei due passaggi che scandiscono il tempo nella natura, per lui erano sempre presenti nei ricordi. Negli ultimi nove anni erano rimasti solo gli occhi che trasmettevano movimento. Se li immaginava come se uscissero dalle orbite per seguire altre orbite per poi ritornare al loro posto.
Carlo era molto conosciuto prima di essere dimenticato e alla mamma venne un'idea per farlo risorgere nelle menti di chi poteva essere sensibile alla curiosità. Aggiunse solo una frase su alcuni social: aiutiamo Carlo a vedere l'alba e il tramonto.
L'effetto ci fu: chi lo conosceva ebbe un sussulto e chi non lo conosceva fu spinto da un briciolo di curiosità.
Il dottor Carpineti tenne fede a quello che disse e le fece sapere cosa occorreva per avvicinarsi all'impresa: una cifra esorbitante; macchinari che dovevano arrivare dall'America, con tempi non certo immediati; un elicottero specializzato come il personale.
Forse questa volta Marisa non avrebbe voluto sentire la risposta, anche se rimase commossa dalla sensibilità della gente che a migliaia avevano offerto quello che potevano, e per lei fu una vittoria che condivise con Carlo, anche se erano immensamente lontani dalla cifra prevista.
Ma nel mondo c'è sempre qualche miliardario depresso che non sa più come spendere i soldi in antidepressivi inefficaci. Questa volta rimase colpito da quel desiderio, e non ricordava se avesse mai assistito a quei due eventi che si ripetono puntualmente dalla creazione del mondo. Volle provare la sensazione il giorno dopo aver saputo della notizia.
Rimase anonimo.
Ci sarebbero voluti solo alcuni mesi per mettere a punto il trasferimento, sperando che quei famigerati imprevisti non facessero visita proprio in quel periodo.
Arrivò il giorno.
“Marisa, le ricordo che abbiamo solo quindici ore di autonomia, poi le batterie del sistema andranno a spegnersi. Farete in tempo ad assistere ai due fenomeni, poi dovremo ritornare alla clinica.”
“Grazie dottore, le sono infinitamente grata.”
“Beh, deve ringraziare qualcuno lassù.”
“Dobbiamo partire, stiamo per andare fuori tempo massimo.”
“Ancora cinque minuti.”
“Non possiamo, dobbiamo andare subito.”
“La prego, ancora cinque minuti.”
Il dottore osservò lo sguardo di Carlo: “Va bene, ancora cinque minuti.”