[MI 150] Quitredda non deve morire
Posted: Sun May 09, 2021 10:20 pm
Traccia di mezzanotte
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– Pericolosamente affascinante.
–Tu sei sempre pazzo– disse l’Investigatore.
–Non parlare come uno che sa cos’è la pazzia– rispose il Gendarme.
I due uomini fumavano in una stanza della Centrale, un pomeriggio d’estate che era appena mancata la corrente. L’aria condizionata e i computer si erano fermati, come pure le telecamere rivolte verso di loro che li monitoravano di continuo e c’era un innaturale silenzio; anche il traffico delle scarse auto elettriche che passavano sotto i loro uffici si era affievolito, assieme a quello dei pochi mezzi con motore a scoppio che ancora circolavano. Il Gendarme espirò una boccata di fumo in alto, verso la telecamera.
–Hanno cominciato con il dire che il fumo fa male. Poi che lo zucchero fa male. E che anche il vino, il prosciutto, le olive, il formaggio fanno male. Tu preferisci le barrette di insetti secchi?
–No.
–Poi che le religioni fanno male. I capi delle religioni, quelli che dovevano custodirle, proteggerle, sono stati i primi a calpestarle.
–Lì hanno fatto bene. Tu sei religioso?
–Non più. Ma vedi… discendiamo dal caldo, solo dal caldo, dal deserto anche… Non ti senti a tuo agio in questa schifosa, calda, squallida stanza ministeriale senza aria e senza telecamere? Che fascino la luce che passa nelle tapparelle… Vero?
–Ho solo sete e non vedo l’ora che torni la corrente.
–Tu sei perfetto allora. Io no.
–Cosa trovi di affascinante nell’Operazione Quitredda?
–Tu cosa ci trovi di pericoloso in lui?
–Ovvio che è pazzo: ha finito, tutto qui. Dobbiamo andare avanti. Meglio andare avanti.
Il Gendarme spense la sigaretta schiacciandola con lentezza in un posacenere di pietra nera. Sorrideva sbottonando il colletto della camicia dell’uniforme.
–Ma non sappiamo se è morto. Non conosciamo nemmeno il suo volto– Indicò uno dei monitor spenti.
–Vedi? Manca la luce e non sappiamo più niente di niente. Ma i vecchi Gendarmi come me prendono ancora appunti a mano, fanno fotografie che poi stampano su carta da quattro soldi…
–A spese tue va bene. Ma dovresti smettere. Non sono attività ben viste. Lo sai.
–Oh lo so! Ma foto e appunti di carta sono un compendio, permettilo!
–Sei davvero pazzo anche tu!– disse l’Investigatore sorridendo, spegnendo a sua volta la sigaretta. Poi osservò il Gendarme che sfogliava alcune foto, leggeva degli appunti da un taccuino. Si avvicinò con apparente noncuranza, accendendosi un’altra sigaretta. Prese una delle foto in bianco e nero sparse sul tavolo. Rappresentava un antidiluviano pullman bombato di colore celeste, uomini e donne con abiti d’altri tempi che vi salivano, lo sfondo di case di pietra con biancheria stesa ai balconi. In un’altra foto si vedeva un carro trainato da buoi che portava la statua di una donna addobbata di vesti sontuose e coperta di rosari. Dietro al carro uomini, donne e bambini in processione, antichi gendarmi con il pennacchio. Poi altre foto: spiagge con famiglie ammassate sotto ombrelloni colorati, vecchie vestite di nero con i piedi bianchi sepolti nella sabbia, uomini che tagliavano cocomeri sopra un telo… Una foto ritraeva una donna con un fazzoletto in testa che passava in una via scura e solitaria; alle sue spalle un ragazzo sorrideva su una bicicletta nera più grande di lui… L’Investigatore annuiva guardando le foto.
–Penso siano tutti morti… – disse come pensando. Ma il tono non era soddisfatto. Il Gendarme lo guardò di sottecchi
–Sono morti quelli che avevano il chip impiantato. Ma non tutti.
–Già. Alcuni ancora resistono. Poveri folli.
–Già. Non sono stati raggiunti dalla Giustizia del Partito.
–Ti dispiace o sei contento? Il Gendarme sorrise. –Però sono belle foto: ammettilo. L’Investigatore annuì.
–Non le avevo mai viste, ma ne circolano tante nella stampa clandestina e alternativa. Dove le hai avute?
–Oh! Ho i miei informatori! Ma la cosa più importante è che… Non sappiamo se Quitredda è morto.
–Non lo sappiamo infatti. Io credo che sia vivo, non è tipo da farsi impiantare chip né nient’altro in corpo, non usa computer, cellulari, non circola in zone coperte da telecamere, conosce le mappature dei passaggi satellitari, noi non sappiamo che faccia abbia… Difficile da individuare. Ma è finito. Abbiamo ucciso quasi tutti i suoi seguaci. Non potrà più ricostruire scene e ambienti dei tempi passati. Non potrà più…– qui l’Investigatore s’interruppe.
–Dici che non potrà più ricordare alla gente che un tempo erano liberi di fare quello che volevano, quello in cui credevano… Che erano liberi di respirare…– concluse il Gendarme senza alzare lo sguardo dalle fotografie.
–Mi dai l’impressione che lo ammiri.
–No. Per niente. Lo ritengo un infelice.
L’Investigatore annuiva.
–Deve essere molto infelice un semplice uomo che si sforza di ricordare ai suoi simili cosa significa essere uomini liberi… E rischiare di morire per questo. Un uomo che lotta senza armi, ricreando piccole, inutili scene d’altri tempi, fotografandole e divulgandole per ricordare…
–Un nostalgico pericoloso perdente che può inquinare le menti. Sei d’accordo?
–Penso di si.
–Abbiamo distrutto la sua organizzazione, le rovine dove faceva le fotografie. Ci metterà un po’ a riprendersi, se lo vorrà.
–Giusto. Ci metterà un po’. Pensi che agirà di nuovo?
–Lo farà. Non è uomo che si arrende.
–Non prenderà più nessuno che abbia chip impiantati adesso. Ha sbagliato una volta e gli è costato caro. –Prima o poi commetterà un errore. Si scoprirà quando sarà costretto a consegnare le foto nelle strade. Non può mandarle nella rete, sarebbe scoperto all’istante.
–Penso che lo sappia– rispose pensieroso il Gendarme alzandosi dalla poltrona pesantemente. Guardò attraverso la finestra. L’aria aveva assunto un colore giallo, fosco.
–Si è levato lo scirocco. Bellissimo. Mi viene voglia di andare in spiaggia.
–È proibito. Tu fai molte cose proibite.
–Se vado in divisa, giusto per vedere il mare, chi vuoi che mi fermi? L’Investigatore sorrise scuotendo la testa.
–Ma non farti il bagno. Non vorrei essere costretto a prendere provvedimenti nei tuoi confronti.
–Ti porto una birra? Sarà bella fresca nel distributore, la corrente manca da poco.
–No grazie. Sto qua al caldo a guardare le tue foto e leggere i tuoi appunti. Hai una bella calligrafia.
–Si ma non dirlo forte. È sconsigliato scrivere a mano.
–Per il momento.
–Per il momento.
Il Gendarme uscì. Dopo un’ora ritornò la corrente. Un fiotto d’aria gelida dei condizionatori calò sull’Investigatore. Tornò allo schermo su cui stava lavorando.
“Non hai le autorizzazioni per cambiare o richiedere varianti codici chip”. La dicitura che era comparsa rispondeva a una sua domanda rivolta al Comando, poco prima che mancasse la corrente.
–Lo so. – Scrisse come risposta.
“Perché hai chiesto?”
–Curiosità.
“Specificare”
–Temevo che irradiazione magnetica per terminare chip operazione Quitredda investisse anche me. O qualcuno dei miei.
“Impossibile. A meno di ordini precisi. Questo è di tua conoscenza Investigatore. Specificare motivo domanda”.
–Curiosità.
“Specificare”
–Curiosità.
“Specificare”
L’Investigatore afferrò il computer e lo scaraventò a terra. Guardò verso la telecamera in alto sul soffitto. Sentì dei passi nel corridoio. Avrebbe voluto mandare un messaggio al Gendarme, ma sapeva che non poteva farlo. Avrebbe voluto scrivergli di non destare sospetti e che non aveva più lui come amico segreto alla Centrale. Ma questo il Gendarme lo avrebbe capito e avrebbe continuato il suo lavoro stando attento. Si girò verso la finestra e guardò il vento di scirocco che muoveva le foglie delle palme in un viale deserto. “Quitredda non deve morire” pensò senza muovere le labbra, poco prima di puntarsi la pistola alla tempia, voltando lo sguardo verso la telecamera.
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– Pericolosamente affascinante.
–Tu sei sempre pazzo– disse l’Investigatore.
–Non parlare come uno che sa cos’è la pazzia– rispose il Gendarme.
I due uomini fumavano in una stanza della Centrale, un pomeriggio d’estate che era appena mancata la corrente. L’aria condizionata e i computer si erano fermati, come pure le telecamere rivolte verso di loro che li monitoravano di continuo e c’era un innaturale silenzio; anche il traffico delle scarse auto elettriche che passavano sotto i loro uffici si era affievolito, assieme a quello dei pochi mezzi con motore a scoppio che ancora circolavano. Il Gendarme espirò una boccata di fumo in alto, verso la telecamera.
–Hanno cominciato con il dire che il fumo fa male. Poi che lo zucchero fa male. E che anche il vino, il prosciutto, le olive, il formaggio fanno male. Tu preferisci le barrette di insetti secchi?
–No.
–Poi che le religioni fanno male. I capi delle religioni, quelli che dovevano custodirle, proteggerle, sono stati i primi a calpestarle.
–Lì hanno fatto bene. Tu sei religioso?
–Non più. Ma vedi… discendiamo dal caldo, solo dal caldo, dal deserto anche… Non ti senti a tuo agio in questa schifosa, calda, squallida stanza ministeriale senza aria e senza telecamere? Che fascino la luce che passa nelle tapparelle… Vero?
–Ho solo sete e non vedo l’ora che torni la corrente.
–Tu sei perfetto allora. Io no.
–Cosa trovi di affascinante nell’Operazione Quitredda?
–Tu cosa ci trovi di pericoloso in lui?
–Ovvio che è pazzo: ha finito, tutto qui. Dobbiamo andare avanti. Meglio andare avanti.
Il Gendarme spense la sigaretta schiacciandola con lentezza in un posacenere di pietra nera. Sorrideva sbottonando il colletto della camicia dell’uniforme.
–Ma non sappiamo se è morto. Non conosciamo nemmeno il suo volto– Indicò uno dei monitor spenti.
–Vedi? Manca la luce e non sappiamo più niente di niente. Ma i vecchi Gendarmi come me prendono ancora appunti a mano, fanno fotografie che poi stampano su carta da quattro soldi…
–A spese tue va bene. Ma dovresti smettere. Non sono attività ben viste. Lo sai.
–Oh lo so! Ma foto e appunti di carta sono un compendio, permettilo!
–Sei davvero pazzo anche tu!– disse l’Investigatore sorridendo, spegnendo a sua volta la sigaretta. Poi osservò il Gendarme che sfogliava alcune foto, leggeva degli appunti da un taccuino. Si avvicinò con apparente noncuranza, accendendosi un’altra sigaretta. Prese una delle foto in bianco e nero sparse sul tavolo. Rappresentava un antidiluviano pullman bombato di colore celeste, uomini e donne con abiti d’altri tempi che vi salivano, lo sfondo di case di pietra con biancheria stesa ai balconi. In un’altra foto si vedeva un carro trainato da buoi che portava la statua di una donna addobbata di vesti sontuose e coperta di rosari. Dietro al carro uomini, donne e bambini in processione, antichi gendarmi con il pennacchio. Poi altre foto: spiagge con famiglie ammassate sotto ombrelloni colorati, vecchie vestite di nero con i piedi bianchi sepolti nella sabbia, uomini che tagliavano cocomeri sopra un telo… Una foto ritraeva una donna con un fazzoletto in testa che passava in una via scura e solitaria; alle sue spalle un ragazzo sorrideva su una bicicletta nera più grande di lui… L’Investigatore annuiva guardando le foto.
–Penso siano tutti morti… – disse come pensando. Ma il tono non era soddisfatto. Il Gendarme lo guardò di sottecchi
–Sono morti quelli che avevano il chip impiantato. Ma non tutti.
–Già. Alcuni ancora resistono. Poveri folli.
–Già. Non sono stati raggiunti dalla Giustizia del Partito.
–Ti dispiace o sei contento? Il Gendarme sorrise. –Però sono belle foto: ammettilo. L’Investigatore annuì.
–Non le avevo mai viste, ma ne circolano tante nella stampa clandestina e alternativa. Dove le hai avute?
–Oh! Ho i miei informatori! Ma la cosa più importante è che… Non sappiamo se Quitredda è morto.
–Non lo sappiamo infatti. Io credo che sia vivo, non è tipo da farsi impiantare chip né nient’altro in corpo, non usa computer, cellulari, non circola in zone coperte da telecamere, conosce le mappature dei passaggi satellitari, noi non sappiamo che faccia abbia… Difficile da individuare. Ma è finito. Abbiamo ucciso quasi tutti i suoi seguaci. Non potrà più ricostruire scene e ambienti dei tempi passati. Non potrà più…– qui l’Investigatore s’interruppe.
–Dici che non potrà più ricordare alla gente che un tempo erano liberi di fare quello che volevano, quello in cui credevano… Che erano liberi di respirare…– concluse il Gendarme senza alzare lo sguardo dalle fotografie.
–Mi dai l’impressione che lo ammiri.
–No. Per niente. Lo ritengo un infelice.
L’Investigatore annuiva.
–Deve essere molto infelice un semplice uomo che si sforza di ricordare ai suoi simili cosa significa essere uomini liberi… E rischiare di morire per questo. Un uomo che lotta senza armi, ricreando piccole, inutili scene d’altri tempi, fotografandole e divulgandole per ricordare…
–Un nostalgico pericoloso perdente che può inquinare le menti. Sei d’accordo?
–Penso di si.
–Abbiamo distrutto la sua organizzazione, le rovine dove faceva le fotografie. Ci metterà un po’ a riprendersi, se lo vorrà.
–Giusto. Ci metterà un po’. Pensi che agirà di nuovo?
–Lo farà. Non è uomo che si arrende.
–Non prenderà più nessuno che abbia chip impiantati adesso. Ha sbagliato una volta e gli è costato caro. –Prima o poi commetterà un errore. Si scoprirà quando sarà costretto a consegnare le foto nelle strade. Non può mandarle nella rete, sarebbe scoperto all’istante.
–Penso che lo sappia– rispose pensieroso il Gendarme alzandosi dalla poltrona pesantemente. Guardò attraverso la finestra. L’aria aveva assunto un colore giallo, fosco.
–Si è levato lo scirocco. Bellissimo. Mi viene voglia di andare in spiaggia.
–È proibito. Tu fai molte cose proibite.
–Se vado in divisa, giusto per vedere il mare, chi vuoi che mi fermi? L’Investigatore sorrise scuotendo la testa.
–Ma non farti il bagno. Non vorrei essere costretto a prendere provvedimenti nei tuoi confronti.
–Ti porto una birra? Sarà bella fresca nel distributore, la corrente manca da poco.
–No grazie. Sto qua al caldo a guardare le tue foto e leggere i tuoi appunti. Hai una bella calligrafia.
–Si ma non dirlo forte. È sconsigliato scrivere a mano.
–Per il momento.
–Per il momento.
Il Gendarme uscì. Dopo un’ora ritornò la corrente. Un fiotto d’aria gelida dei condizionatori calò sull’Investigatore. Tornò allo schermo su cui stava lavorando.
“Non hai le autorizzazioni per cambiare o richiedere varianti codici chip”. La dicitura che era comparsa rispondeva a una sua domanda rivolta al Comando, poco prima che mancasse la corrente.
–Lo so. – Scrisse come risposta.
“Perché hai chiesto?”
–Curiosità.
“Specificare”
–Temevo che irradiazione magnetica per terminare chip operazione Quitredda investisse anche me. O qualcuno dei miei.
“Impossibile. A meno di ordini precisi. Questo è di tua conoscenza Investigatore. Specificare motivo domanda”.
–Curiosità.
“Specificare”
–Curiosità.
“Specificare”
L’Investigatore afferrò il computer e lo scaraventò a terra. Guardò verso la telecamera in alto sul soffitto. Sentì dei passi nel corridoio. Avrebbe voluto mandare un messaggio al Gendarme, ma sapeva che non poteva farlo. Avrebbe voluto scrivergli di non destare sospetti e che non aveva più lui come amico segreto alla Centrale. Ma questo il Gendarme lo avrebbe capito e avrebbe continuato il suo lavoro stando attento. Si girò verso la finestra e guardò il vento di scirocco che muoveva le foglie delle palme in un viale deserto. “Quitredda non deve morire” pensò senza muovere le labbra, poco prima di puntarsi la pistola alla tempia, voltando lo sguardo verso la telecamera.