[MI149] Attenzione che la barca ondeggia

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Il mio commento

Traccia di Mezzogiorno


«Siamo abbastanza lontani?» chiese Daniele, tirando i remi a bordo. Aveva le braccia legnose di stanchezza, era sudato e ardeva di sete. Eppure, andava bene così perché Laura, sdraiata sul fondo della barca, era di una bellezza da cavarsi gli occhi. Nel suo bikini rosa, nella corona di capelli corvini, nel suo vitino stretto, era così sfavillante da convincerlo a remare per ore al largo nel Mar Padano, con la promessa che si sarebbero amati per la prima volta.
Nei loro sedici anni, avrebbe remato fino a Bergamo per una aspettativa del genere.
Lei si alzò sui gomiti, sorridendogli e arrossendo addirittura un poco. Scrutò oltre le mura della barchetta. La terra era il lontano profilo delle colline da cui provenivano. C’era un silenzio profondo, ritmato dal leggero sciabordare delle onde contro i fianchi della barca. Il sole giganteggiava nel cielo terso. E nessuno in vista.
«Ho un po’ di paura» mormorò lei mentre annuiva in risposta a Daniele: sì, lì andava bene.
Le si sdraiò accanto, anche lui nervoso. Non voleva darlo a vedere, ma temeva di non saper fare le cose giuste e pensò perfino di approfittare delle parole della ragazza per una rinuncia onorevole. Ma Laura posò le labbra sulle sue e il desiderio azzerò ogni timore. Si baciarono con trasporto, avvinghiandosi sempre più bramosi. L’elastico del top venne slacciato scoprendo seni acerbi, candidi, e Daniele prese a baciarli, eccitato dal gemito spezzato con cui Laura lo accolse.
La barca cominciò a ondeggiare ma non se ne accorsero, lei con gli occhi stretti, lui alle prese con il primo capezzolo della sua vita. Non notarono neppure l’acqua ribollire e una massa emergerne imponente.
«Venti minuti per il bagno!» urlò una voce, persa nel lampeggiare di centinaia di flash.
Daniele e Laura scattarono seduti, stupefatti. Vergognosi d’esser stati scoperti e capendo che sarebbero finiti sugli album dei turisti giapponesi che li stavano fotografando attraverso le pareti vetrate del sommergibile. Il ragazzo sentì il dovere di frapporsi tra gli obiettivi e i seni esposti, che lei in realtà, notò sorpreso, nulla fece per nascondere.
«Merda, siamo finiti sopra Bologna. Cosa facciamo?» chiese, mentre i turisti si tuffavano per la pausa-bagno del loro tour. Laura si sdraiò nuovamente sul fondo, senza rimettersi il top:
«Portami da un’altra parte»
Così Marco ricominciò a vogare, con negli occhi la posa conturbante della ragazza e nel corpo un desiderio pronto a esplodere.
Dovette remare a lungo, perché a quell’ora i sottomarini saltavano fuori a frotte con i loro carichi di stranieri. L’intera economia del territorio dipendeva da quel turismo delle città sommerse, ma a lui nulla interessava: voleva amare Laura da impazzire. Tanto gli dolevano le braccia per lo sforzo, quanto i suoi lombi ardevano d’amore.
«Qui va bene?» domandò infine, ansimante.
Si era avvicinato alla costa, ma erano ancora abbastanza lontani da non essere infastiditi dai gitanti che invadevano le acque vicino alla riva. La terra residua era impervia e scoscesa, troppo stretta per tutti, e il mare era il luogo dove si fuggiva non appena possibile. Con barche, barchette, zattere e qualsiasi altro mezzo galleggiante. Troppi occhi indiscreti: per quella ragione Laura aveva voluto che andassero al largo ad amarsi.
La ragazza gli sorrise invitante, gli zigomi e il naso leggermente arrossati di sole. Così come la pelle bianca dei seni. Chiuse gli occhi e con un lento movimento delle dita, sciolse il fiocco sinistro del costume. Non si scoprì granché, ma la reazione di Daniele fu poderosa.
Sentì la salivazione aumentare a dismisura e messosi in ginocchio davanti a lei, si chinò per baciarne il ventre. Si perse nel sapore leggermente salato della sua pelle, mentre Laura si struggeva fremente per i baci.
Erano talmente presi dalle loro sensazioni, da non accorgersi che la barca prese a ondeggiare, scossa dalle onde di un due alberi che si accostava a dritta.
«Ehi voi, chi siete? Fatevi riconoscere o vi considereremo degli invasori!» urlò una voce cattiva, con un arpione sulla spalla e un fazzoletto blu al collo. Identico ai tre compari che gli stavano ai lati.
Imprecando, Daniele si rimise seduto. Sapeva che le Ronde del Mar Padano erano sempre in caccia di invasori. Ovvero disperati che attraversavano il mare in cerca di un futuro e che loro seppellivano negli abissi senza tanti complimenti.
Alzò le mani perché riconobbe la voce. Purtroppo conosceva il ragazzo che aveva urlato: era del suo paese e tra loro non correva buon sangue.
«Sono Daniele Ferro! E lei è Laura Santi, non ci riconosci, Emilio?»
Il nuovo arrivato rispose dando di gomito al vicino e indicando Laura con il mento. Sorrideva cùpido, leccandosi le labbra.
Daniele ebbe paura, si voltò verso di lei per metterla in guardia e si stupì di vederla ancora distesa, con le gambe un po’ troppo divaricate e il costume che si era leggermente spostato, lasciando intravvedere un’ombra scura. I seni si muovevano al suo respiro affannato, mentre lo sguardo rimaneva fisso su di lui. Aveva gli occhi di un cerbiatto spaventato.
Una risata si alzò dalla barca a vela, i commenti che sentiva non lasciavano dubbi sulle loro intenzioni, come poteva salvare Laura?
Fu allora che riconobbe Marco, il tipo alla destra di Emilio, ed ebbe un’idea:
«Siamo contenti di vedervi, ragazzi! Com’è vero che la terra è piatta!» disse.
«La terra non è piatta, idiota!» urlò Marco, arrabbiato.
«Ma certo che è piatta!» replicò ancor più furente Emilio, mollandogli un cazzotto.
Daniele mise rapido i remi negli scalmi e prese a vogare con tutte le forze, mentre il suo piano funzionava e sul due alberi si scatenava una zuffa tra terrapiattisti e non.
«Se non è piatta, come ha fatto ad allagarsi?», fu l’ultimo grido che sentì prima di essersi allontanato abbastanza.
Non riusciva quasi a muovere le braccia quando arrivarono più vicini alla costa. Si infilarono in un gruppetto di palazzi che spuntava dalle acque. Nessuno era in vista.
Ansimante, sorrise a Laura e lei, in cambio, «Mio eroe» disse, e si sfilò il costume, mostrandosi com’era venuta al mondo.
Il ragazzo sentiva le orecchie ronzare impazzite. Non sapeva se fosse la fatica o la folle eccitazione per ciò che ammirava, per come lei lo attendeva, ma sentiva il cuore pulsare roboante e non si accorse subito che la barca ondeggiava.
Solo quando un oggetto colpì la prua a pochi centimetri dal viso di Laura, si ridestò dalla sua trance e vide una dozzina di persone che dai tetti scagliava ogni genere di cose per scacciarli: perché erano dei maiali e c’erano dei bambini, perché lei era una svergognata ed erano stufi di vederla da quelle parti.
Per l’ennesima volta Daniele spinse su remi. L’acido lattico bruciava i muscoli, mentre malediceva quei negazionisti che continuavano ad abitare i loro palazzi (la parte emersa, almeno), perché “non era vera la storia del clima, e le acque com’erano arrivate se ne sarebbero andate, e loro mica avrebbero lasciato le loro cose…” «Coglioni» si disse, con la testa che girava per la fatica.
«Qui va bene, amore» sentì sussurrare da una voce mielosa.
Nel suo sfiancamento, era quasi dimentico della ragazza. Alzò gli occhi e rimase a bocca aperta, senza riuscire neppure a deglutire. Laura si era piegata in avanti sul bordo della barca e quel che gli mostrava di sé non sembrava da prima volta. Esaltato, si spogliò, avvicinandosi alle sue forme.
La bramava e nel suo muoversi non si accorse che la barca ondeggiava. Non capì che il peso di entrambi sullo stesso fianco era eccessivo e che fosse naturale che, nel medesimo momento in cui sfiorava la pelle della ragazza, la barca si rovesciasse.
Così finirono in acqua.
E mentre Laura, squittendo felice, nuotava verso la vicina costa, Daniele scoprì incredulo di essere troppo stanco, di avere le braccia troppo pesanti per tenersi a galla.
Affondò.
Annegava, e con lo sguardo verso l’alto, dove Laura galleggiava stagliandosi nuda contro la luminosità del cielo, non credeva più che per lei sarebbe stata la prima volta.
No, non lo credeva più.
Non lo.
Più.

Re: [MI149] Attenzione che la barca ondeggia

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Ciao @L'illusoillusore . Complimenti per la scrittura.
Il racconto lo definirei “sabbie mobil” . Cominci a leggere e ti emozioni. Certo il mondo è allagato, quello che conosciamo oggi non c’è più. Ma ci sono due adolescenti innamorati che desiderano vivere la loro prima intimità. Dolce e rassicurante.
Poi, iniziano i disturbi... la storia prende vigore e ritmo e il miraggio della prima volta si trasforma in un incubo fino al finale con doppio gusto. Il ragazzo ha fatto male i conti, finisce stremato in acqua con la disillusione doppia... tra i due era il solo che avrebbe sperimentato l’amore per la prima volta. 
C’è tutto in questa storia allagata. Non mi resta che sommergerti di complimenti.🎉 

Re: [MI149] Attenzione che la barca ondeggia

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Ciao @L
Non so se ti ho taggato bene.. Boh! Comunque piacere di conoscerti e di leggerti.
Com'è difficile trovare un posto dove amarsi in un mondo sommerso...Mi è piaciuto molto lo spunto da cui sei partito e come hai gestito il resto: una difficoltà pratica ha reso tangibile l'ambientazione distopica senza bisogno di molte spiegazioni. Quindi bravissimo! L'unico appunto che ti faccio, ma è un'inezia, è che forse in alcuni punti usi dei termini o espressioni un po' desuete di cui non capisco la ragione, come ad esempio qui:

, era quasi dimentico della ragazza. 

Comunque ottimo racconto. E benvenuto al MI!

Re: [MI149] Attenzione che la barca ondeggia

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Che finale. Non me lo sarei mai aspettato. Che tristezza veder morire il ragazzo: l'ho immaginato come metafora vivente delle illusioni che si spezzano. Hai una bella scrittura, limpida (eviterei solo frasi già sentite come "seni acerbi" o "baciarsi con trasporto") e accattivante. 
Quello che mi è piaciuto di più, e che considero assai notevole, è il fatto che la drammatica storia di Daniele e Laura si svolga in una cornice assurda, che è quella della traccia. Voglio dire: sei stato bravissimo a tenere le fila di due cose molto diverse tra loro ma allo stesso tempo interconnesse. Lo svolgimento della traccia, reso benissimo, fa incredibilmente da sfondo alla storia principale. 
Davvero un ottimo lavoro, @L'illusoillusore.
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Re: [MI149] Attenzione che la barca ondeggia

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ciao @L'illusoillusore . La prima cosa che mi viene in mente è perché i due non avevano una barca a motore :asd: o magari una pilotina per stare sottocoperta... Un pischello poco attrezzato in un mare trafficato, in compagnia di una focosa brunetta... niente male... Dal racconto non quadrano le distanze, che appaiono enormi in considerazione del mezzo a disposizione: una inezia, ma  dato l'irriverenza che sprigiona il racconto, nulla cambia. ciao e a rileggerti..
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI149] Attenzione che la barca ondeggia

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L ha scritto: Nei loro sedici anni, avrebbe remato fino a Bergamo per una aspettativa del genere.
Mi sembra strana questa frase: il pronome è al plurale e il verbo al singolare
L ha scritto: arrossendo addirittura un poco.
senza sapere ciò che avviene dopo è normale che arrossisca. Toglierei Addiritttura-
L ha scritto: Laura si era piegata in avanti sul bordo della barca e quel che gli mostrava di sé non sembrava da prima volta.
Se per lui è la prima volta come può fare paragoni e poi boh, come avrà fatto a capirlo al colpo d'occhio. nel caso correggerei e direi che è il suo atteggiamento a non essere da prima volta, non il suo corpo.
Mi ha divertito e fatto sorridere il tuo racconto @L'illusoillusore  però è una storia un pò stiracchiata :D

Re: [MI149] Attenzione che la barca ondeggia

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@Alba359 Grazie dei tuoi suggerimenti e di aver speso tempo per me!
Alba359 ha scritto: Mi sembra strana questa frase: il pronome è al plurale e il verbo al singolare
Che dire:[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif] il soggetto è "lui": "Nei loro sedici anni (di entrambi), lui avrebbe remato fino a...".  Non mi sembra un errore (può non piacere, ovviamente).[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Così come l'Addirittura sull'arrossire: l'ho messo per rafforzare un senso di innocenza che il finale avrebbe dimostrato falso. Lo scopo era che nella lettura si facesse caso a quell'Addirittura, portandoselo dietro fino alla fine.[/font]

Alba359 ha scritto: se per lui è la prima volta come può fare paragoni e poi boh, come avrà fatto a capirlo al colpo d'occhio
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]ehm, eviterei di spiegare  :arrossire:[/font]

Alba359 ha scritto: è una storia un pò stiracchiata - (po')
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Questo ovviamente è un tema di gusto individuale.[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Grazie mille di nuovo e a rileggerti presto![/font]

Re: [MI149] Attenzione che la barca ondeggia

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Un racconto con una buona struttura. Affronti un tema credo molto difficile da rendere in scrittura: il primo approccio amoroso tra due adolescenti, e lo fai in modo deciso, descrivendo sensazioni anche tattili e plausibili dettate da un desiderio ormonale. Forse, ma è un gusto personale, avrei inserito un po' più di imbarazzo, una sorta di impacciataggine, quel certo non so che più legato alla sfera emotiva, la paura dell'insuccesso.
L ha scritto: Aveva gli occhi di un cerbiatto spaventato.
Forse è una cavolata ma secondo me questa frase rende molto bene la sensazione legata a quel momento. Mi è piaciuta.
L ha scritto: perché lei era una svergognata ed erano stufi di vederla da quelle parti.
Solo un dubbio: non mi è chiara questa frase. Forse erano in tanti ad aver avuto la stessa idea?

Ottimamente scritto @L'illusoillusore
A rileggerti

Re: [MI149] Attenzione che la barca ondeggia

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ciao @L'illusoillusore passo per un commento velocissimo.
Questo racconto è scritto molto bene, mi sono piaciute le espressione come "corona di capelli corvini", "braccia legnose di stanchezza", soprattutto mi piace come hai reso "l'innamoramento" tra Daniele e Laura e a partire da una cosa tanto normale hai inserito il senso di straniamento tipico della traccia.
I terrapiattisti mi hanno fatto ridere oltre la decenza.
Solo che mi ha intristito il finale perchè da quello che ho capito Daniele muore.

Re: [MI149] Attenzione che la barca ondeggia

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@Kasimiro
Grazie per i commenti!
Kasimiro ha scritto: avrei inserito un po' più di imbarazzo, una sorta di impacciataggine
    Leggo questi passaggi, che mi hanno fatto riflettere sull'efficacia della narrazione, per dire che per la ragazza non era la prima volta. Viene da pensarlo perché nella prima parte ho seminato indizi fuorvianti che le nostre teste romantiche interpretano in un certo modo, come "si sarebbero amati per la prima volta" (loro due, non vuol dire che lei non lo avesse mai fatto), "arrossendo addirittura un poco" (ho messo "addirittura" per onestà: l'arrossire e basta sarebbe stato un falso verso chi legge, così invece, scoperta la verità, si capisce il senso di quell'addirittura) e «Ho un po’ di paura» (a questo punto come lettori non abbiamo dubbi che abbia paura della prima volta, ma in realtà potrebbe aver paura di essere al largo).
Poi una serie di piccoli eventi/comportamenti distonici rispetto all'idea di innocenza che ci siamo fatti e la verità di un finale dove la gente la riconosce e dice che: "lei era una svergognata ed erano stufi di vederla da quelle parti"
Insomma di innocente in questa storia c'era il solo, povero, Daniele.
Grazie ancora e a rileggerti presto!

Re: [MI149] Attenzione che la barca ondeggia

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@L'illusoillusore 
L'idea del turismo subacqueo é formidabile, così come mi sono  piaciuti i negazionisti e i terrapiattisti.
Insomma mi é piaciuto tutto il racconto, mi é piaciuto tanto sia come descrivi l'emozione della prima volta, come riesci a inscenare la voglia della ragazza di farsi passare per innocente anche se non lo é.
Si legge che é un piacere, ogni cosa al suo posto, e la fine, per quanto amara, mi ha lasciata soddisfatta.
Insomma, potessi, ti voterei.

Re: [MI149] Attenzione che la barca ondeggia

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@Almissima
Il tuo commento vale più di un voto!
In fondo cosa conta vincere un MI, a parte il sadico piacere di poter imporre una traccia ai compagni di voga (per rimanere in tema)?
Cosa conta vincere un MI a parte la soddisfazione del riconoscimento da parte dei compagni di galea (sempre nel tema, ma noterai un deterioramento delle condizioni dei rematori, nevvero?)
Cosa conta, dicevo, vincere un MI se non a lustrare un ego altalenante tra picchi d'estasi e pozze di disperazione? Cosa, se non a godere della vittoria sugli imberbi legati agli scalmi? Se non a schiacciare col tacco degli avversari indegni di tale nome? Se non ad assurgere all'Olimpo dei Vati, a sbaragliare la concorrenza allo Strega, a ritirare il Nobel (già che ci siamo ritiro anche quello di Dylan, grazie), a sollevare la coppa del mondo, a porre il primo piede di scrittore sulla luna, a divenire il primo papa laico per meriti letterari, a morire e dopo tre giorni...
Ehm, mi sono lasciato leggermente trasportare. 
Dicevo:
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]"Il tuo commento vale più di un voto!" e lo penso davvero: si prova a scrivere per dare piacere agli altri, non per se stessi, no?[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Quindi grazie e a rileggerti presto![/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]PS: senti, ho un amico hacker che potrebbe fari entrare con l'ID di una/o che non ha votato per me, così tu... poi la prox volta io... e allora umma umma noi...[/font]

Re: [MI149] Attenzione che la barca ondeggia

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È un racconto bellissimo, scritto benissimo. Gestito alla grande.
Crei un'atmosfera e la distruggi grandiosamente con un:
«Venti minuti per il bagno!»
e tu che leggi, pensi "Ah! Ecco!" e già sghignazzi. Poi arrivi a questo punto:
L ha scritto: Il ragazzo sentì il dovere di frapporsi tra gli obiettivi e i seni esposti, che lei in realtà, notò sorpreso, nulla fece per nascondere.
e già avverti la fine delle illusioni, o forse, nella testa del protagonista è anche meglio. Dopodiché c'è il crescendo dei toni:
L ha scritto: «Merda, siamo finiti sopra Bologna. Cosa facciamo?» chiese, mentre i turisti si tuffavano per la pausa-bagno del loro tour. Laura si sdraiò nuovamente sul fondo, senza rimettersi il top:
Poi arriva la domanda drammatica, e già capisci che sarà una vittima.
L ha scritto: come poteva salvare Laura?
ma non c'è posto per il dramma perché è in corso un'apoteosi di emersioni:
L ha scritto: Dovette remare a lungo, perché a quell’ora i sottomarini saltavano fuori a frotte con i loro carichi di stranieri.
Lui che di "Ferro" non è e lei nemmeno una "Santi" riescono a scamparla con i terrapiattisti, zuffa che termina con una genialata:
L ha scritto: «Se non è piatta, come ha fatto ad allagarsi?»
E poi i negazionisti, che mettono in luce chi sia Laura e la tragica fine del protagonista. Il tutto in 7998 caratteri? Che prova!
Sì, è un racconto divertente, soddisfacente. Costruito con sagacia e padronanza.

A distanza di giorni dalla prima lettura, avvenuta pressoché subito perché ho sempre certe aspettative dai tuoi scritti, mi sono stupita a ripensarlo con tristezza. Sto' povero ragazzo di sedici anni, che scopre di poter finalmente praticare del sesso, mette in atto l'istinto di protezione verso la compagna, si fa forza oltre ogni immaginazione sia per difenderla che per realizzare il suo scopo. Si scopre astuto nel gestire i terrapiattisti, scampa ad ogni attacco, ma non calcola il pericolo, dà fondo alle sue energie senza consapevolezza. Ci mette tutto se stesso e come un ferro affonda. Mi ha lasciato davvero un retrogusto amaro, malinconico. Che strano effetto che mi ha fatto.
Nel rileggerlo, lo trovo sempre entusiasmante, ma so già che poi nei prossimi giorni, se ci ripenserò sarà sempre con tristezza. È un racconto che mi comunica su due livelli diversi.

Davvero bravo. <3
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars
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