[MI149] L'ultimo gondoliere
Posted: Sun Apr 25, 2021 9:21 pm
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Traccia di mezzogiorno. La finestra sul pontile.
Mi so el gondolier! Mi so el gondolier che in gondola te ninòa,
se el remo in forcòla sigòa, coverze el scìoco dei basi.
Virgilio spingeva lentamente la sua gondola cantando felicemente. Dietro a lui, due giovani cinesi freschi di nozze si guardavano teneramente negli occhi: “ mù miao xi chou vù Venezia “( sembra di stare proprio a Venezia).
Virgilio non aveva dimenticato la sua città e le sue calle. Il via vai dei motoscafi, il lento dondolare delle gondole ormeggiate. Le flotte di turisti che arrivavano con le navi da crociera, e che lui portava poi in giro tra il Ponte dei Sospiri, quello degli Scalzi, di Rialto. L'ultimo Carnevale e i magnifici fuochi d'artificio sulla laguna, gli erano rimasti impressi tra i ricordi. Tutto era poi svanito. L'acqua alta, che tanti disagi arrecava alla città, era divenuta una spietata esecutrice della natura in subbuglio. Le acque innalzatesi si erano presi i loro spazi, e niente era valso aver costruito le barriere del Mose: lo avevano ampiamente oltrepassato. Aveva visto la sua città affondare, piano piano, inesorabilmente. Da qui la fuga, ritrovandosi a lavorare a Milano. Quelle vie sommerse gli sembravano come le sue amate vie lagunari. Figlio di gondolieri, si era portato appresso la moglie e la sua inseparabile gondola, che aveva ereditato dal padre.
Tutti i giorni portava avanti i turisti tra le vie del centro e la Piazza Duomo, che come l'antica Piazza San Marco, appariva una distesa d'acqua. I turisti percorrevano a piedi asciutti la lunga pensilina che conduceva all'interno del Duomo.
Scaricò i due giovani sposini, quando il suo cellulare prese a suonare, era la moglie Vincenza in preda all'isteria: “ Virgilio! L'acqua sta ancora salendo; è a livello della soglia del balcone, ancora un centimetro è ci entra dentro casa “.
“ A bèmpò! Cosa mi dici mai!, andarghe a pope! “. Esclamò Virgilio mostrando disappunto per la situazione. Aveva comprato a presso irrisorio l'alloggio al primo piano dove viveva, convinto che il livello dell'acqua fosse rimasto al di sotto del suo balcone. Ma invece inesorabilmente, centimetro dopo centimetro, in due anni l'acqua era arrivata sin lì. Questo voleva dire che avrebbe dovuto abbandonare l'alloggio e perderci i soldi spesi per l'acquisto. Come tutti quelli a rischio allagamento oramai non vi era mercato essendo destinati all'abbandono. Si rammaricò di aver speso tanti soldi per stare a Milano. L'unica comodità che aveva era di poter parcheggiare la gondola di fronte al suo balcone. Aveva adattato la sua vita a quella di chi vive nelle palafitte, in mezzo all'acqua lercia di liquami, dato che le fogne oramai non funzionavano più, e i mezzi comunali per la pulizia altrettanto.
Sconsolato si diresse verso casa attraversando quelle che erano diventate le sue vie quotidiane. Passando sotto ai ponti che erano stati costruiti per unire le due sponde e permettere alla gente di muoversi. Quando arrivò a destinazione, Vincenza era impegnata a disporre una valida barriera all'acqua. “ Te l'avevo detto che saremo arrivati a questo punto, dimmi adesso come la fermiamo quest'acqua maledetta”, strillò la donna. Lui rimase in silenzio, sapeva che aveva ragione di lamentarsi. “ Questa tua voglia di fare il gondoliere mi ha sfinito. Questo mondo va sott'acqua e tu hai ancora voglia di questo mestiere dei tuoi nonni. Dovevamo trasferirci in montagna come ti era stato consigliato e finirla di fare il cascamorto con le turiste con le tue canzoni del menga! Io me ne voglio andare da questa città e alla svelta pure. Sono stanca di stare fradicia e in compagnia delle bestie schifose che ti ritrovi beate a nuotare e che se non stai attenta ti ritrovi dentro casa.
Affanculo al tuo vivaio di spigole dentro alla tromba delle scale, mentre io vorrei una bella bistecca, o un pollo allo spiedo!”. Virgilio capì che la situazione era giunta al limite e tentò di tranquillizzare la donna; “ Ma stai serena, ho letto nel bollettino meteo che domani ci sarà un abbassamento del livello e poi vedremo cosa fare”. Ma la donna rincarò la dose:” Che afano de stòmego! Stanote me so trovà all'agguasso! In mezzo alla strada!”.
Ma come previsse Virgilio, durante la notte il livello calò. Al mattino lui riprese il giro quotidiano tra le vie sommerse della città, credendo di aver scampato il pericolo. Ma la pace durò poco, il cellulare prese a squillare e anche questa volta era Vincenza: “ Ma dove hai letto che il livello sarebbe sceso! Mi sono svegliata e come ho messo i piedi per terra mi sono trovata con dieci centimetri d'acqua dentro casa! Tutti i tappeti che galleggiano e le tue spigole che vanno per le stanze! Mi sono rotta, adesso basta! Pianto te e questa casa, me ne vado in montagna! Sono stufa di te e della tua gondola! Addio!”.
Virgilio rimase senza parole. Con lo sguardo andò sui punti di riferimento che giornalmente gli davano l'effettiva altezza dell'acqua; rimase sgomento, c'era stato un improvviso incremento di trenta centimetri. Come era stato possibile, si domandò. Si collegò al Meteo, e poi alla locale emittente; le notizie che rimbalzavano erano drammatiche: l'acqua sarebbe ancora ulteriormente salita e Milano doveva essere evacuata.
Lasciò i passeggeri in tutta fretta al molo di Piazza Duomo e corse verso casa, lanciando come non aveva mai fatto la sua gondola. Al suo arrivo, ogni sorta di bestie gironzolavano per casa; gatti e ratti si contendevano le sue spigole. Vincenza era già sparita e si era portata con sé le sue cose.
Si rese conto che oramai tutto era perduto e doveva prepararsi a fuggire. Con l'acqua a metà ginocchia, caricò sulla gondola, tutte le cose rimaste dentro casa, l'abbigliamento e i viveri rimasti.
Virgilio abbandonò la sua casa, e così fecero il resto delle sue spigole, felici di essere ritornate libere nel loro mare. “ Cosa farò ora? Dove andrò?”. Si chiese Virgilio, mentre sospingeva dolcemente la sua gondola, tra il marasma, la confusione delle imbarcazioni che evacuavano la gente in fuga.
Si era fatto pomeriggio ritrovandosi fuori di Milano. La terra era una distesa d'acqua; le zone collinari che ancora stavano emerse, apparivano come una miriade di isolotti di un arcipelago tropicale. Nel suo vagare tra le acque tranquille, ben presto arrivò il calar della sera. Vide un certo movimento sulla sponda della terra ferma. Una trentina di persone erano scese dalle imbarcazioni e sembravano preparare un rifugio per la notte. Decise di fare altrettanto e si unì alla comitiva.
Si ritrovarono attorno al fuoco acceso per scaldarsi dalla notte. Presero a discutere sulla fuga dalle città della pianura. Ognuno con la sua storia da raccontare, il suo vissuto.
Virgilio raccontò la sua storia di gondoliere a Milano suscitando le risate ironiche di qualcuno.
“ Ma allora perché non ti unisci a noi! Stiamo andando a Bergamo che sta con mezzo metro d'acqua; li potresti fare il gondoliere, dentro città non ci si può muovere che con le barche! Potresti fare un po di soldi portando i turisti in giro come a Venezia dieci anni fa!”. Virgilio prese a ridere per la battuta, ma dentro di sé si domandò; e perché no? Una città vale l'altra; se ci sono i canali e i clienti, a me sta bene così. Magari riesco a recuperare anche la mia adorata Vincenza. Poi, se l'acqua dovesse ancora salire, mi trasferirò a Brescia, e poi a Como.
Dopo tre giorni di viaggio, le colline della Bergamasca apparvero all'orizzonte.
Mi so el gondolier! Mi so el gondolier che in gondola te ninòa,
se el remo in forcòla sigòa, coverze el scìoco dei basi.
Traccia di mezzogiorno. La finestra sul pontile.
Mi so el gondolier! Mi so el gondolier che in gondola te ninòa,
se el remo in forcòla sigòa, coverze el scìoco dei basi.
Virgilio spingeva lentamente la sua gondola cantando felicemente. Dietro a lui, due giovani cinesi freschi di nozze si guardavano teneramente negli occhi: “ mù miao xi chou vù Venezia “( sembra di stare proprio a Venezia).
Virgilio non aveva dimenticato la sua città e le sue calle. Il via vai dei motoscafi, il lento dondolare delle gondole ormeggiate. Le flotte di turisti che arrivavano con le navi da crociera, e che lui portava poi in giro tra il Ponte dei Sospiri, quello degli Scalzi, di Rialto. L'ultimo Carnevale e i magnifici fuochi d'artificio sulla laguna, gli erano rimasti impressi tra i ricordi. Tutto era poi svanito. L'acqua alta, che tanti disagi arrecava alla città, era divenuta una spietata esecutrice della natura in subbuglio. Le acque innalzatesi si erano presi i loro spazi, e niente era valso aver costruito le barriere del Mose: lo avevano ampiamente oltrepassato. Aveva visto la sua città affondare, piano piano, inesorabilmente. Da qui la fuga, ritrovandosi a lavorare a Milano. Quelle vie sommerse gli sembravano come le sue amate vie lagunari. Figlio di gondolieri, si era portato appresso la moglie e la sua inseparabile gondola, che aveva ereditato dal padre.
Tutti i giorni portava avanti i turisti tra le vie del centro e la Piazza Duomo, che come l'antica Piazza San Marco, appariva una distesa d'acqua. I turisti percorrevano a piedi asciutti la lunga pensilina che conduceva all'interno del Duomo.
Scaricò i due giovani sposini, quando il suo cellulare prese a suonare, era la moglie Vincenza in preda all'isteria: “ Virgilio! L'acqua sta ancora salendo; è a livello della soglia del balcone, ancora un centimetro è ci entra dentro casa “.
“ A bèmpò! Cosa mi dici mai!, andarghe a pope! “. Esclamò Virgilio mostrando disappunto per la situazione. Aveva comprato a presso irrisorio l'alloggio al primo piano dove viveva, convinto che il livello dell'acqua fosse rimasto al di sotto del suo balcone. Ma invece inesorabilmente, centimetro dopo centimetro, in due anni l'acqua era arrivata sin lì. Questo voleva dire che avrebbe dovuto abbandonare l'alloggio e perderci i soldi spesi per l'acquisto. Come tutti quelli a rischio allagamento oramai non vi era mercato essendo destinati all'abbandono. Si rammaricò di aver speso tanti soldi per stare a Milano. L'unica comodità che aveva era di poter parcheggiare la gondola di fronte al suo balcone. Aveva adattato la sua vita a quella di chi vive nelle palafitte, in mezzo all'acqua lercia di liquami, dato che le fogne oramai non funzionavano più, e i mezzi comunali per la pulizia altrettanto.
Sconsolato si diresse verso casa attraversando quelle che erano diventate le sue vie quotidiane. Passando sotto ai ponti che erano stati costruiti per unire le due sponde e permettere alla gente di muoversi. Quando arrivò a destinazione, Vincenza era impegnata a disporre una valida barriera all'acqua. “ Te l'avevo detto che saremo arrivati a questo punto, dimmi adesso come la fermiamo quest'acqua maledetta”, strillò la donna. Lui rimase in silenzio, sapeva che aveva ragione di lamentarsi. “ Questa tua voglia di fare il gondoliere mi ha sfinito. Questo mondo va sott'acqua e tu hai ancora voglia di questo mestiere dei tuoi nonni. Dovevamo trasferirci in montagna come ti era stato consigliato e finirla di fare il cascamorto con le turiste con le tue canzoni del menga! Io me ne voglio andare da questa città e alla svelta pure. Sono stanca di stare fradicia e in compagnia delle bestie schifose che ti ritrovi beate a nuotare e che se non stai attenta ti ritrovi dentro casa.
Affanculo al tuo vivaio di spigole dentro alla tromba delle scale, mentre io vorrei una bella bistecca, o un pollo allo spiedo!”. Virgilio capì che la situazione era giunta al limite e tentò di tranquillizzare la donna; “ Ma stai serena, ho letto nel bollettino meteo che domani ci sarà un abbassamento del livello e poi vedremo cosa fare”. Ma la donna rincarò la dose:” Che afano de stòmego! Stanote me so trovà all'agguasso! In mezzo alla strada!”.
Ma come previsse Virgilio, durante la notte il livello calò. Al mattino lui riprese il giro quotidiano tra le vie sommerse della città, credendo di aver scampato il pericolo. Ma la pace durò poco, il cellulare prese a squillare e anche questa volta era Vincenza: “ Ma dove hai letto che il livello sarebbe sceso! Mi sono svegliata e come ho messo i piedi per terra mi sono trovata con dieci centimetri d'acqua dentro casa! Tutti i tappeti che galleggiano e le tue spigole che vanno per le stanze! Mi sono rotta, adesso basta! Pianto te e questa casa, me ne vado in montagna! Sono stufa di te e della tua gondola! Addio!”.
Virgilio rimase senza parole. Con lo sguardo andò sui punti di riferimento che giornalmente gli davano l'effettiva altezza dell'acqua; rimase sgomento, c'era stato un improvviso incremento di trenta centimetri. Come era stato possibile, si domandò. Si collegò al Meteo, e poi alla locale emittente; le notizie che rimbalzavano erano drammatiche: l'acqua sarebbe ancora ulteriormente salita e Milano doveva essere evacuata.
Lasciò i passeggeri in tutta fretta al molo di Piazza Duomo e corse verso casa, lanciando come non aveva mai fatto la sua gondola. Al suo arrivo, ogni sorta di bestie gironzolavano per casa; gatti e ratti si contendevano le sue spigole. Vincenza era già sparita e si era portata con sé le sue cose.
Si rese conto che oramai tutto era perduto e doveva prepararsi a fuggire. Con l'acqua a metà ginocchia, caricò sulla gondola, tutte le cose rimaste dentro casa, l'abbigliamento e i viveri rimasti.
Virgilio abbandonò la sua casa, e così fecero il resto delle sue spigole, felici di essere ritornate libere nel loro mare. “ Cosa farò ora? Dove andrò?”. Si chiese Virgilio, mentre sospingeva dolcemente la sua gondola, tra il marasma, la confusione delle imbarcazioni che evacuavano la gente in fuga.
Si era fatto pomeriggio ritrovandosi fuori di Milano. La terra era una distesa d'acqua; le zone collinari che ancora stavano emerse, apparivano come una miriade di isolotti di un arcipelago tropicale. Nel suo vagare tra le acque tranquille, ben presto arrivò il calar della sera. Vide un certo movimento sulla sponda della terra ferma. Una trentina di persone erano scese dalle imbarcazioni e sembravano preparare un rifugio per la notte. Decise di fare altrettanto e si unì alla comitiva.
Si ritrovarono attorno al fuoco acceso per scaldarsi dalla notte. Presero a discutere sulla fuga dalle città della pianura. Ognuno con la sua storia da raccontare, il suo vissuto.
Virgilio raccontò la sua storia di gondoliere a Milano suscitando le risate ironiche di qualcuno.
“ Ma allora perché non ti unisci a noi! Stiamo andando a Bergamo che sta con mezzo metro d'acqua; li potresti fare il gondoliere, dentro città non ci si può muovere che con le barche! Potresti fare un po di soldi portando i turisti in giro come a Venezia dieci anni fa!”. Virgilio prese a ridere per la battuta, ma dentro di sé si domandò; e perché no? Una città vale l'altra; se ci sono i canali e i clienti, a me sta bene così. Magari riesco a recuperare anche la mia adorata Vincenza. Poi, se l'acqua dovesse ancora salire, mi trasferirò a Brescia, e poi a Como.
Dopo tre giorni di viaggio, le colline della Bergamasca apparvero all'orizzonte.
Mi so el gondolier! Mi so el gondolier che in gondola te ninòa,
se el remo in forcòla sigòa, coverze el scìoco dei basi.