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Il Principe

Posted: Sun Apr 25, 2021 6:53 pm
by lara
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     Mi sto stiracchiando e la cerco. È lì, seduta nell’angolo opposto del divano con il gomitolo di capelli mezzo sfatto che pende di lato dalla testa e il mio maglione preferito, quello da casa, bianco, di lana, un po’ sfilacciato, ma ancora tanto morbidoso.
    La adocchio sopprimendo uno sbuffo. Non mi guarda; ha di nuovo quello stupido affare sulle gambe. Non ho mai capito cosa ci possa essere d’avvincente nel tratteggiare di nero uno schermo bianco. Almeno io lo faccio divertire quel coso: suoni, vibrazioni, colori, puro gioco.
     Mah, sbadiglio al solo vederla. Eppure, lei se ne sta lì tutta concentrata; sembra anche alquanto soddisfatta mentre a me quel ripetuto clic clac, ora quasi frenetico, delle dita nel loro incomprensibile tamburellare sta cominciando a snervare.
Sa che la notte la voglio tutta per me, sono le mie ore, è a me che deve interessarsi non a quell’insignificante giocattolo. Muto mi giro sulla schiena insistendo a fissarla. Non faccio altro, né un mugugno e tantomeno la chiamo. Non serve, so che sente il mio sguardo e basta solo contare: uno, due e… mhm, brava bambina.
     Lei ha sollevato il viso e mi sorride; il suo sguardo adorante sa tanto di conferma. Socchiudo gli occhi mostrando che ho apprezzato e mi allungo in attesa del suo tocco. Infatti, lei ride, scuote la testa e spostando l’aggeggio di lato, si alza. Sogghigno ancora soddisfatto crogiolandomi sotto la sua ombra quando la perfida, ormai a una spanna da me, si volta e raggiunge il tavolo. Sento il disappunto lievitare. Non irritazione, gli eccessi sono per le razze deboli e ho comunque un aplomb da difendere, ma con tutta la dignità possibile mi sforzo di palesarle che non ho gradito, affatto.
     Con gli occhi ora atteggiati a due lame taglienti, sollevo il busto e toccandomi la pancia resto seduto in posizione “jabba the Hutt”. Un nome stupido ma è così che lei la chiama. Di sicuro appartiene a qualche tizio che conosce; uno dei suoi ridicoli amici, questo però deve piacerle in modo particolare; un tipo spassoso, facile anche fico -come le piace additarmi- se glielo ricordo: le si illumina il viso ogni volta che lo sghignazza e ammetto che la cosa un po’ mi disturba. Non voglio che mi paragoni ai suoi amici. Non voglio che pensi agli amici. A cosa le servono gli amici? Ha me.
     Comunque, non mi sono messo seduto per elemosinare un suo sorriso che puntuale è arrivato; no, lo ignoro, piuttosto sono curioso di scoprire cosa ci sia di così impellente da fare ora. Dico, ha visto che sono sveglio, perché non fa il suo dovere? Lei conosce le regole; le ho permesso di condividere la mia casa perché in fondo è una brava ragazza: pulita, tranquilla, puntuale nei suoi compiti… giusto un po’ strana a volte. Anche questa mattina l’ho sorpresa a pulirmi le orecchie mentre dormivo. Deve ringraziare il suo Dio, ossia me, che tutto sommato ho scoperto che è una cosa che mi piace, la prima volta ha rischiato seriamente che scordassi quanto odi scompormi o affaticarmi con scatti insulsi. Per non parlare di altre sue abitudini: strambe, incomprensibili, a tratti inquietanti… mah, valla a capire.
    Come ora che continua a darmi le spalle e a indugiare. Stringo i denti per non umiliarmi a chiamarla. L’alta spalliera della sedia in parte me la nasconde e tendo il collo sempre più disturbato. Dolcezza, non è così che funziona: qui comando io e…  oh, oh, oh.
Sento lo scricchiolio della carta e un attimo dopo le vedo sollevare una mano che agita il pacchetto dei biscotti. Ecco che riconosco la mia ragazza. Mi rilasso e attendo. Un secondo, due secondi... Lei finalmente si volta ma resta a fissarmi con un’espressione che in tutta onestà riconosco come imbecille, ammiccando e continuando a far suonare quel pacchetto di biscotti.
    Prego? No, non credo che pretenda che vada io da lei. No, no, sarebbe un’assurdità, quindi? Eppure, sotto il mio sguardo perplesso, lei aggiunge anche un cenno della mano e un… “su”.
     Su?
   Temo di avere una faccia sbalordita e questo mi sconvolge ancora di più. Mi ricompongo dietro una maschera di sufficienza. Ma per piacere! Piuttosto, su tu, finiscila e muoviti. Non si scherza su queste cose.
    Lei scoppia a ridere come se non fossi stato abbastanza eloquente e posa il sacchetto sul tavolo; lo apre, mhm... giusto, tira fuori un paio di biscotti che seguo mio malgrado con fin troppo interesse, ottimo, e… torna a farmi il gesto. Immobile. Con un esplicito: “Allora, pigrone?”.
    Mi rigetto tra i cuscini pregando che il mio sangue inglese prenda il sopravvento su quello scozzese. Una principiante. Mi è capitata una principiante. O è semplicemente ottusa?
   Fisso il soffitto pensando a come fargliela pagare mentre lei torna a ridere. La sento, si sta avvicinando. Ora? Non la degno di uno sguardo. Si inginocchia accanto al divano e mi tocca. Mi ritraggo fingendo di stiracchiarmi. Non può trattarmi in questo modo. Lei insiste sogghignando; l’odore dei biscotti mi punge il naso ma non è l’unico odore che sta minacciando i miei propositi. Chiudo gli occhi, perché lei non li veda. Mi impongo di resistere anche quando sento il suo alito caldo scottarmi la pancia, vi strofina il viso, arriva alla pelle. “Il mio patatone. E io ti adoro sai?”.
    Cedo. Il mio corpo mi tradisce: con orrore sento la stanza riempirsi di un rimbombare fragoroso. Le fusa, bastarde. Apro gli occhi e vedo un biscotto, lo tiene davanti al mio muso. Sposto lo sguardo e incrocio il suo, tanto vicino; un nocciola verde che confesso è stato capace di conquistarmi sin dal primo giorno. E già, questa stupidina sa incantare. Chiudo gli occhi e li riapro in un linguaggio che sembra solo lei capire. Poi tendo il muso e ignorando, per ora, i biscotti, le lecco il naso.
    Ti adoro anche io, mia insostituibile e tenerissima schiava. 

Re: Il Principe

Posted: Sun Apr 25, 2021 7:19 pm
by Sira
Ciao @lara, ho dovuto chiudere la discussione per commento insufficiente. 
Quando ne avrai pubblicato un altro più approfondito, secondo le linee guida del regolamento di sezione, inviami il link
e la riaprirò.