[MI 149] La stanza

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Traccia di mezzanotte 

La stanza

Giorno 31
Ho preso coraggio. Mi sono armata di buona volontà e ho preso coraggio. Scopa e paletta in mano, ho pulito il pavimento, ho tolto la spazzatura accumulata in giro. Alla fine ho riempito un bel sacco grosso, di quelli neri. Da quando Lina non viene più la sporcizia si è accumulata negli angoli, sotto ai mobili, nei posti più strani. Ha smesso di venire quando hanno iniziato a suonare le sirene. Prima una volta al giorno, verso il tramonto, poi sempre più spesso. Ormai è una colonna sonora continua, uno sfondo fatto di alti e bassi: sirene lontane che si avvicinano e poi si allontanano di nuovo, intersecate ad altre che si muovono più in là o più in qua. La cara Lina è venuta fin quando ha potuto, credo. Non ci avrebbe abbandonato altrimenti. È anche per lei che sto registrando questi messaggi vocali. Sono sicura che se potrà accedere al sito di raccolta delle persone disperse, ci cercherà. Di lei, intanto, nessuna traccia. Gli altri non li cerco: non voglio sprecare la poca connessione dati che mi resta per loro. Sapevano benissimo che Matteo, con la gamba in quelle condizioni, non poteva certo mettersi in cammino. "Vieni via tu" mi ha sussurrato Marta, prima di fuggire. Non le ho neanche risposto. Adesso toccava a Matteo rimanere indietro. E poi? A chi sarebbe toccato?
Giorno 27
La casa ha quasi una parvenza normale. È pulita e ordinata. Ho ancora diversi viveri: scatolette di conserve e pacchi di farina. Preparo delle focaccette rudimentali, impasto la farina con l'acqua e il sale e poi le cuocio in padella. Non sono male. Anche Matteo ne mangia un poco, un paio di morsi, non di più, per via della mascella. Il male gli ha preso le ossa e non riesce quasi più a muoversi. Impastare mi fa passare anche il tempo, anche perché Matteo non parla quasi più. E poi dormo. Faccio brevi sonnellini di giorno, così la notte posso stare sveglia e sorvegliare la casa. Le presenze ci sono, non lo nego. Si approfittano dei momenti in cui perdo conoscenza, mica posso stare sempre sveglia, e attraversano la casa. Sono silenziose, ma io le percepisco. Sento gli spostamenti d'aria, i passi furtivi. Ma a me non si avvicinano, non osano. Dormo in poltrona, seduta, con la scopa a portata di mano, io.
Giorno 19
Guardò dalla finestra ciò che resta della nostra città. I marciapiedi neri, brulicanti di vita. Ma che vita è quella? Non è vita, è morte che si muove, movimento che corrompe, che corrode. La città è un cadavere in decomposizione, ciò che sembra vivo è un groviglio di vermi e mosche che ne mangiano la carne rimasta.
Non ho visto nemmeno una macchina passare, le sirene sono un ricordo lontano. Le presenze in casa, invece, si sono fatte più concrete. Quando mi sveglio ne raccolgo le tracce. Piccole palline nere, a mucchietti, ne testimoniano il passaggio. Le raccolgo e le butto nei sacchi neri. Ne ho riempiti diversi, ormai. Giacciono davanti all'ingresso di casa, come se fossero una barriera. Non oso certo scendere in strada a buttarli.
Matteo ormai non si alza e non parla più. Gli metto qualche cucchiaio di conserva in bocca. Lo prende e lo ingoia, ma mi guarda con due occhi enormi e imploranti. Forse vuole solo essere lasciato in pace. La mia marmellata vorrebbe riportarlo in vita, mentre lui scivolerebbe via, dall'altra parte, insieme alle presenze.
Giorno 11
Oggi l'ho vista. Non è scappata via come al solito. Una presenza è salita sul tavolo a mangiare le ultime briciole di focaccette. Non ne avevo ancora vista una così da vicino. È un essere piccolo, in fondo. Non è nera come la immaginavo. È di un colore strano, tra il grigio e il marrone, molto scura. Il colore della sporcizia. Le ho urlato contro. Non si è scomposta. Si è girata a guardarmi e ha continuato a mangiare come se niente fosse. Ho visto il suo muso, i denti, osceni nel mostrarsi a banchettare i nostri resti.
Lina, mia cara Lina, se mi senti, non tornare qui. Non c'è più nulla. Fuggi lontano e basta.
Giorno 5
Ho spostato Matteo in una stanza. Quella più lontana da dove sto io. Ho pianto, ho pianto tanto. Ma l'ho fatto lo stesso. Le presenze gli passeggiavano sopra tranquillamente. Le ho scacciate con la scopa. Scappavano ma poi tornavano sui loro passi. Una mi è passata sui piedi. Allora sono scappata io. Quando la situazione si è calmata ho spostato Matteo.
Giorno 2
Non so se Matteo sia ancora vivo. Ho sbirciato dal buco della serratura dentro la sua stanza. Non riesco a vedere niente. Solo movimenti, movimenti scuri.
Giorno 1
Cara Lina o chiunque tu sia, non so se riuscirò a lasciare un altro messaggio vocale. La connessione dati sta finendo e anche le conserve. La farina è terminata da tempo. Dovrei andare via, o almeno provarci. Ma ho un'ultima stanza incontaminata. Le presenze non osano ancora entrarci. Ho capito perché. Finché resisto non mi avranno. Sentono quando si inizia a cedere alla sporcizia, alla morte e piano piano ti invadono. Ma io resisto. Resisto ancora.

Re: [MI 149] La stanza

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ivalibri ha scritto: Guardò dalla finestra 
Guardo

Cara @ivalibri  :)

Mi complimento con te per questo testo horror-apocalittico che davvero trasmette brividi al lettore. Ben scritto, è incalzante e si legge d'un fiato per il grande interesse che sai suscitare.
Anche il trucco del decrescere dei giorni è una buona mossa che mostra, senza dire, quanto durerà ancora la resistenza della protagonista.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 149] La stanza

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@ivalibri
Un racconto claustrofobico. Ci fai intravedere un mondo cattivo, forse una madre che resiste per continuare a prendersi cura di un figlio disabile(?). Oppure hai amplificato il senso di angoscia  che ognuno di noi ha sperimentato in questi mesi di pandemia, portandolo alle estreme conseguenze. Mi è piaciuto il fatto che tu chiamassi “presenze” i topi. Animali che hanno grande capacità di resistenza. Una protagonista resiliente e piena d’amore. 
Davvero un’ottima storia, scritta magnificamente. Bravissima 🌼

Re: [MI 149] La stanza

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Ciao @ivalibri, piacere di leggerti. Il tuo racconto è davvero un ottimo thriller, ben scritto e cadenzato. 
ivalibri ha scritto: È anche per lei che sto registrando questi messaggi vocali. Sono sicura che se potrà accedere al sito di raccolta delle persone disperse, ci cercherà. Di lei, intanto, nessuna traccia. Gli altri non li cerco: non voglio sprecare la poca connessione dati che mi resta per loro.

Giorno 19
Guardò dalla finestra ciò che resta della nostra città. I marciapiedi neri, brulicanti di vita. Ma che vita è quella? Non è vita, è morte che si muove, movimento che corrompe, che corrode. La città è un cadavere in decomposizione, ciò che sembra vivo è un groviglio di vermi e mosche che ne mangiano la carne rimasta.Non ho visto nemmeno una macchina passare, le sirene sono un ricordo lontano. Le presenze in casa, invece, si sono fatte più concrete. Quando mi sveglio ne raccolgo le tracce.
L'unica cosa che mi ha fatto riflettere è il fatto che in questo mondo pieno di topi, stremato, in cui forse tutti sono rintanati in casa a lottare per la sopravvivenza, continui a funzionare la connessione dati, l'elettricità, che ci sia la possibilità di accedere al web e lasciare così tanti messaggi vocali.

Non so, ma è come se il mare di topi non influisse minimamente sulla disponibilità dei servizi, sulla struttura.
È un particolare su cui forse potresti riflettere per affinare ulteriormente un racconto che, per me, è quasi perfetto. Sei molto brava, complimenti. :pop:
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI 149] La stanza

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Ciao @L'illusoillusore  e @ElmoInverso,
grazie per i vostri commenti e l'apprezzamento!
ElmoInverso ha scritto: L'unica cosa che mi ha fatto riflettere è il fatto che in questo mondo pieno di topi, stremato, in cui forse tutti sono rintanati in casa a lottare per la sopravvivenza, continui a funzionare la connessione dati, l'elettricità, che ci sia la possibilità di accedere al web e lasciare così tanti messaggi vocali.

Non so, ma è come se il mare di topi non influisse minimamente sulla disponibilità dei servizi, sulla struttura.
Hai perfettamente ragione! Bisognerebbe inventarsi qualcosa per giustificare questa incongruenza, in effetti in diversi film distopici si torna a usare la vecchia radio. Grazie per averlo segnalato.
A presto!

Re: [MI 149] La stanza

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@ivalibri 
Interessante, terrificante. Si sente nell'aria che è successo qualcosa di grave, che la civiltà è ormai giunta alla fine. Un senso pesante di abbandono, di solitudine, di fine imminente, una tremenda fine.
La protagonista che cerca di resistere  conserva ancora la sua lucidità, ma si sente che più passano i giorni e più sta perdendo forza e speranze. Fino a quando, quasi sopraffatta dai topi rinchiude Matteo in una stanza, forse per ritardarne l'orribile fine.
Permane in tutto il racconto come una cappa di indicibile orrore, i topi emanano una sorta di intelligenza malefica, spietata. Si sente che prevarranno, è solo questione di tempo.
Ho notato che alla fine
ivalibri ha scritto: Ho spostato Matteo in una stanza. Quella più lontana da dove sto io. Ho pianto, ho pianto tanto. Ma l'ho fatto lo stesso. Le presenze gli passeggiavano sopra tranquillamente. Le ho scacciate con la scopa. Scappavano ma poi tornavano sui loro passi. Una mi è passata sui piedi. Allora sono scappata io. Quando la situazione si è calmata ho spostato Matteo.
sembra ci sia quasi una pace, un allontanamento dei topi quando sposta Matteo, ma è solo un'illusione. La protagonista scrive che finché resiste i topi non infieriranno, ma alla fine vedendola immobile per mancanza di nutrimento le salteranno addosso immagino. Il solo pensarlo fa venire i brividi.
Bella scrittura.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 149] La stanza

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Ciao cetti. Bel racconto, si beve via! All'inizio credevo andasse a ritroso (esperimento difficilissimo), ma mi pare di capire che non sia così. Lo dai un po' a intendere coi giorni decrescenti, ma anche con il fatto che Matteo all 'inizio è dato per perso, poi dopo la protagonista se ne prende cura. Salvo poi risultare chiaro che il giorno 1 è successivo al 41.insomma, sta cosa la chiarirei un po' meglio. Il giorno 0 cos 'è? La morte? L' apocalisse?
Mi piacerebbe leggerlo a ritroso, e credo sarebbe un esercizio bello tosto... Quasi quasi ti sfido... Ci stai?
Detto ciò : pollice in su,! Il ritmo, l'inquietudine, l'apocalisse c'è li hai fatta sentire tutt!  (y)
@ivalibri
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI 149] La stanza

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ciao @ivalibri , passo velocemente per un commento lampo
non mi ha convinto molto questa frase. Avrei tolto il se e messo "quando" .
ivalibri ha scritto: Sono sicura che se potrà accedere al sito di raccolta delle persone disperse, ci cercherà.
In generale dal punto di vista contenutistico il clima di questo racconto mi ha fatto venire in mente il cartone "il mio vicino Totoro" con le presenze nere che in casa sente solo lei.
C'è un crescente senso di inquietudine sul climax finale che ho apprezzato tantissimo. Solo che non ho capito quale traccia tu abbia scelto

Re: [MI 149] La stanza

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Ciao @Alberto Tosciri,
grazie per il tuo commento e la tua bella analisi.
A presto!
Caro @Edu,
no, non è un racconto a ritroso (mi sa che è un po' troppo difficile da fare, mi hai sfidata e tirarmi indietro non mi piace, ma non so se sono capace... ci penso, eh, eh!). Il giorno 0, sì, è la morte o l'apocalisse, a seconda del pessimismo del lettore.
Cetty
Ciao @Kore,
non ho visto "Il mio vicino Totoro" e rimedierò visto che adoro Miyazaki e questo suo cartone mi manca.
La traccia scelta è quella di mezzanotte, quella dei topi, anche se non vengono mai nominati.
Grazie per il tuo commento e il suggerimento!

Re: [MI 149] La stanza

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ciao @ivalibri . Qui c'è un problema  :P Nel tuo racconto non è citato nessun topo o ratto! Lo dai solo a intendere, e descrizioni ce ne a iosa. Però da maligno che sono direi; potrebbero essere qualsiasi animale roditore, talpe, castori, animali venuti dallo spazio, magari fatti di metallo, di silicone con le batterie incorporate al litio, scaricate da un esercito alieno  :D . Stai tranquilla che scherzo! comunque un racconto pieno di topi, e senza citarne uno, originale. ciao a presto
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 149] La stanza

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Wow! @ivalibri mia, che fior di racconto.

Una storia che richiama alla mente certi racconti claustrofobici e horror di E. A. Poe, o il clima surreale e soffocante del film “The Others” diretto da Alejandro Amenábar, interpretato da Nicole Kidman.
Ispirato a “Il giro di vite”, (The Turn of The Screw), capolavoro dello scrittore statunitense Henry James del 1898.
La storia ci racconta l’essenziale delle premesse, entrando nel distropico: qualcosa, forse un virus pandemico sappiamo solo che sta decimando l’umanità, non lasciando scampo nella fuga.
E’ un formidabile meccanismo narrativo questa tua scelta del diario in countdown dell’agonia che sta vivendo la protagonista nel chiuso della sua abitazione.
Un resistenza senza speranza, con la coscienza ormai annegata nella follia che le ha preso la mente, ma strappando caparbiamente alla vita i pochi istanti rimasti.
E’ evidente che la donna sia preda di una follia lucida, le sue azioni ripetute e ossessive sono l’estrema difesa della mente, difronte all’ orrore crudele e ineluttabile del dramma in cui è calata.
Trova rassicurante occuparsi di tenere pulita e in ordine la stanza in cui si è confinata insieme al proprio compagno (forse marito) già molto malato a causa del morbo che lo ha colpito per primo.
Lui è l’ unica presenza umana che le è rimasta e dalla quale non ha voluto separarsi, abbandonandolo al suo destino, in una inutile ricerca di salvezza.
Nella sua pazzia cerca di attuare strategie per tenere lontane le “presenze”, questi esseri oscuri e misteriosi che si manifestano quando si addormenta, in realtà essi non sono altro che topi in cerca di cibo.
Lei non è in grado di riconoscerli, sa solo che rappresentano una presenza che riassume le sue paure inconsce più profonde: un nemico che si muove nell’ ombra in attesa della sua resa, che resta nascosto, ma è pronto a prendersi ciò che resterà di lei e il suo compagno quando non ci saranno più.
Il racconto ci precipita in una voragine di follia e soffocata disperazione, uno stillicidio che ci rende partecipi di questa agonia.
I piccoli particolari danno il disegno dissolutivo del tutto: dagli escrementi dei ratti, non riconosciuti, ai sacchi neri dell’immondizia accumulati davanti alla porta quasi fossero un ultimo baluardo per difendersi da un immaginario nemico.

La tua scrittura è asciutta e scorrevole, coinvolgente nel seguire empaticamente i percorsi della mente deviata della tua protagonista.
Ottimo e convincente il ritratto introspettivo che ne viene fuori, al punto da farcela divenire commovente.

Mi complimento e ti ringrazio per la stimolante lettura.
A presto rileggerti, un caro saluto :)
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