[MI149] Un animale grosso come te

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Traccia di mezzanotte: ne avete il coraggio
Ma guardati, un animale grande e grosso come te! Quanto peserai? Duecento volte me? E allora perché tutta questa paura negli occhi?
Sarà per via del fatto che sei legato? No, non credo. Avresti paura comunque: noi facciamo questo effetto. Vai a capire perché, non siamo mica più pericolosi di cani o scoiattoli.
Beh, un po’ però fai bene ad aver paura. Sono indeciso: rosicchio un po’ la corda che ti costringe i polsi o rosicchio un po’ te? Non potresti biasimarmi mica, sai. Noi al limite mordiamo per fame, voi vi azzuffate per avidità e brama di potere. Ma guardati, come ti hanno ridotto! Manganelli, eh? Olio di ricino?
Come dici? Ah, giusto. Beh, si vede che sei una persona intelligente: temi più il nero delle camicie che il mio grigio topo. Come darti torto. Ecco perché quest’espressione atterrita.
Non sono poi così diverse la mia società e la tua, sai? Noi viviamo in un sistema di tane e gallerie intercomunicanti, un po’ come voi. Ogni gruppo ha un maschio dominante che sottomette gli altri finché non ne viene scalzato. E per sottomette intendo proprio che ottiene privilegi in termini di ricchezza alimentare. Un po’ come voi, insomma: cerchiamo sempre il topo forte.
Sì, concordo. Sta sul cazzo anche a me. Quasi quasi rosicchio la corda: mi stai simpatico. Come ti chiami? Antonio? Molto piacere. Nome alquanto banale, per la verità, ma qualcosa mi dice che come persona non sei banale affatto.
Da quanto tempo sei qui? Quattro anni? Madonna! È un tempo per me inconcepibile: non campiamo tanto. Non devono passare mai, quattro anni, in queste condizioni… Come fai a resistere? Ah, giusto, scrivi. Scritti politici e letterari? Interessante, interessante davvero.
Pensi servirà a qualcosa? Mah, io con l’età sono diventato scettico. Ho un anno e mezzo. Cinico no, cinico non direi. L’esser cinici si addice più ai cani che ai topi. Ma scettico sì: non credo che la mia specie abbandonerà mai il modello del topo forte, è una storia che va avanti inalterata da secoli, è scritto nella nostra etologia. Come dici? La cultura? Voi uomini a volte mi fate ridere. Ancora a ostinarvi con questa storia: ma lo volete capire che siete animali come tutti gli altri?
Pessimismo della ragione e ottimismo della volontà? Ma sai che sei un bel tipo davvero… Quasi quasi mi convinci. Quasi quasi rosicchio la corda. Non vorrei che però ti inganni e fai una brutta fine.
Stai a sentire uno scemo: sono un ratto, ma sono anche un deus ex machina, e alcune cose le so. So ad esempio che avete il vizio di dimenticare. Prendi quelle tre paroline: Liberté, Égalité, Fraternité. Vogliamo parlarne?
C’erano un sacco di ratti, a Parigi, nel 1789. Una città meravigliosa, lercia da fare appetito. Sai che la storia della tua specie è legata a doppio filo con quella della mia? Il boom demografico del Settecento lo dovete a noi: vedi che bel pelo corto e lucido che ho? Se non avessimo migrato dall’Asia, proprio in quel periodo, stareste ancora alle prese con i ratti a pelo lungo portatori delle pulci della peste. E addio crescita demografica, addio rivoluzione francese, addio Liberté, Égalité, Fraternité.
Scusami, lo so, divago. Era per dire: non mi sottovalutare per via del fatto che rosicchio e faccio schifo, sono un interlocutore accreditato.
Divago ma poi torno sul punto.
Libertà, uguaglianza, fratellanza: nel momento presente state messi male sotto tutti e tre i punti di vista, e tu ne sei la prova vivente. Verranno tempi migliori, questo te lo posso dire.
Però queste tre parole le svuoterete di significato. Rimarranno lì, nelle carte costituzionali, come fiocchetti, ma la solfa si ripeterà come sempre.
Quanto a Fraternité, fattelo dire: nemmeno la soddisfazione di essere evocata a sproposito nei talk show. Ve la dimenticherete proprio. Verranno nuove malattie (non la peste bubbonica, ma insomma, poco ci manca) e non vorrete condividere con il mondo i vaccini. Mentre la gente perderà il lavoro, i ricchi leveranno gli scudi perché non si tassi loro lo 0,2% del reddito. Ti pare Fraternité questa, Anto’?
In mare continuerete a fare la fine dei topi. Ti pare Fraternité?
No, scusami, non ti voglio demoralizzare. Insomma… stai combinato di questa maniera, non voglio appesantire il carico. Ma non mi piace nemmeno mandarla a raccontare.
Comunque ti assicuro che si starà molto meglio di adesso. Tu, ad esempio, non saresti qui.
Sì. Hai ragione. Sarà pure merito tuo. Scrivi, scrivi: a qualcosa serve. Scettico, ma mai cinico, ricordatelo.
Su una cosa vi invidio proprio: vivete alla luce del sole, e non sottoterra. Il sole è democratico davvero, non trovi? Non discrimina, riscalda gli oppressi come gli oppressori. E non devi aver nessun’ansia di piacergli, ti prendi i raggi in faccia e basta. Dai, su questo l’ottimismo puoi concedertelo anche con la ragione.
Oh, ho appena fatto una gaffe! Non tu, certo, tu il sole non lo vedi. Mi sa che ho detto una sonora cazzata.
E va bene. Saprò rimediare…
Anto’, io rosicchio la corda. Anto’, io adesso ti libero. Ma tu non ti distrarre, non mi morire, per favore. Non mi morire mai.
Ultima modifica di Edu il dom apr 25, 2021 4:57 pm, modificato 1 volta in totale.
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI149] Un animale grosso come te

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Ciao @Edu 
Un saggio topo il tuo. Un topo liberatore per restare in tema... immagino che l’Antonio sia Gramsci, per cui ti faccio i complimenti per la “genialata” . 
La cosa che avrei gestito in altro modo è la parte in cui il topo diventa portavoce del narratore. Una sorta di nostradamus che analizza con lucidità i mali del nostro tempo. Comunque, l’autore sei tu, e rispetto la scelta. E poi scrivi così bene...
Mi è piaciuta molto questa tua interpretazione roditoria. Complimenti  :cool:

Re: [MI149] Un animale grosso come te

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Ciao @Edu e buon 25 aprile anche a te!
Una scelta azzeccata quella di declinare la traccia in questo modo, rendendo omaggio alla storia.
Il racconto mi è piaciuto e il punto di vista anche. Ho trovato forse un po' troppo calcato l'uso delle domande da parte del topo. Servono per riportare il pensiero di Antonio e sono corrette in un monologo del genere, in cui uno dei due interlocutori non parla. Magari le limiterei un pochino.
Edu ha scritto: Cinico no, cinico non direi. L’esser cinici si addice più ai cani che ai topi
Perché i cani sono cinici? In che senso?
Ciao!

Re: [MI149] Un animale grosso come te

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ivalibri ha scritto: Perché i cani sono cinici? In che senso?
è un gioco di parole, l'aggettivo cinico deriva da canis, designava chi viveva come un cane (era una delle scuole socratiche, Diogene di Sinope, hai presente?), poi ha assunto tutto un altro significato
ivalibri ha scritto: Ho trovato forse un po' troppo calcato l'uso delle domande da parte del topo. Servono per riportare il pensiero di Antonio e sono corrette in un monologo del genere, in cui uno dei due interlocutori non parla. Magari le limiterei un pochino.
Mmm, sì, esatto. Magari limerò un pochino.
@Monica ha scritto: La cosa che avrei gestito in altro modo è la parte in cui il topo diventa portavoce del narratore. Una sorta di nostradamus che analizza con lucidità i mali del nostro tempo.
Mmmh, sì, anche io avevo qualche dubbio. Più nello specifico cosa ti ha stonato e come avresti gestito?

 @@Monica e @ivalibri alias COncetta Mobili grazie del passaggio ;-)
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI149] Un animale grosso come te

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@Edu Diciamo che è tutto il fervorino sul futuro, I talk show etc. Troppo anche per un topo “eletto”. Queste incursioni, a mio gusto, tolgono un po’ di magia anziché aggiungerla. Quindi le rimuoverei senza pensarci troppo. 
Non ci fai sentire i pensieri di Antonio. Un dialogo impossibile tra i due “topi” quello umano e quello bestiale poteva essere interessante. Il topino onnisciente... lo lascerei a Collodi. Magari trasformato in grillo parlante dalla fatina.
🙈 Non mi odi, vero?  :sonofigo:

Re: [MI149] Un animale grosso come te

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@Monica ha scritto: Diciamo che è tutto il fervorino sul futuro, I talk show etc. Troppo anche per un topo “eletto”. Queste incursioni, a mio gusto, tolgono un po’ di magia anziché aggiungerla. Quindi le rimuoverei senza pensarci troppo.
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]ok, ora è più chiaro[/font]

@Monica ha scritto: 🙈 Non mi odi, vero?  :sonofigo:
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Macché! è questo che voglio da un commento! Grazie <3 [/font]
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI149] Un animale grosso come te

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@Edu ciao. Secondo me ha più letto il topo che Antonio. A proposito, è un topo o una topa? Perché è troppo gentile ed educata, emana un certo fascino.
Secondo me l'idea del dialogo tra il topo e il carcerato è molto forzato.  Certo hai voluto omaggiare il 25 Aprile e ci stava, ma io, avrei fatto una chiusura decisamente ironica e più leggera, giusto per valorizzare un racconto surreale. Magari la topastra  intellettuale finiva per dettare ad Antonio " Le mie prigioni"... colpo di scena...  :asd: ciao carissimo
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI149] Un animale grosso come te

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Ciao @Edu 
Davvero il silenzioso Antonio è Gramsci?
Ci sta, hai scelto un grande, uno dei pochi che almeno disse che la rivoluzione francese sostituiva un dominio con un altro. Però lo avrei fatto parlare, almeno un po’.
Il topolino mi sta troppo simpatico anche se ha un’aria vagamente saccente. Predice pure il futuro. Perlomeno si rende conto di come andrà a finire il mondo. È troppo ottimista nel dire che verranno tempi migliori però. Ci hai messo anche dell’attualità con le profezie dei talk show e pandemie varie. 
Mi ha interessato la storia dei ratti a pelo corto che vennero dall’Asia, soppiantando quelli a pelo lungo portatori di malattie, che permisero quindi l’incremento demografico in Europa pre rivoluzione francese… Se dobbiamo a loro questa meraviglia dell’umanità capisco le associazioni animali e ambientaliste che amano i ratti… che poi la presa della Bastiglia la fecero comunque quattro gatti e dentro il carcere c’erano solo un paio di gaglioffi che non c’entravano nulla con l’essere oppressi, in quanto tagliagole di mestiere… Scusa se mi sono lasciato andare, di solito ero io a citare la rivoluzione francese in tutte le salse… ma mi son dato una calmata in questo mondo dai sensi foderati di prosciutto e mascherine…
Però mi è piaciuto l’ambiente claustrale del posto dove è rinchiuso Antonio, piaciuto in senso letterario intendo.
Bella scrittura come sempre, non voglio tediarti nel confermartelo.
Potresti anche scrivere un sequel su Mario, un fratello più giovane di Antonio. Ma stava dalla parte sbagliata, come anche Guido, l’altro fratello di un grande, Pierpaolo Pasolini…
Mi piacciono i vincitori e i perdenti.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI149] Un animale grosso come te

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@Mi è sembrato un po' strano @Edu  
In pratica è un monologo topesco. Il sorcio se la canta e se la suona e sa troppe cose :D 
Avrei voluto cogliere una metafora, oppure qualcosa che lasciasse ad intendere che quella del topo sia la voce interiore di Antonio. Nei sogni deliranti di uno nel suo stato ci sarebbe stato che fosse il suo inconscio a parlare con lui.
Non ti riferivi  Gramsci vero? Non poteva essere legato e come un carcerato medioevale mentre gli passavano la carta per scrivere dentro la cella.
comunque ti invidio sempre per come scrivi, il tuo stile è limpido.

Re: [MI149] Un animale grosso come te

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Alba359 ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Non ti riferivi  Gramsci vero? [/font]Non poteva essere legato e come un carcerato medioevale mentre gli passavano la carta per scrivere dentro la cella
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Ma certo che è Gramsci. Eh lo so questa è una discrepanza bella e buona, di cui ero consapevole. Ma ho pensato: punto primo, meno irrelistica del topo che parla, punto secondo, qualche volta l'avranno anche legato, non si può escludere[/font]

Alberto Tosciri ha scritto: Davvero il silenzioso Antonio è Gramsci?
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Sì[/font]


bestseller2020 ha scritto: una chiusura decisamente ironica e più leggera, giusto per valorizzare un racconto surreale. Magari la topastra  intellettuale finiva per dettare ad Antonio " Le mie prigioni"...
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Eccallà, Gramsci che finisce in happy ending e frega il libro a Silvio Pellico... A' Bestse', l'altra volta ci avevi ragione, ma stavolta non l'hai capita solo tu: è Gramsci, 'tacci tua  :asd:[/font]
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI149] Un animale grosso come te

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@Edu davvero un bel racconto, scritto professionalmente e su una idea molto valida, complimenti.
Mi è piaciuto particolarmente il parallelo tra le due società e l'immagine democratica del sole (che ci stiamo rendendo nemico distruggendo la protezione dell'ozono!).
Unico piccolo, piccolissimo appunto é quando il topo lo chiama Anto'. Secondo me, messo lì non è coerente con il monologo. Per quel che vale, io avrei iniziato piuttosto con: "Anto', ma guardati...", o meglio: "Antonio, ma guardati...", perché l'eloquio del ratto non mi sembra da Anto'.

Un inezia di suggerimento in un racconto molto, molto bello!
A rileggerti presto

Re: [MI149] Un animale grosso come te

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@Edu 

Scritto in forma di monologo teatrale, il protagonista parlante è un topo compagno di cella di un uomo (famoso) arrestato per le sue opinioni politiche contro il regime del tempo.
Il suo flusso di coscienza avvolge la figura legata sulla sedia e alla fine si risolve a liberarle i polsi rosicchiando le corde.
Edu ha scritto: Traccia di mezzanotte: ne avete il coraggio
Era una domanda quella di @Garrula 
 -  per l'esattezza era: "Ne avrete il coraggio?"
Tu hai risposto per gli altri: ne avete il coraggio

Grazie carerrimo  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI149] Un animale grosso come te

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Ciao @Edu :D
ma che bella idea che hai avuto, la prima volta che l'ho letto non avevo capito che era Gramsci. Ho pure letto le lettere dal carcere a dodici anni. Ho avuto una formazione un po' strana. No, scherzo, è solo che l'ho trovato in casa e l'ho letto. Tornando al tuo racconto, bella l'idea ma bella anche la scelta del personaggio umano. Forse, per le distratte come me, l'avrei reso leggermente più riconoscibile con qualche dettaglio. Il lettore avrebbe capito subito che non era un umano a caso.
Il topo, però, a un certo punto non ho capito perché è diventato veggente e rivela dettagli sul futuro ad Antonio.
Edu ha scritto: Libertà, uguaglianza, fratellanza: nel momento presente state messi male sotto tutti e tre i punti di vista, e tu ne sei la prova vivente. Verranno tempi migliori, questo te lo posso dire.
Però queste tre parole le svuoterete di significato. Rimarranno lì, nelle carte costituzionali, come fiocchetti, ma la solfa si ripeterà come sempre.
Quanto a Fraternité, fattelo dire: nemmeno la soddisfazione di essere evocata a sproposito nei talk show. Ve la dimenticherete proprio. Verranno nuove malattie (non la peste bubbonica, ma insomma, poco ci manca) e non vorrete condividere con il mondo i vaccini. Mentre la gente perderà il lavoro, i ricchi leveranno gli scudi perché non si tassi loro lo 0,2% del reddito. Ti pare Fraternité questa, Anto’?
In mare continuerete a fare la fine dei topi. Ti pare Fraternité?
Potrebbero essere solo elucubrazioni del topo, ma nel momento in cui usi termini specifici, il topo diventa una "Cassandra" e, facendo attenzione, la domanda te la poni. In fondo ha solo un anno e mezzo di età. :libro:

Venendo alle solite care vecchie pulci, sottopongo alla tua valutazione alcune modifiche :angelo:
Edu ha scritto: Beh, un po’ però fai bene ad aver paura. Sono indeciso: rosicchio un po’ la corda che ti costringe i polsi o rosicchio un po’ te? Non potresti biasimarmi mica, sai. Noi al limite mordiamo per fame, voi vi azzuffate per avidità e brama di potere.
La prima frase, a parer mio, non scivola bene. "Mica" e "sai" insieme, alla fine, mi disturbano. (Son problematica, lo so :arrossire: )  Ti suggerirei tre alternative tra cui scegliere, a seconda del tono che vuoi dare al topo:
Non potresti mica biasimarmi.-> topo suscettibile
Non potresti biasimarmi, sai. -> topo intellettual-saputello
Sai, non potresti mica biasimarmi.-> topo fatalista
o che puoi bellamente ignorare. :D
Edu ha scritto: E per sottomette intendo proprio che ottiene privilegi in termini di ricchezza alimentare.
Sottomette lo metteri tra virgolette
Edu ha scritto: Quasi quasi rosicchio la corda. Non vorrei che però ti inganni e fai una brutta fine.
Qui credo che sia più corretto il congiuntivo: "ingannassi" e "facessi".
Edu ha scritto: Stai a sentire uno scemo: sono un ratto, ma sono anche un deus ex machina, e alcune cose le so. So ad esempio che avete il vizio di dimenticare. Prendi quelle tre paroline: Liberté, Égalité, Fraternité. Vogliamo parlarne?
Userei inoltre il corsivo per le parole evidenziate.
Edu ha scritto: C’erano un sacco di ratti, a Parigi, nel 1789. Una città meravigliosa, lercia da fare appetito. [...] Se non avessimo migrato dall’Asia, proprio in quel periodo, stareste ancora alle prese con i ratti a pelo lungo portatori delle pulci della peste. E addio crescita demografica, addio rivoluzione francese, addio Liberté, Égalité, Fraternité.
Il primo periodo l'ho evidenziato perché è fantastico. Colpo di classe topesca. :D
Inserirei una virgola tra lungo e portatori.
 
Edu ha scritto: Scusami, lo so, divago. Era per dire: non mi sottovalutare per via del fatto che rosicchio e faccio schifo, sono un interlocutore accreditato.
Qui inserirei "ti" prima di faccio schifo, il topo è troppo pieno di sé per convenire a un'opinione umana comune e asserire "faccio schifo".
Edu ha scritto: Anto’, io rosicchio la corda. Anto’, io adesso ti libero. Ma tu non ti distrarre, non mi morire, per favore. Non mi morire mai.
Bellissima chiusura, smuove dentro. Altro colpo di classe.

Che dire, so che non sembra, ma il tuo racconto mi è piaciuto molto. È sempre interessante leggerti. Alla prossima :love:
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI149] Un animale grosso come te

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Ciao, @ElmoInverso .
Grazie, considererò con attenzione le tue osservazioni. 
Beh, sì, forse il topo veggente ha tolto al racconto più di quanto non abbia dato. In realtà, nel testo, quando lui dichiara di essere un deus ex machina (che non è in corsivo solo perché con questa piattaforma ho litigato) spiega un po' come mai: c'è un pizzico di metaracconto in cui il personaggio si dichiara un personaggio deus ex machina, che quindi sa cose che in teoria non potrebbe sapere. Ma sono ancora indeciso, in verità il succo è proprio la storia che và da fine settecento ad oggi, e mi spiacerebbe arrestarmi al ventennio. Però, ai fini narrativi, è un po' disfunzionale... vero... lascio riposare e ci ragiono su.
Il topo è un topo colto e consapevole, ma ogni tanto si esprime in maniera un po' più colloquiale, ecco il perché di quei congiuntivi messi all'indicativo.
E niente, grazie per l'intervento così accorto ;-)
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI149] Un animale grosso come te

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@Edu il talento si vede solo per aver pensato una storia del genere. 
Nulla da dire sulla scrittura ma mi ha trasmesso delle sensazioni contrastanti.
Ho un ricordo dolce di Gramsci, una delle prime letture in autonomia, credo in prima media: L'albero del riccio, passato i dalla sorella 10 ani più grande e molto rivoluzionaria.
Il topo in alcuni passaggi mi è irritante, interloquisce con il prigioniero mettendo a nudo le contraddizioni e la malvagità dell'uomo. Lo fa anche in modo sprezzante con testimone Antonio.
Ne riconosce il valore e lo fai notare, ma un po' più di pietàs avrebbe dato un sostegno morale alla figura che non dimentichiamolo, sta soffrendo terribilmente e probabilmente morirà a causa delle condizioni subite in carcere.
Ma nel finale esce fuori tutta la grandezza e l'ammirazione ed è commovente.
È anche comprensibile questo atteggiamento del topo. Uno degli animali che gode della peggior reputazione ed è preda di una moltitudine di animali. Oggetto di esperimenti, e dire che è così carino. Non a caso nelle fiabe è sempre visto con tenerezza da parte dei bambini. Poi con la crescita avviene la trasformazione in mostro ed è comprensibile un po' di astio da parte sua nei confronti dell'uomo.
A rileggerti

Re: [MI149] Un animale grosso come te

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Edu ha scritto: La cultura? Voi uomini a volte mi fate ridere. Ancora a ostinarvi con questa storia: ma lo volete capire che siete animali come tutti gli altri?
Insomma.

Quello che mi ha colpito, che mi è rimasto addosso ben oltre la lettura e reputo pertanto il nucleo originario intorno al quale hai costruito il tuo brano è la rabbia. Una rabbia densa, nera come il ratto, che appunto le dà voce. 
Rabbia e indignazione alquanto giustificate, le quali mi hanno fatto dimenticare la strana costruzione del racconto e concentrare invece solo sul senso d'impotenza furibonda che lo muove. Scrivevo tempo fa a @bestseller2020, in un commento, che ho sempre con me tre saggi, dai quali apprendo ogni volta cose nuove: Al di qua del bene e del male. Per una teoria dei valori, di Roberta De Monticelli; Caccia al tesoro, di Nunzia Penelope; Le radici psicologiche della disuguaglianza, di Chiara Volpato.
Pollice in su per avermi ricordato che è un po' che non le sfoglio.
Ciao e grazie, @Edu.
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Re: [MI149] Un animale grosso come te

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Edu ha scritto: Non vorrei che però ti inganni e fai una brutta fine.
ciao @Edu passo per un commento velocissimo. Adoro il tuo racconto, l'ho trovato molto carino l'espediente di offrire il punto di vista del topo, informativo perché ovviamente hai esposto in maniera verosimile e con una vena di ironia la contrapposizione e la coesistenza del binomio Natura/cultura; volontà/ragione.
Un'unica cosa che ho da segnalare sarebbe la forma della frase che ho sottolineato sopra. Avrei usato "ti ingannassi" e "facessi".
Non ho altro da dire, perchè è veramente molto carino.

Re: [MI149] Un animale grosso come te

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Ciao @Kore , grazie. L'espressione del parlato era un po' voluta, ma forse in effetti stona con il resto dell'eloquio del topo, che è abbastanza colto. Grazie dell'osservazione.

Ciao @Ippolita , contento di averti fatto sfogliare i tuoi tre saggi. Sì, c'è  un po' di rabbia (sacrosante direi)
Kasimiro ha scritto: il topo in alcuni passaggi mi è irritante
Ciao, @Kasimiro. Ma sai che pure a me? Quando ho finito di scrivere il racconto mi sono detto, però sto topo mi sta sul...la spada laser.

Grazie a entrembi
Scrittore maledetto due volte
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