Orme

1
«Vattene, non puoi entrare» eruttò la voce dall’antro. Halim cadde in ginocchio, e si trascinò all'entrata della caverna. Dal buio lo fissarono due pupille glauche, cesellate fra una depressione di rughe. Due mani steccute s'aggrappavano alle rocce.
«Ti prego» balbettò. Il sangue gli incollava la lingua.
«Hai fallito la prova» la voce della vecchia era una serpe sulla polvere.
«Ho combattuto»
La vecchia schioccò le labbra.
«Ma quando la iena è uscita dall’erba hai gettato la lancia e sei fuggito. Lei, però, t’ha azzannato lo stesso» disse, e frugò con le dita sudice lo squarcio sul collo di Halim. Lui emise un pianto uggiolante.
«Sembri uno sciacallo»
«Anche il cucciolo dello sciacallo lascia un'orma, pure se muore senza aver ucciso una lepre» ribatté il ragazzo. La donna gli prese il capo fra le mani.
«È questo che vuoi?» gli sussurrò. Halim socchiuse le palpebre.

Un sobbalzo gli riattizzò il dolore nel petto, svegliandolo. La vecchia lo stava portando in spalla. Halim gemette.
«Taci. Se ci scoprono daranno anche me in pasto alle iene» disse la donna. Halim ne vide i capelli radi e grigi, la nuca coperta di croste. Si fermarono, e lei lo lasciò scivolare a terra. La sua schiena, però, restò una gobba di luna.
«Di qua non passiamo» disse. Halim voltò il capo seguendo la direzione del suo dito puntato. Attorno a un fuoco sedevano tre figure coperte di pelli irsute. Sfregavano pietra su pietra, sollevando un pulviscolo cangiante mentre mugugnavano una litania e tre bambini nudi si rincorrevano attorno a loro. La vecchia tornò a scrutargli la ferita e annuì.
«Morirai» disse, e lo sollevò di nuovo.

Quando riaprì gli occhi ad Halim parve d’essere di nuovo bambino, steso sotto un albero ai margini dell’accampamento, ma quando le lacrime si asciugarono comprese come la chioma che lo sovrastava non fosse fatta di foglie, bensì di mani, un intero stormo color carminio che s’apriva sulla parete sopra di lui.

Si premette, allora, la mano sulla ferita, e poi la guardò. Gocce di sangue gli picchiettarono la faccia. Rise, e si allungò verso la parete. La sfiorò, ma poi la vecchia gli afferrò il polso così forte che parve volesse spezzarglielo.
«Vorresti lasciare l'impronta addirittura al centro? – rise – No, figlio mio, tu hai comunque fallito»
Lo trascinò in un angolo, fermandosi di fronte a uno spazio vuoto.
«Qui» gracchiò. Halim premette la mano sulla roccia. La staccò quando il braccio cadde inerte, morto come il resto del corpo. Una mano rossa di sangue fu tutto ciò che rimase di lui.


«L'erba la porto io – le aveva detto Jean – diciotto van festeggiati bene». Adesso, però, Clare pensava che nome avrebbe mai fumato, e non perché mentre camminava nel bosco, al buio, non aveva visto la buca nel terreno ed era caduta in quella cavità oscura dalla quale, stesa sulla schiena, tutto quello che poteva vedere era una fessura di cielo troppo in alto per poterne uscire, ma perché, piuttosto, ore prima aveva origliato in una conversazione fra suo padre e il dottore le parole “malattia” e “degenerativa”, e aveva capito subito, perché anni prima, da dietro un'altra porta, aveva sentito le stesse parole dette a sua madre, e poi lei era morta. La malattia non l'avrebbe uccisa tanto presto, ma aveva deciso che le piaceva stare laggiù, e che ci sarebbe rimasta. 
Provò a muovere le gambe. Funzionavano, anche se su quella sinistra sentiva un calore pastoso uguale a quando le usciva il sangue dal naso. Il walkman, invece, s’era rotto. Staccò le cuffiette e se le mise al collo. Nell’altra tasca le unghie cozzarono contro la plastica dell’accendino. Sorrise di non averlo perso nella caduta, lo aveva comprato apposta, uscita da scuola, per fumare con Jean. 
Si tirò su, acquattandosi, e s’infilò nell’oscurità. Mentre avanzava carponi pensò che se fosse precipitata si sarebbe soltanto l’abbraccio del vuoto. D’improvviso le pareti opprimenti del cunicolo svanirono. Fece scattare l’accendino. Una scintilla, due, niente. Lo picchiettò sul dorso della mano e allora s’accese, effondendo un'effimera bolla di luce. Clare la protese davanti a sé, illuminando la roccia, ma poi fece un balzo indietro, rannicchiandosi. Gelida, la mano serrata sull’accendino, stette inspirando. Infine trovò il coraggio di alzarsi e tornare a guardare. Sulla parete di fronte a lei c’era l’impronta di una mano, cinque minuscole dita e un palmo color ocra. Fece scorrere la luce, e a ogni passaggio mani affioravano per inabissarsi quando la fiamma s’allontanava. Si fermò quando scoprì una mano diversa. Le altre erano immagini in negativo, labili contorni. Quella, invece, era un'impronta piena, anche se d’un rosso corroso, ma sbavata, come se chi l’aveva impressa fosse scivolato. L’aveva contemplata solo pochi secondi quando sentì qualcosa bagnarle la guancia. Si sfiorò e, alla luce tremula della fiamma, scoprì le dita velate da uno scintillio. Eppure non aveva pianto neanche sentendo parlare il dottore, o quando era morta mamma.
Tirò su col naso, e si premette la mano sulla gamba insanguinata. Quando l’ebbe tutta velata di rosso ve la sovrappose a quella sulla roccia. Ebbe appena il tempo di realizzare che erano identiche, poi un’emozione immensa le riempì il petto, e le lacrime proruppero, inondandole il volto. Rannicchiata nelle tenebre, ascoltando i suoi singhiozzi echeggiare, pensò che poi avrebbe cercato un'uscita.

Re: Orme

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Tracker ha scritto: in ginocchio, e si trascinò
togli la virgola 
Tracker ha scritto: Dal buio lo fissarono due pupille glauche, cesellate fra una depressione di rughe. Due mani steccute s'aggrappavano alle rocce.
Tra glauche e cesellate togli la virgola. Ti ho segnato in grassetto i tre aggettivi perchè a me sono sembrati troppi. Peraltro, così ravvicinati risultano leziosi, lascerei gluache cesellate, mentre rimanderei le mani steccute un po' più avanti in modo da ammorbidire l'effetto.
Tracker ha scritto: «Hai fallito la prova» la voce della vecchia era una serpe sulla polvere.
«Ho combattuto»
La vecchia schioccò le labbra.
Attenzioni alla ripetizione, puoi sostituire con megera, donna, quella... Insomma vedi tu.
Tracker ha scritto:
La vecchia schioccò le labbra.
«Ma quando la iena è uscita dall’erba hai gettato la lancia e sei fuggito. Lei, però, t’ha azzannato lo stesso» disse, e frugò con le dita sudice lo squarcio sul collo di Halim. Lui emise un pianto uggiolante.
«Sembri uno sciacallo»
Andare a capo dopo labbra non serve, ti suggerisco:
La vecchia schioccò le labbra: (apri caporali, da qui non le so mettere) Ma quando la iena è uscita dall'erba hai gettato la lancia e sei fuggito. Lei, però, t'ha azzannato lo stesso (chiudi caporali), disse, e frugò con le dita sudice lo squarcio sul collo di Halim 
Lui emise un pianto uggiolante.  
(apri caporali) Sembri uno sciacallo (chiudi caporali), affermò ancora la donna.
Tracker ha scritto:
Un sobbalzo gli riattizzò il dolore nel petto, svegliandolo. La vecchia lo stava portando in spalla. Halim gemette.
«Taci. Se ci scoprono daranno anche me in pasto alle iene» disse la donna
Non occorre specificare, è chiaro che sia la donna a parlare. 
Tracker ha scritto:
«Di qua non passiamo» disse. Halim voltò il capo seguendo la direzione del suo dito puntato. Attorno a un fuoco sedevano tre figure coperte di pelli irsute. Sfregavano pietra su pietra, sollevando un pulviscolo cangiante mentre mugugnavano una litania e tre bambini nudi si rincorrevano attorno a loro. La vecchia tornò a scrutargli la ferita e annuì.
Quando si introducono personaggi diversi con gesti non collegati alla frase precedente si deve andare a capo, perché ogni personaggio deve avere il suo spazio.  Ti è evidenziato i punti in grassetto.
Tracker ha scritto:
La vecchia tornò a scrutargli la ferita e annuì.
«Morirai» disse, e lo sollevò di nuovo.
Queste due frasi vanno una dietro l'altra, te la suggerisco così: La vecchia tornò a scrutare la ferita di Halin: (caporali) Morirai (chiudi caporali), disse, e lo sollevò di nuovo.

 
Tracker ha scritto: «Morirai» disse, e lo sollevò di nuovo.

Quando riaprì gli occhi ad Halim parve d’essere di nuovo bambino,
Meglio sostituire il secondo "di nuovo" con "... d'essere tornato bambino..." 
Tracker ha scritto: tu hai comunque fallito»
Refuso, manca il punto dopo le caporali (ne manca qualche altro ma non riesco a ritrovare dove)
Tracker ha scritto: Lo trascinò in un angolo, fermandosi di fronte a uno spazio vuoto.
«Qui» gracchiò. Halim premette la mano sulla roccia. La staccò quando il braccio cadde inerte, morto come il resto del corpo. Una mano rossa di sangue fu tutto ciò che rimase di lui.
Stessa cosa di prima, "Qui" gracchiò va dopo "sapzio vuoto", mentre la frase che comincia con Halim va a capo.
Tracker ha scritto: diciotto van festeggiati bene
cosa sono i "van" ?
post_id=13448 ha scritto:Tracker

origliato in una conversazione
elimina "in"
Tracker ha scritto:
Adesso, però, Clare pensava che nome avrebbe mai fumato, e non perché mentre camminava nel bosco, al buio, non aveva visto la buca nel terreno ed era caduta in quella cavità oscura dalla quale, stesa sulla schiena, tutto quello che poteva vedere era una fessura di cielo troppo in alto per poterne uscire, ma perché, piuttosto, ore prima aveva origliato in una conversazione fra suo padre e il dottore le parole “malattia” e “degenerativa”, e aveva capito subito, perché anni prima, da dietro un'altra porta, aveva sentito le stesse parole dette a sua madre, e poi lei era morta. 
Questa frase è terribilmente lunga, devi spezzarla. 
Tracker ha scritto: Mentre avanzava carponi pensò che se fosse precipitata si sarebbe soltanto l’abbraccio del vuoto.
Cosa vuol dire? manca qualcosa
Tracker ha scritto: Fece scorrere la luce, e a ogni passaggio mani affioravano per inabissarsi quando la fiamma s’allontanava.
Molto bella questa immagine, bravo.

Conclusioni finali, il primo racconto parla di un ragazzo che non riesce a meritare il posto tra gli eroi ponendo la sua imporonta nella caverna. La vecchia, magnanima, gli concede un piccolo spazio laterale. Nel secondo racconto una ragazza gravemente malata, dopo aver fumato dell'erba, cade dentro la caverna dove il ragazzo, molto tempo prima, ha lasciato l'impronta. 
La ragazza osservando le impronte ne trova una che coincide perfettamente con la sua. Si rianima e decide di lottare per vivere. Ho capito bene?

Sinceramente, trovo molte lacune in questo testo, ma può trattarsi solo di una mia opinione personale. Ho avuto l'impressione che tu, autore, abbia deciso ogni cosa senza costruire e rendere verosimili le due trame. Esse non convergono nemmeno. Su quali basi lei si identifica in lui? Perchè? Chi era davvero lui? E chi è lei? Hai deciso che le cose dovevano andare così, e il lettore deve accettarlo, ma non ci sono le motivazioni reali affinché l'intreccio risulti convincente. Forse hai solo estrapolato un pezzo da una storia più vasta e qualche tassello è andato perduto. O più semplicemente non ho capito io. In questo caso perdonami.
So di essere stata  pignola, ma se le mie osservazoni posso tornarti utili, avrò fatto un commento che rientra nello spirito del CDM, diversamente, ignora ogni cosa e vai avanti. 

A rileggerti




 

Re: Orme

3
Ciao @Adel J. Pellitteri , e grazie mille per il tuo commento. Parto dalla fine, perché mi sembra che lì stia il sugo del sale, e ti spiego quali erano le mie intenzioni con questo racconto (col quale, in effetti, ho un po' combattuto). 
Quello che volevo fare era creare un collegamento, per quanto tenue, fra le storie dei due adolescenti. Tale collegamento dovrebbe essere rappresentato dall'impronta lasciata sul sasso. Quella che lei trova è infatti proprio quella lasciata dal ragazzo alcune migliaia di anni prima (forse questo non è tanto credibile, ma ho immaginato qualcosa di simile alle grotte di Lascaux) e nel momento in cui vi poggia la mano sopra attraverso quell'impronta le arriva il flusso delle emozioni provate dal ragazzo (forse rimaste intrappolate nella roccia? Forse in realtà per qualche strana distorsione del tempo le due scene sono contemporanee? E chi lo sa), causandole una crisi emotiva. Forse questo collegamento fra le due scene, che sono altrimenti soltanto una giustapposizione, senza ulteriori legami, si perde, togliendo così senso un po' a tutto il racconto.
Per il resto, la giustificazione delle azioni dei due personaggi dovrebbe stare nel lor stato emotivo, senza quindi, alcun rapporto di causa effetto, ma forse anche queste non sono espresse sufficientemente bene? Ho cercato di essere il meno esplicito possibile proprio per lasciare al lettore l'interpretazione, ma vorrei che si capisse che l'impronta su cui lei preme la mano è quella lasciata da lui, quindi forse questo potrei spiegarlo.
L'idea comunque, sarebbe dire che le emozioni di un umano di 15'000 anni fa posso riverberarsi su un umano di oggi (anzi, negli anni 80, lei ha un walkman). 

Per il resto:

  ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Tra glauche e cesellate togli la virgola. Ti ho segnato in grassetto i tre aggettivi perchè a me sono sembrati troppi. Peraltro, così ravvicinati risultano leziosi, lascerei glauche cesellate, mentre rimanderei le mani steccute un po' più avanti in modo da ammorbidire l'effetto.[/font]
In realtà "cesellate etc" è un inciso, per cui non toglierei la virgola. Però, siccome hai ragione sulla sovrabbondanza d'aggettivi, toglierei tutto l'inciso (le mani steccute mi piaccion troppo) e quindi toglierei anche la virgola. 
Ripetizioni: ci casco sempre. E si che mi pare pure di starci attento  :bash:


  ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Andare a capo dopo labbra non serve, ti suggerisco:[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]La vecchia schioccò le labbra: (apri caporali, da qui non le so mettere) Ma quando la iena è uscita dall'erba hai gettato la lancia e sei fuggito. Lei, però, t'ha azzannato lo stesso (chiudi caporali), disse, e frugò con le dita sudice lo squarcio sul collo di Halim [/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Lui emise un pianto uggiolante.  [/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif](apri caporali) Sembri uno sciacallo (chiudi caporali), affermò ancora la donna.[/font]
Grazie, farò come dici. 

  ha scritto: Quando si introducono personaggi diversi con gesti non collegati alla frase precedente si deve andare a capo, perché ogni personaggio deve avere il suo spazio.  Ti è evidenziato i punti in grassetto.

Idem qui

  ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]cosa sono i "van" ?[/font]
Ma davvero solo in Toscana si contraggono i verbi? "Van" è "vanno" , e questa è proprio una cosa di cui non riesco a rendermi conto.

La frase lunga la spezzerò ok, ma uffa, a me piaceva tantissimo...

Si, manca un "goduta". "Si sarebbe soltanto goduta l'abbraccio del vuoto". 



Re: Orme

4
Ciao, @Tracker   Il racconto che hai scritto nasce da un'idea che mi piace molto: il collegamento neurale tra un'anima vissuta nella preistoria e una che vive negli anni ottanta. Ti dico sinceramente, che io ho capito immediamente quello che volevi si intuisse e cioè che la ragazza percepisce le emozioni di Halim. Che tutto sia un pò da ricostruire, però, mi sembra chiaro. Comincio dall'incipit che ho trovato un pò troppo vago. In un racconto breve, io credo, che all'inizio si debba dare al lettore il motivo di andare avanti nella lettura non omettendo indizi ma dandone giusti per stimolare la curiosità.
Tracker ha scritto: «Vattene, non puoi entrare» eruttò la voce dall’antro. Halim cadde in ginocchio, e si trascinò all'entrata della caverna. Dal buio lo fissarono due pupille glauche, cesellate fra una depressione di rughe. Due mani steccute s'aggrappavano alle rocce.
Sembra che Halim sia già in prossimità della caverna, ferito e in fin di vita cade in ginocchio davanti alla vecchia che gli dice di non entrare. Vedo la scena e non capisco, perchè se è già lì si trascina ancora verso l'entrata dell'antro? Meglio dire che entra comunque e poi cade in ginocchio. Qui la donna dovrebbe svelare il suo ruolo e si potrebbe accennare al motivo per il quale Halim chiede aiuto proprio a lei: è una guaritrice? Una sacerdotessa? Sua nonna? Insomma, che lui voglia qualcosa da lei si intuisce lo stesso ma un pò di suspance intorno a ciò che accade dopo ci voleva, avrebbe creato un collegamento con la caverna sacra e la popolazione che si dedica al culto delle impronte sulla roccia. Fai sentire il rischio che la vecchia corre quando decide di portare il ragazzo svenuto a lasciare la sua impronta. ("Impronte", dovrebbe essere anche il titolo. Le orme si lasciano con i piedi)
Tracker ha scritto: Un sobbalzo gli riattizzò il dolore nel petto, svegliandolo. La vecchia lo stava portando in spalla. Halim gemette. «Taci. Se ci scoprono daranno anche me in pasto alle iene» disse la donna. Halim ne vide i capelli radi e grigi, la nuca coperta di croste. Si fermarono, e lei lo lasciò scivolare a terra. La sua schiena, però, restò una gobba di luna. «Di qua non passiamo» disse. Halim voltò il capo seguendo la direzione del suo dito puntato. Attorno a un fuoco sedevano tre figure coperte di pelli irsute. Sfregavano pietra su pietra, sollevando un pulviscolo cangiante mentre mugugnavano una litania e tre bambini nudi si rincorrevano attorno a loro. La vecchia tornò a scrutargli la ferita e annuì. «Morirai» disse, e lo sollevò di nuovo.
Ti ho messo in neretto le frasi più belle  che mi hanno regalato immagini nitide. È qui che ho notato che mancava qualcosa: un scena molto pericolosa per una vecchia e un ragazziono ferito, e me la sono trovata così, senza aver apprezzato prima, la sensazione di pericolo, avrei voluto empatizzare con loro,  fare il tifo per quella anziana antenata e quel ragazzo che desidera soltanto di lasciare un segno prima di morire. E qui mi sono accorta che  manca il motivo che li spinge a rischiare di essere dati in pasto alle iene. Manca  la giusta collocazione del rito delle mani presso quella gente, devi dargli un'importanza ancenstrale, descriverla con più forza.
Tracker ha scritto: Quando riaprì gli occhi ad Halim parve d’essere di nuovo bambino, steso sotto un albero ai margini dell’accampamento, ma quando le lacrime si asciugarono comprese come la chioma che lo sovrastava non fosse fatta di foglie, bensì di mani, un intero stormo color carminio che s’apriva sulla parete sopra di lui.
   Molto bello! immagine perfetta. piaciuta moltissimo.
Tracker ha scritto: No, figlio mio, tu hai comunque fallito»
Ecco cosa intendo quando ho scritto che devi dare più forza all'idea. Il fatto che per lui fosse stata una specie di iniziazione, una prova di abilità, qualcosa che, se avessa ucciso la iena, gli avrebbe dato anche solo il diritto di essere un cacciatore, un adulto, o altro. Invece tutto è solo accennato in un unica frase. Se avessi portato in superfice la prova di coraggio e lo scontro con la iena, avresti avuto la possibilità di paragonare la fiera da sconfiggere con la malattia della ragazza.
Tracker ha scritto: Si tirò su, acquattandosi, e s’infilò nell’oscurità.
Devi cambiare qualcosa: io vedo la ragazza alzarsi e accovacciarsi nello stesso tempo.
Tracker ha scritto: Ebbe appena il tempo di realizzare che erano identiche, poi un’emozione immensa le riempì il petto, e le lacrime proruppero, inondandole il volto. Rannicchiata nelle tenebre, ascoltando i suoi singhiozzi echeggiare, pensò che poi avrebbe cercato un'uscita.
Toccare l'impronta del suo antenato infonde il coraggio e la forza, a lei, per la sua battaglia contro il male di cui è affetta: la sua Iena da uccidere, la sua prova di coraggio.  Lui è morto per quello,  ha gettato la lancia ed è fuggito. Forse lei, invece, ce la farà? non si tirerà indietro e affronterà la sua malattia? non getterà le armi e ci proverà fino alla fine? Sarà anche un riscatto per quel bambino che ha fallito la prova più importante della sua vita? Non ci si arriva facilmente a collegare le due anime per i motivi che ti ho scritto sopra. Non spiegazioni, ma nemmeno essere troppo vaghi quando si deve far arrivare un messaggio. Io l'ho colto, se ci ho visto giusto, ma è anche dopo aver letto i commenti sopra che ho potuto apprezzarlo appieno.
Ripeto che l'idea ha un bel potenziale e sarebbe bello se tu revisionassi il racconto.
Grazie per la bella lettura, alla prossima.

Re: Orme

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Tracker ha scritto: La sua schiena, però, restò una gobba di luna.
Bravo!
Tracker ha scritto: «Di qua non passiamo» disse. Halim voltò il capo seguendo la direzione del suo dito puntato. Attorno a un fuoco sedevano tre figure coperte di pelli irsute. Sfregavano pietra su pietra, sollevando un pulviscolo cangiante mentre mugugnavano una litania e tre bambini nudi si rincorrevano attorno a loro. La vecchia tornò a scrutargli la ferita e annuì.
«Morirai» disse, e lo sollevò di nuovo.
Non è chiaro, qui, perché dovrebbe essere difficile il passaggio davanti a quel gruppo che, dalla descrizione che ne fai, sembra inoffensivo.
Tracker ha scritto: Quando riaprì gli occhi ad Halim parve d’essere di nuovo bambino, steso sotto un albero ai margini dell’accampamento, ma quando le lacrime si asciugarono comprese come la chioma che lo sovrastava non fosse fatta di foglie, bensì di mani, un intero stormo color carminio che s’apriva sulla parete sopra di lui.
Meglio una virgola dopo "occhi".
Non mi risulta chiara l'immagine dello stormo rosso sulla parete. 
La parola stormo dà l'idea di movimento in volo, mentre in questo caso si tratta di impronte di mani fissate sulla parete. 
Tracker ha scritto: Si premette, allora, la mano sulla ferita, e poi la guardò. Gocce di sangue gli picchiettarono la faccia. Rise, e si allungò verso la parete. La sfiorò, ma poi la vecchia gli afferrò il polso così forte che parve volesse spezzarglielo.
Vuoi dire che il sangue delle vecchie impronte continuava a colare?
Tracker ha scritto: Adesso, però, Clare pensava che nome avrebbe mai fumato, e non perché mentre camminava nel bosco, al buio, non aveva visto la buca nel terreno ed era caduta in quella cavità oscura dalla quale, stesa sulla schiena, tutto quello che poteva vedere era una fessura di cielo troppo in alto per poterne uscire, ma perché, piuttosto, ore prima aveva origliato in una conversazione fra suo padre e il dottore le parole “malattia” e “degenerativa”, e aveva capito subito, perché anni prima, da dietro un'altra porta, aveva sentito le stesse parole dette a sua madre, e poi lei era morta. La malattia non l'avrebbe uccisa tanto presto, ma aveva deciso che le piaceva stare laggiù, e che ci sarebbe rimasta. 
Qui siamo molto tempo dopo, ai giorni nostri, e Clare, la giovane protagonista, non sa di stare per essere inghiottita dall'horror.
Non mi fila bene il senso della frase sul "nome" che avrebbe fumato. Inoltre, dopo quella frase, ti avventuri in una sfilza di derivate che appesantiscono la lettura.
Partirei con un nuovo periodo dopo un punto fermo.

Al buio non aveva visto la buca nel terreno, ed era caduta in quella cavità, sulla schiena, con sopra di lei una fessura di cielo troppo in alto per poterla raggiungere.
La ragazza in quel momento pensava a due parole, "malattia" e "degenerativa",
captate poche ore prima tra il padre e un dottore, a proposito di lei. Aveva ripensato alla causa della morte della mamma e, anche se era presto per lei, stava decidendo che poteva anche farle comodo restare laggiù. 
Tracker ha scritto: La malattia non l'avrebbe uccisa tanto presto, ma aveva deciso che le piaceva stare laggiù, e che ci sarebbe rimasta. 
La frase qui sopra verrebbe "assorbita" dal periodo precedente.
Tracker ha scritto: Gelida, la mano serrata sull’accendino, stette inspirando. 
Ti suggerirei:
Gelida, la mano serrata sull'accendino, ristette, inspirando adagio.
Tracker ha scritto: Sulla parete di fronte a lei c’era l’impronta di una mano, cinque minuscole dita e un palmo color ocra. Fece scorrere la luce, e a ogni passaggio mani affioravano per inabissarsi quando la fiamma s’allontanava. Si fermò quando scoprì una mano diversa. Le altre erano immagini in negativo, labili contorni. Quella, invece, era un'impronta piena, anche se d’un rosso corroso, ma sbavata, come se chi l’aveva impressa fosse scivolato.
Il lettore pensa alla piccola impronta di Halim. Ma, andando avanti, ne citi un'altra, un'impronta piena, ed è quella che scegli per farle poi sovrapporre quella di Clare. Perché è quella della strega?
Tracker ha scritto: Tirò su col naso, e si premette la mano sulla gamba insanguinata. Quando l’ebbe tutta velata di rosso ve la sovrappose a quella sulla roccia. Ebbe appena il tempo di realizzare che erano identiche, poi un’emozione immensa le riempì il petto, e le lacrime proruppero, inondandole il volto. Rannicchiata nelle tenebre, ascoltando i suoi singhiozzi echeggiare, pensò che poi avrebbe cercato un'uscita.
Buono l'espediente di usare il sangue della gamba ferita nella caduta per calcare sul segno della mano che ancora gocciola sangue. Ripensandoci, allora è l'orma della madre di Halim, della strega? Il fatto che coincidano i palmi, significa che Clare è una reincarnazione della strega? Wow!

Non è un racconto autoconclusivo, ma il primo capitolo di una storia horror-fantastica,
che incuriosisce e attira il lettore, al netto dei dubbi sulla linearità della narrazione, che ti ho segnalato. 
A rileggerti, @Tracker   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Orme

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@Alba359 grazie mille del tuo commento. Non mi metto a risponderti punto per punto perché le tue osservazioni viaggiano su un piano generale, complessivo, e le ho trovate molto giuste e centrate, e ti dico che cercherò il modo di applicarle. Va detto che parte della colpa è del fatto che la call a cui volevo partecipare aveva un limite di 5400 battute per cui ho dovuto tagliare abbastanza. 

Re: Orme

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@Alba359 grazie mille del tuo commento. Non mi metto a risponderti punto per punto perché le tue osservazioni viaggiano su un piano generale, complessivo, e le ho trovate molto giuste e centrate, e ti dico che cercherò il modo di applicarle. Va detto che parte della colpa è del fatto che la call a cui volevo partecipare aveva un limite di 5400 battute per cui ho dovuto tagliare abbastanza. 

Grazie anche a te @Poeta Zaza .

  ha scritto: Non è chiaro, qui, perché dovrebbe essere difficile il passaggio davanti a quel gruppo che, dalla descrizione che ne fai, sembra inoffensivo.
Hai ragione. Il senso sarebbe che quelle donne hanno potere, sociale se non fisico, col quale potrebbero punire i due, ma non si capisce, penserò se modificare la composizione del gruppo o far dire qualcosa in più alla vecchia. 

  ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Qui siamo molto tempo dopo, ai giorni nostri, e Clare, la giovane protagonista, non sa di stare per essere inghiottita dall'horror.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Non mi fila bene il senso della frase sul "nome" che avrebbe fumato. Inoltre, dopo quella frase, ti avventuri in una sfilza di derivate che appesantiscono la lettura.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Partirei con un nuovo periodo dopo un punto fermo.[/font]

C'è un errore di battitura! "Pensò che non avrebbe mai fumato". Per la frase troppo lunga hai ragione, sei già la seconda che me lo sottolinea, per cui la cambierò. 


  ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Meglio una virgola dopo "occhi".[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Non mi risulta chiara l'immagine dello stormo rosso sulla parete. [/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]La parola stormo dà l'idea di movimento in volo, mentre in questo caso si tratta di impronte di mani fissate sulla parete. [/font]
Mi sono immaginato le mani che si allargano sulla parete, come un stormo fa sullo sfondo del cielo nel momento in cui si alza in volo. Magari però non è chiaro, e potrei cercare un'altra immagine. 


  ha scritto: Buono l'espediente di usare il sangue della gamba ferita nella caduta per calcare sul segno della mano che ancora gocciola sangue. Ripensandoci, allora è l'orma della madre di Halim, della strega? Il fatto che coincidano i palmi, significa che Clare è una reincarnazione della strega? Wow!
In realtà non voleva essere un racconto horror, ma va bene anche così! La mano è effettivamente quella di Halim, ma se non si capisce devo descriverlo meglio. Halim ha lasciato un'impronta piena perché anche lui ha inzuppato la mano nel sangue della ferita che ha sul collo. 
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