La strategia dello spaghetto Revisionato

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Testo revisionato con i suggerimenti di @Kikki (nel contempo ne approfitto per vedere se funziona il metodo per caricare i testi)



In radio passano un revival del ’67. Tra un boccone e l'altro, Fred Bongusto con la sua voce sexy ci accarezza le orecchie: “Spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè...”
Il nostro menù è pressoché lo stesso, ma noi al caffè non ci arriveremo. L’ho capito dopo la seconda forchettata di spaghetti.
Infatti…
Finita l’insalatina, attratti da una forza misteriosa e magnetica, intrecciamo le mani e ci allunghiamo sul tavolo scambiandoci il nostro primo bacio; tra di noi una bottiglia di Grillo frizzante.
Dal soggiorno si intravede uno spigolo di letto, ci voltiamo insieme in quella direzione.
Finiamo lì il pranzo mordendoci, leccandoci, succhiandoci come fossimo crostacei.
Tra le lenzuola aggrovigliate io soffoco i miei gridolini, lui i suoi grugniti eccitati.

Mi ha invitato a pranzo a casa sua per parlare di lavoro: “Strategie che è meglio non mettere sotto gli occhi dei colleghi” ha detto. Poi: “Quelli sono sempre pronti a rubarti le idee, per farti le scarpe”.
Dell’agenzia pubblicitaria in cui lavoriamo siamo i migliori. Sforniamo idee e slogan per accalappiare clienti e farli felici con mille bugie, più o meno innocenti.
Il fine giustifica i mezzi, si dice, e noi siamo il mezzo migliore. Per il pubblico da sedurre produciamo i nostri brevi film, tutti a lieto fine.
Niente di meglio per tirare avanti in questa vita di inganni.
In realtà, io ed Ettore, siamo rivali, ci affrontiamo di continuo spuntandola alternativamente.
Per questo nuovo cliente mi ha detto: “Dobbiamo unire gli sforzi, trovare l’afflato e arrivare alla soddisfazione comune.”
“Ok – ho pensato – finalmente una tregua.”

Da tempo subisco in segreto il fascino di quest’uomo uomo. La sua mente è una vera fucina di trovate capaci di sbalordire chiunque.
Ricevere l’invito è stata una reale sorpresa. Che finalmente si fosse accorto di me come donna? Che abbia provato anche lui qualcosa che va oltre il rapporto lavorativo?
“Lo so – mi sono detta – è solo un pranzo di lavoro, non farti illusioni. – Poi ho anche aggiunto – Ma se vuoi sperare, spera.”
Ho tenuto le dita incrociate finché non ha aperto la porta.

E adesso sono qui a gemere sotto le sue mani che ottengono più di quanto abbia mai concesso in tutta la mia vita. Di tanto in tanto si sofferma, sembra assapori qualcosa, o cerchi di rintracciare un gusto, non so.
Quello che so è che sono felice di essere ciò che mordicchia e sbaciucchia. Siamo un tutt’uno in quell’amalgama di sensi dove non si riesce più a scindere il corpo dell’uno dall’anima dell’altra.
Se andremo avanti così faremo scintille anche sul campo privato. La nostra intesa è perfetta.
Che potesse eccellere anche sul piano fisico non era certo scontato.
Lui, che del lavoro ha fatto la sua sola bandiera, adesso sembra apprezzare il mio corpo, lo agguanta e ci sprofonda; davvero pare non pensi altro.

Dopo la scorpacciata di baci, carezze e pizzicotti, però, c’è da rimettersi mutande e maglione, sedersi al tavolo e discutere della nuova campagna commissionata da un’industria che produce oli aromatizzati per cucina.
«Direi che funzionano» esordisce Ettore mentre, ancora mezzo nudo, recupera un calzino finito sulla maniglia della porta.
Rimango perplessa: «Funzionano? Cosa?»
«Gli oli aromatizzati, per i quali stiamo lavorando.»
«Stiamo lavorando?»
Sono ancora stordita dall’amplesso e quindi non riesco a comprendere bene cosa intenda dire. Non so ancora nemmeno come si chiama il cliente, me ne avrebbe parlato oggi, non lo ricorda? Provo uno strano brivido e stringo le lenzuola intorno al corpo preda di un improvviso senso di pudore, mentre penso “Non li abbiamo ancora assaggiati, gli oli, come fa a dire che funzionano. E poi, funzionano su cosa? Non capisco.”
Guardo Ettore, mi sorride.
È un sorriso furbo, di quelli che si condividono con un complice, tira su il labbro solo da una parte e attende il mio consenso.
Non afferro ancora.
Ettore punta con gli occhi il tavolo e gli avanzi del pranzo.
Raggelo e m’infiammo in un nanosecondo.
Non posso fare la figura della cretina che ci è cascata come una liceale.
“Bene – mi dico –, tirati su e ammortizza il colpo”.
«Hai proprio ragione Ettore, gli oli aromatizzati, faranno un enorme successo. Il pollo era secco, l’insalata era plastica pura e… lo spaghetto? Santo cielo! Era schifosamente scotto, ma nonostante tutto mi è venuta voglia lo stesso di scoparmi un coglione.»

Re: La strategia dello spaghetto Revisionato

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Ciao @Adel J. Pellitteri provo a darti le mie personali impressioni sul tuo racconto, vediamo se riesco anche a partecipare al MI.
Lo trovo un racconto gradevole e frizzante, dove non manca la suspense e la sorpresa finale. Si legge benissimo e si percepiscono le sensazioni che hai voluto trasmettere.
Adel J. Pellitteri ha scritto: In radio passano un revival del ’67. Tra un boccone e l'altro, Fred Bongusto con la sua voce sexy ci accarezza le orecchie: “Spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè...”
Il nostro menù è pressoché lo stesso, ma noi al caffè non ci arriveremo. L’ho capito dopo la seconda forchettata di spaghetti.
Bello l'incipit iniziale. Molto azzeccata la scelta di Fred.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Infatti…
Probabilmente entriamo nella sfera del soggettivo. Quel infatti mi sembra superfluo, una conferma a quello che succederà o a che non succederà, in questo caso la fine della cena. Immagino che l'intenzione sia stata quella di creare più suspense. A me era già arrivata con la frase precedente, magari con i puntini di sospensione dopo spaghetti.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Finita l’insalatina, attratti da una forza misteriosa e magnetica, intrecciamo le mani e ci allunghiamo sul tavolo scambiandoci il nostro primo bacio; tra di noi una bottiglia di Grillo frizzante.
Dal soggiorno si intravede uno spigolo di letto, ci voltiamo insieme in quella direzione.
Finiamo lì il pranzo mordendoci, leccandoci, succhiandoci come fossimo crostacei.
 Il senso si capisce però letteralmente sembrerebbe (ma potrei sbagliarmi) che i due si succhiano come se fossero due crostacei, quindi si deduce che due crostacei uno di fronte all'altro normalmente si succhiano e si leccano, che magari è anche vero. La natura è più bizzarra di quanto noi riusciamo a immaginare.
Forse si potrebbe mettere, mordendoci, leccandoci, succhiandoci come faremmo con un crostaceo tra le labbra o i denti. Oppure, come se l'altro fosse un crostaceo da spolpare e succhiare.
Questo passaggio è reso benissimo, in maniera quasi cinematografica. Bello.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Mi ha invitato a pranzo a casa sua per parlare di lavoro: “Strategie che è meglio non mettere sotto gli occhi dei colleghi” ha detto. Poi: “Quelli sono sempre pronti a rubarti le idee, per farti le scarpe”.
Sempre a gusto personale toglierei poi, interrompe il flusso e la scorrevolezza.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Dell’agenzia pubblicitaria in cui lavoriamo siamo i migliori. Sforniamo idee e slogan per accalappiare clienti e farli felici con mille bugie, più o meno innocenti.
Il fine giustifica i mezzi, si dice, e noi siamo il mezzo migliore. Per il pubblico da sedurre produciamo i nostri brevi film, tutti a lieto fine.
Niente di meglio per tirare avanti in questa vita di inganni.
Non male questo passaggio: entra in campo il mistero...
Adel J. Pellitteri ha scritto: Da tempo subisco in segreto il fascino di quest’uomo uomo. La sua mente è una vera fucina di trovate capaci di sbalordire chiunque.
Non mi piace tanto il verbo subire, preferirei: sono attratta o sedotta.

Adel J. Pellitteri ha scritto: Di tanto in tanto si sofferma, sembra assapori qualcosa, o cerchi di rintracciare un gusto, non so.
Quello che so è che sono felice di essere ciò che mordicchia e sbaciucchia.
Mi sembrano troppo vicini


Adel J. Pellitteri ha scritto: Siamo un tutt’uno in quell’amalgama di sensi dove non si riesce più a scindere il corpo dell’uno dall’anima dell’altra.

Qui mi verrebbe da osare di più con le sensazioni carnali, più che il corpo dall'anima metterei il corpo dal corpo in aggiunta ad altri sensi: odore, sapore, sudore, tatto ecc.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Dopo la scorpacciata di baci, carezze e pizzicotti
Non so, dopo tutto quello che è successo prima e che hai descritto molto bene, non aggiungerei queste ultime, è come se togliessero intensità alle precedenti. Io aggiungerei dopo aver raggiunto l'apice del piacere, o la pace dei sensi...
Adel J. Pellitteri ha scritto: c’è da rimettersi mutande e maglione, sedersi al tavolo e discutere della nuova campagna commissionata da un’industria che produce oli aromatizzati per cucina.
«Direi che funzionano» esordisce Ettore mentre, ancora mezzo nudo, recupera un calzino finito sulla maniglia della porta.
Rimango perplessa: «Funzionano? Cosa?»
«Gli oli aromatizzati, per i quali stiamo lavorando.»
«Stiamo lavorando?»
Sono ancora stordita dall’amplesso e quindi non riesco a comprendere bene cosa intenda dire. Non so ancora nemmeno come si chiama il cliente, me ne avrebbe parlato oggi, non lo ricorda? Provo uno strano brivido e stringo le lenzuola intorno al corpo preda di un improvviso senso di pudore, mentre penso “Non li abbiamo ancora assaggiati, gli oli, come fa a dire che funzionano. E poi, funzionano su cosa? Non capisco.”
Guardo Ettore, mi sorride.
È un sorriso furbo, di quelli che si condividono con un complice, tira su il labbro solo da una parte e attende il mio consenso.
Non afferro ancora.
Ettore punta con gli occhi il tavolo e gli avanzi del pranzo.
Raggelo e m’infiammo in un nanosecondo.
Non posso fare la figura della cretina che ci è cascata come una liceale.
“Bene – mi dico –, tirati su e ammortizza il colpo”.
«Hai proprio ragione Ettore, gli oli aromatizzati, faranno un enorme successo. Il pollo era secco, l’insalata era plastica pura e… lo spaghetto? Santo cielo! Era schifosamente scotto, ma nonostante tutto mi è venuta voglia lo stesso di scoparmi un coglione.»
Insomma, lui ha voluto sperimentare all'insaputa di lei il nuovo prodotto per verificarne l'efficacia, interessato solo al profitto. Lei è stata fin troppo elegante.
Un buon racconto, fila tutto benissimo. Forse alla fine non mi sarebbe dispiaciuta una vendetta più sottile da parte di lei. Non so, prendendo in mano le redini ridicolizzando la prestazione sessuale di lui, o qualcosa del genere. Tanto si sa che il sesso debole è quello dell'uomo.
Piacevole lettura. A rileggerti
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