[MI148] Un'esistenza con i numeri
Posted: Sun Apr 11, 2021 11:39 pm
Traccia di mezzogiorno La maledizione delle piccole cose
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“27 rondini nel cielo; 312 foglie sul tiglio; 52 afidi sul bocciolo della rosa; 39 le formiche entrate in casa oggi.”
Loris era abile nella conta e come tutti i giorni, anche quella domenica mattina, si svegliò così prima di aspettare nel giardino il suo amico Giulio.
“87 fette di salame” proclamò osservando il felinetto appoggiato sul tavolo.
“Come fai ad esserne così sicuro, dipende da quanto sono spesse” rispose Giulio.
“Secondo me sono queste.”
Loris cominciò a tagliare. Arrivato circa alla metà, aveva prodotto una ventina di fettine.
“Mi sa che questa volta ti sei sbagliato” concluse Giulio.
“Ho cercato di essere approssimativo.”
“Non è da te.”
“Può essere fastidioso essere sempre precisi e perfetti.”
“Vero, ma se lo fai apposta non è la stessa cosa, deve venire naturale.”
“È un lavoro che sto facendo, non facile: studiare per sbagliare.”
“Non ho mai sentito di una scuola che insegni a sbagliare.”
“Se ci pensi, è il suo scopo principale.”
“D'accordo, ma nel tuo caso è un percorso inverso: sei sempre stato così?”
“Non ricordo, dev'essere una dote innata. Non posso farne a meno: i numeri mi appaiono nitidi, fulminei; nel mio cervello scatta questo meccanismo involontario: perché?”
“Lo chiedi a me? Non credo che sia involontario, anzi, una scelta ineluttabile: ci si nasce.”
“O ci si diventa? Hai ragione, è più probabile che ci si nasca. Quindi il nostro destino è segnato?”
“Lo chiedi a me? Spero di no. Ognuno è artefice del proprio destino.”
“Ti dico che il destino è segnato: è tutto scritto.”
“Allora cosa ti danni per imparare a sbagliare, se è il destino che decide.”
“Perché il destino ha deciso che mi dovevo dannare.”
“Non credi che, invece, la nostra vita dipenda da una pura casualità: un mazzo di chiavi caduto a terra, un semaforo rosso, l'orologio avanti di un secondo, perdere il treno o un colpo di tosse?”
“A te cosa ha riservato il destino?” chiese Loris.
“Tutto quello che non avrei voluto fare, per questo non ci credo.”
“E cosa avresti voluto fare?”
“Non i tappi per bibite.”
“È vero, sei sprecato per quel lavoro. Perché non lo abbandoni?”
“Perché mentre controllo i tappi faccio altro.”
“Multitasking?”
“Forse, anche se fa tutto la macchina. Invece nel mentre.. faccio dei viaggi.”
“I viaggi con la mente non portano a nulla.”
“Aiutano: dopo due ore sono in India; dopo tre e mezza in Africa; poi c'è L'Australia, il Sud America e il resto. Mi riservo l'ultima mezz'ora per l'Italia, accompagnato dal rumore martellante della tranciatrice idraulica che non mi abbandona mai.”
“Fossi in te me ne andrei domani e farei un bel viaggio reale. Verrei volentieri anch'io.”
“Perché? Devo solo controllare la macchina che automaticamente procede alla produzione, verificare che non ci siano intoppi. Nella mia corsia si fanno 50 tappi a corona al secondo per 24 ore. Quindi?”
“Sono 3000 al minuto. 180.000 in un'ora. 4.320.000 al giorno.” rispose Loris messo alla prova dal suo amico: “Ma cosa se ne fanno di così tanti?”
“Sai quanta gente nel mondo beve bevande imbottigliate? Stampiamo tappini di Coca Cola per il Bangladesh, bibite al malto per il Burundi e strani succhi per il Brasile.”
“Ah! Ecco i tuoi viaggi!”
“Già! Buffo vero. I fogli di lamiera da tranciare in un'ora sono: 320 per l'Asia; 250 per l'Africa e altri 170 per il resto del mondo dove siamo meno inseriti. In ogni foglio ci sono 2500 bollini, quindi?”
“Mangiamoci il salame e stappiamo una bottiglia con un bel tappo di sughero!”
“Per essere le undici di mattina di domenica siamo messi male. Comunque ti capisco: tutto il giorno a fare conti, statistiche, bilanci; ci credo che possa venire una deviazione mentale. Forse potresti sfruttare questa questa tua dote per qualcosa di più importante.”
“Per esempio.”
“Andare al casinò o ad un quiz di Mike Bon...no, da lui non si può più, insomma un gioco a premi. E con i proventi andarci a fare un bel viaggio in una località esotica di fronte all'oceano e berci un succo con un tappino che ho stampato io, alla faccia loro! Non era male l'idea di una scuola per disimparare. La farei volentieri anch'io. Cosa guardi?”
“Le formiche, prima erano 39, ora sono 93. Dovrei trovare un sistema per dissuaderle dall'entrare in casa.”
“La Bayer ne ha trovati tanti.”
“Cerco di rispettare ogni forma vita.”
“Va beh. Lascia perdere, visto quello che stai mangiando...mi è venuta un'idea: andiamo a farci un giro in un luogo dove non è possibile contare nulla.”
“Non credo che esista.”
“Non ne sono così sicuro.”
Giulio prese la macchina o dopo alcune ore arrivarono in una vallata, scesero e proseguirono a piedi.
“Dove stiamo andando?” chiese Loris
“Aspetta e vedrai.”
Giunsero in una radura dove si stendeva un grande lago piatto come uno specchio. Presero una barchetta di legno lì attraccata e si avviarono verso il mezzo. Tolsero i remi e si sdraiarono a pancia in su con le mani dietro la nuca di fronte ad un limpido cielo azzurro.
“Finalmente qui possiamo non pensare ai numeri.”
“Hai ragione, non ne sento neanche la necessità, per la prima volta.”
Si appisolarono e si svegliarono verso l'imbrunire.
“Guarda che bel tramonto. E che nuvole! I colori vanno dal violaceo al giallo cromo, passando per il rosso fuoco” disse Giulio.
“In questo caso è un corpo unico che si muove...” rispose Loris.
“Non farti venire strane idee.”
Trascorse ancora del tempo...
“132, 133, 134, 135...”
“Cosa stai facendo?”
“Sto contando le stelle, non mi era mai successo.”
“Non credo che basterebbe una vita.”
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“27 rondini nel cielo; 312 foglie sul tiglio; 52 afidi sul bocciolo della rosa; 39 le formiche entrate in casa oggi.”
Loris era abile nella conta e come tutti i giorni, anche quella domenica mattina, si svegliò così prima di aspettare nel giardino il suo amico Giulio.
“87 fette di salame” proclamò osservando il felinetto appoggiato sul tavolo.
“Come fai ad esserne così sicuro, dipende da quanto sono spesse” rispose Giulio.
“Secondo me sono queste.”
Loris cominciò a tagliare. Arrivato circa alla metà, aveva prodotto una ventina di fettine.
“Mi sa che questa volta ti sei sbagliato” concluse Giulio.
“Ho cercato di essere approssimativo.”
“Non è da te.”
“Può essere fastidioso essere sempre precisi e perfetti.”
“Vero, ma se lo fai apposta non è la stessa cosa, deve venire naturale.”
“È un lavoro che sto facendo, non facile: studiare per sbagliare.”
“Non ho mai sentito di una scuola che insegni a sbagliare.”
“Se ci pensi, è il suo scopo principale.”
“D'accordo, ma nel tuo caso è un percorso inverso: sei sempre stato così?”
“Non ricordo, dev'essere una dote innata. Non posso farne a meno: i numeri mi appaiono nitidi, fulminei; nel mio cervello scatta questo meccanismo involontario: perché?”
“Lo chiedi a me? Non credo che sia involontario, anzi, una scelta ineluttabile: ci si nasce.”
“O ci si diventa? Hai ragione, è più probabile che ci si nasca. Quindi il nostro destino è segnato?”
“Lo chiedi a me? Spero di no. Ognuno è artefice del proprio destino.”
“Ti dico che il destino è segnato: è tutto scritto.”
“Allora cosa ti danni per imparare a sbagliare, se è il destino che decide.”
“Perché il destino ha deciso che mi dovevo dannare.”
“Non credi che, invece, la nostra vita dipenda da una pura casualità: un mazzo di chiavi caduto a terra, un semaforo rosso, l'orologio avanti di un secondo, perdere il treno o un colpo di tosse?”
“A te cosa ha riservato il destino?” chiese Loris.
“Tutto quello che non avrei voluto fare, per questo non ci credo.”
“E cosa avresti voluto fare?”
“Non i tappi per bibite.”
“È vero, sei sprecato per quel lavoro. Perché non lo abbandoni?”
“Perché mentre controllo i tappi faccio altro.”
“Multitasking?”
“Forse, anche se fa tutto la macchina. Invece nel mentre.. faccio dei viaggi.”
“I viaggi con la mente non portano a nulla.”
“Aiutano: dopo due ore sono in India; dopo tre e mezza in Africa; poi c'è L'Australia, il Sud America e il resto. Mi riservo l'ultima mezz'ora per l'Italia, accompagnato dal rumore martellante della tranciatrice idraulica che non mi abbandona mai.”
“Fossi in te me ne andrei domani e farei un bel viaggio reale. Verrei volentieri anch'io.”
“Perché? Devo solo controllare la macchina che automaticamente procede alla produzione, verificare che non ci siano intoppi. Nella mia corsia si fanno 50 tappi a corona al secondo per 24 ore. Quindi?”
“Sono 3000 al minuto. 180.000 in un'ora. 4.320.000 al giorno.” rispose Loris messo alla prova dal suo amico: “Ma cosa se ne fanno di così tanti?”
“Sai quanta gente nel mondo beve bevande imbottigliate? Stampiamo tappini di Coca Cola per il Bangladesh, bibite al malto per il Burundi e strani succhi per il Brasile.”
“Ah! Ecco i tuoi viaggi!”
“Già! Buffo vero. I fogli di lamiera da tranciare in un'ora sono: 320 per l'Asia; 250 per l'Africa e altri 170 per il resto del mondo dove siamo meno inseriti. In ogni foglio ci sono 2500 bollini, quindi?”
“Mangiamoci il salame e stappiamo una bottiglia con un bel tappo di sughero!”
“Per essere le undici di mattina di domenica siamo messi male. Comunque ti capisco: tutto il giorno a fare conti, statistiche, bilanci; ci credo che possa venire una deviazione mentale. Forse potresti sfruttare questa questa tua dote per qualcosa di più importante.”
“Per esempio.”
“Andare al casinò o ad un quiz di Mike Bon...no, da lui non si può più, insomma un gioco a premi. E con i proventi andarci a fare un bel viaggio in una località esotica di fronte all'oceano e berci un succo con un tappino che ho stampato io, alla faccia loro! Non era male l'idea di una scuola per disimparare. La farei volentieri anch'io. Cosa guardi?”
“Le formiche, prima erano 39, ora sono 93. Dovrei trovare un sistema per dissuaderle dall'entrare in casa.”
“La Bayer ne ha trovati tanti.”
“Cerco di rispettare ogni forma vita.”
“Va beh. Lascia perdere, visto quello che stai mangiando...mi è venuta un'idea: andiamo a farci un giro in un luogo dove non è possibile contare nulla.”
“Non credo che esista.”
“Non ne sono così sicuro.”
Giulio prese la macchina o dopo alcune ore arrivarono in una vallata, scesero e proseguirono a piedi.
“Dove stiamo andando?” chiese Loris
“Aspetta e vedrai.”
Giunsero in una radura dove si stendeva un grande lago piatto come uno specchio. Presero una barchetta di legno lì attraccata e si avviarono verso il mezzo. Tolsero i remi e si sdraiarono a pancia in su con le mani dietro la nuca di fronte ad un limpido cielo azzurro.
“Finalmente qui possiamo non pensare ai numeri.”
“Hai ragione, non ne sento neanche la necessità, per la prima volta.”
Si appisolarono e si svegliarono verso l'imbrunire.
“Guarda che bel tramonto. E che nuvole! I colori vanno dal violaceo al giallo cromo, passando per il rosso fuoco” disse Giulio.
“In questo caso è un corpo unico che si muove...” rispose Loris.
“Non farti venire strane idee.”
Trascorse ancora del tempo...
“132, 133, 134, 135...”
“Cosa stai facendo?”
“Sto contando le stelle, non mi era mai successo.”
“Non credo che basterebbe una vita.”