[MI148] Francesca Ladavia
Posted: Sun Apr 11, 2021 7:57 pm
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Traccia di mezzanotte. Il carcere.
Che notte ho passato. Non ho chiuso occhio. Sono stravolta. Mi ritrovo senza neanche gli slip addosso, con le tette libere: sono praticamente nuda nel letto. Eppure, sono da due anni che vivo da sola e non divido il letto con nessuno.
Francesca... Il viso di lei mi ritorna in testa, violentemente; è lei l'artefice di questa notte agitata appena passata.
Ieri, Vittorio, il mio capo redattore, mi chiama nel suo ufficio; io penso: mi darà il nominativo del prossimo protagonista da intervistare per lo spazio culturale “ riscatti di vita”, dove raccontiamo storie di recupero sociale dopo l'esperienza del carcere.
Il capo, di pessimo umore e senza tante parole, mi rifila un foglietto con uno nome: Lady Language.
Io non capisco e chiedo, - Ma capo, chi è questa?- Lui risponde brusco, - di cosa ci occupiamo noi?-
Giro le spalle e vado via senza proferire parola; ma dentro me, ho una grande voglia di mandarlo al diavolo. Incontro nel corridoio Valerio e chiedo: ma tu sai qualcosa di questa Lady Language?
“ Credo che sia la solita persona uscita dalle patrie galere e che si è raddrizzata per bene”.
La solita storia di redenzione- penso io; d'altronde questi nominativi passano per dei canali ben organizzati. Mi metto a lavoro e scorgo sotto il nominativo un numero di telefono: chiamo.
Mi risponde una donna dalla voce suadente e io: “ buongiorno, sono Pamela della rivista Scorci di Vita e la chiamo per quella intervista”. Mi dà l'ora e il luogo dove vederci. Mi basta poco tempo per arrivare da lei; suono al campanello di quel che mi sembra un appartamento in zona signorile: penso: “ certo che di strada ne ha fatto se dal carcere è finita a vivere in questo posto”.
Eppoi... ecco la porta aprirsi e questa donna avvolta da veli di chiffon: rimango paralizzata.
Mi appare come una Venere e mi invita a entrare. Come si volta di spalle noto la trasparenza dei veli che mostrano un corpo da sballo. Ci sediamo rispettivamente su comode poltroncine stile Filippo, o Luigi, non ricordo. Lei prende ad accavallare le gambe; prima la destra sulla sinistra, poi la sinistra sulla destra. Un gioco di gambe che mostra spregiudicatamente il rosa dei suoi slip. Io tentenno; mi sento parecchio imbarazzata. E' lei a rompere il ghiaccio dicendo “ la facciamo questa intervista? A proposito non ci siamo neanche presentate! Io sono Francesca”.
Io prendo coraggio: “ piacere, io sono Pamela, ci siamo sentite per telefono. Vogliamo cominciare dalla esperienza del carcere?”
“ Il carcere?”, esclama lei visibilmente colpita. “ Sì! Dal carcere, come saprai noi ci occupiamo di raccogliere storie di riscatto sociale da inserire nella nostra rivista ”.
“ Non capisco Pamela. Pensavo che era una intervista sul mio personaggio, sulla mia vita da Star del cinema porno; pensavo che volevi parlare di questo”. Io mi sento prendere fuoco, balbetto, sapere di trovarmi di fronte una porno Star mi destabilizza. Ancora una volta è lei che prende in mano le redini del discorso con una sonora risata: “ ma allora non scrivi per quelle riviste di sole donne che tanto amano i miei film, che vedono il riscatto femminile in una consapevole scelta sessuale: sei solo una salvatrice di anime perse e redente “. Io scuoto la testa e sento che devo reagire: “ ma sei stata in carcere, sì o no?”.
“ Ma certo che sono stata in carcere, la mia vita è pure cambiata grazie a quella esperienza. Sai che penso? Che sia stato il mio nome e cognome che mi abbiano portato a fare certe scelte”.
“ In che senso? Spiegati “, faccio io.
“ Solo quando ho raggiunto i quindici anni ho capito il senso delle battute che mi rivolgevano i miei compagni di scuola delle superiori. L'appello di chi era presente scatenava sempre le ridarelle di alcuni. Quando il prof chiamava - Francesca Ladavia!-, ne sentivo di ogni genere e qualcuno esultava gridando- evviva- finalmente che qualcuna la da via. Non ti dico l'imbarazzo che provavo in quelle allusive parole. Poi mi feci ragione di ciò e imparai a rispondere con un “ state freschi- oppure, fattela dare da tua sorella ".
“ Comincio a capire, Francesca. Sei incappata nel gioco maschilista più becero, a riguardo di apprezzamenti.”
“ Quando sanno come ti chiami, qualsiasi parola che pronunci viene usata per questo tipo di approccio. Mi misi a lavorare perché abbandonai il liceo; non sono mai stata predisposta allo studio.
Alla fine ho dato retta al fatto che se sei troppo bella sei sprecata per lo studio. Mi ritrovai a fare la segretaria in uno studio di consulenza finanziaria e credimi, dare un semplice appuntamento al cliente per una consulenza, diventava un momento di imbarazzo. Gli uomini.. Gli uomini... Una volta uno mi chiese di fissargli una data a stretto giro di ore, e io risposi, “ mi dispiace, non ho un buco libero “. Questo, con una ridarella rispose, “ non ne avevo dubbio; capisco che è impegnata da tutte le parti”. Da subito non capii, ma poi, aver pronunciato che non avevo un buco libero è stato preso per farne apprezzamenti pesanti. Comunque, all'età di sedici anni, alla fine, l'ho proprio data via al primo cretino che mi apparve gentile e sincero. E così che ho cominciato a bazzicare con personaggi della malavita, dato che vivevo da sola ed ero andata via di casa. Il miraggio dei soldi facili mi spinse a vivere di appuntamenti con uomini felicemente sposati. Ma con i soldi iniziarono anche i guai; il primo arresto, il secondo, e poi alla fine con il terzo paghi tutto assieme e mi si aprirono le porte del carcere”.
Comincio a vedere Francesca sotto la veste umana e la lascio parlare mentre scrivo sul taccuino qualche appunto e tengo sottocchio il registratore. “ E poi?”, chiedo.
“ In carcere conobbi Desirè, con cui strinsi da subito una forte amicizia. Lei era dentro per la stessa cosa, anche lei aveva appena diciannove anni. Ci fu subito qualcosa tra noi, e tra una doccia e l'altra fatta assieme, alla fine ci ritrovammo una tra le braccia dell'altra, e spesso, allargavamo le ammucchiate a chi si voleva unire a noi. Tutto è iniziato dal carcere. La nostra scelta di darci al cinema lesbo, appena uscite per buona condotta; e poi l'incontro con la nostra regista e il successo inatteso “.
“ Ma allora Lady Language è il tuo nome d'arte e Desirè è la tua partner!”.
“ Sì! Io e lei abbiamo girato assieme con altre cinque ragazze il film “ Tutte insieme appassionatamente”, e il film “ Carezze a mani libere”, “ Caverne proibite” e ..”
“ Sì! Sì! immagino Francesca, i titoli danno ben l'idea dell'argomento”, esclamo, mentre una naturale risata sgorga dalla mia bocca come acqua naturale di sorgente, e Francesca è lì a raccogliermi tra le mani e ingerirmi. Mi sento sciogliere da ogni tabù, da ogni pregiudizio.
Sento che parlare liberamente di sesso tra noi donne è un argomento attraente.
Dopo due ore passate a chiacchierare e bere infusi orientali ora ci passiamo anche una canna.
Ma il tempo a disposizione finisce e mi rendo conto che poco le ho chiesto dell'esperienza del carcere. Ma la vedo felice e serena: inutile rivangare quei giorni tristi che sicuramente avrà vissuto con l'arresto e la detenzione. Capisco che a tutti gli effetti, in modo seppur anomalo, il carcere le ha cambiato in meglio la vita. L'amore che ha trovato in Desirè e la scelta di fare l'attrice porno, in fin dei conti, è stata la ramazza con cui ha spazzato via quella Francesca Ladavia che non aveva mai un buco libero a disposizione per una genia di uomini ignoranti.
L'abbraccio forte mentre lei mi chiede: “ cosa scriverai di me? “ " Non saprei Francesca; lasciami pensare, ti farò sapere”.
Dopo questa notte non ho nessuna intenzione di raccontare la storia di Francesca a quella testa di cazzo di Vittorio. Credo che sarebbe in grado di sviare qualsiasi lettore e fare di lei una povera donna illusa dal lavoro osceno. Non credo che la gente sarebbe in grado di capire.
E poi... io nuda a tette all'aria, su questo letto ancora caldo, non fa altro che farmi pensare a lei.
Traccia di mezzanotte. Il carcere.
Che notte ho passato. Non ho chiuso occhio. Sono stravolta. Mi ritrovo senza neanche gli slip addosso, con le tette libere: sono praticamente nuda nel letto. Eppure, sono da due anni che vivo da sola e non divido il letto con nessuno.
Francesca... Il viso di lei mi ritorna in testa, violentemente; è lei l'artefice di questa notte agitata appena passata.
Ieri, Vittorio, il mio capo redattore, mi chiama nel suo ufficio; io penso: mi darà il nominativo del prossimo protagonista da intervistare per lo spazio culturale “ riscatti di vita”, dove raccontiamo storie di recupero sociale dopo l'esperienza del carcere.
Il capo, di pessimo umore e senza tante parole, mi rifila un foglietto con uno nome: Lady Language.
Io non capisco e chiedo, - Ma capo, chi è questa?- Lui risponde brusco, - di cosa ci occupiamo noi?-
Giro le spalle e vado via senza proferire parola; ma dentro me, ho una grande voglia di mandarlo al diavolo. Incontro nel corridoio Valerio e chiedo: ma tu sai qualcosa di questa Lady Language?
“ Credo che sia la solita persona uscita dalle patrie galere e che si è raddrizzata per bene”.
La solita storia di redenzione- penso io; d'altronde questi nominativi passano per dei canali ben organizzati. Mi metto a lavoro e scorgo sotto il nominativo un numero di telefono: chiamo.
Mi risponde una donna dalla voce suadente e io: “ buongiorno, sono Pamela della rivista Scorci di Vita e la chiamo per quella intervista”. Mi dà l'ora e il luogo dove vederci. Mi basta poco tempo per arrivare da lei; suono al campanello di quel che mi sembra un appartamento in zona signorile: penso: “ certo che di strada ne ha fatto se dal carcere è finita a vivere in questo posto”.
Eppoi... ecco la porta aprirsi e questa donna avvolta da veli di chiffon: rimango paralizzata.
Mi appare come una Venere e mi invita a entrare. Come si volta di spalle noto la trasparenza dei veli che mostrano un corpo da sballo. Ci sediamo rispettivamente su comode poltroncine stile Filippo, o Luigi, non ricordo. Lei prende ad accavallare le gambe; prima la destra sulla sinistra, poi la sinistra sulla destra. Un gioco di gambe che mostra spregiudicatamente il rosa dei suoi slip. Io tentenno; mi sento parecchio imbarazzata. E' lei a rompere il ghiaccio dicendo “ la facciamo questa intervista? A proposito non ci siamo neanche presentate! Io sono Francesca”.
Io prendo coraggio: “ piacere, io sono Pamela, ci siamo sentite per telefono. Vogliamo cominciare dalla esperienza del carcere?”
“ Il carcere?”, esclama lei visibilmente colpita. “ Sì! Dal carcere, come saprai noi ci occupiamo di raccogliere storie di riscatto sociale da inserire nella nostra rivista ”.
“ Non capisco Pamela. Pensavo che era una intervista sul mio personaggio, sulla mia vita da Star del cinema porno; pensavo che volevi parlare di questo”. Io mi sento prendere fuoco, balbetto, sapere di trovarmi di fronte una porno Star mi destabilizza. Ancora una volta è lei che prende in mano le redini del discorso con una sonora risata: “ ma allora non scrivi per quelle riviste di sole donne che tanto amano i miei film, che vedono il riscatto femminile in una consapevole scelta sessuale: sei solo una salvatrice di anime perse e redente “. Io scuoto la testa e sento che devo reagire: “ ma sei stata in carcere, sì o no?”.
“ Ma certo che sono stata in carcere, la mia vita è pure cambiata grazie a quella esperienza. Sai che penso? Che sia stato il mio nome e cognome che mi abbiano portato a fare certe scelte”.
“ In che senso? Spiegati “, faccio io.
“ Solo quando ho raggiunto i quindici anni ho capito il senso delle battute che mi rivolgevano i miei compagni di scuola delle superiori. L'appello di chi era presente scatenava sempre le ridarelle di alcuni. Quando il prof chiamava - Francesca Ladavia!-, ne sentivo di ogni genere e qualcuno esultava gridando- evviva- finalmente che qualcuna la da via. Non ti dico l'imbarazzo che provavo in quelle allusive parole. Poi mi feci ragione di ciò e imparai a rispondere con un “ state freschi- oppure, fattela dare da tua sorella ".
“ Comincio a capire, Francesca. Sei incappata nel gioco maschilista più becero, a riguardo di apprezzamenti.”
“ Quando sanno come ti chiami, qualsiasi parola che pronunci viene usata per questo tipo di approccio. Mi misi a lavorare perché abbandonai il liceo; non sono mai stata predisposta allo studio.
Alla fine ho dato retta al fatto che se sei troppo bella sei sprecata per lo studio. Mi ritrovai a fare la segretaria in uno studio di consulenza finanziaria e credimi, dare un semplice appuntamento al cliente per una consulenza, diventava un momento di imbarazzo. Gli uomini.. Gli uomini... Una volta uno mi chiese di fissargli una data a stretto giro di ore, e io risposi, “ mi dispiace, non ho un buco libero “. Questo, con una ridarella rispose, “ non ne avevo dubbio; capisco che è impegnata da tutte le parti”. Da subito non capii, ma poi, aver pronunciato che non avevo un buco libero è stato preso per farne apprezzamenti pesanti. Comunque, all'età di sedici anni, alla fine, l'ho proprio data via al primo cretino che mi apparve gentile e sincero. E così che ho cominciato a bazzicare con personaggi della malavita, dato che vivevo da sola ed ero andata via di casa. Il miraggio dei soldi facili mi spinse a vivere di appuntamenti con uomini felicemente sposati. Ma con i soldi iniziarono anche i guai; il primo arresto, il secondo, e poi alla fine con il terzo paghi tutto assieme e mi si aprirono le porte del carcere”.
Comincio a vedere Francesca sotto la veste umana e la lascio parlare mentre scrivo sul taccuino qualche appunto e tengo sottocchio il registratore. “ E poi?”, chiedo.
“ In carcere conobbi Desirè, con cui strinsi da subito una forte amicizia. Lei era dentro per la stessa cosa, anche lei aveva appena diciannove anni. Ci fu subito qualcosa tra noi, e tra una doccia e l'altra fatta assieme, alla fine ci ritrovammo una tra le braccia dell'altra, e spesso, allargavamo le ammucchiate a chi si voleva unire a noi. Tutto è iniziato dal carcere. La nostra scelta di darci al cinema lesbo, appena uscite per buona condotta; e poi l'incontro con la nostra regista e il successo inatteso “.
“ Ma allora Lady Language è il tuo nome d'arte e Desirè è la tua partner!”.
“ Sì! Io e lei abbiamo girato assieme con altre cinque ragazze il film “ Tutte insieme appassionatamente”, e il film “ Carezze a mani libere”, “ Caverne proibite” e ..”
“ Sì! Sì! immagino Francesca, i titoli danno ben l'idea dell'argomento”, esclamo, mentre una naturale risata sgorga dalla mia bocca come acqua naturale di sorgente, e Francesca è lì a raccogliermi tra le mani e ingerirmi. Mi sento sciogliere da ogni tabù, da ogni pregiudizio.
Sento che parlare liberamente di sesso tra noi donne è un argomento attraente.
Dopo due ore passate a chiacchierare e bere infusi orientali ora ci passiamo anche una canna.
Ma il tempo a disposizione finisce e mi rendo conto che poco le ho chiesto dell'esperienza del carcere. Ma la vedo felice e serena: inutile rivangare quei giorni tristi che sicuramente avrà vissuto con l'arresto e la detenzione. Capisco che a tutti gli effetti, in modo seppur anomalo, il carcere le ha cambiato in meglio la vita. L'amore che ha trovato in Desirè e la scelta di fare l'attrice porno, in fin dei conti, è stata la ramazza con cui ha spazzato via quella Francesca Ladavia che non aveva mai un buco libero a disposizione per una genia di uomini ignoranti.
L'abbraccio forte mentre lei mi chiede: “ cosa scriverai di me? “ " Non saprei Francesca; lasciami pensare, ti farò sapere”.
Dopo questa notte non ho nessuna intenzione di raccontare la storia di Francesca a quella testa di cazzo di Vittorio. Credo che sarebbe in grado di sviare qualsiasi lettore e fare di lei una povera donna illusa dal lavoro osceno. Non credo che la gente sarebbe in grado di capire.
E poi... io nuda a tette all'aria, su questo letto ancora caldo, non fa altro che farmi pensare a lei.