Di cosa parlano i vecchi

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Se devo essere sincero non tutti i miei pomeriggi sono indimenticabili. A volte faccio anche tre gol di fila e Paolo rimane impalato con le braccia aperte a guardare il pallone che torna verso di me dopo aver capito che ho già tirato e lui è stato troppo lento, ma per lo più fino a sera gironzoliamo per le vie del paese a parlare di ragazze fino a stufarci. Le frasi che usiamo per descrivere quello che faremo con loro quando ci saremo fidanzati sono sempre le stesse e finisce che ci annoiamo.
Posso allontanarmi poco da casa perché il mio motorino consuma quanto un pittore dopo che gli hanno comprato una crosta, quindi se calcolo male le distanze rischio di rimanere a piedi tra un paese mezzo disabitato e la casa di un matto.
Siamo pieni di matti da queste parti. Davvero. A volte ne vedo passare uno da lontano e, se mio padre è nei paraggi, me lo indica e mi dice di starci attento e di girare al largo. Non ha mai tempo per darmi spiegazioni su quelle persone, oppure non vuole farlo, così io accenno un sì con la testa per fargli distogliere da me lo sguardo severo e riprendo a pensare ai fatti miei.
L’unica volta che mi ha descritto uno di questi matti ha detto solo che indossa gli stessi cenci da chissà quanti anni e che abita in una catapecchia umida con sua moglie. Ho immaginato che si riferisse al rudere del vecchio mulino, perché una volta mi è parso di vedere un’ombra che attraversava il portone scassato, ma io col cavolo che mi sono avvicinato per vedere chi fosse. Di sicuro quando piove forte quei due poveracci, ammesso che davvero vivano tra quelle macerie, devono rintanarsi altrove: quei muri scalcinati reggono a mala pena quel poco che è rimasto del tetto.
Al bar del paese avevo sentito di un altro tizio, un vecchio che collezionava vipere nei vasetti per le conserve e le teneva sulla mensola del caminetto finché non morivano di fame. Probabilmente gli piaceva, di sera, godersi una tazza di caffè e un telequiz in compagnia di quelle bestiole, mentre queste lo guardavano malevole e fredde attraverso i vetri. Per questo passava le mattinate a ribaltare massi e scrutare le pietraie, in cerca di compagnia e intrattenimento. Una sera sul tardi questo tizio per sbaglio ha fatto cadere a terra uno di questi vasetti, che è volato in pezzi. Chissà cosa doveva avere in testa: non credo stesse riordinando o pulendo casa perché di sicuro non è il genere di persona che sa che non è bello lasciar depositare due dita di polvere sui mobili, ad ogni modo non si ricordava più se quel vasetto fosse stato vuoto o pieno. Per terra si vedevano solo cocci, e le piastrelle del pavimento erano tutte sconnesse e irregolari, perciò alla luce del fuoco ogni ombra poteva essere il bordo di una pietra oppure un rettile pronto ad affondare i suoi denti in qualcosa di morbido. Per quel che ne sapeva poteva essersi rannicchiata dietro il water, oppure sotto il letto. Il matto decise che il vasetto doveva essere stato vuoto e si mise a raccogliere i vari frammenti a mani nude e poi, quando ebbe finito, se ne andò a dormire.
È per via di questa storia che gli hanno dato del matto; perché la mattina seguente la raccontò al bar tutto contento, e qualcuno è persino riuscito a vedere di persona i suoi vasetti con dentro serpenti rinsecchiti dalle bocche spalancate.
Ma adesso vengo al punto.
Un paio di anni fa se n’è andato mio nonno. Non era né un tipo simpatico ma nemmeno uno di quei vecchi brontoloni insopportabili. Non lo ricordo per qualcosa in particolare, ma piuttosto per come mio padre ha descritto a mia madre le sue ultime ore. Grazie papà, per avere marchiato per sempre la mia immaginazione dipingendo l’immagine di un anziano terrorizzato che cerca disperatamente l’ossigeno. È andato avanti così per tutto il pomeriggio, prima di cadere finalmente in coma e morire l’indomani. Mio padre lo ha potuto vedere attraverso un vetro, a intervalli di un paio d’ore.
Questa cosa è diventata una specie di ossessione per me, tenuto conto di come è cambiato mio padre da allora. Quel brutto spettacolo deve avergli rimescolato qualcosa dentro.
Questa storia mi ha fatto capire che Dio ha in serbo per ciascuno di noi un bel piatto di sterco fumante, giusto giusto a fine pasto. E la cosa mi fa arrabbiare e mi spaventa. Soprattutto mi spaventa. Non puoi vivere nella convinzione che, quando sarà la tua ora, finirai con una morte orribile. Soffocato. O affogato. O che subirai un altro tipo di morte, magari peggiore.
Avevo cominciato ad osservare con curiosità le persone anziane perché mi è venuta un’idea fissa che mi si è fissata in testa, riguardo alle persone di una certa età. Eccola qui. Di che accidente parlano tra di loro? Voglio dire: di cosa parlano realmente, magari quando i più giovani non ascoltano? Io ho una mia idea, e aspettate a dire che sono fuori di testa.
Quando non parlano di malattie e di medicinali, di cose capitate ai loro conoscenti e di notizie lette o riportate a voce, quando non parlano di calcio, di politica o di gente che se n’è andata all’altro mondo da anni, quando non ingannano il tempo con questi argomenti da quattro soldi, mi sono convinto del fatto che debbano parlare di come affrontare gli ultimi momenti della vita. E non si dicono di certo di raccomandare l’anima al Creatore o cose di questo genere. Seguite il mio ragionamento: è da millenni che la gente muore, non crederete che la gente, arrivata ad una certa età, si limiti ad aspettare la morte ingannando l’attesa cucinando e guardando la televisione. Perché mai dovrebbero farlo? Per amore della sorpresa? No. I vecchi sanno qualcosa, e si scambiano informazioni al riguardo. Magari sanno come spegnere il cervello prima che cominci l’agonia finale, oppure come vivere per sempre, solo per fare degli esempi.
Al vecchio matto delle vipere non mi ero mai avvicinato, più per paura che gli uscisse qualche serpente dalle maniche della giacca sbrindellata, che per paura degli scapaccioni di mio padre, ma mi è venuto in mente che forse avrebbe potuto essere così matto da infrangere il patto segreto degli anziani. Così matto da dirmi il loro segreto.
Ho parlato di tutte queste mie idee a Paolo, e quel cretino mi ha anticipato ed è andato al bar a cercare il vecchio. Dopo dieci minuti l’ho visto uscire di corsa e venirmi incontro con un entusiasmo che non gli avevo mai visto. Mi ha detto che aveva parlato della cosa al vecchio e che quello era disposto a rispondere a tutte le nostre domande sulla morte. Sarebbe bastato che l’indomani avessimo bussato alla sua porta nel primo pomeriggio e ci avrebbe rivelato tutto.
Tutta la mia curiosità evaporò in meno di un secondo. Mi sentii gelare. La prima cosa a cui pensai fu come l’avrebbe presa dopo aver capito che gli avevamo dato buca: perché col cavolo che avrei voluto trovarmi in una stanza da solo con lui, anche se con me ci sarebbe stato Paolo. Quella notte non chiusi occhio, immaginandomi tutto quello che il pomeriggio successivo avrei potuto vedere o ascoltare. Oppure, peggio, subire fisicamente. Mi venne in mente che quasi sicuramente a un matto come lui nessuno poteva aver rivelato un segreto così importante, e che io e Paolo eravamo destinati a fare un buco nell’acqua. Inoltre come avrebbe reagito mio padre, dopo aver saputo del nostro accordo?
La mattina dopo, quando ormai avevo preso la decisione che non mi sarei presentato a casa del vecchio, mentre scendevo in cucina per il pranzo, sentii mio padre raccontare a mia madre che i boscaioli avevano trovato il vecchio matto delle vipere in mezzo ai cespugli, con la faccia gonfia e due fori da morso su una guancia. Lo avevano portato in paese ma era troppo tardi. La prima cosa che mi venne in mente fu la combriccola di vecchi seduta ai tavoli del bar, sempre lì a giocare a carte bestemmiando e guardare male gli altri. Era stato protetto il segreto o ero stato protetto io?
Tirai un respiro di sollievo ma avevo comunque perso l’appetito.

Re: Di cosa parlano i vecchi

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RicMan ha scritto: perché mi è venuta un’idea fissa che mi si è fissata in testa


meglio: perché mi è venuta un'idea che mi si è fissata in testa
Ho trovato molto bello il tuo racconto, parli di una di quelle "curiosità" adolescenziali che rendono capaci di gesti arditi o coraggiosi (come quello di superare la paura e andare a casa del vecchio pazzo, perché è ovvio che ci sarebbe andato). La morte è quel grande mistero che tutti vorremmo conoscere, e chissà se i vecchi sanno davvero qualcosa in più rispetto ai giovani, anzi è certo, loro – raggiunta una certa età – acquisiscono una "vista" diversa, la loro mente comincia ad abbandonare il nostro mondo e, per loro è, l'inizio di un cammino solitario ma non di solitudine.  
Mi  sono piaciute molte espressioni, come ad esempio:
RicMan ha scritto: Posso allontanarmi poco da casa perché il mio motorino consuma quanto un pittore dopo che gli hanno comprato una crosta, quindi se calcolo male le distanze rischio di rimanere a piedi tra un paese mezzo disabitato e la casa di un matto.


Nonostante i luoghi (bar/paese) e i personaggi (i vecchi che giocano a carte/ i poveri/ ipazzi) potrebbero sembrare sfruttatissimi, tu hai saputo raccontarli con quella fantasia narrativa, quella seduzione della parola che mi piace sempre trovare in un testo. Personalmente sono più attratta dal modo in cui vengono raccontate le storie che le trame in sé. 
Avrei solo spezzato qua e là i periodi andando a capo, per dare più spazio ed evidenza ai vari periodi come ad esempio qui:
RicMan ha scritto: esto genere. Seguite il mio ragionamento:
Avrei messo il paragrafo che comincia con Seguite a capo 

Detto questo, spero di rileggerti ancora, lo farò con immenso piacere.

Re: Di cosa parlano i vecchi

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RicMan ha scritto: fino a sera gironzoliamo per le vie del paese a parlare di ragazze fino a stufarci.
La parola fino ritorna un pò troppo spesso. Cercherei di variare la formula.
RicMan ha scritto: il mio motorino consuma quanto un pittore dopo che gli hanno comprato una crosta
Similitudine interessante (decisamente 'beat') ma anche abbastanza difficile da focalizzare. Proverei a semplificarla un pò.

Caro @RicMan 
Questo tuo racconto ha un pregio notevole ed è quello di adoperare un tono colloquiale e fanciullesco, rubando il registro linguistico di un adolescente di un piccolo paese di provincia. Il risultato è un miscuglio curioso di colloquialità spiccia, onestà spartana da ragazzacci e bizzarre rivelazioni di paese. Mi fa venire in mente a tratti l'antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, dove i personaggi del paese (fra cui anche il proverbiale matto) si affacciano e si presentano in prima persona, come hai fatto tu.
Tutto questo calato nello spazio della nostra cultura di paese, costituisce un divertente racconto da leggere tutto d'un fiato.
Piacevole. Se opportunamente sviluppato in un testo più lungo, ha il potenziale necessario a divertire e intrattenere sapientemente.
Da rileggere.

Che dire: ora mi hai incuriosito ;)
A rileggerci!

Re: Di cosa parlano i vecchi

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ciao @RicMan . Un racconto fondato su un argomento suggestivo.

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Se devo essere sincero non tutti i miei pomeriggi sono indimenticabili. A volte faccio anche tre gol di fila e Paolo rimane impalato con le braccia aperte a guardare il pallone che torna verso di me dopo aver capito che ho già tirato e lui è stato troppo lento, ma per lo più fino a sera gironzoliamo per le vie del paese a parlare di ragazze fino a stufarci. 
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Non sono un asso della punteggiatura, ma, credo che queste frasi siano troppo lunghe. Poi ci sono delle scene, come quella dell'ipotetica giocata a pallone, che non è ben descritta. C'è un po troppo di tutto.
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Siamo pieni di matti da queste parti. Davvero.
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Osservazione che mi pare efficace per suscitare curiosità.
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L’unica volta che mi ha descritto uno di questi matti ha detto solo che indossa gli stessi cenci da chissà quanti anni e che abita in una catapecchia umida con sua moglie. Ho immaginato che si riferisse al rudere del vecchio mulino, perché una volta mi è parso di vedere un’ombra che attraversava il portone scassato, ma io col cavolo che mi sono avvicinato per vedere chi fosse. Di sicuro quando piove forte quei due poveracci, ammesso che davvero vivano tra quelle macerie, devono rintanarsi altrove: quei muri scalcinati reggono a mala pena quel poco che è rimasto del tetto.

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Noto che come voce narrante stai molto sulla difensiva quando parli dei " matti". Sembra che, da una parte ne hai paura e dall'altra, ne subisci un certo fascino. Questa posizione, a mio parere, è molto ambigua e infantile, dato che non si capisce l'età del tuo personaggio.
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Al bar del paese avevo sentito di un altro tizio, un vecchio che collezionava vipere nei vasetti per le conserve e le teneva sulla mensola del caminetto finché non morivano di fame. Probabilmente gli piaceva, di sera, godersi una tazza di caffè e un telequiz in compagnia di quelle bestiole, mentre queste lo guardavano malevole e fredde attraverso i vetri. Per questo passava le mattinate a ribaltare massi e scrutare le pietraie, in cerca di compagnia e intrattenimento.

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Questo " tizio" parrebbe il personaggio centrale del racconto. Pare ben focalizzato, anche se, le informazioni sul suo modo strano di vivere, passino dal vociferare del bar del paese. In questo caso, viene meno il peso della voce narrante.
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È per via di questa storia che gli hanno dato del matto; perché la mattina seguente la raccontò al bar tutto contento, e qualcuno è persino riuscito a vedere di persona i suoi vasetti con dentro serpenti rinsecchiti dalle bocche spalancate.
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Qui vedo un uso diverso dei tempi: passi dal passato al presente:  io rivedrei i tempi.
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Ma adesso vengo al punto.
Un paio di anni fa se n’è andato mio nonno. Non era né un tipo simpatico ma nemmeno uno di quei vecchi brontoloni insopportabili. Non lo ricordo per qualcosa in particolare, ma piuttosto per come mio padre ha descritto a mia madre le sue ultime ore. Grazie papà, per avere marchiato per sempre la mia immaginazione dipingendo l’immagine di un anziano terrorizzato che cerca disperatamente l’ossigeno. È andato avanti così per tutto il pomeriggio, prima di cadere finalmente in coma e morire l’indomani. Mio padre lo ha potuto vedere attraverso un vetro, a intervalli di un paio d’ore.
Questa cosa è diventata una specie di ossessione per me, tenuto conto di come è cambiato mio padre da allora. Quel brutto spettacolo deve avergli rimescolato qualcosa dentro.
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Questo spezzone di vita è troppo remota per aver usato il presente. Magari è stata una tua scelta per dare più immediatezza visiva al racconto, vedendo che hai usato molto il tempo presente. Questione di impostazione direi, certo ognuno fa una scelta ben precisa. Ma in questo rincorrersi di presente e passato, io personalmente rimango confuso nell'assaporare quella che parrebbe un racconto al presente di fatti passati.

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Questa storia mi ha fatto capire che Dio ha in serbo per ciascuno di noi un bel piatto di sterco fumante, giusto giusto a fine pasto.
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Questa affermazione mi pare fuori luogo e non affine a a come parrebbe esprimersi la voce narrante. Mi pare troppo forte e acida per uno che appare molto infantile. 
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Avevo cominciato ad osservare con curiosità le persone anziane perché mi è venuta un’idea fissa che mi si è fissata in testa, riguardo alle persone di una certa età. Eccola qui. Di che accidente parlano tra di loro? Voglio dire: di cosa parlano realmente, magari quando i più giovani non ascoltano? Io ho una mia idea, e aspettate a dire che sono fuori di testa.
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Anche qui si nota l'impostazione dei tempi che oscilla tra passato e presente.
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Tutta la mia curiosità evaporò in meno di un secondo. Mi sentii gelare. La prima cosa a cui pensai fu come l’avrebbe presa dopo aver capito che gli avevamo dato buca: perché col cavolo che avrei voluto trovarmi in una stanza da solo con lui, anche se con me ci sarebbe stato Paolo. Quella notte non chiusi occhio, immaginandomi tutto quello che il pomeriggio successivo avrei potuto vedere o ascoltare. Oppure, peggio, subire fisicamente. Mi venne in mente che quasi sicuramente a un matto come lui nessuno poteva aver rivelato un segreto così importante, e che io e Paolo eravamo destinati a fare un buco nell’acqua. Inoltre come avrebbe reagito mio padre, dopo aver saputo del nostro accordo?
La mattina dopo, quando ormai avevo preso la decisione che non mi sarei presentato a casa del vecchio, mentre scendevo in cucina per il pranzo, sentii mio padre raccontare a mia madre che i boscaioli avevano trovato il vecchio matto delle vipere in mezzo ai cespugli, con la faccia gonfia e due fori da morso su una guancia. Lo avevano portato in paese ma era troppo tardi. La prima cosa che mi venne in mente fu la combriccola di vecchi seduta ai tavoli del bar, sempre lì a giocare a carte bestemmiando e guardare male gli altri. Era stato protetto il segreto o ero stato protetto io?
Tirai un respiro di sollievo ma avevo comunque perso l’appetito.
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In definitiva il focus argomentativo è buono. Dal mio punto di vista, potrei anche sbagliarmi, non è impostato bene nella scelta usata del tempo verbale.  Credo che avresti dovuto fare una scelta decisa, o al massimo, limitare tale intreccio. ciao 
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: Di cosa parlano i vecchi

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RicMan ha scritto: mer apr 07, 2021 10:11 amSe devo essere sincero non tutti i miei pomeriggi sono indimenticabili.
una virgola dopo "sincero"
RicMan ha scritto: mer apr 07, 2021 10:11 am mala pena
tutto attaccato

RicMan ha scritto: mer apr 07, 2021 10:11 amPer questo passava le mattinate a ribaltare massi e scrutare le pietraie, in cerca di compagnia e intrattenimento.
Un paragrafo proprio divertente, tra i tanti. Bravo!
RicMan ha scritto: mer apr 07, 2021 10:11 amÈ per via di questa storia che gli hanno dato del matto; perché la mattina seguente la raccontò al bar tutto contento, e qualcuno è persino riuscito a vedere di persona i suoi vasetti con dentro serpenti rinsecchiti dalle bocche spalancate.
Nel contesto, credo sia preferibile il trapassato remoto: "e qualcuno era persino riuscito..."
RicMan ha scritto: mer apr 07, 2021 10:11 amAvevo cominciato ad osservare con curiosità le persone anziane perché mi è era venuta un’idea fissa che mi si è fissata in testa, riguardo alle persone di una certa età. Eccola qui. Di che accidente parlano tra di loro? Voglio dire: di cosa parlano realmente, magari quando i più giovani non ascoltano? Io ho una mia idea, e aspettate a dire che sono fuori di testa.
RicMan ha scritto: mer apr 07, 2021 10:11 amQuando non parlano di malattie e di medicinali, di cose capitate ai loro conoscenti e di notizie lette o riportate a voce, quando non parlano di calcio, di politica o di gente che se n’è andata all’altro mondo da anni, quando non ingannano il tempo con questi argomenti da quattro soldi, mi sono convinto del fatto che debbano parlare di come affrontare gli ultimi momenti della vita. 
Penso che qui sopra dovresti modificare, inserendo anche la gente deceduta con meno anni di loro o alla loro età, perché è di questi che parlano tanto, e a ragion veduta. Perché significa che la loro ora si avvicina.

Mi è piaciuto tanto, questo racconto, @RicMan  :)

Scrivi con una corretta sintassi e grammatica. Il tuo stile è chiaro e attraversato da un'ironia intelligente e garbata.
Il racconto si legge con interesse, tutto d'un fiato, coerente e ben impostato, senza sbavature.
Ben tratteggiato il protagonista, che sembra essere un pre-adolescente, o al massimo tredicenne, ma dipende anche dall'epoca del racconto in cui lo inserisci.

Certamente originale la trama del tuo racconto: per me è una delle cose principali da perseguire, perciò tanti complimenti per questo.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Di cosa parlano i vecchi

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Ciao @bestseller2020 , grazie per la lettura ed i commenti. Non mi ero reso conto di aver cambiato il tempo della narrazione. Nel finale ho usato il passato remoto perché (entusiasta per aver trovato un finale), l'ho scritto "in blocco" e, anche nel rileggerlo, non ho notato gli errori. Correggo subito.

Ciao @Poeta Zaza , grazie mille per i consigli ed i complimenti!  Mi devo appendere un cartello sopra il computer: "Controlla l'uso dei tempi!".

A presto.

RC

Re: Di cosa parlano i vecchi

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Molto molto carino, @RicMan, sia per l'argomento che per la voce. L'unica pecca che trovo riguarda i tempi verbali, che sono confusi di qua e di là, e qualche ripetizione, ma niente che tu non possa risolvere rileggendo. 
Secondo me vale la pena riprendere in mano questo racconto e dargli spazio, i personaggi sono interessanti, abbastanza da volerne sapere di più, e anche il luogo in cui li fai muovere. Non mi è chiaro in che anno siamo, ma forse in un paese del genere ha poca importanza  :)
https://www.edizioniel.com/prodotto/lan ... 866568070/
https://www.edizionipiuma.com/it/i-disobbedienti/
Linda e la montagna di fuoco

Re: Di cosa parlano i vecchi

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Bravo, molto bello davvero. Negli accenni alle case diroccate e in tutta la storia della vipera mi ha ricordato quel capolavoro che è "La pioggia gialla" di Llamanzares (se non l'hai letto corri a farlo). 

Ti lascio solo alcune notazioni.

Mi piace molto l'incipit , non accade granché, come del resto in tutto il racconto (ma questo per me non è un problema), ma veicoli bene atmosfera e ambientazione.

"a1 largo"= refuso.

Non mi piace l'espressione "bordo di una vipera". Una vipera non ha un bordo, direi. Forse "sagoma", "silhouette" o qualcosa di simile sarebbe meglio.

"Avessimo bussato" secondo me è la forma verbale sbagliata. Io userei "bussassimo" o, ancora meglio, "andassimo a bussare". 

"Buco nell'acqua". Qui esprimo una mia preferenza personale: eviterei in ogni modo l'uso di modi dire. Appiattiscono la scrittura banalizzandola, secondo me. Hai scritto molto bene in tutto il racconto, credo potresti trovare un modo di sostituire quest'espressione con qualcosa di tuo originale. 

Comunque ti rinnovo i miei complimenti. 

Re: Di cosa parlano i vecchi

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Grazie del commento @Kikki , hai ragione sui tempi verbali, infatti me lo stanno facendo notare in molti, accidenti!

Grazie @Tracker .  Non ho capito il refuso di "al largo", io lo visualizzo correttamente, senza l'1. Tu lo vedi diverso?
Ho scritto "bordo di una pietra", non "di una vipera" ;)  
"Buco nell'acqua" non é granché, in effetti... posso trovare qualcosa di meglio!

Grazie ancora a tutti per la lettura e il tempo dedicatomi!

RC

Re: Di cosa parlano i vecchi

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@RicMan ma che piacere leggere questo racconto.  Mi è piaciuto tutto quanto, ritmo, contenuto e atmosfera che hai reso ottimamente. Essendo un laboratorio ti segnalo alcune cose da rivedere ma nulla toglie al gradimento di questa lettura. 

Il titolo è buono e incuriosisce. Ti ho letto perché ne sono stata attratta. Certo “ di cosa parlano i vecchi” è il core della storia quindi il messaggio arriva nella parte centrale del racconto. All’inizio sono rimasta un po’ appesa perché era un giovane che stava parlando.
Un racconto in prima persona, né lo definirei monologo, né flusso di pensieri.
RicMan ha scritto: Se devo essere sincero non tutti i miei pomeriggi sono indimenticabili. A
Efficace l’incipit perché invita a proseguire la lettura e ci aspetta che tu racconti qualcosa sul perché ci sia qualche pomeriggio “indimenticabile”. Introduci in modo molto accattivante il fatto che ci sia una routine quotidiana che viene “spezzata”. Ottimo.
RicMan ha scritto: lo più fino a sera gironzoliamo per le vie del paese a parlare di ragazze fino a stufarci. Le frasi che usiamo per descrivere quello che faremo con loro quando ci saremo fidanzati
Qui ti presenti come adolescente e l’immagine ha la doppia funzione di rivelare la tua età ma anche la temporalità. La storia non appare contemporanea. 
RicMan ha scritto: mio motorino consuma quanto un pittore dopo che gli hanno comprato una crosta,
Questa similitudine, pur molto affascinante e originale, non la trovo calzante col personaggio. È una citazione troppo adulta, la cambierei.
RicMan ha scritto: Non ha mai tempo per darmi spiegazioni su quelle persone, oppure non vuole farlo, così io accenno un sì con la testa per fargli distogliere da me lo sguardo severo e riprendo a pensare ai fatti miei.
Questa ė forse la frase che “gira peggio”. È piuttosto contorta e nel leggerla si inciampa un po’.  Questa faccenda dei matti che girano la potresti spiegare meglio e anche la tua curiosità nel voler sapere qualcosa di più sul perché certe persone siano considerate matte e anche sul perché il padre sia tanto severo al riguardo.
RicMan ha scritto: Al bar del paese avevo sentito di un altro tizio, un vecchio che collezionava vipere nei vasetti per le conserve e le teneva sulla mensola del caminetto finché non morivano di fame.
Questo bellissimo e lo sottolineo passaggio sul vecchio che collezionava vipere lo metterei prima e giustificherebbe anche la curiosità nel voler conoscere i matti che girano in paese e il fatto che il padre non voglia dire troppe cose al ragazzo.
RicMan ha scritto: Ma adesso vengo al punto.
Un paio di anni fa se n’è andato mio nonno. Non era né un tipo simpatico ma nemmeno uno di quei vecchi brontoloni insopportabili. Non lo ricordo per qualcosa in particolare, ma piuttosto per come mio padre ha descritto a mia madre le sue ultime ore. Grazie papà, per avere marchiato per sempre la mia immaginazione dipingendo l’immagine di un anziano terrorizzato che cerca disperatamente l’ossigeno. È andato avanti così per tutto il pomeriggio, prima di cadere finalmente in coma e morire l’indomani. Mio padre lo ha potuto vedere attraverso un vetro, a intervalli di un paio d’ore.
Il punto arriva un po’ tardi nel racconto lo anticiperei. Questo è l’episodio che ti ha fatto scaturire tanti pensieri.
RicMan ha scritto: Seguite il mio ragionamento: è da millenni che la gente muore, non crederete che la gente, arrivata ad una certa età, si limiti ad aspettare la morte ingannando l’attesa cucinando e guardando la televisione. Perché mai dovrebbero farlo? Per amore della sorpresa?
Perché ti rivolgi al lettore? Avrei mantenuto il dialogo interno.  Mi piace moltissimo la riflessione che, tra l’altro, ti confesso di aver fatto molte volte io stessa. Non mi piace però che tu faccia interagire il lettore. Questione di gusto.


Faccio una considerazione sulla struttura complessiva della storia. All’inizio parti al presente facendo immedesimare il lettore in una situazione in divenire. Non tutti i tuoi pomeriggi “sono”. 
Nel prosieguo della storia parli di ricordi e, a volte, pare che tu lo faccia con la testa di un adulto (vedi la similitudine sulla crosta venduta dal pittore).  Addirittura nella chiusa finale utilizzi il passato remoto.  E il presente che fine ha fatto? Che succede in questo momento?  È un cosa che mi stona un po’.
RicMan ha scritto: Tirai un respiro di sollievo ma avevo comunque perso l’appetito.
La parte che mi è piaciuta di più e che non dimenticherò è la storia del vecchio con le vipere nel vasetto. Veramente appassionante e originale. Sul resto della struttura narrativa puoi lavorarci ancora.
Ti faccio i complimenti e ti ringrazio per la bella lettura.👍
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