Più bassa delle stelle

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Luce luce lontana

più bassa delle stelle

sarà la stessa mano

che ti accende e ti spegne

- Fabrizio De André



That's the night that the lights went out in Georgia.

That's the night that they hung an innocent man.

Well don't trust your soul to no backwoods southern lawyer
'Cause the judge in the town's got bloodstains on his hands

- Bobby Russell







Quarant’anni. Neanche ci si rende conto di quanto sia enorme la distanza. Quarant’anni sono quattrocento-ottanta mesi, duemila-ottocento settimane e un’infinità di secondi, troppi da contare.

Ma, vi assicuro, li ho sentiti tutti, uno a uno, sulla pelle. Mi sono pesati addosso quando ho traslocato da Savannah per andare al community college nell’Oregon, quando poi l’ho abbandonato per le crisi di panico, quando mi sono sposata, al primo figlio, al secondo e al terzo.

Oggi che ho alle spalle un matrimonio finito bruscamente, un marito morto di cirrosi e tanti nipoti quanti gli spermatozoi dei miei figli, il mio rapporto col tempo è mutato in qualcosa di difficile da descrivere.

Per lo più me ne sto seduta sulla veranda posteriore di questo motel drive-through da quattro soldi e qui passo le mie giornate, come se mi fossi autoimposta una sorta di carcerazione forzata.

Mi piace osservare i ragazzini che giocano a baseball nel campo di polvere e edera al di là della statale. Anche se sono lontana e non riesco a seguire tutte le azioni di gioco, o a capire in quale modo assurdo tengano gli innings, mi piace pensare che somiglino molto a me e mio fratello alla loro età.



Io e Raymond giocavamo a oltre cinquecento miglia da qui, quando abitavamo tra le swamps della Georgia, di là del promontorio di Candletop. Dopo che Pa’ dava il concime ai maiali, lo aiutavamo a dissodare la terra brulla del sud e poi, sporchi di fango fino alle ginocchia, correvamo giù lo spiazzo in Foxy Street, giravamo intorno il grande magazzino Webb’s, e sbucavamo nel campo di cotone del vecchio Maulher.

Lì di solito trovavamo già Andy ad aspettarci, e dopo poco arrivava anche lei, puntuale come una cazzo di siringa da vaccino.

All’inizio ci stavamo simpatiche, credo. Ce la giocavamo coi maschi su ogni palla, quelle vere e quelle metaforiche. Erano gli anni del segregazionismo, si andava a scuola solo in primavera e solo fino alla prima o seconda elementare, qualcuno anche meno. Non potevamo, due ragazzine delle swamps, metterci a litigare tra di noi.

Comunque non mi piaceva, e ammetto che non perdevo occasione per rimarcarlo. Ma Andy e mio fratello impazzivano per lei, e la cosa durò ben oltre quel che era lecito aspettarsi. Passò l’infanzia, passò l’adolescenza, e io, Andy, mio fratello e lei eravamo ancora insieme, incollati dallo stesso fango che ci inzozzava le ginocchia da ragazzini.

Poi ci fu il Vietnam, le proteste, il moto di rivolta, e per un po’ ci perdemmo di vista. Raymond si arruolò nei marines e fu spedito da qualche parte a sparare ai Viet Cong. Andy fu riformato per i piedi piatti e si trovò un lavoretto giù da Webb’s.

Non mi vergogno a dirlo, ma gli uomini non capiscono o fanno finta di non capire. Per ogni santa guerra del cazzo che hanno combattuto, eravamo noi donne a mandare avanti il paese.


La sera prima di partire, mio fratello ci portò a bere una birra e a giocare a baseball come da bambini. Ci passavamo la palla a turno e la afferravamo coi vecchi guantoni in pelle. A un certo punto Raymond lancia qualcosa di molto piccolo, lo vedo scintillare a mezz’aria prima che lei lo afferri col guantone.

Un anello. Quel coglione le aveva lanciato un anello di fidanzamento.

Si sposarono la mattina all’alba. Io e Andy facemmo da testimoni. Poi Raymond partì.

Non avevamo molto, ma c’era la camera di mio fratello libera e ora che erano sposati ci sembrò naturale invitarla a stare da noi, ma lei rifiutò più volte. “Sono una moglie, mica una carcerata”. Bisbigliava qualcosa sull’indipendenza, la libertà personale, girava il culo e se ne andava.

Non mantenni alcun rapporto con lei nei mesi che passarono. A volte la incrociavo giù da Webb’s o al pub di Francis a fare la gatta morta con qualche operaio della cava. Giravano voci, e per carità non sarebbe certo stata l’unica: per un soldato le corna sono l’unica cosa più sicura della morte.


Tutto quello che successe poi, è un insieme di ricordi spezzati, ricuciti col sudore e il tempo interminabile della vecchiaia.

Raymond tornò dal ‘Nam appena sei mesi dopo, aveva perso due dita per via di una granata difettosa e gli era stato concesso il congedo preventivo.

Rimase qualche giorno a Candletop prima di rientrare, poi si fermò al pub difronte Webb’s e incontrò Andy.

Diverse persone li videro chiacchierare, prima amabilmente, poi in maniera sempre più concitata, come un crescendo musicale che esplode in un silenzio, in un’assenza di note.

C’era persino il vecchino Maulher, che quel giorno aveva deciso di uscire dal suo buco interrato fra i campi di cotone, e poco dopo venne a riferirmi tutto.



– Come stai, soldato?

Immagino la gioia sul volto di mio fratello nel ritrovare il compagno di sempre dopo quello che doveva aver visto in guerra.

– Hey, Andy Wolloe! Ce la caviamo, eh?

– Senti… —

– Non vedo l’ora di tornare a casa, Andy. Per caso l’hai vista? Mi aspettavo sarebbe venuta a prendermi a Candletop.

– No, ecco. È di questo che volevo parlarti.

– Di lei?

– Mh. Di lei e di Seth. Te lo ricordi Seth, no? Il ragazzotto degli Amos.

Il silenzio della musica.

– Beh, sì. Che cazzo centra il ragazzo degli Amos?

– Stanno insieme, più o meno.

Cresci, silenzio, cresci!

– Senti Rayray, non te la prendere più di tanto, dà retta al vecchio Wo. Quella va con tutti. Ecco, a dire il vero, ci sono andato anch’io. Sai com’è: la guerra. Gli uomini qui scarseggiavano. Rayray? Mi stai ascoltando?



Ray si diresse verso casa nostra. Credo cercasse me o mio padre. Non so. Di sicuro sarà stato sconvolto, e l’unica cosa che trovò in casa fu la pistola di Pa’.

Non credo avesse pensato qualcosa di preciso, sono sicura volesse solo fare una spacconata delle sue. Andare a casa di Andy, aspettarlo nascosto tra le selci lungo il vialetto sterrato e poi pararglisi davanti con la colt puntata e il grilletto tirato all’indietro.

Arrivato all’imbocco del viale, però, deve aver visto le piccole orme susseguirsi a ritroso verso la porta d’ingresso. La sera prima aveva piovuto e il fango si era impastato lungo i bordi così da lasciare delle impronte ben definite. Piccoli piedi di donna che avanzavano sostenendo una manciata di chili, la leggerissima struttura ossea, e il volto lentigginoso di lei.



Solo il sangue ancora caldo. I capelli fradici. E il corpo di Andy nell’ingresso. Solo questo prima che Ray alzasse la pistola per sparare un colpo in aria.

Voleva chiamare i soccorsi, il mio caro, ingenuo, stupido fratello.

Quando lo portarono davanti lo sceriffo, appena dieci minuti dopo, non fece in tempo neanche ad accennare a una motivazione.

Le sere della Georgia sono così: frenetiche, sudate. E a tutti piace passarle per conto proprio.

Il giudice doveva badare al figlioletto malato.

L’avvocato, beh, erano passate le nove e dovettero ripescarlo mezzo ubriaco dal pub di fronte Webb’s.

Un vortice di polvere e un rumore sordo di corpo che cade. Siamo sempre andati fieri della qualità del nostro cotone. In tutti i cinquanta stati americani non troverete corde più resistenti di quelle fabbricate col cotone del vecchio Maulher.



Avessi avuto il tempo l’avrei fatto. Giuro che l’avrei fatto. Ah, ma a che serve giurare, adesso? Adesso che di tempo ne ho da buttar via dietro ai ragazzini che giocano a baseball. Quella sera invece mi bastò appena per lasciare la casa di Andy e andarmene assieme a lei.

L’unica cosa che mi consola, ancora oggi, è sapere che le sue sere sotto il cielo della Georgia, lei le ha davvero passate da sola. E lo farà per sempre, nuda e chissà dove, con indosso solo un paio di scarpette. Della stessa misura delle mie.

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