[ Mi 147] La signora

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Il legno vibra sotto i colpi di nocca dell’ufficiale giudiziario. Ha bussato, ci ha provato, ma dall’appartamento si sente solo un fortissimo ronzio e nessuna risposta. La Signora non se ne vuole andare, il palazzo sta crollando e lui non ha nessuna intenzione di crepare sotto qualche calcinaccio. Se la sbrigheranno gli infermieri.

Questione di adattabilità, aveva detto la Signora. La prima volta gli addetti del comune avevano gli occhiali appannati, le orecchie rintronate dal ronzio di un centinaio di acquari in funzione. Ricoprivano le pareti, le finestre, si espandevano verso l’interno della stanza, collegati da intrichi complicatissimi di prolunghe e ciabatte elettriche. I timpani faticavano ad assestarsi sui gorgoglii, borbottii e gargarismi dei filtri, ed era stato difficile per gli ufficiali far valere le proprie ragioni, o capire quelle di lei. La Signora era rimasta seduta su un vecchio divanetto con la tappezzeria floreale leggermente ammuffita, non aveva sollevato la guancia dallo schienale. Fissava una delle grandi vasche addossate alla finestra, nella quale grossi pesci striati sembravano nuotare insieme alle rondini sopra le tegole dei tetti.
Signora, avevano provato a dirle, la palazzina è inabitabile, inagibile, pericolante, impraticabile. Le troveremo una struttura adeguata, c’è tanta gente della sua età, si troverà bene.
Il volto di lei era rimasto appoggiato allo schienale, mentre gli occhi erano rotolati fino ai due ufficiali.
«Adeguata? Non ci si adegua a nulla. Un salto di temperatura, un eccesso di sale, un avvelenamento da nitriti e si è morti, kaput, finiti. Finirò a galleggiare a pancia all’aria in una di quelle vostre strutture adeguate. E loro con me. Cosa ne sapete voi di adeguamento?».
Poi aveva parlato di ciclidi, di anabatidi, di guppy, di caridine, e di quanto fosse stato difficile trovare l’equilibrio perfetto per ognuno dei propri ospiti. Aveva continuato a parlare anche mentre si alzava, si avvicinava ai due impiegati e li sospingeva gentilmente verso l’uscita.
«Io so quanta fatica e quanto amore serva per trovare uno spazio e dei valori adeguati.»
E con questo la porta si era richiusa.

Ora però è il momento di andare. Il piccolo bus del centro anziani ha già il motore acceso, mentre gli infermieri tengono d’occhio l’ingresso. L’ufficiale esce di volata, ma la vecchia non c’è.
«Andatela a prendere», gli dice l’uomo. Ha le spalle spolverate d’intonaco e il fiato corto. Gli infermieri spengono le sigarette, fanno un primo passo. Poi si fermano.
«Ma ha i mortaretti, la vecchia?».
In effetti, dall’ultimo piano del palazzo si sentono dei piccoli scoppi. Sfrigolii, lampi, esplosioni sempre più forti; la figura della Signora alla finestra è avvolta dal nuoto di grossi pesci striati. Stringe le dita ossute agli angoli della vasca e tira: quattrocentocinquanta litri d’acqua si rovesciano sull’intrico di cavi, che scoppiettano, s’infiammano, fanno esplodere altre vasche che provocano altri fuochi. Un ultimo boato e la palazzina crolla del tutto, mentre nelle orecchie di tutti si sente fastidioso un ronzio.
Ultima modifica di Garrula il lun mar 29, 2021 12:01 am, modificato 1 volta in totale.

Re: [ Mi 147] La signora

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Bentrovata,@Garrula :)
Lieta che tu ci abbia raggiunto!

Un trasloco molto particolare il tuo, dove l'anziana protagonista, appassionata di fauna marina, piuttosto che abbandonare l'acquario di grandi proporzioni che ha in casa per trasferirsi in un ospizio, lo usa come arma impropria per abbattere la casa e come tomba, per sé e per i cari pesci.

Un unico appunto: perché quel titolo? Non si attagliava meglio alla tua storia un titolo come: - L'acquario - ?
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [ Mi 147] La signora

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Ciao @Garrula ,
il racconto è carino e si riconosce il tuo stile particolare. Concordo con Poeta Zaza a proposito del titolo, quello che hai scelto rimane un po' generico.
Il testo nell'insieme è molto breve e ho percepito un'accelerazione sul finale, che scivola via un po' troppo velocemente (va beh, in un MI si capisce il perché ). Insomma lo spunto è molto buono, meriterebbe più spazio, perché giusto il tempo di entrare nell'atmosfera e mettersi comodi che già è finito.
Brava comunque!
Ciao!

Re: [ Mi 147] La signora

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ciao @Garrula
Devo sinceramente dire che hai scritto un ottimo racconto. Ho letto nei commenti che stavi per non fare in tempo a postare, ma ti giuro io l'ho preso come un tuo modo di scrivere: Hai detto quello che bastava per la trama e l'hai fatto molto bene. È molto diffficile scrivere ministorie coinvolgenti e ben delineate. Alla tua non manca assolutamente nulla.
unica cosa che voglio dirti è questa:
mentre gli occhi erano rotolati fino ai due ufficiali.
Mertre aveva roteato gli occhi verso i due ufficiali. Altrimenti fa pensare a occhi che rotolano fuori dalle orbite fino al pavimento, sul quale poi rotolano
le metafore, i modi di dire vanno costruiti in modo che non depistino il lettore, lui sa quello che volevi dire, però, l'immagine dei due globi oculari che rotolando vanno a cozzare sulle scarpe dei due ufficiali, sarà ormai stampata nel suo cervello.

Re: [ Mi 147] La signora

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Bel racconto @Garrula  . Un lampo. Di solito hai una scrittura precisissima, e il fatto che hai commentato fuori tempo mi fa capire che eri di corsa. Un paio di sbavature ci sono... ma stupidaggini.
Garrula ha scritto: crolla del tutto, mentre nelle orecchie di tutti
qui si può evitare la ripetizione
Garrula ha scritto: l volto di lei era rimasto appoggiato allo schienale
bella l'immagine degli occhi che rotolano, ma questo mi ha disorientato. Ad essere appoggiata è la nuca

Per il resto, pollice in su!
Scrittore maledetto due volte

Re: [ Mi 147] La signora

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oohh @Garrula, io credo di non averti ma incrociata prima e me ne dispiaccio perché invece mi sono innamorata di questo racconto e della tua scrittura e meno male che non hai avuto tempo.
Storia adorabile, la Signora un eroe, non un'eroina, un eroe proprio e il tuo linguaggio molto poetico.
Ci sono alcune frasi che mi hanno fatto davvero spalancare gli occhi per la bellezza.
Te le dico? Vuoi?
Che brava che sei.
Tanti complimenti.
E anche un cuore. Toh.  <3
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [ Mi 147] La signora

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ciao @Garrula . Mini racconto molto surreale. Di attendibile vi è la presenza in casa dei surrogati affettivi di cui si circondano le persone sole. Spesso sono gatti, cani, ma in questo caso, tanti pesciolini. Però non credo che si possa parlare di trasloco;  In effetti lei  si rifiuta di farlo ed è disposta a farsi saltare in aria. Diciamo che è stato un trasloco all'altro mondo... bizzarro ma simpatico. Ciao 
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [ Mi 147] La signora

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Ciao @Garrula 

Mi è piaciuta la tua storia. La signora anziana è un personaggio eccezionale. Leggendo questo breve estratto
Garrula ha scritto: , ed era stato difficile per gli ufficiali far valere le proprie ragioni, o capire quelle di lei. La Signora era rimasta seduta su un vecchio divanetto con la tappezzeria floreale leggermente ammuffita, non aveva sollevato la guancia dallo schienale. Fissava una delle grandi vasche addossate alla finestra, nella quale grossi pesci striati sembravano nuotare insieme alle rondini sopra le tegole dei tetti.
Signora, avevano provato a dirle, la palazzina è inabitabile, inagibile, pericolante, impraticabile. Le troveremo una struttura adeguata, c’è tanta gente della sua età, si troverà bene.
mi è venuta in mente la signora Pollifax, un'anziana eroina di una serie di romanzi di Dorothy Gilman, molto sola, che per parlare con la gente chiede di arruolarsi nella Cia ottenendo un semplice incarico amministrativo e finendo per una serie di equivoci in missione all'estero, al tempo della Guerra Fredda. La tua signora non si arrende all'avanzare dei tempi che vogliono sfrattare la gente anziché aggiustare le loro case, che vogliono rinchiudere e uccidere i vecchi in onestissime strutture a norma di legge, in mano a operatori privi di umanità, gestiti da giovanotti con laurea d'ignoranza e tablet con risposte scientifiche per decidere della vita e della morte degli altri, specie se vecchi, soli e indifesi, ignorando cha anche loro un giorno saranno vecchi, una cosa che ritengono altamente improbabile e ridicola guardandosi negli specchi delle palestre e delle discoteche... La tua signora non ne vuole sapere d'imposizioni e fa bene, anzi benissimo. Vuole vivere come piace a lei non come hanno stabilito assurdi e inumani pseudo burocrati da strapazzo. Approvo, pure se con dispiacere, la scelta finale della signora di farla finita alla fine, pur di non assoggettarsi. Morire per morire... Mi hanno fatto impazzire quelle brevi righe dove descrivi "un vecchio divanetto con la tappezzeria floreale leggermente ammuffita". Qui c'è tutta una vita, un mondo, e non mi riferisco soltanto ai batteri. Mi ha fatto venire in mente quelle decorazioni floreali e tappezzerie delle case di una volta, della vita e dei sentimenti di una volta, dove le persone della media borghesia vivevano in maniera dignitosa, davvero come esseri umani e non come consumatori di un mondo impazzito che una volta che vede i propri clienti invecchiare li fa fuori per lasciare il posto ai giovani. Personaggio emblematico, specchio dei nostri tempi impazziti e fuori controllo, nonché senso. Da approfondire. Bisogna dare segni di resistenza.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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