[MI146] Luisa si scopa i cani
Posted: Sun Mar 07, 2021 11:32 pm
viewtopic.php?f=51&t=1395&p=10436&sid=6 ... 79c#p10436 Il mio commento
Traccia di mezzogiorno
Luisa si scopa i cani.
L’ha letto così tante volte ormai, che non le viene più nemmeno da piangere come la prima volta. È quasi divertente, anzi.
In fondo se non fosse lei, Luisa, per un solo giorno della sua vita, potrebbe stare insieme a Marcella e le sue amiche a fare i video su Tik Tok. A ballare tutto il giorno come le deficienti, con una frasetta banale qua e là. Poi, finite le danze, aprire Whatsapp e cominciare a vomitare cattiverie su di lei, Marco con le gambe corte, Giovanna la strabica e qualsiasi persona che abbia una vita meno lineare del loro circolo chiuso di filtri, aperitivi e genitori assenti con il portafoglio gonfio.
Ma Luisa è Luisa e da quando aveva otto anni, i suoi genitori presenti con il portafoglio sottile, hanno deciso di donarle la compagnia di Jimmy, un Labrador con un dente sporgente e un’infinita voglia di saltare su chiunque gli capiti a tiro. Persino sui vestiti stesi ad asciugare in giardino, riempendo ogni cosa di peli. Non importa quanto in alto li possano mettere. Jimmy ci arriverà, costringendo la famiglia di Luisa a lavarli di nuovo.
Ora è capitato che tre mesi fa un paio di slip di Luisa sia sfuggito a un secondo controllo e che una manciata di peli sia rimasta attaccata al tessuto. Ma c’è stata un’altra coincidenza fatale: la ragazza aveva educazione fisica al liceo quel giorno e negli spogliatoi il particolare non è sfuggito a Marcella e il suo branco. Le dita si sono mosse a una velocità ragguardevole, considerando la sagra di paese di unghie finte e smalti da cui sono sormontate e sono state scattate diverse fotografie.
Luisa non ha avuto modo e tempo di reagire. Al suono della campanella sul gruppo della classe si parlava solo di lei ed era già comparsa quella frase così semplice e terribile “Luisa si scopa i cani”. A fine giornata la cosa doveva essersi diffusa fuori dai confini della quarta F e passata a quelli d’istituto. Infatti, mentre camminava verso la macchina dei suoi all’uscita, è stata indicata da un gruppo di ragazzi di quinta con le facce contratte in risate sguaiate.
I giorni seguenti sono stati l’inferno. Lei, ingenua, a ripetersi che la cosa a un certo punto si sarebbe spenta da sé. Che comunque tutte le cose dopo un po’ di tempo stufano. Che non si può essere così stupidi e immaturi da ridere alla stessa roba per tre mesi.
E invece una settimana dopo Marcella ha comprato un peluche di un cane e gliel’ha fatto trovare sul banco a prima mattina. Quella cretina della professoressa di Italiano l’ha scambiato per un gesto di amicizia così grande, da farle “tremare i polsi”, parole sue. E più quella pontificava sulla cosa, più Marcella rideva con la bocca nascosta nella sciarpa, mentre su Whatsapp mancava solo il bidello a scrivere “Luisa si scopa i cani”.
La ragazza pensava che quello fosse il limite, che il sadismo non potesse andare oltre e invece stamattina, per la festa di carnevale della scuola, dopo tre mesi di insulti, l’ultima terribile giocata. Marcella ha fatto vestire il suo ragazzo da cane e ha fatto rincorrere Luisa per tutto l’istituto, fra le risatine persino dei professori, che vedevano solo la punta dell’iceberg: un innocuo scherzo, una facezia degli allegri tempi che furono.
Solo il suono della campanella della quinta ora ha permesso alla ragazza di tornare a respirare.
Quando però è entrata nella calma della sua cameretta, le lacrime hanno chiesto dazio. Ha pianto per un tempo che le è sembrato infinito. Due ore. Forse tre.
Ora l’ha sorpresa un rigurgito d’orgoglio nel petto, perché i suoi hanno bussato alla porta e hanno chiesto se c’è qualcosa che non vada. Poteva chiedere aiuto, avere il loro sostegno sicuro e invece ha preferito un laconico “Lasciatemi stare, per favore”.
Quelli purtroppo hanno rispettato il suo volere ed è rimasta di nuovo sola per qualche minuto, con l’unica compagnia delle sue lacrime, fino a che qualcuno ha ben pensato di raschiare la porta della cameretta con la zampa.
Una parte di Luisa avrebbe voluto spalancare la porta e affondare la faccia nel caldo pelo di Jimmy, ma ha vinto l’altra. Quella che vede il cane come simbolo di una tortura che dura ormai da tre mesi e che per questo non merita più affetto.
Jimmy si concede qualche abbaio lamentoso, poi gratta di nuovo.
«Vai via.»
Abbaio lamentoso.
«Vai via, Jimmy, ho detto. A cuccia.»
Altro abbaio lamentoso.
Luisa si alza e corre come una furia verso la porta.
Quando la apre, fa un passo indietro e cade sulla schiena, continuando a retrocedere sui palmi e i talloni, tanto destabilizzante è l’immagine che le restituiscono gli occhi.
Sulla soglia della cameretta c’è Jimmy, ma non è solo. Con lui ci sono due uomini con una lunga tunica bianca e la testa di cane. Corpi muscolosi e torniti, in tutto e per tutto umani come lei fino al collo, per poi somigliare a Jimmy dal mento in su.
«Chi siete? È un altro scherzo di Marcella… I miei… I miei genitori dove sono…» farfuglia la ragazza.
«I tuoi genitori sono stati addormentati in salotto, Luisa. Si risveglieranno senza problemi quando ti avremo prelevata.»
Luisa urla come un’ossessa per una manciata di secondi. Uno dei uomini con la testa di cane ha appena aperto la bocca e ha detto che sono qui per prelevarla.
«Io… La polizia. Dov’è il mio telefono? Non provate… Non mi toccate, capito?»
Luisa urla e arretra verso la scrivania, non distogliendo mai lo sguardo dagli ospiti indesiderati.
«E se non fosse lei, capitano? Sarebbe una tragedia.»
Ha parlato l’altro, visibilmente preoccupato dalla reazione di Luisa.
«Impossibile. Abbiamo consultato i sistemi di comunicazione di questo pianeta a fondo e il suo nome viene accostato alla pratica che serve al nostro principe, per preservare la continuazione della nostra razza. Ho incrociato tutti i termini con il traduttore universale e non ci sono dubbi.»
Intanto Luisa è arrivata al cellulare e lo agita davanti ai musi dei due.
«Fate un passo verso di me e chiamo la polizia. Dovete uscire da casa mia.»
«Luisa, per favore. Non vogliamo farti del male. Abbiamo solo bisogno che tu ti unisca nel letto nuziale con il nostro principe. L’evento si ripete ogni dieci anni e solo una principessa degna può partecipare al rito, ma la venerata Kumeth, la nobile femmina scelta si è rivelata sterile. La nostra stessa razza è a rischio. Io e il capitano Kopani siamo stati inviati alla ricerca di una sostituta e siamo in viaggio da sette anni.»
Luisa si concede una risata, quindi si fa seria.
«Voi volete che io faccia sesso con un uomo con la testa di cane?»
«Il principe Karamut, venerabile erede al trono. Figlio dei tre soli. Abbaio della speranza.»
«Sì, ok, lui. Beh, non esiste. Per nessuna ragione.»
«Ma come?» chiede il capitano Kopani, mentre fa cenno con il muso al suo sottoposto di prendere qualcosa dalla tasca.
Quello esegue e dalla tunica tira fuori una specie di tablet, sul cui schermo verdino scorrono inequivocabili un gran numero di “Luisa si scopa i cani”, presi dalle varie conversazioni su Whatsapp.
È in questo momento che un’idea bizzarra prende forma nella testa di Luisa. Un azzardo che però merita un tentativo.
«D’accordo, ma c’è solo un problema: non sono io quella Luisa.»
I due uomini cane si concedono un guaito lamentoso, a cui Jimmy si unisce solidale.
«Ma c’è una buona notizia. La Luisa che cercate abita comunque in questa città. Eccola qui.»
La ragazza ha la prontezza di caricare un video su Instagram di Marcella, in cui ha il filtro delle orecchie da cane e la lingua di fuori, e mostrare il cellulare ai due.
La resa è estremamente dozzinale, ma basta a convincerli.
«Leggo il nome Marcella» dice Kopani, con un minimo di sospetto nella voce.
«Luisa e Marcella hanno lo stesso significato su questo pianeta.»
«Molto bene» replica Kopani, quindi dice al sottoposto: «Dovremo prelevarla in fretta e furia. Il tempo stringe.»
«Sarà onorata di unirsi a Karamut, vedrete» dice Luisa, quindi congeda i due uomini cane con un sorriso e si tuffa su Jimmy. Lo bacia e lo accarezza, incurante dei peli che le si attaccano ovunque.
Traccia di mezzogiorno
Luisa si scopa i cani.
L’ha letto così tante volte ormai, che non le viene più nemmeno da piangere come la prima volta. È quasi divertente, anzi.
In fondo se non fosse lei, Luisa, per un solo giorno della sua vita, potrebbe stare insieme a Marcella e le sue amiche a fare i video su Tik Tok. A ballare tutto il giorno come le deficienti, con una frasetta banale qua e là. Poi, finite le danze, aprire Whatsapp e cominciare a vomitare cattiverie su di lei, Marco con le gambe corte, Giovanna la strabica e qualsiasi persona che abbia una vita meno lineare del loro circolo chiuso di filtri, aperitivi e genitori assenti con il portafoglio gonfio.
Ma Luisa è Luisa e da quando aveva otto anni, i suoi genitori presenti con il portafoglio sottile, hanno deciso di donarle la compagnia di Jimmy, un Labrador con un dente sporgente e un’infinita voglia di saltare su chiunque gli capiti a tiro. Persino sui vestiti stesi ad asciugare in giardino, riempendo ogni cosa di peli. Non importa quanto in alto li possano mettere. Jimmy ci arriverà, costringendo la famiglia di Luisa a lavarli di nuovo.
Ora è capitato che tre mesi fa un paio di slip di Luisa sia sfuggito a un secondo controllo e che una manciata di peli sia rimasta attaccata al tessuto. Ma c’è stata un’altra coincidenza fatale: la ragazza aveva educazione fisica al liceo quel giorno e negli spogliatoi il particolare non è sfuggito a Marcella e il suo branco. Le dita si sono mosse a una velocità ragguardevole, considerando la sagra di paese di unghie finte e smalti da cui sono sormontate e sono state scattate diverse fotografie.
Luisa non ha avuto modo e tempo di reagire. Al suono della campanella sul gruppo della classe si parlava solo di lei ed era già comparsa quella frase così semplice e terribile “Luisa si scopa i cani”. A fine giornata la cosa doveva essersi diffusa fuori dai confini della quarta F e passata a quelli d’istituto. Infatti, mentre camminava verso la macchina dei suoi all’uscita, è stata indicata da un gruppo di ragazzi di quinta con le facce contratte in risate sguaiate.
I giorni seguenti sono stati l’inferno. Lei, ingenua, a ripetersi che la cosa a un certo punto si sarebbe spenta da sé. Che comunque tutte le cose dopo un po’ di tempo stufano. Che non si può essere così stupidi e immaturi da ridere alla stessa roba per tre mesi.
E invece una settimana dopo Marcella ha comprato un peluche di un cane e gliel’ha fatto trovare sul banco a prima mattina. Quella cretina della professoressa di Italiano l’ha scambiato per un gesto di amicizia così grande, da farle “tremare i polsi”, parole sue. E più quella pontificava sulla cosa, più Marcella rideva con la bocca nascosta nella sciarpa, mentre su Whatsapp mancava solo il bidello a scrivere “Luisa si scopa i cani”.
La ragazza pensava che quello fosse il limite, che il sadismo non potesse andare oltre e invece stamattina, per la festa di carnevale della scuola, dopo tre mesi di insulti, l’ultima terribile giocata. Marcella ha fatto vestire il suo ragazzo da cane e ha fatto rincorrere Luisa per tutto l’istituto, fra le risatine persino dei professori, che vedevano solo la punta dell’iceberg: un innocuo scherzo, una facezia degli allegri tempi che furono.
Solo il suono della campanella della quinta ora ha permesso alla ragazza di tornare a respirare.
Quando però è entrata nella calma della sua cameretta, le lacrime hanno chiesto dazio. Ha pianto per un tempo che le è sembrato infinito. Due ore. Forse tre.
Ora l’ha sorpresa un rigurgito d’orgoglio nel petto, perché i suoi hanno bussato alla porta e hanno chiesto se c’è qualcosa che non vada. Poteva chiedere aiuto, avere il loro sostegno sicuro e invece ha preferito un laconico “Lasciatemi stare, per favore”.
Quelli purtroppo hanno rispettato il suo volere ed è rimasta di nuovo sola per qualche minuto, con l’unica compagnia delle sue lacrime, fino a che qualcuno ha ben pensato di raschiare la porta della cameretta con la zampa.
Una parte di Luisa avrebbe voluto spalancare la porta e affondare la faccia nel caldo pelo di Jimmy, ma ha vinto l’altra. Quella che vede il cane come simbolo di una tortura che dura ormai da tre mesi e che per questo non merita più affetto.
Jimmy si concede qualche abbaio lamentoso, poi gratta di nuovo.
«Vai via.»
Abbaio lamentoso.
«Vai via, Jimmy, ho detto. A cuccia.»
Altro abbaio lamentoso.
Luisa si alza e corre come una furia verso la porta.
Quando la apre, fa un passo indietro e cade sulla schiena, continuando a retrocedere sui palmi e i talloni, tanto destabilizzante è l’immagine che le restituiscono gli occhi.
Sulla soglia della cameretta c’è Jimmy, ma non è solo. Con lui ci sono due uomini con una lunga tunica bianca e la testa di cane. Corpi muscolosi e torniti, in tutto e per tutto umani come lei fino al collo, per poi somigliare a Jimmy dal mento in su.
«Chi siete? È un altro scherzo di Marcella… I miei… I miei genitori dove sono…» farfuglia la ragazza.
«I tuoi genitori sono stati addormentati in salotto, Luisa. Si risveglieranno senza problemi quando ti avremo prelevata.»
Luisa urla come un’ossessa per una manciata di secondi. Uno dei uomini con la testa di cane ha appena aperto la bocca e ha detto che sono qui per prelevarla.
«Io… La polizia. Dov’è il mio telefono? Non provate… Non mi toccate, capito?»
Luisa urla e arretra verso la scrivania, non distogliendo mai lo sguardo dagli ospiti indesiderati.
«E se non fosse lei, capitano? Sarebbe una tragedia.»
Ha parlato l’altro, visibilmente preoccupato dalla reazione di Luisa.
«Impossibile. Abbiamo consultato i sistemi di comunicazione di questo pianeta a fondo e il suo nome viene accostato alla pratica che serve al nostro principe, per preservare la continuazione della nostra razza. Ho incrociato tutti i termini con il traduttore universale e non ci sono dubbi.»
Intanto Luisa è arrivata al cellulare e lo agita davanti ai musi dei due.
«Fate un passo verso di me e chiamo la polizia. Dovete uscire da casa mia.»
«Luisa, per favore. Non vogliamo farti del male. Abbiamo solo bisogno che tu ti unisca nel letto nuziale con il nostro principe. L’evento si ripete ogni dieci anni e solo una principessa degna può partecipare al rito, ma la venerata Kumeth, la nobile femmina scelta si è rivelata sterile. La nostra stessa razza è a rischio. Io e il capitano Kopani siamo stati inviati alla ricerca di una sostituta e siamo in viaggio da sette anni.»
Luisa si concede una risata, quindi si fa seria.
«Voi volete che io faccia sesso con un uomo con la testa di cane?»
«Il principe Karamut, venerabile erede al trono. Figlio dei tre soli. Abbaio della speranza.»
«Sì, ok, lui. Beh, non esiste. Per nessuna ragione.»
«Ma come?» chiede il capitano Kopani, mentre fa cenno con il muso al suo sottoposto di prendere qualcosa dalla tasca.
Quello esegue e dalla tunica tira fuori una specie di tablet, sul cui schermo verdino scorrono inequivocabili un gran numero di “Luisa si scopa i cani”, presi dalle varie conversazioni su Whatsapp.
È in questo momento che un’idea bizzarra prende forma nella testa di Luisa. Un azzardo che però merita un tentativo.
«D’accordo, ma c’è solo un problema: non sono io quella Luisa.»
I due uomini cane si concedono un guaito lamentoso, a cui Jimmy si unisce solidale.
«Ma c’è una buona notizia. La Luisa che cercate abita comunque in questa città. Eccola qui.»
La ragazza ha la prontezza di caricare un video su Instagram di Marcella, in cui ha il filtro delle orecchie da cane e la lingua di fuori, e mostrare il cellulare ai due.
La resa è estremamente dozzinale, ma basta a convincerli.
«Leggo il nome Marcella» dice Kopani, con un minimo di sospetto nella voce.
«Luisa e Marcella hanno lo stesso significato su questo pianeta.»
«Molto bene» replica Kopani, quindi dice al sottoposto: «Dovremo prelevarla in fretta e furia. Il tempo stringe.»
«Sarà onorata di unirsi a Karamut, vedrete» dice Luisa, quindi congeda i due uomini cane con un sorriso e si tuffa su Jimmy. Lo bacia e lo accarezza, incurante dei peli che le si attaccano ovunque.