L'angelo custode [MI145] Fuori concorso

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Traccia di mezzogiorno: il labirinto

“Uno non si illumina immaginando figure di luce,
ma rendendo consapevole l’oscurità.
La procedura successiva, tuttavia,
è spiacevole e quindi non popolare "

Carl Jung


L'angelo custode



- Chi sono?
- Sei un angelo.
- Chi mi ha creato?
- Sei stato evocato, è così che sei nato.
- Sono luce, e ogni cosa intorno a me sembra immobile. Sono luce e forma a volte inconsistente. Ma sono fatto anche di quelle Immagini nitide che brillano nel mio essere. Vivo della luce di verdi pianure, di boschi, di città solide e cose materiche, di corpi caldi e di sensazioni. Di sentimenti e di lampi appena afferrati, ho piena la mia essenza. Di pensieri lugubri anche, ogni tanto ho paura. Si spegne, a volte, la mia luce e tutto diventa opaco, è allora che la creatura mi cerca nel buio. Orribile. Mi assale così la paura di essere divorato e svanisce ogni immaginazione. In quei momenti sento il ribollire della mia energia che lotta; una tristezza incontenibile mi allontana dal sentiero e devo ricominciare a cercare.
Chi è che vive di quelle immagini la vera natura? Da dove vengono, le idee, i desideri e quei simboli? Quando arrivano mi sembra che il pianto e la sconfitta siano già la risposta. Questo è il mio posto, ma appena intuisco il mio compito la bestia mi bracca ed io perdo il controllo. Ho capito che lei è artefice delle immagini più terrificanti almeno quanto me. Io però percepisco quelle che si palesano incontrollate, la bestia invece, ne crea di sue. Forse c’è uno sbaglio? Io non potrò mai superare il labirinto delle immagini?
- Ogni lato della tua energia dice di sì. Che tu sia Qui è chiaro, ma c’è altro. Dove sono la terra e la bellezza, il mare, il sole, e tutte le cose che col pensiero intuisci? Immagina la loro essenza, i sentimenti, i timori. Sentili quando ti chiamano e assolvi il tuo compito! Sconfiggi la bestia ed esci dal labirinto delle immagini.
- Chi mi ha evocato? Ne ho l’idea, ma non riesco a formulare il suo intero. Non so come arrivare fino a lui. Vedo molte strade, ma non riesco a elaborare un percorso. Ogni volta che ci provo la bestia ci mette le corna.
- Non si sa chi sia. Sei tu che devi scoprire chi è e come uscire dall’intrico. Ritieni che tu sia un architetto, costruisci la realtà e le tue sensazioni avranno un senso. L’unico modo per uscirne è capire gli archetipi che compongono il labirinto e usarli a tuo vantaggio.
- La terra è un posto pericoloso? a volte piango, ho paura e sento svanire la mia luce.
- Ricorda, ogni immagine è una svolta, e in ogni cambiamento puoi trovare una ricompensa o una punizione. Sta a te la scelta. Devi costruire nuove esperienze.
Fai presto, il tempo a tua disposizione sta per scadere; non avrai questa possibilità in eterno, tra poco non avrai più armi. I simboli, i sentimenti, le sensazioni diverranno sempre più oscuri. Se fossi sopraffatto, non potresti più sfuggire alla creatura. Sarai condannato a vagare nel buio. Lei ti terrà segregato nella confusione per sempre.



Sono stanco di lottare, di fuggire dalla bestia. Del Qui ne so abbastanza, e non c’è voluto molto a capire. Della terra, invece, tutto mi attrae, perfino il divieto di posarmi la sopra. Non voglio aspettare il momento che le mie ali svaniscano insieme alla possibilità di unirmi a chi mi ha creato.
Volo via. Sulle nuvole bianche si posa la mia ombra. Sotto intravedo le pianure, le valli, il mare e ogni cosa prima solo immaginata. Spingo indietro le ali e mi butto in picchiata verso la ricerca di una via d’uscita. Scendo veloce e sono deciso a lasciarmi alle spalle il Qui per sempre. Troverò, laggiù, il modo per uscire dal labirinto. Anche a costo di dover uccidere la bestia o morire.
La terra mi avverte con i colori e i profumi. Col vento che, mentre svanisco di eterea luce, ormai già si adegua alla mia nuova forma:
niente da Qui può arrivare fino sulla terra!
Gli occhi diventano fessure, l’aria brucia le mie lacrime, ma freme tra le piume impazienti. L’attrito con l’atmosfera mi graffia, le ali contagiate dalla materia diventano di ferro.
Cado. Il loro peso mi precipita sopra giganteschi anelli concentrici. Svettano alte mura e formano stretti corridoi, sentieri senza fine si snodano si allargano e poi ritornano a chiudersi verso il centro.
L’odore pungente dell’erba e della terra è l’ultima cosa che avverto.
È buio. Sono solo, un conato violento mi ha svegliato, ho le braccia che sembrano di metallo, mi spingo in ginocchio sui palmi. Vomito sul sentiero polveroso.
- Nulla del Qui si unisce alla terra! Che cosa credevi di fare?
- Devi alzarti. Esci dal labirinto adesso!se puoi.
- Devi combattere alzati!

Sento l’odore selvatico della bestia. Mi cerca, la paura mi paralizza ma qualcosa mi costringe a muovermi. È un punto che sembra sia illuminato, mi alzo e corro in quella direzione, mi viene incontro lei, l’immonda bestia: gli occhi gialli emanano luce. C’è un vicolo stretto alla mia destra, mi nascondo dietro la parete: non mi ha visto e prosegue la sua corsa.
- Ritieni che tu sia un architetto, costruisci la realtà.
Faccio appello alle immagini che costituivano la mia luce: nulla sembra essermi d’aiuto. Una desolante disperazione mi sovrasta. Sto rannicchiato in un angolo, con la faccia verso il muro resto fermo ad aspettare. Le pareti emanano gli odori della terra e intravedo bassorilievi: simboli, figure, sembianze familiari che non mi stupiscono e non danno conforto. Accarezzo nei contorni di pietra ogni ricordo sognato. Come posso creare altre immagini, io non avverto con chiarezza nemmeno la rappresentazione di questa. Mi scorre davanti e mi turba la consapevolezza. Non esiste rifugio, non ci sono vie d'uscita.
È tornata indietro. Sento l’urlo rabbioso della creatura sempre più vicino. Non ho scampo, sono solo e non so cosa fare. È qui vicino, respira e mi schernisce; sa che io sento la sua presenza.
Il suo alito caldo e putrido m’investe dalla nuca alla schiena: mi ha trovato.
È giunta la fine, non so cosa sarà di me ora. La creatura sta per avventarsi, rassegnato, io non mi volto. Penso al momento in cui sono nato, al momento esatto in cui sono stato evocato. L’evocazione è una richiesta d’aiuto cui si risponde con un atto di pietà. Pietà, compassione, ecco di cosa ho bisogno. Tendo una mano verso il buio, chiudo gli occhi e chiedo aiuto con tutta la mia energia. Qualcuno afferra le mie dita e stringe la mia mano nelle sue. Il calore di quel contatto mi commuove e scioglie la paura. È lui, il mio creatore mi accoglie, finalmente. La sorpresa accende un’immagine sulla parete: è la rappresentazione di un simbolo che non conosco, è così fulgido che mi acceca, ma all’improvviso comprendo il coraggio. Sento la creatura che urla spaventata, si allontana da me, fugge nei corridoi mentre urla di dolore. Siamo salvi, ora sappiamo come uscire dal labirinto.

Re: L'angelo custode [MI145] Fuori concorso

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Ben trovata, @Alba359 , un bel racconto il tuo, e ben scritto, senza sbavature.

Ti segnalo solo qualche piccola cosa:
Della terra, invece, tutto mi attrae, perfino il divieto di posarmi la sopra. Non voglio aspettare il momento che le mie ali svaniscano insieme alla possibilità di unirmi a chi Chi mi ha creato.
Sotto intravedo le pianure,
una virgola dopo "Sotto"
Ritieni che tu sia un architetto, costruisci la realtà.
Ritieni di essere un architetto? Costruisci la realtà!
Sono solo, un conato violento mi ha svegliato, ho le braccia che sembrano di metallo, mi spingo in ginocchio sui palmi.
Dopo "Sono solo", vanno meglio i due punti, che aprono alle spiegazioni.
Come posso creare altre immagini, io non avverto con chiarezza nemmeno la rappresentazione di questa. Mi scorre davanti e mi turba la consapevolezza.
La cambierei così:
Come posso creare altre immagini, io se non avverto con chiarezza nemmeno la rappresentazione di questa?
La creatura sta per avventarsi, rassegnato, io non mi volto.
Dopo avventarsi, meglio i due punti.
È giunta la fine, non so cosa sarà di me ora. La creatura sta per avventarsi, rassegnato, io non mi volto. Penso al momento in cui sono nato, al momento esatto in cui sono stato evocato. L’evocazione è una richiesta d’aiuto cui si risponde con un atto di pietà. Pietà, compassione, ecco di cosa ho bisogno. Tendo una mano verso il buio, chiudo gli occhi e chiedo aiuto con tutta la mia energia. Qualcuno afferra le mie dita e stringe la mia mano nelle sue. Il calore di quel contatto mi commuove e scioglie la paura. È lui, il mio creatore Creatore che mi accoglie, finalmente. La sorpresa accende un’immagine sulla parete: è la rappresentazione di un simbolo che non conosco, è così fulgido che mi acceca, ma all’improvviso comprendo il coraggio. Sento la creatura che urla spaventata, si allontana da me, fugge nei corridoi mentre urla di dolore. Siamo salvi, ora sappiamo come uscire dal labirinto.
Bellissimo finale!

Mi è piaciuta la storia di questo angelo tormentato, che riesce a venire fuori da questo labirinto diabolico con l'evocazione.
Come dici all'inizio:
- Chi sono?
- Sei un angelo.
- Chi mi ha creato?
- Sei stato evocato, è così che sei nato.


Così, con l'evocazione come richiesta di aiuto, l'angelo viene salvato dall'Alto.
Un solo appunto: hai scelto, come da titolo, che sia un Angelo Custode.
Nel racconto, non parli mai della sua funzione di guida dell'anima umana affidatagli. Pertanto, potevi configurarlo come Angelo e basta.

Ho notato concreti miglioramenti nel tuo stile e nella sintassi. Ottimo! Ciao,@Alba359 :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: L'angelo custode [MI145] Fuori concorso

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Ciao @Poeta Zaza
innanzitutto ti ringrazio per il bel commento e per avermi corretto.
Però, mi dispiace che tu abbia frainteso il mio pensiero. Le parti in corsivo non sono la parola del Signore.
L'angelo si trova nella coscienza di un essere umano. La voce che gli risponde è il suo subconscio. Il labirinto è formato da esperienze negative di vita dell'umano. Da quelle nasce il bisogno di aiuto e l'evocazione.
Il racconto si svolge tutto nella mente di qualcuno che vive nella paura di affrontare la vita. Solo in sogno, a volte, emergono le soluzioni e riusciamo a comunicare con il subconscio. Detto questo spero di aver chiarito la mancanza di alcune maiuscole che mi hai suggerito.

Così, con l'evocazione come richiesta di aiuto, l'angelo viene salvato dall'Alto.
No, l'entità viene salvata dall'accettazione, da parte dell'umano, del buio, del male, o se vuoidel demonio. Accettare la dualità delle cose e vivere secondo le legge dell'universo é il messaggio che volevo si intendesse.

Ritieni di essere un architetto? Costruisci la realtà!
Non ci va il punto di domanda. Quella è una esortazione!
In pratica il subconscio gli dice di sentirsi un architetto e costruire la sua realtà.

Grazie, sono felice che tu abbia notato miglioramenti nel mio modo di scrivere

Re: L'angelo custode [MI145] Fuori concorso

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@Alba359 un racconto molto strano. Un angelo visto con occhi diversi, quando – per la verità – non è ancora un angelo vero. Riuscirà a diventarlo non appena la Mano lo salverà dalla bestia. Il Qui non ne né paradiso né terra, ma quella strada che ha ancora troppe destinazioni, un vero labirinto. Il tuo è un angelo ancora impaurito che non crede in se stesso, perché non ha ancora sperimentato la sua vera natura e il suo ruolo, non ha ancora conosciuto Lui: potremmo dire un angelo ancora "bambino". Infatti, hai puntato molto sulla parola immagini che renderebbe più superficiale il lavoro ultimo di un angelo; ma ripeto, lui non lo è ancora (almeno è così che l'ho inteso). Anche gli angeli quindi hanno bisogno di aiuto prima di essere d'aiuto agli altri anche se la bestia che li contrasta, anche quando i loro "poteri" sono già consolidati, esisterà sempre. Usiamo intendere gli angeli come piccole divinità, ma credo siano quell'elemento capace di tenere in comunicazione l'uomo materiale con il divino. Siamo soliti dire: "mia nonna mi protegge" o "mio padre " "mia madre"... Ecco, da questra transizione da corpo fisico a corpo spirituale credo nascano gli angeli. A evocarli è l'amore che è rimasto per loro sulla terra.

L’attrito con l’atmosfera mi graffia, le ali contagiate dalla materia diventano di ferro.
Molto bella questa immagine.

- Nulla del Qui si unisce alla terra! Che cosa credevi di fare?
- Devi alzarti. Esci dal labirinto adesso!se puoi.
qui c'è un refuso:... adesso! Se puoi.
- Devi combattere alzati!

Sono tre personaggi diversi a parlare? Se no non mi spiego perché sei andata tre volte a capo.

Un racconto davvero particolare.

Re: L'angelo custode [MI145] Fuori concorso

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Ciao, @Alba359 , complimenti, davvero! E' un bellissimo racconto, profondo, intimo, a tratti claustrofobico, ma non è una critica, perché direi che è proprio quella una delle sensazioni che volevi evocare. Anche grazie alla tua immagine di profilo colgo - ma dimmi se sbaglio - l'ispirazione al film d'animazione Soul. Lo spunto che ne trai è quello di raccontare l'esistenza di un essere etereo, ma mentre lì il tema è quello del trovare la propria strada nel mondo cercando la risposta nel qui ed ora, tu lo usi per raccontare lo smarrimento della luce interiore in mezzo al buio, alla rabbia, alla pulsione al male. Wow, spettacolare, sono davvero colpito.
Proprio perché sono colpito dalla tua profondità, oltre che dalla tua capacità stilistica e narrativa, provo a darti un paio di spunti. Ti avverto, potrebbero essere spunti un po' invadenti, se ti dà fastidio non leggerli nemmeno, ma mi è venuto così naturale pensarli che mi sembra un peccato non dirteli.
Il primo riguarda il messaggio. Leggo negli altri commenti che ciò che volevi dire con questo racconto è che occorre accettare il male che c'è dentro di noi per non lasciarsi sopraffare da esso, ma secondo me, quando la bestia scappa intimorita dalla compassione del creatore, si legge invece più che altro che il male si può sconfiggere, o perlomeno tenere a bada, dando amore a se stessi, alla parte più ferita e pura di se stessi. Son due cose un po' diverse forse: il creatore non accarezza la bestia, ma dà la mano alla luce. Con questo non voglio dire che devi cambiare qualcosa nel racconto, nè che devi cambiare l'idea che volevi trasmettere, vuol dire solo che vale la pena di rifletterci e trovare tu la soluzione più adatta.
Il secondo suggerimento è anche più invadente del primo, infatti non ero sicuro che fosse opportuno dirtelo, ma tant'è... Il fatto è che ho la sensazione che l'accoglienza dell'angelo da parte del creatore arrivi troppo tardi e che non ci sia lo spazio per raccontare la reale salvezza della coscienza dell'umano: infatti tale salvezza è più raccontata che mostrata (lo show don't tell non deve per forza essere una regola aurea, ma a me piace molto): l'angelo dice di essere salvo, di sapere come uscire dal labirinto, ma non si mostra il come. Sì che si mostra, puoi dirmi tu: accettandosi. Ok ma in termini pratici? Io la butto lì: e se raccontassi, dal punto di vista dell'umano, uno scorcio di ciò che succede nella sua vita dopo l'accettazione dell'angelo?

Detto questo, ancora vivissimi complimenti, davvero.

Re: L'angelo custode [MI145] Fuori concorso

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l'ispirazione al film d'animazione Soul.
Nnaggia, sembra quasi scontato adesso che me l'hai detto, ma no, il film non mi è venuto in mente per niente mentre scrivevo il racconto.
Leggo negli altri commenti che ciò che volevi dire con questo racconto è che occorre accettare il male che c'è dentro di noi per non lasciarsi sopraffare da esso, ma secondo me, quando la bestia scappa intimorita dalla compassione del creatore, si legge invece più che altro che il male si può sconfiggere, o perlomeno tenere a bada,
Tenere a bada; esatto! proprio così. riguardo a questo c'è una leggenda Cherokee (I due Lupi) che secondo me è esaustiva riguardo alla dualità della nostra realtà.
Il fatto è che ho la sensazione che l'accoglienza dell'angelo da parte del creatore arrivi troppo tardi e che non ci sia lo spazio per raccontare la reale salvezza della coscienza dell'umano:
Beh, infatti hai ragione, sulla fine ho perso la concetrazione: pensavo di fare in tempo per il contest e mi sono un pò spenta. Volevo far parlare anche l'Io razionale dell'umano( che poi, si sarà capito, è sempre lo stesso personaggio, nè due nè tre, ma tre voci diverse di uno stesso personaggio.
Comunque, dai, grazie del bel commento e alla prossima.

Alba.

Re: L'angelo custode [MI145] Fuori concorso

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Ciao @Adel J. Pellitteri
A evocarli è l'amore che è rimasto per loro sulla terra.
Si, un pò come hai spiegato tu, ma è qualcosa dentro che viene esclusivamente dalla stessa mente che li evoca credo.
I personaggi sono uno:
pensa al sogno e al tuo subconscio che ti parla e comunica con simboli e immagini.
Pensa a te che ti interroghi e ti dai spiegazioni su cio che ti capita.
Pensa a te che vivi parli e agisci.
Tre voci che solo se le ascoltiamo ci vengono in aiuto.
Ecco, da questra transizione da corpo fisico a corpo spirituale credo nascano gli angeli. A evocarli è l'amore che è rimasto per loro sulla terra.
Ecco, si grosso modo è quello che penso anche io, con la differenza minima che secondo me il nostro angelo è sempre presente è quando non ascoltiamo che la bestia se lo magna :diavolo2:
Voglio sdrammatizzare un pò, che adesso mi sembra di aver scritto un pippone pseudopsicologico.
Niente, volevo rappresentare il labirinto di sinapsi, immagini, retaggi atavici, e altri ortaggi che abbiamo ne cervello e fargli fare pace.
Si è un racconto perticolare, e ne ho scritti parecchi così. Però non posto mai il pus che mi esce dal cervello in certi casi, stavolta, non so, forse è stata colpa del labirinto.
Grazie per aver letto e per avermi confermato che ogni tanto scrivo materia purulenta. Ci tengo parecchio a questo lato sbiego che pigliano le mie storie ogni tanto <3
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