[MI145] Il mostro
Posted: Sun Feb 21, 2021 11:56 pm
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Traccia di mezzogiorno
“Braccio su, sinistra, destra, giù. Cambio braccio: su, destra, sinistra, giù. Ripetete cinque volte per parte. Ora le gambe: oscillate in avanti e indietro, poi andate giù con la schiena e le mani verso le caviglie. Ripetete cinque volte per parte”. Ore 17,01, Michele non si perdeva una puntata delle lezioni di stretching in diretta streaming, cascasse il mondo. Se era fuori, rientrava per l'occasione. Duravano sette minuti esatti e gli esercizi si ripetevano sempre uguali, tutti i giorni, ma per Michele era come se fosse la prima volta. Dopo quella pausa stava meglio e si sentiva libero.
“Fate dorare la cipolla e aggiungete il riso, fatelo tostare qualche minuto, sfumate con vino, brodo, zafferano, burro, parmigiano.” Non ricordava da che parte venisse, ma un po' di milanese lo aveva acquisito. Ore 11,50. la ricetta del giorno non se la perdeva per nulla al mondo.
Gli piaceva riposare sulla poltrona morbida di velluto blu, ascoltando i suoni del mare che partivano in automatico dalle ore 15 alle ore 15,30.
Scostava la tenda, Michele, per guardare fuori dalla finestra: alle sette di mattina e alle sette di sera. Due momenti scanditi dal suono di una sirena: quello della mattina per l'inizio del giorno; quello della sera per l'inizio della notte. Michele osservava la piazza vuota perennemente. Nessuno si azzardava a uscire perché il mostro poteva essere dietro l'angolo. Aveva già fatto molte vittime e anche le case si erano dimostrati luoghi insicuri.
Il suono delle 19 era il segnale per andare a dormire. Il momento peggiore: gli incubi. Il suo predominante era quello di essere assalito dal mostro, anche se nessuno lo aveva mai visto. Sognava sempre di correre in una pianura dove l'orizzonte si perdeva, e di essere inseguito da un respiro, un fiato, non solo sul collo, ma nell'anima.
Poi, la sirena delle sette lo ridestava; il video si accendeva per la consueta lezione di uncinetto: era già al milleduecentotrentaquattresimo centrino, che realizzava sempre uguale, e l'attesa per il nuovo era sempre altissima.
“Dai freddi altopiani tibetani un imponente animale domina le alture: lo yak, simbolo del Tibet. Una tonnellata di massa muscolare con due grandi corna che si elevano verso l'alto. Un manto spesso e peloso lo protegge dalle gelide temperature.” Non poteva mancare il documentario sulla natura e Michele si rilassava osservando quei posti carichi di spiritualità. Era innamorato di quell'enorme bovino e ogni giorno aspettava di incontrarlo. L'attesa veniva puntualmente premiata.
Ma il momento clou era quello delle 18,57: il balletto. Le chiamavano le gemelle, anche se una era di colore e l'altra bionda bianco latte. Cantavano anche, e nel mentre muovevano le loro membra con un'eleganza e raffinatezza che non potevi far altro che guardarle sdraiato a pancia in su, prima del buio della notte. Non poteva esserci nulla di più estasiante e distraente dal pensiero del mostro.
Alle 17,59 suonava il campanello di casa. Un foglietto oltrepassava verso l'interno dalla fessura sul pavimento: il bollettino. Ogni giorno si veniva informati delle novità sul mostro, su quante vittime aveva fatto, dove era stato avvistato l'ultima volta, o se fosse stato ucciso, ferito o catturato. Tutti i giorni, fremente dall'emozione, Michele apriva il foglietto piegato in due, lentissimamente, per gustarsi più a lungo possibile quel momento cruciale. E tutti i giorni il brivido che lo pervadeva lungo tutto il corpo si interrompeva alla vista del bianco. Per Michele era sempre una novità sapere che non c'erano novità, e si tranquillizzava sapendo che la sua casa era più sicura di un bunker antiatomico.
Ore 10,37: lezioni di calligrafia medievale.
Ore 12.01: suggerimenti su estrazione di succhi senza l'estrattore.
Ore 16,20: i giochi di una volta: il nascondino
Ore 9,12: la medicina nella storia: le sanguisughe e il loro potere curativo.
Ore 13,54: lezioni di diritto amministrativo della regione Marche.
Ore 18,05: la matematica per tutti: l'addizione.
Rimanevano solo tre piccole pause di tre minuti e mezzo per soddisfare i bisogni fisiologici, una di cinque minuti per il lavaggio delle parti intime e una volta la settimana, il lunedì, a scapito delle lezioni di calligrafia medievale, si poteva fare un bagno completo.
Negli anni Michele stava diventando giallo di carnagione, non per la passione per il paese più popoloso del mondo, ma per il risotto alle milanese che ormai da anni rappresentava l'unica pausa pranzo.
Il tempo era scandito da quelle centinaia di video che lo distraevano dalla presenza del mostro e lo facevano sentire al sicuro, nella sua casa.
Un giorno il bollettino annunciò una clamorosa novità. Sul foglietto piegato apparve una emme maiuscola barrata con una croce.
“Che scherzo del cavolo!” pensò Michele “E di cattivo gusto!” continuò.
Le sirene del mattino e della sera non suonarono più.
“Sono tutti impazziti?” si domandò fra sé.
I canali video non trasmettevano più nulla e un rumore di folla festante invase le strade.
“Vogliono tutti suicidarsi!” esclamò senza scomporsi. “Il mostro non aspettava altro!” continuava incredulo a domandarsi. “Io non uscirò per niente al mondo. Qui sono al sicuro e mai nessuno potrà venire a prendermi” concluse prima di congedarsi.
Traccia di mezzogiorno
“Braccio su, sinistra, destra, giù. Cambio braccio: su, destra, sinistra, giù. Ripetete cinque volte per parte. Ora le gambe: oscillate in avanti e indietro, poi andate giù con la schiena e le mani verso le caviglie. Ripetete cinque volte per parte”. Ore 17,01, Michele non si perdeva una puntata delle lezioni di stretching in diretta streaming, cascasse il mondo. Se era fuori, rientrava per l'occasione. Duravano sette minuti esatti e gli esercizi si ripetevano sempre uguali, tutti i giorni, ma per Michele era come se fosse la prima volta. Dopo quella pausa stava meglio e si sentiva libero.
“Fate dorare la cipolla e aggiungete il riso, fatelo tostare qualche minuto, sfumate con vino, brodo, zafferano, burro, parmigiano.” Non ricordava da che parte venisse, ma un po' di milanese lo aveva acquisito. Ore 11,50. la ricetta del giorno non se la perdeva per nulla al mondo.
Gli piaceva riposare sulla poltrona morbida di velluto blu, ascoltando i suoni del mare che partivano in automatico dalle ore 15 alle ore 15,30.
Scostava la tenda, Michele, per guardare fuori dalla finestra: alle sette di mattina e alle sette di sera. Due momenti scanditi dal suono di una sirena: quello della mattina per l'inizio del giorno; quello della sera per l'inizio della notte. Michele osservava la piazza vuota perennemente. Nessuno si azzardava a uscire perché il mostro poteva essere dietro l'angolo. Aveva già fatto molte vittime e anche le case si erano dimostrati luoghi insicuri.
Il suono delle 19 era il segnale per andare a dormire. Il momento peggiore: gli incubi. Il suo predominante era quello di essere assalito dal mostro, anche se nessuno lo aveva mai visto. Sognava sempre di correre in una pianura dove l'orizzonte si perdeva, e di essere inseguito da un respiro, un fiato, non solo sul collo, ma nell'anima.
Poi, la sirena delle sette lo ridestava; il video si accendeva per la consueta lezione di uncinetto: era già al milleduecentotrentaquattresimo centrino, che realizzava sempre uguale, e l'attesa per il nuovo era sempre altissima.
“Dai freddi altopiani tibetani un imponente animale domina le alture: lo yak, simbolo del Tibet. Una tonnellata di massa muscolare con due grandi corna che si elevano verso l'alto. Un manto spesso e peloso lo protegge dalle gelide temperature.” Non poteva mancare il documentario sulla natura e Michele si rilassava osservando quei posti carichi di spiritualità. Era innamorato di quell'enorme bovino e ogni giorno aspettava di incontrarlo. L'attesa veniva puntualmente premiata.
Ma il momento clou era quello delle 18,57: il balletto. Le chiamavano le gemelle, anche se una era di colore e l'altra bionda bianco latte. Cantavano anche, e nel mentre muovevano le loro membra con un'eleganza e raffinatezza che non potevi far altro che guardarle sdraiato a pancia in su, prima del buio della notte. Non poteva esserci nulla di più estasiante e distraente dal pensiero del mostro.
Alle 17,59 suonava il campanello di casa. Un foglietto oltrepassava verso l'interno dalla fessura sul pavimento: il bollettino. Ogni giorno si veniva informati delle novità sul mostro, su quante vittime aveva fatto, dove era stato avvistato l'ultima volta, o se fosse stato ucciso, ferito o catturato. Tutti i giorni, fremente dall'emozione, Michele apriva il foglietto piegato in due, lentissimamente, per gustarsi più a lungo possibile quel momento cruciale. E tutti i giorni il brivido che lo pervadeva lungo tutto il corpo si interrompeva alla vista del bianco. Per Michele era sempre una novità sapere che non c'erano novità, e si tranquillizzava sapendo che la sua casa era più sicura di un bunker antiatomico.
Ore 10,37: lezioni di calligrafia medievale.
Ore 12.01: suggerimenti su estrazione di succhi senza l'estrattore.
Ore 16,20: i giochi di una volta: il nascondino
Ore 9,12: la medicina nella storia: le sanguisughe e il loro potere curativo.
Ore 13,54: lezioni di diritto amministrativo della regione Marche.
Ore 18,05: la matematica per tutti: l'addizione.
Rimanevano solo tre piccole pause di tre minuti e mezzo per soddisfare i bisogni fisiologici, una di cinque minuti per il lavaggio delle parti intime e una volta la settimana, il lunedì, a scapito delle lezioni di calligrafia medievale, si poteva fare un bagno completo.
Negli anni Michele stava diventando giallo di carnagione, non per la passione per il paese più popoloso del mondo, ma per il risotto alle milanese che ormai da anni rappresentava l'unica pausa pranzo.
Il tempo era scandito da quelle centinaia di video che lo distraevano dalla presenza del mostro e lo facevano sentire al sicuro, nella sua casa.
Un giorno il bollettino annunciò una clamorosa novità. Sul foglietto piegato apparve una emme maiuscola barrata con una croce.
“Che scherzo del cavolo!” pensò Michele “E di cattivo gusto!” continuò.
Le sirene del mattino e della sera non suonarono più.
“Sono tutti impazziti?” si domandò fra sé.
I canali video non trasmettevano più nulla e un rumore di folla festante invase le strade.
“Vogliono tutti suicidarsi!” esclamò senza scomporsi. “Il mostro non aspettava altro!” continuava incredulo a domandarsi. “Io non uscirò per niente al mondo. Qui sono al sicuro e mai nessuno potrà venire a prendermi” concluse prima di congedarsi.