[MI145] Nel groviglio dei pensieri
Posted: Sun Feb 21, 2021 11:15 pm
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Traccia di mezzogiorno.
Non la riflette l’immagine. Eppure, la vedi; intera che fa quasi paura per quanto è vivida, ma lo specchio non la riflette. Non c’è, Lorenzo.
L’hai inghiottita in un momento di vita che di tempo non ne avevi più e adesso, accanto a te, lei non c’è.
Indietreggi. Non ti vuoi specchiare, non ti piace questa faccia molle, solcata dalla ruga della rinuncia, che, dopo la scelta, s’è piantata sulla fronte e t’ha diviso a metà. E anche la testa è a metà, tutto sei a metà. C’eri, e io non te l’ho detto… Arresti i pensieri, subito. Non puoi, non devi. Aggiustare il rubinetto che perde, questo devi fare. Che tua moglie, ieri sera, prima di crollare nel sonno, te l’ha chiesto per la terza volta e tu per la terza volta gliel’hai promesso.
A Sara, invece, non hai mai promesso niente, volevi soltanto che t’amasse tutto intero. “Non ti amo più!” E invece sei riuscito quasi a farti odiare, ché tu sei uno specialista in questo.
Ti vesti in fretta, ché la nuova vita è scandita da orari standardizzati in doveri: prelevare i figli da scuola, convincere clienti a investire, accontentare la moglie per non sentirne le lagne. Spesso ti riesce di incastrare tutto; a volte, invece, la testa fa clic e lei ti entra a forza nei pensieri che allora devi districarti tra i meandri celebrali per sfuggire alla cattura. Come adesso, che sei in auto ma non smetti di proiettare la sua immagine sottile, dalla pelle morbida, i capelli neri, lo sguardo languido e le ciglia arricciate. Sei pericolosa, è pericoloso… pensi, che a momenti sbandavi, Lorenzo.
In coda, bloccato nel traffico, hai caldo e apri il finestrino. Il sole sulla faccia non t’aiuta, infiamma tutto, anche il cuore. Che pensavi si calmasse, avvolto da un amore modesto, e invece brucia di passione e rabbia non smaltite.
M’avevi promesso il sogno di un amore unico ma volevi solo vedermi arreso. Co’ ‘r cazzo che m’arrendevo! Era vendetta la tua, che magari m’arrendevo, magari t’amavo… e poi m’avresti lasciato, o umiliato. Pure cornuto m’avresti fatto, che ne sai? anzi tu lo sai…
Quello di cui hai bisogno, adesso, è un caffè. Entri al bar, ne ordini uno e lo bevi ancora bollente, che tanto non ti brucia. E invece il pensiero di lei ancora t’avvampa.
Se adesso ti chiamo, e ascolto la risata, perché tanto riderai quando ti farò una battuta delle mie, io scoppierò, e te lo dirò, anzi no! verrò, e ti guarderò negli occhi, e tu mi dirai, “Ti sento ancora dentro amore mio…”, perché anch’io ti sento ancora dentro, ché forse oggi il tempo ti ha ammansita e magari mi vuoi, e magari ne hai ancora, perché io ne ho, Sara, ce l’ho intatto il ricordo di noi due, che insieme non eravamo niente ma ci bastavamo. Mi bastavi, cazzo, che adesso invece non mi basta manco il calore rassicurante del letto, che ci dormo accanto, ok, sì, ma lei io non la sento, che invece sento te, e mi scoppia la testa che la devo zittire ma arranco.
Oggi, Lorenzo, è uno di quei giorni che ci sei finito dentro e non trovi l’uscita. Il cellulare ha preso a squillare, tua moglie dice che devi passare dal macellaio. Ti muovi svelto e sbrighi le cose senza dargli una collocazione che abbia senso, le sistemi, le dividi, le valuti, ma Sara no. Con lei non sei bravo come con il resto del mondo, che lo vivi e lo respiri ma l’aria ti manca lo stesso.
All’incrocio col suo ufficio righi dritto anche se continui a vederla. La faccia umida di te, le labbra disegnate, che quando ti parlava, con quei suoi denti bianchi, sembrava volesse divorarti. Ti divorava, Lorenzo, non ti fermare!
Affretti il passo, superi indenne l’incrocio tentatore e prendi la via di scuola. Sei meno agitato adesso. Controlli i respiri, rallenti, ti sforzi di dare un senso alle cose. La spesa, il cliente a cui stai per telefonare, la pizza che compri ai figli affamati.
Eccoli. Ancora piccoli, dipendenti. Vorresti non lo fossero più, ma un buon padre lo vedi anche dalla capacità di sopportazione, lo vedi dalla resistenza che ha. E tu resisti, Lorenzo, e li abbracci, li sfami, li sistemi in macchina. Ti conforti.
Anche oggi, hai trovato l’uscita.
Traccia di mezzogiorno.
Non la riflette l’immagine. Eppure, la vedi; intera che fa quasi paura per quanto è vivida, ma lo specchio non la riflette. Non c’è, Lorenzo.
L’hai inghiottita in un momento di vita che di tempo non ne avevi più e adesso, accanto a te, lei non c’è.
Indietreggi. Non ti vuoi specchiare, non ti piace questa faccia molle, solcata dalla ruga della rinuncia, che, dopo la scelta, s’è piantata sulla fronte e t’ha diviso a metà. E anche la testa è a metà, tutto sei a metà. C’eri, e io non te l’ho detto… Arresti i pensieri, subito. Non puoi, non devi. Aggiustare il rubinetto che perde, questo devi fare. Che tua moglie, ieri sera, prima di crollare nel sonno, te l’ha chiesto per la terza volta e tu per la terza volta gliel’hai promesso.
A Sara, invece, non hai mai promesso niente, volevi soltanto che t’amasse tutto intero. “Non ti amo più!” E invece sei riuscito quasi a farti odiare, ché tu sei uno specialista in questo.
Ti vesti in fretta, ché la nuova vita è scandita da orari standardizzati in doveri: prelevare i figli da scuola, convincere clienti a investire, accontentare la moglie per non sentirne le lagne. Spesso ti riesce di incastrare tutto; a volte, invece, la testa fa clic e lei ti entra a forza nei pensieri che allora devi districarti tra i meandri celebrali per sfuggire alla cattura. Come adesso, che sei in auto ma non smetti di proiettare la sua immagine sottile, dalla pelle morbida, i capelli neri, lo sguardo languido e le ciglia arricciate. Sei pericolosa, è pericoloso… pensi, che a momenti sbandavi, Lorenzo.
In coda, bloccato nel traffico, hai caldo e apri il finestrino. Il sole sulla faccia non t’aiuta, infiamma tutto, anche il cuore. Che pensavi si calmasse, avvolto da un amore modesto, e invece brucia di passione e rabbia non smaltite.
M’avevi promesso il sogno di un amore unico ma volevi solo vedermi arreso. Co’ ‘r cazzo che m’arrendevo! Era vendetta la tua, che magari m’arrendevo, magari t’amavo… e poi m’avresti lasciato, o umiliato. Pure cornuto m’avresti fatto, che ne sai? anzi tu lo sai…
Quello di cui hai bisogno, adesso, è un caffè. Entri al bar, ne ordini uno e lo bevi ancora bollente, che tanto non ti brucia. E invece il pensiero di lei ancora t’avvampa.
Se adesso ti chiamo, e ascolto la risata, perché tanto riderai quando ti farò una battuta delle mie, io scoppierò, e te lo dirò, anzi no! verrò, e ti guarderò negli occhi, e tu mi dirai, “Ti sento ancora dentro amore mio…”, perché anch’io ti sento ancora dentro, ché forse oggi il tempo ti ha ammansita e magari mi vuoi, e magari ne hai ancora, perché io ne ho, Sara, ce l’ho intatto il ricordo di noi due, che insieme non eravamo niente ma ci bastavamo. Mi bastavi, cazzo, che adesso invece non mi basta manco il calore rassicurante del letto, che ci dormo accanto, ok, sì, ma lei io non la sento, che invece sento te, e mi scoppia la testa che la devo zittire ma arranco.
Oggi, Lorenzo, è uno di quei giorni che ci sei finito dentro e non trovi l’uscita. Il cellulare ha preso a squillare, tua moglie dice che devi passare dal macellaio. Ti muovi svelto e sbrighi le cose senza dargli una collocazione che abbia senso, le sistemi, le dividi, le valuti, ma Sara no. Con lei non sei bravo come con il resto del mondo, che lo vivi e lo respiri ma l’aria ti manca lo stesso.
All’incrocio col suo ufficio righi dritto anche se continui a vederla. La faccia umida di te, le labbra disegnate, che quando ti parlava, con quei suoi denti bianchi, sembrava volesse divorarti. Ti divorava, Lorenzo, non ti fermare!
Affretti il passo, superi indenne l’incrocio tentatore e prendi la via di scuola. Sei meno agitato adesso. Controlli i respiri, rallenti, ti sforzi di dare un senso alle cose. La spesa, il cliente a cui stai per telefonare, la pizza che compri ai figli affamati.
Eccoli. Ancora piccoli, dipendenti. Vorresti non lo fossero più, ma un buon padre lo vedi anche dalla capacità di sopportazione, lo vedi dalla resistenza che ha. E tu resisti, Lorenzo, e li abbracci, li sfami, li sistemi in macchina. Ti conforti.
Anche oggi, hai trovato l’uscita.