L'uomo che si miscelava con l'acqua
Posted: Mon Feb 15, 2021 11:04 pm
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«Che ci fa il caimano nella mia stanza? Questa storia deve finire».
«Hai visto il caimano?» chiese al fratello.
«Sì, nella vasca da bagno».
«Grazie».
«Prego».
«Ma non c'è!»
«Dev'essere stato risucchiato dallo scarico».
«Com'è possibile?»
«È così. Finiremo tutti nello scarico».
«Sì, e poi nel mare, e il caimano morirà, sei contento?»
«Morirebbe comunque, oppure potrebbe adattarsi alla vita nell'acqua salata; o meglio ancora: potrebbe seguire le tue orme, vorrei tanto poterlo fare anch'io».
«È ora di cambiare stato, ciao».
«Aspetta!»
Il fratello si sciolse assumendo la consistenza di una gelatina.
«Ed ora cosa me ne faccio di un fratello di colla di pesce?»
«Mi puoi sempre spalmare su una crostata».
«Lo sai che diventerebbe immangiabile. L'ultima volta, con il cappuccino che sapeva di brodo di gallina ho avuto il voltastomaco per una settimana».
«Va bene, allora vado a cercare il caimano». Sparì facendo splash nell'acqua della tazza del water.
Il fratello maggiore aveva lo strano potere di cambiare forma e trasformare lo stato del suo corpo da solido a liquido e a volte anche a quello gassoso. Un giorno, divenuto una nuvoletta di vapore acqueo, si era mischiato con quello emanato da un pentolone di ragù e dove transitava faceva venire l'acquolina in bocca a chiunque.
Quand'era ragazzo si divertiva a farsi beffe del fratellino: una volta prese la forma di una supposta che appena la mamma l'ebbe infilata nel sedere del figlioletto, questi non riuscì a trattenerla e la espulse seduto sulla tazza del bagno. Lo ritrovarono le reti di un peschereccio, in mare aperto, insieme ad alici, sgombri e gamberetti. Nel frattempo si era trasformato in una sostanza gelatinosa confondibile con una medusa decomposta. Quando man mano riprese le sembianze umane, ai due pescatori venne un colpo vedere un ragazzo nudo e sporco impigliato nella rete. Pensarono alla solita disgrazia del mare e rimasero sbalorditi quando scoprirono che era vivo. Lo portarono in un centro di accoglienza e lì approfittò di un momento di distrazione per infilarsi nelle cucine e sciogliersi nel brodo del pranzo che, naturalmente, divenne immangiabile e fu rigettato nello scarico del cesso. Punto e a capo, di nuovo in mare.
Questa volta fu ripescato da una balenottera: una procace attempata milionaria russa che dal suo yacht, nelle calde acque del mediterraneo, cercava un modo per far passare il tempo tra caviale e champagne. Notata la sagoma, la caricò a bordo e ne fece un oggetto di piacere per il proprio corpo: lo obbligò a fare massaggi tutto il giorno se non voleva essere denunciato. Ma lui fece di più: assunse lo stato di crema idratante e venne assorbito dal languido corpo. Lei, non vedendolo più, non si strappò i capelli dalla disperazione, si fece un bagno, e così anche lui.
L'acqua lo attraeva; nel mare si sentiva a proprio agio, cullato da quella dolce pressione che aumentava a seconda della profondità. Non si sentiva mai solo: il grande oceano lo avvolgeva come un abbraccio.
Aveva trovato un modo originale per girare il mondo. L'ultima volta che era sparito, il fratello ricevette un'interurbana da Honolulu: un cocktail parlante, a bordo piscina, continuava a ripetere il numero di telefono di casa un attimo prima che fosse bevuto da un ricco nativo dell'isola, con il rischio di fare una brutta fine come l'attore nella scena di Alien.
Da piccolo fece lo scherzetto di miscelarsi con latte in polvere del biberon, sempre del fratellino, che puntualmente sputava all'istante poiché la bianca bevanda assumeva uno strano sapore di pesce fritto o di wurstel affumicato.
Delle sue straordinarie doti, il primo ad accorgesi fu il ginecologo dopo una un'ecografia al quarto mese: «Mi dispiace signora, nella sua pancia non c'è traccia del suo bambino».
«Non è possibile! Lo sento che mi tira i calci, anche in questo momento».
«Purtroppo credo che sia solo suggestione, il fatto di non accettare una lutto così grande».
«La prego ricontrolli!».
«Se proprio ci tiene...»
Ma dopo qualche istante... «Non è possibile! Suo figlio sguazza vivace nella pancia. Eppure...»
«Disgraziato! Mi vuoi fare venire un infarto!» disse rincuorata, rivolgendo lo sguardo verso il ventre mentre lo accarezzava. «Ho la sensazione che non mi renderai la vita facile».
Si presentò al mondo: ueh blob ueh gluu ueh.
A scuola prendeva le difese dei più deboli ridicolizzando i bulletti trasformandosi in urina, per poi depositarsi sotto le loro sedie o facendola piombare dall'alto, come se uno pterosauro di passaggio avesse svuotato la vescica in quell'istante.
Dall'ultimo smarrimento erano ormai passati alcuni mesi e il timore di non ritrovarlo più si faceva sempre più concreto, anche se svariati studi dedicati al suo caso avevano stabilito che le sue cellule erano indistruttibili e si replicavano all'istante quando assumevano una sorta di forma liquida e, prima o poi, in qualche stato o aspetto sarebbe riapparso.
Un anno accadde un evento imprevisto: nell'ennesima gita in mare fu conteso da due pescecani che ingoiarono ciascuno metà del ragazzo allo stato gommoso. Fu così che le due parti vissero autonomamente, indipendenti, anche se mancanti dell'altra metà che potevano farlo ritornare alle sembianze umane. Un pescecane finì nelle cucine cinesi mentre l'altro morì perché doveva morire. Sgombri e merluzzi da sempre alimento dello spietato predatore, per una volta ebbero la possibilità di ridurlo a brandelli, riducendo la carcassa in una grossa lisca in pochi minuti.
Ma il destino era scritto e il mare li fece riunire: scarti con scarti nella grande discarica marina. Si ritrovarono sotto forma di placton nella bocca di una grande balena.
Dalla divisione a metà si era passati ad una frazione maggiore: quattro o dieci, cento o mille, milioni o miliardi; il fratello poteva essersi cosparso sul mondo intero; disciolto negli oceani in modo che ogni goccia ne contenesse una parte, o forse ha solo anticipato quello che succede a tutti dopo la morte?
Il fratello era tranquillo, sapeva che prima o poi si sarebbe ripresentato. Un giorno arrivò un temporale così forte che in poche ore allagò tutta la zona. I vigili del fuoco notarono un ragazzo riverso nell'acqua che sembrava morto, lo presero e lui aprì gli occhi come se si fosse appena svegliato: «Ci voleva proprio un po' di pioggia» esordì, e se ne andò nuotando.
Suonò il campanello di casa: «Ti stavo aspettando, hai trovato il caimano?»
«Sì, era evaporato su una nuvoletta e non voleva più scendere».
«Lo capisco, quando arrivi in alto...vorresti sempre rimanerci. Vuoi un tè caldo?»
«Grazie».
«Quanto ti fermerai?»
«Non lo so».
«Ma che te lo domando a fare! Ho finito lo shampoo. Mi fai un piccolo prestito di una parte di te e poi te la riprendi appena ho finito la doccia?”
«Certo, è il minimo per un fratello».
Il temporale non finiva più, la pioggia incessante andò avanti per giorni allagando tutto. La casa dei due fratelli fu completamente sommersa, e quando le acque si ritirarono ed il sole riprese a splendere, i loro corpi sembravano svaniti nel nulla; solo due piccole pozzanghere erano depositate sotto ai loro letti.
«Che ci fa il caimano nella mia stanza? Questa storia deve finire».
«Hai visto il caimano?» chiese al fratello.
«Sì, nella vasca da bagno».
«Grazie».
«Prego».
«Ma non c'è!»
«Dev'essere stato risucchiato dallo scarico».
«Com'è possibile?»
«È così. Finiremo tutti nello scarico».
«Sì, e poi nel mare, e il caimano morirà, sei contento?»
«Morirebbe comunque, oppure potrebbe adattarsi alla vita nell'acqua salata; o meglio ancora: potrebbe seguire le tue orme, vorrei tanto poterlo fare anch'io».
«È ora di cambiare stato, ciao».
«Aspetta!»
Il fratello si sciolse assumendo la consistenza di una gelatina.
«Ed ora cosa me ne faccio di un fratello di colla di pesce?»
«Mi puoi sempre spalmare su una crostata».
«Lo sai che diventerebbe immangiabile. L'ultima volta, con il cappuccino che sapeva di brodo di gallina ho avuto il voltastomaco per una settimana».
«Va bene, allora vado a cercare il caimano». Sparì facendo splash nell'acqua della tazza del water.
Il fratello maggiore aveva lo strano potere di cambiare forma e trasformare lo stato del suo corpo da solido a liquido e a volte anche a quello gassoso. Un giorno, divenuto una nuvoletta di vapore acqueo, si era mischiato con quello emanato da un pentolone di ragù e dove transitava faceva venire l'acquolina in bocca a chiunque.
Quand'era ragazzo si divertiva a farsi beffe del fratellino: una volta prese la forma di una supposta che appena la mamma l'ebbe infilata nel sedere del figlioletto, questi non riuscì a trattenerla e la espulse seduto sulla tazza del bagno. Lo ritrovarono le reti di un peschereccio, in mare aperto, insieme ad alici, sgombri e gamberetti. Nel frattempo si era trasformato in una sostanza gelatinosa confondibile con una medusa decomposta. Quando man mano riprese le sembianze umane, ai due pescatori venne un colpo vedere un ragazzo nudo e sporco impigliato nella rete. Pensarono alla solita disgrazia del mare e rimasero sbalorditi quando scoprirono che era vivo. Lo portarono in un centro di accoglienza e lì approfittò di un momento di distrazione per infilarsi nelle cucine e sciogliersi nel brodo del pranzo che, naturalmente, divenne immangiabile e fu rigettato nello scarico del cesso. Punto e a capo, di nuovo in mare.
Questa volta fu ripescato da una balenottera: una procace attempata milionaria russa che dal suo yacht, nelle calde acque del mediterraneo, cercava un modo per far passare il tempo tra caviale e champagne. Notata la sagoma, la caricò a bordo e ne fece un oggetto di piacere per il proprio corpo: lo obbligò a fare massaggi tutto il giorno se non voleva essere denunciato. Ma lui fece di più: assunse lo stato di crema idratante e venne assorbito dal languido corpo. Lei, non vedendolo più, non si strappò i capelli dalla disperazione, si fece un bagno, e così anche lui.
L'acqua lo attraeva; nel mare si sentiva a proprio agio, cullato da quella dolce pressione che aumentava a seconda della profondità. Non si sentiva mai solo: il grande oceano lo avvolgeva come un abbraccio.
Aveva trovato un modo originale per girare il mondo. L'ultima volta che era sparito, il fratello ricevette un'interurbana da Honolulu: un cocktail parlante, a bordo piscina, continuava a ripetere il numero di telefono di casa un attimo prima che fosse bevuto da un ricco nativo dell'isola, con il rischio di fare una brutta fine come l'attore nella scena di Alien.
Da piccolo fece lo scherzetto di miscelarsi con latte in polvere del biberon, sempre del fratellino, che puntualmente sputava all'istante poiché la bianca bevanda assumeva uno strano sapore di pesce fritto o di wurstel affumicato.
Delle sue straordinarie doti, il primo ad accorgesi fu il ginecologo dopo una un'ecografia al quarto mese: «Mi dispiace signora, nella sua pancia non c'è traccia del suo bambino».
«Non è possibile! Lo sento che mi tira i calci, anche in questo momento».
«Purtroppo credo che sia solo suggestione, il fatto di non accettare una lutto così grande».
«La prego ricontrolli!».
«Se proprio ci tiene...»
Ma dopo qualche istante... «Non è possibile! Suo figlio sguazza vivace nella pancia. Eppure...»
«Disgraziato! Mi vuoi fare venire un infarto!» disse rincuorata, rivolgendo lo sguardo verso il ventre mentre lo accarezzava. «Ho la sensazione che non mi renderai la vita facile».
Si presentò al mondo: ueh blob ueh gluu ueh.
A scuola prendeva le difese dei più deboli ridicolizzando i bulletti trasformandosi in urina, per poi depositarsi sotto le loro sedie o facendola piombare dall'alto, come se uno pterosauro di passaggio avesse svuotato la vescica in quell'istante.
Dall'ultimo smarrimento erano ormai passati alcuni mesi e il timore di non ritrovarlo più si faceva sempre più concreto, anche se svariati studi dedicati al suo caso avevano stabilito che le sue cellule erano indistruttibili e si replicavano all'istante quando assumevano una sorta di forma liquida e, prima o poi, in qualche stato o aspetto sarebbe riapparso.
Un anno accadde un evento imprevisto: nell'ennesima gita in mare fu conteso da due pescecani che ingoiarono ciascuno metà del ragazzo allo stato gommoso. Fu così che le due parti vissero autonomamente, indipendenti, anche se mancanti dell'altra metà che potevano farlo ritornare alle sembianze umane. Un pescecane finì nelle cucine cinesi mentre l'altro morì perché doveva morire. Sgombri e merluzzi da sempre alimento dello spietato predatore, per una volta ebbero la possibilità di ridurlo a brandelli, riducendo la carcassa in una grossa lisca in pochi minuti.
Ma il destino era scritto e il mare li fece riunire: scarti con scarti nella grande discarica marina. Si ritrovarono sotto forma di placton nella bocca di una grande balena.
Dalla divisione a metà si era passati ad una frazione maggiore: quattro o dieci, cento o mille, milioni o miliardi; il fratello poteva essersi cosparso sul mondo intero; disciolto negli oceani in modo che ogni goccia ne contenesse una parte, o forse ha solo anticipato quello che succede a tutti dopo la morte?
Il fratello era tranquillo, sapeva che prima o poi si sarebbe ripresentato. Un giorno arrivò un temporale così forte che in poche ore allagò tutta la zona. I vigili del fuoco notarono un ragazzo riverso nell'acqua che sembrava morto, lo presero e lui aprì gli occhi come se si fosse appena svegliato: «Ci voleva proprio un po' di pioggia» esordì, e se ne andò nuotando.
Suonò il campanello di casa: «Ti stavo aspettando, hai trovato il caimano?»
«Sì, era evaporato su una nuvoletta e non voleva più scendere».
«Lo capisco, quando arrivi in alto...vorresti sempre rimanerci. Vuoi un tè caldo?»
«Grazie».
«Quanto ti fermerai?»
«Non lo so».
«Ma che te lo domando a fare! Ho finito lo shampoo. Mi fai un piccolo prestito di una parte di te e poi te la riprendi appena ho finito la doccia?”
«Certo, è il minimo per un fratello».
Il temporale non finiva più, la pioggia incessante andò avanti per giorni allagando tutto. La casa dei due fratelli fu completamente sommersa, e quando le acque si ritirarono ed il sole riprese a splendere, i loro corpi sembravano svaniti nel nulla; solo due piccole pozzanghere erano depositate sotto ai loro letti.