Trivia
Posted: Thu Feb 04, 2021 11:50 am
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Il sogno non appartiene al sognatore;
il sognatore è una sua funzione secondaria, ma non irrilevante.
La memoria dell’uguale; Alfredo Zucchi
Il produttore scorse rapidamente i fogli della sceneggiatura. Fissò l’ultima pagina, poi dispose il testo sopra la scrivania, tamburellando le dita sulla superficie.
“Allora?”
“Non lo so.”
“Che vuoi dire?”
“Non ci ho capito un cazzo.”
Come al solito.
“Ti chiedo un blockbuster e mi scrivi un arthouse.”
“Non è un arthouse.”
“Ah no? E sentiamo, tu come lo chiameresti un film dove la protagonista uccide tutti i supereroi delle maggiori case di produzione?”
“… onesto?”
“Dio, Benno,” esclamò il produttore. “Sto parlando seriamente.”
“Sono serio.”
“Vorrei poter dire altrettanto della tua sceneggiatura.”
“Cos’ha che non va?”
Il produttore sbuffò prima di riaprire l’ultima pagina picchiettandoci su con l’indice.
“«Scena finale. Dopo aver commesso l’ultimo omicidio, Trivia alza il medio e fa l’occhiolino al pubblico».”
“Buffo, no?”
“Buffo un corno. Fa schifo!”
“Ma sei stato tu a dirmi che il pubblico vuole umorismo in questi film.”
“Cinecomics, si chiamano cinecomics!”
“Quello che è…”
“Dimmi la verità: quanti ne hai visti?”
“Un paio.”
“Come no.”
“Senti,” disse Benno. “Smettiamola di girarci intorno. A me questa roba non piace, ma ho bisogno di soldi. Cerchiamo di trovare un accordo senza sputtanare la mia credibilità artistica.”
“Benno, Benno…” scoppiò a ridere il produttore. “Non sei certo nella posizione di avanzare richieste.”
“Lo so, ma—”
“Vedi,” disse il produttore, alzandosi. “Tu mi piaci.” Gli cinse la spalla. “Probabilmente sei il miglior sceneggiatore che abbia mai avuto. Ma i tempi sono cambiati.”
“Sbaglio, o Joker è stato un successo?”
“Sì, ma tu non sei Nolan.”
“È di Todd Phillips.”
“Quello che è!” sbottò il produttore. “Devi compiere una scelta, Benno: o accetti di fare qualche marchetta per finanziare i tuoi progetti di cui nessuno capisce un cazzo, oppure ritorni dal buco da dove sei venuto.”
“…”
“Il Sundance ti aspetta. Ammesso che tu abbia le idee per vincere di nuovo.”
Ora fu Benno a sbuffare.
“Chiamami domani. Cinque in punto,” disse il produttore strattonandolo verso l’uscita.
“Domani?!”
“Ciao, artista!” lo liquidò sbattendogli la porta in faccia.
Occhi arrossati, sigaretta in bocca. Benno ponderava la scelta riverso sul letto di una stanza sepolta da sceneggiature e avvisi di banche che lo declassavano a cattivo pagatore.
La risposta da dare al produttore era evidente, non avrebbe dovuto neanche pensarci, eppure cosa dire a Travis Bickle mentre ti applaude come se fossi il senatore Palantine? O al gigante di Twin Peaks che scuote la testa e agita le braccia per avvertirti del pericolo imminente prima di essere incenerito da un’esplosione di Michael Bay, o peggio, dissolto dallo squillo del telefono che interrompe una visione cinematografica, costringendoti a mettere in pausa lo schermo dell’inconscio.
“Pronto?”
“Artista!”
“Non avrei dovuto chiamarti io?”
“Sì, ma sono stato costretto ad accelerare i tempi. Sai, ho passato subito la sceneggiatura ai miei collaboratori.”
“Non ti faceva schifo?”
“Lascia fare,” tagliò corto il produttore. “Hanno indetto un sondaggio sui social e scoperto che parte della tua idea è in linea con gli indici di gradimento del pubblico.”
“Cosa?”
“Benvenuto nel futuro!”
“Ma non ha senso.”
“Proprio come il tuo conto in banca. Ascolta, l’idea di un personaggio che punisce i supereroi è interessante. C’è spazio per lei negli universi espansi e le varie continuity. Sarà il simbolo della giustizia divina a cui perfino Superman dovrà inchinarsi. Ovviamente, non ucciderà nessuno. Ovviamente, dovremmo levare la scena finale e aggiungerne una dopo i titoli di coda.”
“È tutto?”
“La protagonista sarà più bella di come l’hai descritta. Più sexy, più provocante. Tette, ragazzo. Tette. Se non si hanno le tette in un film non si va da nessuna parte.”
“Addio agli incassi degli under quattordici.”
“Sveglia! Quanto ha incassato Deadpool?”
“Ma con tutti questi cambi ci saranno un sacco di buchi nella trama.”
“Li risolveremo nei sequel.”
“Di già?”
“Quello di Batman è uscito dopo sei mesi.”
“…”
“Accetti o non accetti?”
“Almeno dimmi chi interpreterà Trivia.”
“Lana Dream.”
“L-la pornodiva?”
“L’ex pornodiva, caro mio. E comunque di cosa ti stupisci? È molto più brava di tutte quelle sciacquette che escono dalle scuole di recitazione.”
“Non si potrebbe provinare una di loro?”
“No. Lana è una santa ormai e piacerà a grandi e piccini. Pensa, si è anche convertita al Zeonismo.”
“Al che?”
“Poi sono io quello che non capisce un cazzo.”
“…”
“Allora, accetti o no?”
Benno guardò la stanza soffocata dalle carte, la parete con le locandine dei suoi film preferiti, poi rispose. Anni dopo si ritrovò a fissare una parete diversa, ricoperta di locandine dai colori sgargianti: Trivia I: Le origini, Trivia II: La vendetta, Trivia III: Il ritorno (la prima saga); 1via, 2via, 3via (la trilogia del nuovo reboot), e infine Threevia, il remake diretto da Benno e sua moglie Lana, ora intenti ad assolvere gli impegni coniugali in una villa di Beverly Hills. Impegni difficili da rispettare per lo sceneggiatore vista l’esperienza della compagna, un paradiso di tette siliconate e labbra devastate dal botulino che prosciugano il malcapitato, facendolo scivolare in un sogno dove rivive la telefonata con il produttore, il primo incontro con Lana, i red carpet in giro per il mondo…
“Ciao Benno.”
Lo sceneggiatore aprì gli occhi ancora impastati dal sonno. Quando si accorse chi aveva davanti, li spalancò, tremando.
“T-tu non puoi essere reale.”
“Lei non è reale,” disse Trivia, puntando una pistola contro Lana. “Come può esserlo? Ha le tette e la bocca di plastica.”
“Ehi carina, chi ti credi di―”
Il colpo esploso da Trivia impedì a Lana di finire la frase. Sangue (e un po’ di silicone) schizzarono sulla faccia di Benno.
“C-che cosa…?”
Trivia alzò il medio e fece l’occhiolino al suo creatore, lasciando risplendere la dentatura perfetta.
“Ops, mi sono sbagliata. Avrei dovuto farlo dopo? Mi spiace…
Sai, quel panzone aveva ragione. Se lo avessi fatto alla fine della tua sceneggiatura, sarebbe stato un finale scontato. Prevedibilissimo.”
“C-come fai a sapere queste cose?”
“Tu che dici?”
“C-come hai fatto a entrare?”
“Domande, domande…”
“C-cosa vuoi da me?”
“È ovvio.”
“?”
“Non ci hai capito un cazzo nemmeno tu, vero?”
“…”
“Come al solito.”
“Ma―
“Sono qui per migliorare il finale.”
“Quale finale?”
“Shh,” sussurrò Trivia portando un dito alle labbra mentre il suo creatore la fissava con gli occhi sbarrati. Sollevò la pistola e premé il grilletto.
Si accettano consigli anche su possibili destinazioni digitali come riviste online (Pensate possa essere adatto a spazi come La Nuova Carne o Spore?)
Grazie a tutti per l'attenzione.
Il sogno non appartiene al sognatore;
il sognatore è una sua funzione secondaria, ma non irrilevante.
La memoria dell’uguale; Alfredo Zucchi
Il produttore scorse rapidamente i fogli della sceneggiatura. Fissò l’ultima pagina, poi dispose il testo sopra la scrivania, tamburellando le dita sulla superficie.
“Allora?”
“Non lo so.”
“Che vuoi dire?”
“Non ci ho capito un cazzo.”
Come al solito.
“Ti chiedo un blockbuster e mi scrivi un arthouse.”
“Non è un arthouse.”
“Ah no? E sentiamo, tu come lo chiameresti un film dove la protagonista uccide tutti i supereroi delle maggiori case di produzione?”
“… onesto?”
“Dio, Benno,” esclamò il produttore. “Sto parlando seriamente.”
“Sono serio.”
“Vorrei poter dire altrettanto della tua sceneggiatura.”
“Cos’ha che non va?”
Il produttore sbuffò prima di riaprire l’ultima pagina picchiettandoci su con l’indice.
“«Scena finale. Dopo aver commesso l’ultimo omicidio, Trivia alza il medio e fa l’occhiolino al pubblico».”
“Buffo, no?”
“Buffo un corno. Fa schifo!”
“Ma sei stato tu a dirmi che il pubblico vuole umorismo in questi film.”
“Cinecomics, si chiamano cinecomics!”
“Quello che è…”
“Dimmi la verità: quanti ne hai visti?”
“Un paio.”
“Come no.”
“Senti,” disse Benno. “Smettiamola di girarci intorno. A me questa roba non piace, ma ho bisogno di soldi. Cerchiamo di trovare un accordo senza sputtanare la mia credibilità artistica.”
“Benno, Benno…” scoppiò a ridere il produttore. “Non sei certo nella posizione di avanzare richieste.”
“Lo so, ma—”
“Vedi,” disse il produttore, alzandosi. “Tu mi piaci.” Gli cinse la spalla. “Probabilmente sei il miglior sceneggiatore che abbia mai avuto. Ma i tempi sono cambiati.”
“Sbaglio, o Joker è stato un successo?”
“Sì, ma tu non sei Nolan.”
“È di Todd Phillips.”
“Quello che è!” sbottò il produttore. “Devi compiere una scelta, Benno: o accetti di fare qualche marchetta per finanziare i tuoi progetti di cui nessuno capisce un cazzo, oppure ritorni dal buco da dove sei venuto.”
“…”
“Il Sundance ti aspetta. Ammesso che tu abbia le idee per vincere di nuovo.”
Ora fu Benno a sbuffare.
“Chiamami domani. Cinque in punto,” disse il produttore strattonandolo verso l’uscita.
“Domani?!”
“Ciao, artista!” lo liquidò sbattendogli la porta in faccia.
Occhi arrossati, sigaretta in bocca. Benno ponderava la scelta riverso sul letto di una stanza sepolta da sceneggiature e avvisi di banche che lo declassavano a cattivo pagatore.
La risposta da dare al produttore era evidente, non avrebbe dovuto neanche pensarci, eppure cosa dire a Travis Bickle mentre ti applaude come se fossi il senatore Palantine? O al gigante di Twin Peaks che scuote la testa e agita le braccia per avvertirti del pericolo imminente prima di essere incenerito da un’esplosione di Michael Bay, o peggio, dissolto dallo squillo del telefono che interrompe una visione cinematografica, costringendoti a mettere in pausa lo schermo dell’inconscio.
“Pronto?”
“Artista!”
“Non avrei dovuto chiamarti io?”
“Sì, ma sono stato costretto ad accelerare i tempi. Sai, ho passato subito la sceneggiatura ai miei collaboratori.”
“Non ti faceva schifo?”
“Lascia fare,” tagliò corto il produttore. “Hanno indetto un sondaggio sui social e scoperto che parte della tua idea è in linea con gli indici di gradimento del pubblico.”
“Cosa?”
“Benvenuto nel futuro!”
“Ma non ha senso.”
“Proprio come il tuo conto in banca. Ascolta, l’idea di un personaggio che punisce i supereroi è interessante. C’è spazio per lei negli universi espansi e le varie continuity. Sarà il simbolo della giustizia divina a cui perfino Superman dovrà inchinarsi. Ovviamente, non ucciderà nessuno. Ovviamente, dovremmo levare la scena finale e aggiungerne una dopo i titoli di coda.”
“È tutto?”
“La protagonista sarà più bella di come l’hai descritta. Più sexy, più provocante. Tette, ragazzo. Tette. Se non si hanno le tette in un film non si va da nessuna parte.”
“Addio agli incassi degli under quattordici.”
“Sveglia! Quanto ha incassato Deadpool?”
“Ma con tutti questi cambi ci saranno un sacco di buchi nella trama.”
“Li risolveremo nei sequel.”
“Di già?”
“Quello di Batman è uscito dopo sei mesi.”
“…”
“Accetti o non accetti?”
“Almeno dimmi chi interpreterà Trivia.”
“Lana Dream.”
“L-la pornodiva?”
“L’ex pornodiva, caro mio. E comunque di cosa ti stupisci? È molto più brava di tutte quelle sciacquette che escono dalle scuole di recitazione.”
“Non si potrebbe provinare una di loro?”
“No. Lana è una santa ormai e piacerà a grandi e piccini. Pensa, si è anche convertita al Zeonismo.”
“Al che?”
“Poi sono io quello che non capisce un cazzo.”
“…”
“Allora, accetti o no?”
Benno guardò la stanza soffocata dalle carte, la parete con le locandine dei suoi film preferiti, poi rispose. Anni dopo si ritrovò a fissare una parete diversa, ricoperta di locandine dai colori sgargianti: Trivia I: Le origini, Trivia II: La vendetta, Trivia III: Il ritorno (la prima saga); 1via, 2via, 3via (la trilogia del nuovo reboot), e infine Threevia, il remake diretto da Benno e sua moglie Lana, ora intenti ad assolvere gli impegni coniugali in una villa di Beverly Hills. Impegni difficili da rispettare per lo sceneggiatore vista l’esperienza della compagna, un paradiso di tette siliconate e labbra devastate dal botulino che prosciugano il malcapitato, facendolo scivolare in un sogno dove rivive la telefonata con il produttore, il primo incontro con Lana, i red carpet in giro per il mondo…
“Ciao Benno.”
Lo sceneggiatore aprì gli occhi ancora impastati dal sonno. Quando si accorse chi aveva davanti, li spalancò, tremando.
“T-tu non puoi essere reale.”
“Lei non è reale,” disse Trivia, puntando una pistola contro Lana. “Come può esserlo? Ha le tette e la bocca di plastica.”
“Ehi carina, chi ti credi di―”
Il colpo esploso da Trivia impedì a Lana di finire la frase. Sangue (e un po’ di silicone) schizzarono sulla faccia di Benno.
“C-che cosa…?”
Trivia alzò il medio e fece l’occhiolino al suo creatore, lasciando risplendere la dentatura perfetta.
“Ops, mi sono sbagliata. Avrei dovuto farlo dopo? Mi spiace…
Sai, quel panzone aveva ragione. Se lo avessi fatto alla fine della tua sceneggiatura, sarebbe stato un finale scontato. Prevedibilissimo.”
“C-come fai a sapere queste cose?”
“Tu che dici?”
“C-come hai fatto a entrare?”
“Domande, domande…”
“C-cosa vuoi da me?”
“È ovvio.”
“?”
“Non ci hai capito un cazzo nemmeno tu, vero?”
“…”
“Come al solito.”
“Ma―
“Sono qui per migliorare il finale.”
“Quale finale?”
“Shh,” sussurrò Trivia portando un dito alle labbra mentre il suo creatore la fissava con gli occhi sbarrati. Sollevò la pistola e premé il grilletto.
Si accettano consigli anche su possibili destinazioni digitali come riviste online (Pensate possa essere adatto a spazi come La Nuova Carne o Spore?)
Grazie a tutti per l'attenzione.