[Caronte] Primo banco

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Commento
Racconto migrato

Il mio è l’ultimo banco, ma la prof. Nelli non lo sa. Per forza, è nuova, insegna alle gloriose scuole medie Quercino da ben due settimane. Tutte le volte in cui abbiamo lezione con lei, grida: «Antonio! Primo banco!»
Dice, la prof. Nelli, di aver capito subito con chi ha a che fare.
Arraffo zaino e quaderni e mi trascino tra banchi e compagni con il passo del condannato a morte fino ad arrivare all’orribilissimo primo banco dove mi piazzo a gambe larghe. Punto i gomiti, pianto gli occhi sugli occhiali della prof. Nelli e ci metto dentro tutto quello che penso di lei. Ecco, in quei momenti riesco a tenere la bocca chiusa senza sforzo.
Secondo la prof. stare in primo banco mi costringerà a stare più attento.
Dice, la prof. Nelli, che sono distratto.
Il problema non è che io sia distratto è che riesco a tenere i miei pensieri chiusi in bocca solo per pochi secondi alla volta; primo o ultimo banco ha poca importanza.
Oggi sono finito a fianco di quella schiappa di Leo, solo perché Marta, la sua fidanzatina, è a casa con la febbre. Non vedo perché Leo non faccia i compiti anche per me senza che io debba rubarglieli. Credo proprio che oggi dovrò spiegarglielo, non ho intenzione di dover testimoniare alle sue facce da vittima come l’anno scorso. Cosa pensa? Che mi faccia piacere vedere che figure fa con i prof. quando si presenta senza compiti? Che poi, certo, loro sospettano che dietro ci sia il mio zampino, ma come dimostrarlo?
Il primo banco è da sfigati, da secchioni, da nerd, il primo banco è da gente con gli occhiali e invece io ci vedo benissimo. La prima volta che mi hanno trasferito qua davanti mi sembrava di stare in un’altra classe, c’è tutta un’altra prospettiva da qui.
«Hei, Leo, mi hai portato i compiti?»
«Shhh, la prof. sta spiegando!» mi ha rimproverato subito lui, forse sperando che mi sarei lasciato distrarre.
«Se pensi che finisca così, ti sbagli di grosso,» bisbiglio con la miglior voce da killer che ho in repertorio. «Me li devi, o finisce male.»
Leo si volta e mi osserva per quasi mezzo minuto: è serio, forse è la prima volta che lo guardo negli occhi. Non c’è paura nel suo sguardo, c’è qualcosa che non capisco e che non mi piace per niente, mi ricorda mia nonna e lei non c’è più. Mi fa sentire piccolo, sbagliato. Mi fa venire da piangere, così gli pianto una gomitata nelle costole mentre con la mano spazzo il banco e tutto vola a terra.
«Antonio!» grida la prof. «Fila subito dal preside, non voglio perdere del tempo con te.»
Dice, la prof. Nelli, che la presidenza è dove merito di stare.
Do un calcio al banco e faccio strepitare le gambe di ferro della sedia sul pavimento di finto marmo ancora prima che la prof. abbia chiuso la bocca. Sento gli occhi di tutti puntati addosso e mi faccio più alto, butto indietro la testa e sghignazzo. Vedo la temperatura salire dal collo fino alla cima dei capelli della prof.; tra poco esploderà.
«Non è stata colpa di Toni, prof.» interviene Leo, e in classe cala un silenzio così profondo che riesco a sentire i pensieri di tutti volteggiare impazziti come canarini in gabbia. «Mi è scivolata la penna e, cercando di prenderla, ho buttato giù tutto.»
Credo che per la prima volta, da quando ci conosciamo, io e la prof. ci sentiamo nello stesso modo e questo non piace a nessuno dei due, si vede bene dalla faccia di entrambi.
«Ne sei sicuro, Leonardo?»
«Certo, prof.» dice il mio compagno di banco come se fosse la cosa più ovvia del mondo. «Mi scusi per la confusione.»
Leo fa per alzarsi, immagino voglia andare a raccogliere i quaderni e le penne rotolate fino alla cattedra, visto quanto siamo vicini.
Per un momento, mi pare di essere una statua di sale, poi sbuffo e lo strato rigido che mi ricopre si sgretola spargendosi sul pavimento. Pianto una mano sulla spalla di Leo e lo costringo a risedersi con un tonfo. La prof. sobbalza, apre la bocca poi la richiude, Leo si volta e mi guarda da sotto in su, ma io ho la strana sensazione di essere io a guardarlo dal basso.
Faccio il giro del banco calpestando i frammenti della mia armatura di sale: cric croc crac scricchiolano sotto le suole. È l’unico rumore in questa classe di venticinque persone più una che si aspettano da me qualcosa di clamoroso. Mi piace stupirli, tenerli sull’attenti. Mi temono. Mi vedono.
Mi chino e raccolgo dei fogli sparsi, il quaderno e le penne. I piedi della prof. fanno tac tac sotto la cattedra. Ridacchio, so che si sta sporgendo da sopra di me per vedere cosa faccio, per essere pronta a intervenire. So che tutta la classe sta allungando il collo e si chiede quale sarà la mia prossima mossa.
Stringo tra le mani il bottino e mi raddrizzo, venticinque teste seguono il mio movimento. Faccio uno scatto minuscolo, così, tanto per prendermi una soddisfazione. Venticinque paia di occhi scattano con me. «Ecco qua, Leo.»
«Grazie, Toni.»
E questo è tutto.
Dice, la prof. Nelli, che qualche volta troppe parole tolgono importanza al succo del discorso.
Così mi limito a un’alzata di spalle, poi torno a sedermi di fianco a Leo.
La prof. Nelli ricomincia a spiegare.
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Re: [Caronte] Primo banco

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Ciao @Kikki ,

La nota che ho apprezzato di più del tuo racconto è lo stile. Ho apprezzato moltissimo come lo hai impostato, le frasi ripetute della prof:
Kikki ha scritto: Dice, la prof. Nelli, di aver capito subito con chi ha a che fare.
Kikki ha scritto:Dice, la prof. Nelli, che sono distratto.
Kikki ha scritto: Dice, la prof. Nelli, che la presidenza è dove merito di stare.
Ecc...
Danno una cadenza al crescendo della storia. Il finale è azzeccato e mi ha ricordato le mie esperienze liceali. Nella mia classe c'erano tipi come Antonio e tu lo hai creato e descritto molto realistico.

Insomma, è sempre piacevole leggere un tuo racconto.

Talia :happy-sunny:

Re: [Caronte] Primo banco

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ciao @Kikki . Ambedue i racconti sono un concentrato di umori sparsi tra i banchi di scuola. Uno sketch in una unica sequenza, un unico piano di scena. Tutto avviene lì, dentro l'aula, e dove qualcuno si gioca la partita, tra amori nascosti, rivalità, e come al solito, non manca il bullo di turno.
Non capisco se il far cascare i fogli per terra sia alla fine una strategia per creare confusione e un diversivo al giro di compiti copiati... Uno spaccato vero di quello che si consuma negli ambienti scolastici .. Ciao :sss:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Caronte] Primo banco

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Ciao, @Kikki . Nel tuo brano ritroviamo gli stessi personaggi del racconto traghettato, in una situazione differente. Di questo ho apprezzato molto la voce del protagonista e la maniera in cui le hai dato centralità a partire dall’incipit.
Punto i gomiti, pianto gli occhi sugli occhiali della prof. Nelli e ci metto dentro tutto quello che penso di lei. Ecco, in quei momenti riesco a tenere la bocca chiusa senza sforzo.
È uno dei tanti punti del racconto in cui emerge nettamente il carattere di Antonio, e riesci a trasmetterlo bene anche attraverso il ritmo, accelerato dal susseguirsi dei verbi.
non ho intenzione di dover testimoniare alle sue facce da vittima come l’anno scorso.
Qui ti suggerirei di variare l’espressione testimoniare alle, magari potresti sostituire con sorbirmi le.
Per un momento, mi pare di essere una statua di sale, poi sbuffo e lo strato rigido che mi ricopre si sgretola spargendosi sul pavimento. Pianto una mano sulla spalla di Leo e lo costringo a risedersi con un tonfo. La prof. sobbalza, apre la bocca poi la richiude, Leo si volta e mi guarda da sotto in su, ma io ho la strana sensazione di essere io a guardarlo dal basso.
Anche qui è tutto mostrato molto bene, con un buon ritmo. Lascerei il soggetto io sottinteso, per evitare la ripetizione.

Mi è piaciuto, @Kikki , questo Antonio che vuol fare il bullo, ma che in fondo è un ragazzino fragile, e tu ce la mostri bene, questa sua fragilità, alternandola per tutto il brano ai tentativi di apparire prepotente e sicuro di sé.
Grazie della piacevole lettura, a rileggerti @Kikki❤️

Re: [Caronte] Primo banco

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Quanti Toni nella vita di ognuno di noi. Hai rappresentato benissimo quei vigliacchi che per mascherare la paura fanno i bulli, quelli che sembrano che non capiscano, ma poi non trovano il modo per cambiare definitivamente.
Vorrei tanto sapere se lo sguardo di Leo in qualche maniera influire sul suo futuro.
Trovo che i personaggi siano caratterizzati molto bene, si respira proprio il profumo delle scuole medie. Complimenti!

Re: [Caronte] Primo banco

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Kikki ha scritto: dom gen 31, 2021 7:32 am Commento
Racconto migrato

Non vedo perché Leo non faccia i compiti anche per me senza che io debba rubarglieli.

Ciao Kikki, sembra di vedere la scena da una telecamera in testa al tuo protagonista, davvero ben scritto e assolutamente veritiero e credibile.
Non so perchè ma in questo rigo è come se mancasse qualcosa, il verbo servile lo vedevo meglio prima dei compiti, certo dopo ne avresti due nella stessa frase:
Non vedo perché Leo non possa fare i compiti anche per me senza che io debba rubarglieli.

Sarei stata curiosa di sapere cosa si agitava nella testa del tuo bulletto dopo aver raccolto quello che stava per terra e aver perfino risposto al grazie del suo compagno di banco. Magari un giorno diventeranno amici.

Re: [Caronte] Primo banco

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Ciao @Talia , grazie del passaggio. Rileggendo, credo che serva almeno una frase in più della prof.; volevano essere un modo per riportare l'evoluzione di Toni in classe, quello che vede la prof. dall'esterno e che riporta nei commenti. NOn credo di esserci riuscita per bene, però, è da riguardare. Grazie della lettura :)
bestseller2020 ha scritto: Non capisco se il far cascare i fogli per terra sia alla fine una strategia per creare confusione e un diversivo al giro di compiti copiati...
Mi sa che rimarremo col dubbio @bestseller2020; mi pare di capire che nemmeno Toni sappia ancora bene che strada seguire. Grazie per aver letto :flower:

@Mafra
Qui ti suggerirei di variare l’espressione testimoniare alle, magari potresti sostituire con sorbirmi le.
giusto, cambiato subito, grazie.
Leo si volta e mi guarda da sotto in su, ma io ho la strana sensazione di essere io a guardarlo dal basso.
secondo me, invece, io qui va esplicito, ma è nella posizione sbagliata, lo sposterei così: ma ho la strana sensazione di essere io a guardarlo dal basso. Così si sposta la centralità.
Grazie a te per avermi letta :flower:

@Almissima io spero che Toni lo trovi un modo per cambiare davvero, mi sembra che lo voglia, o che almeno gli faccia gola poter essere diverso, ma non lo so davvero come diventerà, bisognerebbe seguirlo per saperlo :P

@Sunday Times anche io sono curiosa di sapere cosa aveva in testa Toni, credo lo sia anche lui. Non lo so, potrebbe valere la pena dare un'occhiata, non so davvero. Grazie per il passaggio :flower:

@Poeta Zaza grazie di aver letto :)
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Re: [Caronte] Primo banco

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@Kikki ottimo pezzo, come l'altro che ho letto proprio adesso. Qui cambia il punto di vista, è Antonio a scendere in campo ancora con la sua prepotenza ma anche con un accenno di fragilità: Lo sguardo di Leo che gli ricorda la nonna. Forse l'unica in famiglia che sia stata capace di tenergli testa.
Leo ha in sè la forza per liberarsi di questo compagno sbruffone, ma non ha ancora completato la sua crescita, e lo sguardo è solo un preludio dell'uomo che sarà. Un giorno imparerà a difendersi dai tipi come Antonio, e questo lo ha capito pure Antonio.
In entrambi i racconti si respira perfettamente l'aria della scuola. Vediamo l'aula, le reazioni degli alunni, si individuano chiaramente anche gli oggetti, penne, quaderni, fogli, cattedra. Alla scenografia non manca nulla, mentre a completare il tutto sentiamo anche il rumore delle cose che cadono, della sedia che sbatte, e tutto diventa molto sensoriale.
Porti il lettore, fin da subito, in presenza dei i tuoi personaggi in modo naturale (ah, che meraviglia la seduzione letteraria), una capacità che non tutti possiedono.
Bravissima.

Re: [Caronte] Primo banco

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Ciao @Kikki
Nel commentare questo brano sono combattuto...
Secondo me è migliore del primo in quanto a scrittura. Quanto tempo li distanzia? Sicuramente è scritto con maggiore padronanza, o forse in più tempo, non so, ed è più pulito. Da questo punto di vista si lascia preferire.
La vera partita però era sulla voce narrante: sei passata da un narratore esterno alla prima persona. Credo che in questo racconto la scelta, alla fine, sia penalizzante, perché magari, sì, porta a una maggiore immedesimazione, ma secondo me ti obbliga a mettere dei pensieri in bocca al protagonista che stridono un po'. è consapevole un bullo delle medie di provare reazioni di rabbia a fronte di un transfert, per cui lo sguardo del compagno rievoca la nonna morta? è consapevole di fare il bullo quando si sente più piccolo? Non lo so...il personaggio mi sembra un po' troppo maturo e cosciente, considerato che anche noi adulti facciamo spesso fatica a decodificare le nostre emozioni. Ecco, il narratore esterno era più comodo in quanto ti dava la possibilità di fare questo genere di considerazioni senza colpo ferire, così è più difficile.
Anche la fragilità dei tre ragazzini, nel primo racconto, forse faceva più tenerezza descritta dall'esterno.
Fosse un penna e spada tra il tuo primo racconto e questo nuovo probabilmente voterei x.
Scrittore maledetto due volte

Re: [Caronte] Primo banco

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Hai spostato il POV da Leo a Tony, è una bella idea perché si tende sempre a raccontare le cose dalla parte dei bambini gentili, non di quelli che fanno i bulli.
Però non mi convince la "voce" di Tony, sono sincera.
insegna alle gloriose scuole medie Quercino da ben due settimane.
è sarcastico? Vuole farci capire dall'inizio che Tony tene a fare l'arrogante? Sinceramente, avrei lasciato solo, insegna qui da...
Marta, la sua fidanzatina, è a casa con la febbre
mi sembra un termine da bambini piccoli, tanto più che, non so se sia un ripetente come nel primo racconto, ma Tony è uno che gioca a fare il gradasso, il grande. "amichetta"? "innamorata"? "squinzia"? (no, scherzo, non so cosa sia l'equivalente moderno xD)
non ho intenzione di dover testimoniare alle sue facce da vittima
forse è ignoranza mia che non l'ho mai sentita come espressione fatta, ma mi sembra una costruzione di frase strana e complicata per chiunque, figuriamoci per un bambino che non ama studiare, "dover testimoniare alle sue facce". Vedere, assistere, sorbirmi...?
mi sembrava di stare in un’altra classe, c’è tutta un’altra prospettiva da qui.
la seconda frase ripete il concetto della prima, e mi sembra anche poco consona al personaggio.
, mi ricorda mia nonna e lei non c’è più. Mi fa sentire piccolo, sbagliato. Mi fa venire da piangere,
anche qui secondo me le tre frasi sono di troppo. Terrei quella sulla nonna, che è ottima e al massimo ne sceglierei una delle due, tra quelle successive, o anche nessuna.
Do un calcio al banco e faccio strepitare le gambe di ferro della sedia sul pavimento di finto marmo
a parte che la considerazione sul pavimento di finto marmo mi sembra strana, in un ragazzino, a meno che non sia appassionato di immobiliare e arredamenti, anche il "faccio strepitare" non mi convince, starei più sull'azione che sulle intenzioni o l'effetto voluto: "striscio (rumorosamente) le gambe di ferro eccetera"
cala un silenzio così profondo che riesco a sentire i pensieri di tutti volteggiare impazziti come canarini in gabbia.
anche la metafora dei canarini mi sembra poco adatta a Tony. Anche volendo assolutamente utilizzare una metafora ne cercherei una più da ragazzini.
Per un momento, mi pare di essere una statua di sale, poi sbuffo e lo strato rigido che mi ricopre si sgretola spargendosi sul pavimento.
Faccio il giro del banco calpestando i frammenti della mia armatura di sale: cric croc crac scricchiolano sotto le suole.
Questa allegoria che insiste e si protrae sinceramente non mi convince affatto, da nessun punto di vista. Non la vedo adatta al modo di esprimersi e pensare di un bambino, anche 12enne, e non mi sembra credibile che in quel momento lui si metta a psicanalizzarsi: la mia armatura si è rotta, sono nudo, Leo è riuscito a scalfire quel guscio e ora mi sfiora dentro, può capire come mi sento... Non mi sembra assolutamente credibile. Certo che sente che è successo qualcosa, capisce in modo istintivo che è un momento importante, che qualcosa è cambiato in lui e nella sua relazione con gli altri. Ma ci rifletterà bene più in là, ne trarrà analisi e conclusioni, forse, ma non ora. Anche se dubito che farà mai l’analogia con la statua di sale, ma chissà :)
la prof. Nelli, che qualche volta troppe parole tolgono importanza al succo del discorso.
Così mi limito a un’alzata di spalle, poi torno a sedermi
questa chiusa mi piace davvero molto: non solo dice tutto senza fronzoli, effetti speciali o spiegazioni superflue, ma rivela anche che, nonostante tutto e nonostante quello che crede la prof, Tony la ascolta quando parla, e lo ricorda.

Spero di non essere stata troppo invasiva, e prendi quello che ti convince e butta il resto, di ciò che ti ho detto, magari mi sbaglio, sono io che interpreto male i bambini.
Ciao, @Kikki
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [Caronte] Primo banco

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Credo proprio che oggi dovrò spiegarglielo, non ho intenzione di dover testimoniare alle sue facce da vittima come l’anno scorso. Cosa pensa? Che mi faccia piacere vedere che figure fa con i prof. quando si presenta senza compiti? Che poi, certo, loro sospettano che dietro ci sia il mio zampino, ma come dimostrarlo?

Beh, almeno ora sappiamo com'è andato a finire il primo racconto. Mi era rimasto il dubbio.

«Non è stata colpa di Toni, prof.» interviene Leo, e in classe cala un silenzio così profondo che riesco a sentire i pensieri di tutti volteggiare impazziti come canarini in gabbia. «Mi è scivolata la penna e, cercando di prenderla, ho buttato giù tutto.»

Neanche Garrone avrebbe potuto fare di meglio.

Bravissima, @Kikki, maestra nel farci rirespirare la mefitica aria di scuola, come la ritroviamo nelle immagini del Parlamento e del Senato dove si trasferiscono i bambini cresciuti dopo che vengono bocciati troppe volte. Mancano solo Di Maio e Toninelli, e infatti loro a scuola proprio non ci sono andati.
Mi sono molto piaciuti ambedue i racconti che ho letto d'un fiato, senza rilevare nessun inciampo.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: [Caronte] Primo banco

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Ciao @Kikki
Un bel cambio di punto di vista rispetto al primo racconto, e devo dire che questo l'ho trovato più interessante e descritto in modo più coerente. Cerchi di entrare nella mentalità del "bullo" con la consapevolezza che spesso è proprio lui la prima vittima di sé stesso.
Non voglio sottovalutare i danni che vengono provocati dagli atti di bullismo a chi è più debole, ma mi tocca sottolineare che spesso quello che fa più male è l'indifferenza o, peggio ancora il riso di chi assiste.
Chi interpreta il ruolo del bullo recita l'unica parte che sa, spesso l'unica che gli permette di ottenere una sorta di riconoscimento, magari perché non ha altre capacità. Anche per lui il vero problema è la platea che con l'indifferenza , o peggio con il riso, lo confermano in quel ruolo.
Il tuo racconto tende a dare una visione ottimistica: in fondo Antonio riconosce il valore dell'azione di Leo e ci si aspetta che questo possa avere un effetto benefico. C'è sicuramente da augurarselo, ma nella realtà tutto è molto più complesso di così.
Alla prossima

Re: [Caronte] Primo banco

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Grazie delle belle parole @Adel J. Pellitteri :flower:
Edu ha scritto: La vera partita però era sulla voce narrante: sei passata da un narratore esterno alla prima persona. Credo che in questo racconto la scelta, alla fine, sia penalizzante, perché magari, sì, porta a una maggiore immedesimazione, ma secondo me ti obbliga a mettere dei pensieri in bocca al protagonista che stridono un po'. è consapevole un bullo delle medie di provare reazioni di rabbia a fronte di un transfert, per cui lo sguardo del compagno rievoca la nonna morta? è consapevole di fare il bullo quando si sente più piccolo? Non lo so...il personaggio mi sembra un po' troppo maturo e cosciente, considerato che anche noi adulti facciamo spesso fatica a decodificare le nostre emozioni. Ecco, il narratore esterno era più comodo in quanto ti dava la possibilità di fare questo genere di considerazioni senza colpo ferire, così è più difficile.
mi sa che hai ragione, @Edu c'è troppa consapevolezza in questo ragazzino. La prima persona non è stata una scelta ragionata, solo che ultimamente mi sento più a mio agio così. Proverò a riscrivere in terza e avedere che effetto fa e se smorza la consapevolezza in eccesso. Grazie mille :flower:

Non sei stata affatto invasiva, @Bef , grazie mille di tutte le osservazioni che condivido e che probabilmente si risolverebbero usando la terza persona. In ogni, il punto di tutto era proprio scrivere dal punto di vista di chi, di solito, il punto di vista non ce l'ha, ma devo ancora lavorarci :)
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Re: [Caronte] Primo banco

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insegna alle gloriose scuole medie Quercino da ben due settimane.
Il protagonista afferma che la prof. è nuova, ma poi, usa un avverbio sbagliato, secondo me. Forse era meglio scrivere "da appena due settimane."
che io debba rubarglieli.
é un pò strano che lui gli rubi i compiti e i professori non se ne accorgano, se glieli ruba sono scritti da Leo, si riconoscerebbe la sua calligrafia. anche sulle fotocopie si mettorno parti scritte a mano,( la data, il nome, pagina dell'esercizio...) Avrei visto meglio che lui pretendesse di copiare dal suo compagno
così gli pianto una gomitata nelle costole mentre con la mano spazzo il banco e tutto vola a terra.
Due azioni con lo stesso braccio in contemporanea. Non mi sempbra possibile @Kikki
Avrei detto: e poi con l'altra spazzo il banco.
Dice, la prof. Nelli, che la presidenza è dove merito di stare.


Non è che poi resta in presidenza. Gli alunni si recano in presidenza per avere un castigo, ma poi il preside non se li tiene nell'ufficio. Detto così, la prof. sembra auguragli un futuro da preside.

Il racconto di questo bulletto che si redime, almeno per un attimo, davanti alla classe e alla sua professoressa, mi ha intenerito. Devo dire che nella realtà è molto difficile si presenti un simile caso, ma è bello pensare agli occhi di Leo che redarguiscono Antonio, con la stessa luce della nonna morta. È bello pensare che Antonio provi empatia per il suo compagno e mentre continua a vessarlo con minacce si senta anche un pò in colpa e, che il fatto stesso, ci faccia pensare che presto diventeranno grandi amici. Ma sembra un pò troppo zuccheroso, la realtà è molto più crudele.
Devo confessarti che si inciampa un pò nelle continue ripetizioni della frase : Dice, la prof. Nelli...
ma la voce del ragazzo è vera e ci si cala nel personaggio, che ho trovato molto ben caratterizzato, tranne in questa frase che non è proprio da Antonio.
Questa è del narratore.
Faccio il giro del banco calpestando i frammenti della mia armatura di sale: cric croc crac scricchiolano sotto le suole
. È bella e ti faccio i complimenti ma, come può dirla un bulletto come lui?
Odierà, nel suo animo, sentirsi così allo scoperto, odierà perfino l'idea di essersi dovuto abbassare a raccogliere i quaderni, già mentre ha deciso di dare un smacco alla classe con quel gesto.
Un buon racconto infine, l'ho letto con piacere.

Re: [Caronte] Primo banco

17
Edu ha scritto: sab feb 06, 2021 2:29 pm E se posso fare un'ulteriore aggiunta, @Kikki : il personaggio della ragazzina era quello che creava più empatia...
sì, lo capisco, ma avevo voglia di far parlare il bulletto, lei aveva già avuto la sua scena. Il prossimo sarà Leo, che però mi sta un po' antipatico, non so bene perché.
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Re: [Caronte] Primo banco

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Ciao meravigliosa @Kikki, mi hai fatto tornare ai tempi di scuola. Bello il racconto, belle le caratterizzazioni dei personaggi e poi c'è una frase che ho trovato perfetta:
Kikki ha scritto: Credo che per la prima volta, da quando ci conosciamo, io e la prof. ci sentiamo nello stesso modo e questo non piace a nessuno dei due, si vede bene dalla faccia di entrambi.
Ma lo sai che io quelle facce lì ce le ho davanti agli occhi?
Brava, ovviamente.
<3
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [Caronte] Primo banco

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Ciao @Kikki, mi hai fatto ritornare anche a me con la mente ai tempi della scuola. Nella mia classe ce n'erano addirittura due di bulli, tremendi, sadici ma nello stesso tempo eravamo i loro prediletti, per cui nessuno al di fuori della scuola poteva torcerci un capello, perché, all'occorrenza, ci difendevano, eravamo come di loro proprietà.
Erano stati bocciati più di una volta e la scuola non vedeva l'ora di sbatterli fuori dalle medie al di là del profitto. E qui mi collego con la tua storia: loro non avevano nulla da perdere e non si preoccupavano assolutamente di svolgere compiti o fare bella figura, affrontavano i prof con spavalderia, tanto che alcuni di questi li temevano. Li sento ancora con una chat della classe storica e sono diventate persone squisite, sono tutti e due degli artisti e si ricordano e vergognano per come erano e più di una volta si sono scusati.
Scusa la digressione ma è stato un aggancio istintivo.
I tuoi due racconti sono scritti molto bene, dinamici. A me è piaciuto il narratore in prima persona, magari lo avrei fatto esporre un po' di più, con qualche particolare che rivelasse qualcosa di sé, anche se la scelta accennata è altrettanto stimolante per il lettore che si può immaginare lasciando aperte diverse interpretazioni.
Mi sembra che vada benissimo per un pubblico di ragazzi e il messaggio finale è molto bello: bisogna spiazzare la persona che ci fa un torto con un atto di generosità, perché se usiamo lo stesso suo metro di misura non si andrà da nessuna parte.
Bel lavoro.
A presto

Re: [Caronte] Primo banco

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@Kikki Ciao, penso che sia scritto molto bene e mi piace il pov utilizzato, però qualcosa non mi torna su Toni, perché sembra che si decida a smettere di fare il bullo almeno per un giorno, ma le motivazioni della sua scelta non sono ben spiegate. Secondo me i protagonisti meritano un maggiore approfondimento, perché leggendo la storia separatamente dall'originale non capisco perché Leo abbia quello sguardo, né perché Toni si ricordi di sua nonna. Potresti provare ad aggiungere qualche flashback, magari spiegare meglio la psicologia dei protagonisti.
Spero di averti dato buoni consigli :)

A presto!
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