[MI 177] In pensione

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Traccia N°1 – "Il Luogo" – LINK AL COMMENTO 

IN PENSIONE.

 Il primo indizio che qualcosa non andava fu che per vedere qualcosa dovette aprire le palpebre.
 Il secondo fu la scoperta del freddo, scoperta fatta grazie alla quantità di pelle che ora si ritrovava addosso.
 L’ultimo e più inquietante indizio fu che la sua falce d’ordinanza era scomparsa.
 «Che diavolo…» iniziò a dire, ma quando sentì la sua voce, per nulla lugubre e cavernosa, le sue mani corsero a coprire una bocca fastidiosamente carnosa.
 «Io sono umana
 «È la prassi. Sa, per non spaventare gli umani.» disse una voce.
 Con uno scrocchiare di tendini e nervi che si muovono per la prima volta, alzò lo sguardo e realizzò di essere seduta ad una scrivania in un comunissimo ufficio. Di fronte a lei sedeva un ometto di mezz’età, paffuto, con folti baffi e una corona di capelli biondo spento ad incorniciargli il capo.
 Vedere quel tipo le fece gelare il sangue nelle neonate vene. Non tanto per il suo aspetto così noiosamente normale, quanto per il fatto che quello era più vivo rispetto agli umani che incontrava di solito.
 «Suppongo sia confusa. Lo sono tutti all’inizio. Ci sono qua io per aiutarla.» disse l’omino, e alzatosi a fatica dalla sedia tese la mano verso di lei. «Può chiamarmi sig. Brown.»
 Fece per rispondere alla stretta, ma a pochi millimetri dalla mano di Brown si fermò di scatto.
 «Mortale! Come osi parlare così a me che sono la fine di ogni cosa!» sbottò, puntandogli contro un dito.
 «”Ero”.» rispose Brown.
 «Ero?» fece eco lei, scoprendo quella disposizione dei muscoli chiamata “espressione confusa”.
 «Eh si.» disse l’omino, indicando una targa di ottone appoggiata sulla scrivania.
 “John Brown, ufficio pensionamenti.”
 «Pensionamenti?»
 «Pensionamenti.»
 «Sono in pensione?»
 «Non ancora.» disse lui poggiando sulla scrivania un pesante fascicolo. Lo aprì e lo sfogliò fino ad arrivare alla pagina giusta. «Se gentilmente può firmare qua…»
 Lei non aveva mai provato quell’emozione così comune tra gli umani, ma il torcibudella le suggerì che quella era proprio rabbia, ipotesi confermata anche dalla manata improvvisa con la quale mandò all’aria la pila di carte riguardante il suo pensionamento.
 «La prego, non renda il tutto più difficile.» disse Brown senza scomporsi, recuperando i fogli sparsi per l’ufficio.
 «Quando mai si è sentito che io vada in pensione?»
 «Era nel contratto che ha firmato.» rispose Brown mettendole sotto il naso un’altra pagina e picchiettando su una clausola scritta a carattere così minuscolo che le ci volle un po’ per riuscire a leggerla.
 «”Tutti gli Eterni sono obbligati, giunti all’età pensionabile, a ritirarsi a vita privata sulla Terra”?!» disse, sputando quell’ultima parola con tutto l’odio che aveva in corpo.
 «Esatto.»
 «Ma non c’era questa clausola!»
 Brown alzò le spalle.
 «Non l’avrà notata. Del resto non avevano ancora inventato gli occhiali quando ha preso servizio.»
 Lei tentò di incenerirlo con lo sguardo, letteralmente, ma i suoi nuovi occhi non avevano gli stessi poteri di quelli vecchi.
 Sospirò, e Brown, intuendo la sua frustrazione, le versò del Cognac. Lei ringraziò, finì il bicchiere in un sol colpo e lo lanciò dietro di sé.
 «Il mio servizio buono!» protestò Brown, ma lei non lo sentì.
 «Perché la Terra?» si lagnò. «Sono dei frignoni capaci solo di chiedere tempo in più!»
 «Sono una specie giovane, c’è da capirli.» rispose Brown, che nel mentre aveva recuperato il bicchiere.
 «E poi mi fanno fare tanti straordinari! Una pensa che dopo millenni che la gente viene ammazzata quegli idioti abbiano capito l’antifona e invece no!»
 «Non sanno come funziona l’Universo…»
 «E se sono felici di vedermi è solo perché sanno che gli faccio comodo!»
 «Comprendo la frustrazione, ma cerchi di capire…» tentò Brown, ma lei lo interruppe.
 «Capire che cosa? Perché non posso continuare a lavorare?»
 «Politiche aziendali.» rispose Brown con tono da burocrate.
 «Politiche aziendali?»
 «Ai Piani Alti non va che gli Eterni si affezioni troppo all’Universo. È già successo in passato e le cose non sono andate bene.»
 Brown le mostrò una fotografia. Ritraeva un’esplosione di proporzioni ciclopiche.
 «Cos’è?» domandò.
 «Le cose quando non sono andate bene.» rispose Brown ritirando la fotografia. «Lo chiamano “Big Bang”.»
 Si massaggiò le tempie, fece cenno di avere compreso e chiese a Brown di versarle altro Cognac.
 «Ma perché proprio la Terra?» protestò.
 «Dicono sia splendida in questa stagione.» rispose Brown, versando altro Cognac.
 «Politiche aziendali?» domandò sorseggiando.
 «Temo di sì.»
 Finì di nuovo il suo drink. Pensò che tutto sommato dopo tanti eoni di lavoro un po’ di riposo le avrebbe fatto bene, ma l’idea di dovere trascorrere l’eternità in mezzo a quelle scimmie la faceva friggere.
 «Che succede se rifiuto? Non potete obbligarmi.»
 «Certo che no. C’è l’Annullamento Totale del Contratto.»
 «Annullamento Totale del Contratto?»
 Brown le porse un altro foglio.
 «“Comma Ω: per chi rifiuta il pensionamento vale l’Annullamento Totale del Contratto, ovvero l’annientamento dell’Eterno stesso”.» alzò lo sguardo su Brown. «E questo cosa vuol dire?»
 «Si è mai domandata com’è usufruire dei suoi, ehm, servigi?» domandò Brown con malcelato nervosismo.
 «Politiche aziendali dei Piani Alti?» domandò, sospirando frustrata. 
 «Per evitare nuovi Big Bang.»
 Rassegnata, roteò gli occhi.
 «E quindi non mi resta che andare in pensione sulla Terra e vivere il resto dell’eternità come un umano qualsiasi?» frignò.
 «Beh, in realtà…» iniziò Brown alzando un dito, e prese a districarsi di nuovo nel fascicolo.
 «Legga qui.» disse, porgendole l’ennesimo foglio. «Con le congratulazioni dei Piani Alti.»
 Lei lo prese e lo lesse a voce alta, domandandosi quali altre sorprese i Piani Alti avessero in serbo per lei.
 «”Per l’eccellente servizio svolto si assicura alla sig.ra Mietitrice, T., un pensionamento a tempo indeterminato sulla Terra… ma sono cose che già so!» protestò, ma Brown le fece cenno di continuare.
 «”…sulla Terra, da godere secondo la forma corporea e modalità che essa più preferisce.» e restituì il foglio a Brown. «Cosa vuol dire?»
 «Vuol dire che questo ufficio s’assicurerà che qualsiasi suo desiderio venga esaudito. A patto che non danneggi gli umani o la Terra, ovvio.» spiegò Brown sorridendo.
 «Qualsiasi desiderio?» ripeté lei, sicura di non aver capito bene.
 «S’è mai domandata cosa si prova ad essere una melanzana o un istrice? Oppure com’è la transumanza delle renne vissuta dal punto di vista di un nomade della Tundra? O com’è una vita senza gli oneri che il suo lavoro comporta?»
 Soppesò le parole di Brown e gli occhi le brillarono. Un pensiero le balenò in testa: gli estremi per un pensionamento tra gli umani che fosse almeno sopportabile.
 «Mi dica se ho capito bene: sono praticamente obbligata ad accettare il pensionamento, giusto?»
 «Giusto.»
 «E devo andare in pensione sulla Terra, giusto?»
 «Precisamente.»
 «Però alle mie condizioni, giusto?»
 «Esatto.»
 I suoi occhi s’illuminarono.
 «E posso per esempio decidere di essere venerata e vivere indisturbata al di fuori delle regole della morale con l’assoluta certezza che gli umani mi adoreranno, non importa quali porcherie io faccia?»
 «Purché non rechi danno alla Terra, sì.» specificò Brown, preoccupato.
 Soddisfatte della risposta, le labbra della quasi–neopensionata si curvarono in quella posizione che gli esseri umani chiamano “sorriso”.
 «Perfetto. Allora mi stia a sentire.» e iniziò a spiegare i dettagli del suo pensionamento.
 Il primo indizio che Brown aveva mantenuto la sua parola fu che al suo risveglio aveva già tutti gli occhi puntati su di lei.
 Il secondo fu la folta pelliccia nera che le ricopriva il corpo, proteggendolo dal freddo che gli esseri viventi provavano su quell’immondezzaio chiamato “Terra”.
 L’ultimo e più rassicurante indizio fu che ognuna delle sue dita ora terminava con una falce acuminata.
 «Guarda mamma, quello nero è bellissimo!» disse una bambina indicandola. 
 «Certo, tesoro.» rispose la madre.
 «Ma non fa niente! A malapena si muove!» protestò la bimba.
 «È normale, non miagolano ancora quando sono così piccoli!»
 “Purrrfetto!” pensò lei, risvegliandosi finalmente in pensione.

Re: [MI 177] In pensione

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Aggiungo una postilla per i revisori: potrebbe risultare che il racconto sia più lungo di 8000, ma è precisamente 7997 battute con spazi. È che l'ho scritto su Word con rientro a capo, mentre qua sul forum quest'opzione non c'è, per cui ho messo uno spazio ogni volta che sono andato a capo.
Allego qua un link per scaricare il file originale per il conteggio. 
Alternativamente posso modificare il testo del post rimuovendo gli spazi ad ogni a capo.
LINK AL FILE ORIGINALE

Re: [MI 177] In pensione

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Ciao @Zouks
e benvenuto al forum, vedo che sei nuovo.
Grazie per aver scelto la mia traccia. Interessante l’idea di costringere la Morte ad andare in pensione. Tempo fa scrissi anche io un racconto che aveva la Morte come protagonista e un bambino.
Mi è piaciuto il tenore umoristico del racconto, non è drammatico o misterioso come uno sarebbe portato ad aspettarsi e ogni tanto ritengo che ci voglia un po’ di sano umorismo, specialmente se ben congegnato come hai fatto tu.
Zouks ha scritto: L’ultimo e più inquietante indizio fu che la sua falce d’ordinanza era scomparsa.
L’idea che la Morte possa far parte di una organizzazione aziendale mi è venuta leggendo “falce d’ordinanza” che suggerisce che la falce, come strumento di lavoro, di servizio sia dato in distribuzione ai lavoratori, d’ordinanza appunto.
Zouks ha scritto: seduta ad una scrivania in un comunissimo ufficio.
Qui la Morte usa un suo metro di giudizio. Naturalmente durante il suo lavoro avrà visitato innumerevoli uffici per poterne discernere le differenze. O forse ragiona già come un essere umano suo malgrado?
Penso che l’omino di mezza età, molto simpatico, il signor Brown sia qualcosa di più di un comune mortale, per quanto ne abbia le ordinarie fattezze. Ho trovato molti particolari succosi e divertenti, l’umorismo di Brown, la sua pignoleria ministeriale davanti a questa attonita Morte che proprio non vuole saperne di andare in pensione.
Divertente  ciò che dice Brown su cosa possa succedere nell’universo se gli Eterni ci si affezionano troppo. Addirittura il Big Bang. Era inteso come creazione ex novo dell’universo o come la sua fine e nuovo inizio?
Mi è piaciuto un po’ meno, per quanto ammiri il fine umorismo, il fatto che alla Morte sia palesata la possibilità di trasformarsi, ad esempio in melanzana o istrice, in qualsiasi cosa indifferentemente. Sicuramente la cosa è plausibile ma la Morte pare si occupi di esseri umani, una condizione che forse non vorrebbe in effetti mai provare, mai trovarcisi, anche perché arriverebbe ogni tanto una sua collega nuova arrivata per farla trapassare dal suo corpo umano e rinascere ancora e ancora all’infinito, in una sorta di immortalità dannata, un po’ come la storia dell’Ebreo errante che cammina per le strade del mondo da duemila anni.
Alla fine però, l’idea che si incarni in un gattino nero l’ho trovata gustosa.
Mi piace il tuo modo di scrivere, pulito, senza refusi o giri di parole tortuosi e incomprensibili, dove tutto è chiaro nella sua dimensione favolistica, nel suo tono scanzonato, a tratti molto vivido con immagini che si materializzano davanti, in particolare quella del signor Brown che mi è molto simpatico e del suo interessante ufficio pieno di scartoffie fatali.
Ho letto anche un altro tuo racconto, forse il primo che hai postato e sul quale devo tornare, anche quello molto particolare.
 
Un consiglio per la formattazione del testo: quando ne inserisci uno, qualunque carattere usi non importa. Se appena fatto il copia incolla a inizio testo ti compare mezza pagina di lettere incomprensibili (diciture dei vari font), cancellali manualmente, evidenzia poi il tuo testo e clicca sulla terza casella in alto da sinistra – la T con un trattino trasversale – che trasformerà automaticamente il tuo testo in caratteri standard.
Prima di postare clicca su anteprima, eventualmente per apportare modifiche e comunque da quando posti hai tempo per circa un’ora per modificare ulteriormente o cancellare.
In caso di problemi particolari puoi contattare lo Staff che potrà sistemare tutto.
Ci sentiamo.
 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 177] In pensione

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Grazie mille @Sira, non avevo mai notato il contatore lassù in alto. 

Ciao @Alberto Tosciri . Grazie, sono contento ti sia piaciuto il racconto. Mi diverto sempre a trasformare un "concetto" triste in uno divertente (e viceversa), credo sia un bel esercizio creativo. 
Ti confesso che ho buttato giù la storia di getto martedì quando l'ho scritta, focalizzandomi di più sulla coerenza della narrazione senza pensare troppo ai "dietro le quinte", per cui come secondo esercizio creativo ora proverò ad unire i puntini riguardanti le tue osservazioni : )
Alberto Tosciri ha scritto: L’idea che la Morte possa far parte di una organizzazione aziendale mi è venuta leggendo “falce d’ordinanza” che suggerisce che la falce, come strumento di lavoro, di servizio sia dato in distribuzione ai lavoratori, d’ordinanza appunto.
Sì, l'idea è che l'Universo sia un po' come una "grande azienda" dove ognuno fa la sua parte, anche se alcuni sono più coscienti di come funzionano le cose, clausole e i cavilli rispetto ad altri (come nel nostro mondo ^ ^').
Alberto Tosciri ha scritto: Qui la Morte usa un suo metro di giudizio. Naturalmente durante il suo lavoro avrà visitato innumerevoli uffici per poterne discernere le differenze. O forse ragiona già come un essere umano suo malgrado?
Yes, usa un suo metro di giudizio perché comunque (purtroppo) ha già avuto a che fare con "clienti che necessitavano i suoi servigi" mentre erano in ufficio.
Comunque no, non importa quale forma assuma, un Eterno mantiene la sua coscienza; quando rinasce gatto mantiene la consapevolezza di essere in pensione e che Brown ha seguito le sue istruzioni. Dall'inizio del racconto, mentre è nella sua forma umana, quella che potremmo definire "di default" per il pensionamento sulla terra, la Morte ricorda tutto quello che sa normalmente, tant'è che prova a fulminare Brown. 
Alberto Tosciri ha scritto: Penso che l’omino di mezza età, molto simpatico, il signor Brown sia qualcosa di più di un comune mortale, per quanto ne abbia le ordinarie fattezze. Ho trovato molti particolari succosi e divertenti, l’umorismo di Brown, la sua pignoleria ministeriale davanti a questa attonita Morte che proprio non vuole saperne di andare in pensione.
Brown è un personaggio che ho adorato scrivere; se dovessi dire da dove arriva me lo immaginerei come uno di quei cherubini che si vedono in alcuni dipinti sacri, solo che ora è stanco di lavorare e pensa solo a vivere il suo pensionamento da qualche parte nell'universo, magari su una barchetta con la sig.ra Brown. 
Per crearlo mi sono ispirato molto a Pratchett e ai suoi personaggi e situazioni assurde, a cui questo racconto deve tanto
Alberto Tosciri ha scritto: Divertente  ciò che dice Brown su cosa possa succedere nell’universo se gli Eterni ci si affezionano troppo. Addirittura il Big Bang. Era inteso come creazione ex novo dell’universo o come la sua fine e nuovo inizio?
 A naso direi che non lo sanno nemmeno loro questa cosa; il Big Bang per loro è solo il "fallimento" della precedente azienda a causa di una malagestione delle cose, ed essendo la prima volta che una cosa del genere succede non possono sapere se e come succederà ancora. Certo è che vogliono evitarlo, perché un eventuale nuovo Big Bang vorrebbe dire rimettere in piedi l'azienda da capo. 

Alberto Tosciri ha scritto:
Mi è piaciuto un po’ meno, per quanto ammiri il fine umorismo, il fatto che alla Morte sia palesata la possibilità di trasformarsi, ad esempio in melanzana o istrice, in qualsiasi cosa indifferentemente. […] Alla fine però, l’idea che si incarni in un gattino nero l’ho trovata gustosa.
Qua mi sento di dovere spiegare una cosa che ho dovuto "tagliare" per motivi di spazio. 
La Morte non è intesa come "morte degli umani", ma proprio come "fine delle cose", un po' come la Morte di Sandman di Neil Gaiman, e lo dice anche lei:
Zouks ha scritto: Come osi parlare così a me che sono la fine di ogni cosa!
Essa è la rappresentazione non solo dell'infarto che ti stronca, ma anche della banana che marcisce fuori dal frigo o della montagna che dai e dai diventa oceano. È dunque trasversale come concetto, e possiamo vederla come una "forza invisibile" dell'universo (come la gravità) che qua ha forma antropomorfica solo per servire la narrazione, ma che ogni cosa creata "vede" a suo modo (per esempio, sempre per citare Pratchett, un topo la vedrebbe come uno scheletro di un topo con la falce). 

La melanzana e l'istrice sono quindi per rappresentare questo; la morte è la morte di ogni cosa, per cui può assumere ogni forma, e magari è interessata a vedere l'universo da diversi punti di vista. Poi, detto fuori dai denti, ho scelto proprio la melanzana perché ho preparato la parmigiana per cena martedì, mentre l'istrice l'ho scelta perché mi sono chiesto "qual è un animale a cui nessuno pensa mai?". 
È  un po' un occhiolino alla Guida Galattica per Autostoppisti, dove per motivi che non sto a spiegare due testate nucleari in volo si trasformano una in una balena, l'altra in un vaso di petunie.  

Il fatto che venga "rimpiazzata" è canonico, anche se lei, di fatto, è la prima morte ad andare in pensione dalla "riapertura" dell'universo/azienda dopo il big bang, per cui chissà chi o cosa prenderà il suo posto. 
Alberto Tosciri ha scritto:
Mi piace il tuo modo di scrivere, pulito, senza refusi o giri di parole tortuosi e incomprensibili, dove tutto è chiaro nella sua dimensione favolistica, nel suo tono scanzonato, a tratti molto vivido con immagini che si materializzano davanti, in particolare quella del signor Brown che mi è molto simpatico e del suo interessante ufficio pieno di scartoffie fatali.
Ho letto anche un altro tuo racconto, forse il primo che hai postato e sul quale devo tornare, anche quello molto particolare.
 
Grazie mille per le belle parole ^ ^ . Sono un ri-lettore ossessivo delle proprie produzioni, e proprio settimana scorsa ho scritto qua sul forum di come ho riletto un mio romanzo sette volte prima di decidere che fosse finito. 
Come stile, nel caso non si fosse capito, mi sono ispirato tanto a Pratchett, autore che ho scoperto troppo tardi ma che ora mi sto divorando, e che secondo me è un maestro del parlare di cose serie in un tono scanzonato e leggero, senza però danneggiare il messaggio.

Comunque forse sì, mi pare ci fossimo già "incontrati" sotto al mio racconto sui venti. 

Re: [MI 177] In pensione

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@Zouks   :benvenuto:  al MI!  Un bell'esordio!  (y)
Zouks ha scritto: Il primo indizio che qualcosa non andava fu che per vedere qualcosa dovette aprire le palpebre.
Un bell'incipit per fare entrare il  lettore nel tuo fantasy.
Zouks ha scritto: Il secondo fu la scoperta del freddo, scoperta fatta grazie alla quantità di pelle che ora si ritrovava addosso.
effetto cacofonico
Zouks ha scritto:
«Io sono umana
 «È la prassi. Sa, per non spaventare gli umani.» disse una voce.
Sarà la scelta del "font", dei caratteri, ma il risultato è di vedere applicati più spazi dove ce ne vorrebbe solo uno. E la cosa, ovvio, si ripete per tutto il testo. 
Zouks ha scritto: disse l’omino, e virgola alzatosi a fatica dalla sedia virgola tese la mano verso di lei. «Può chiamarmi sig. Brown.»
per fare l'inciso
Zouks ha scritto:
«”Ero”.» rispose Brown.
 «Ero?» fece eco lei, scoprendo quella disposizione dei muscoli chiamata “espressione confusa”.
 «Eh si.» disse l’omino, indicando una targa di ottone appoggiata sulla scrivania.
Hai voluto mettere in bocca a lei la prima persona, ma, a mio avviso, Brown doveva suggerirle la seconda:
Zouks ha scritto: «”Ero Eri”.» rispose Brown.
Non farà l'eco, ma a me sembra più corretto.
Zouks ha scritto: Lei non aveva mai provato quell’emozione così comune tra gli umani, ma il torcibudella le suggerì che quella era proprio rabbia, ipotesi confermata anche dalla manata improvvisa con la quale mandò all’aria la pila di carte riguardante il suo pensionamento.
Ben descritto anche l'evolversi dell'apprendimento umano di linguaggio, emozioni e sensazioni.
Zouks ha scritto: Del resto non avevano ancora inventato gli occhiali quando ha preso servizio.»
ah ah ah
Zouks ha scritto: «Ai Piani Alti non va che gli Eterni si affezioni affezionino troppo all’Universo. 
Zouks ha scritto: «Le cose quando non sono andate bene.» rispose Brown ritirando la fotografia. «Lo chiamano “Big Bang”.»
Forte!
Zouks ha scritto: mer lug 19, 2023 3:29 pm
Il primo indizio che Brown aveva mantenuto la sua parola fu che al suo risveglio aveva già tutti gli occhi puntati su di lei.
 Il secondo fu la folta pelliccia nera che le ricopriva il corpo, proteggendolo dal freddo che gli esseri viventi provavano su quell’immondezzaio chiamato “Terra”.
 L’ultimo e più rassicurante indizio fu che ognuna delle sue dita ora terminava con una falce acuminata.
 «Guarda mamma, quello nero è bellissimo!» disse una bambina indicandola. 
 «Certo, tesoro.» rispose la madre.
 «Ma non fa niente! A malapena si muove!» protestò la bimba.
 «È normale, non miagolano ancora quando sono così piccoli!»
 “Purrrfetto!” pensò lei, risvegliandosi finalmente in pensione.
Ben studiato anche l'epilogo della vicenda con la scelta della creatura in cui riciclarsi da Morte a pensionata.

Piaciuto, @Zouks   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 177] In pensione

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Ciao @Zouks, benvenuto anche da parte mia.
Racconto carino, alla ricerca di una vena umoristica con l'espediente del potente che si confronta con la burocrazia. Per quanto tu sia potente non la potrai mai spuntare; (prova a prendere un appuntamento all'INPS).
La cosa interessante dal punto di vista tecnico è quella di riuscire a creare la sospensione del giudizio da parte del lettore che a quel punto è disposto ad accettare tutto senza doversi fare altre domande come ad esempio: ma se la morte va in pensione vuol dire che non morirà più nessuno?
Il testo è scorrevole, ben scritto. Per molta parte mi ha dato comunque un po' l'impressione del "già visto", mentre devo riconoscere l'originalità dell'idea del gattino.
In ogni caso una buona prova. Spero di poterti rileggere in altre occasioni.

Re: [MI 177] In pensione

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Ciao @Zouks
Mi pare che sia la prima volta che ci incontriamo nel forum, quindi innanzitutto piacere di conoscerti e di leggerti!
Un racconto delizioso che ho letto con piacere il tuo... Hai saputo dare un tocco personale a una situazione classica molto sfruttata sia in letteratura che nel cinema o nelle serie. Mi è piaciuta l'idea del pensionamento, che dà quella sfumatura di sfiga anche per chi lavora nei "piani alti", ma soprattutto la tua personale interpretazione del big bang e poi il finale davvero delizioso!
Ti segnalo anch'io questa parte che ti hanno già fatto notare perché concordo che sia poco chiara e fa inceppare la lettura:
Zouks ha scritto:
”Ero”.» rispose Brown.
 «Ero?» fece eco lei, scoprendo quella disposizione dei muscoli chiamata “espressione confusa”.
 Il primo "ero" crea confusione. 
Benvenuto al MI!
Ciao 

Re: [MI 177] In pensione

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@Zouks ciao.

Non sono certo che sia la Morte ad andare in pensione. Infatti parli di "mietitrice" cosa che sarebbe altra cosa. Una entità a servizio della Morte, che fa parte di una organizzazione col compito di traghettare le persone, a differenza della Morte, non è entità unica e sovraumana. L'idea non è originalissima, ma ci sono alcune frasi ad effetto che sorreggono il racconto. Secondo me anche il ripetere "Quelli dei piani alti" non fa che sottomettere l'entità a chi tutto crea. Curiosa l'idea che sia stata colpa degli "Eterni" il Big bang, considerato che questo, per antonomasia, è l'inizio del mondo, e non la fine.. Insomma, una buona prova, ma un racconto con qualcosa da chiarire..
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 177] In pensione

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Ciao @bestseller2020, grazie per il feedback  : ) 
Confermo quello che dici, l’idea non è originale; come accennavo il racconto deve tanto a Pratchett, nello specifico il ciclo della morte di Mondo Disco dove effettivamente la morte va in pensione. 

Confermo anche la questione riguardante i Piani Alti, che la morte è sottomessa a loro, l’idea era proprio quella. 

Ti ringrazio invece per la questione Morte/Triste Mietitrice: pensavo fossero sinonimi :)

Re: [MI 177] In pensione

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Un racconto che mi è piaciuto. Mi ha ricordato la Guida galattica per autostoppisti, di cui ho letto solo il primo libro o parte, per l'umorismo, i Monty Pyton, per una delle scene de Il Senso della vita e Pratchett del Mondo Disco, solo perché ho un'amica appassionata dell'autore e ha voluto prestarmi due libri che non ho ancora affrontato. Ciancio alle bande! Questa è la dimostrazione che si impara anche leggendo degli ottimi racconti, che non si deve, per forza, essere originali e che saper manovrare le parole non è facile. Nel testo c'è stile, capacità di condurre una storia, bei dialoghi, idee e piacevolezza. Per me, è sufficiente. Ottimo, direi! Mi ha fatto trascorrere il tempo in modo delizioso; questo, meglio anche questo, mi prende e mi dà fiducia. Vado a vedere altro di tuo! 

Re: [MI 177] In pensione

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Ciao @Zouks,
Con piacere, come da te suggerito, mi sono letto questo tuo bel racconto: decisamente un altro scrivere rispetto a quello dell’ultimo MI.
La scrittura è molto più diretta ed essenziale, quindi più efficace.
L’idea non è nuova, ma la dipani con il giusto ritmo, poco alla volta. All’inizio pensavo alla morte classica, ma poi hai parlato di Eterni e quindi: Gaiman!
Direi che abbiamo qualcosa in comune   (y) anche se Morte la falce d’ordinanza non ce l’ha :D 

A rileggerti! 
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